Nadia è l'unica compagna, insieme ad altri 2 prigionieri
politici, ad essere ancora sottoposta al regime di 41bis, inasprito dalla
direzione del carcere de L'Aquila da fine novembre 2014, con una condizione
d’isolamento totale e perenne. Ora d'aria in compagnia di una sola detenuta, in
una vasca di cemento da tre metri per tre. Massimo due libri e due quaderni al
mese. Alle detenute è vietato scambiarsi libri. Anche ai familiari e ai
parenti, è vietato inviarne in regalo.
Alle Costarelle le detenute sono trattate peggio dei boss
mafiosi. Le loro celle si trovano alla fine di un lungo tunnel sotterraneo.
Sono grandi due metri per due. Si affacciano sul nulla. E ancora peggio va per
l'ora d'aria, in una vasca di cemento grande tre metri per tre. Alla maggior
parte dei boss mafiosi è consentito socializzare in gruppi di sei persone.
Siamo di fronte ad una sorta di “tortura bianca”!
In queste condizioni e in questo stesso carcere, fu
detenuta Diana Blefari, un’altra prigioniera politica, suicidatasi il 31
ottobre del 2009.
L'accanimento dello Stato contro Nadia Lioce non può e non
deve passare sotto silenzio, perché, al di là del giudizio sulle sue scelte di
lotta, questo accanimento repressivo è per cercare di ammazzare la sua volontà
di non cedere, la sua coerenza nella battaglia contro questo Stato. Queste
donne hanno avuto il merito di riaffermare, dopo gli anni della Resistenza,
contro una visione delle donne “pacifiche e non violente”, la necessità della
lotta rivoluzionaria in cui le donne siano in prima fila per mettere fine
all'unica vera violenza, quella reazionaria dello Stato borghese, fascista e
maschilista.
Con l'applicazione del 41 bis ai comunisti rivoluzionari è
proprio l'emergenza della necessità della lotta rivoluzionaria che si vuole
colpire. Lo Stato borghese vuole le donne subordinate e oppresse e, se lottano,
pentite o dissociate. Chi non ci sta viene doppiamente repressa, anche perché
ha osato...
Per questo, tutte
le donne, le compagne che lottano per spezzare le doppie catene di questo
sistema sociale devono far sentire la solidarietà per Nadia.
Vogliamo
organizzare una mobilitazione al carcere dell’Aquila il 19 giugno.
Facciamo
appello a inviare già da ora adesioni, scrivendo a: mfpr.naz@gmail.com
L’MFPR sostiene la
campagna delle “PAGINE CONTRO LA TORTURA”
Dall’appello della campagna "PAGINE CONTRO LA
TORTURA” contro il divieto di ricevere dall’esterno libri e stampe d’ogni
genere nelle sezioni 41bis:
“Nel tempo le istituzioni hanno allevato funzionari che
ritengono naturale questo sistema di barbarie.
Quando si eleva il meccanismo della mostrificazione a
’normale’ strumento di repressione, la tortura di varia natura diventa
burocrazia quotidiana”. (Da una lettera di un detenuto rinchiuso nel nuovo
carcere di Massama, Oristano, giugno 2015).
Da alcuni mesi chi è sottoposto al regime previsto
dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario (o.p.) non può più ricevere
libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i
colloqui sia con parenti sia con avvocati. È un’ulteriore censura, una
potenziale forma di ricatto, in aggiunta alle restrizioni sul numero di libri
che è consentito tenere in cella: solo tre....
...Invitiamo tutte le realtà a spedire cataloghi, libri,
riviste, ecc, presso le biblioteche delle carceri in cui sono presenti le
sezioni a 41bis e ai detenuti e alle detenute che di volta in volta ne faranno
richiesta.
Informazioni utili allo sviluppo della campagna si trovano
in rete a questo indirizzo: http://paginecontrolatortura.noblogs.org/
Il carcere non è la soluzione, ma parte del problema.
Sommergiamo di libri le carceri, evitiamo che si metta in
catene la cultura!
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