20/04/16

Per il 25 aprile iniziative a Bologna e il 1° maggio presidio sotto l'ambasciata turca a Roma

Riceviamo, pubblichiamo, partecipiamo!

Donne combattenti e resistenti .. prima e dopo  il 25 aprile

Un incontro per onorare le tante Resistenze delle donne…. con contributi a più voci a partire dalla nostra Amedea Zanarini socia fondatrice di Armonie, staffetta e sottotenente partigiana.
Parleremo  con le Donne in Nero del primo Tribunale delle Donne di Sarajevo quale spazio per le testimonianze, le voci e l’autonomia delle donne e della loro partecipazione attiva alla costruzione della pace e la creazione di nuovi paradigmi della giustizia.
A seguire chiacchiere e aperitivo autogestito (portiamo tutte qualcosa da condividere)

Inoltre invitiamo e aderiamo a:
 
CORTEO ANTIFASCISTA Lunedì 25 aprile ore 10 da Piazza dell'Unità al Pratello R'Esiste
 
L'antifascismo è nostro e non lo deleghiamo!
Il 25 aprile 2016 daremo un segnale chiaro: contro la devastazione capitalista e il terrore della guerra perpetua, una nuova Resistenza è necessaria, una nuova liberazione è possibile. Lo faremo con un corteo che attraverserà il centro cittadino, all'interno di un fitto calendario di iniziative antifasciste che dal 21 al 30 aprile vedranno protagonista la Bologna antifascista. La Resistenza per noi non è mai finita: La Resistenza delle lotte dei braccianti e degli operai del Biennio rosso, dell'opposizione armata al regime di Mussolini, della rivoluzione internazionalista della Spagna antifranchista, della guerra di liberazione, del protagonismo giovanile, studentesco e di fabbrica degli anni '60 e '70, delle lotte per l'emancipazione da parte del movimento delle donne, delle forme di antagonismo e di controcultura dei centri sociali, di tutte le sommosse del vecchio e del nuovo secolo contro oppressione e imperialismo. Questa Resistenza continua nelle lotte di oggi. La Resistenza di oggi è Liberazione - dalle leggi razziste e dai confini statali fatti di muri e di filo spinato - dalle politiche guerrafondaie e neocoloniali dell'Europa - dalla violenza degli integralismi religiosi - dal familismo, dall'omofobia e dal sessismo - dallo sfruttamento e dalla precarietà del Jobs Act - dal saccheggio di ricchezza pubblica causato dalle «grandi opere» - dallo smantellamento dei servizi pubblici essenziali: scuola, sanità, casa, trasporti - dalla corruzione e dagli intrighi mafiosi della politica dei partiti, delle elezioni, delle amministrazioni locali, dei governi - dall'autoritarismo del potere, dalle manganellate della polizia - dalle denunce (5000 in meno di dieci anni!), dai processi e dalle condanne contro chi organizza a testa alta le lotte sociali. La Resistenza di oggi è anche Liberazione dai tentativi di sortita che a Bologna come altrove vedono tristi protagonisti i gruppi neofascisti, neonazisti e ultracattolici, che provano ad alimentare l'odio contro il diverso. È Liberazione dalle menzogne e dai depistaggi di chi ogni anno, a ridosso del 2 agosto, prova a negare la verità sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti, 200 feriti): la mano è fascista, il mandante è lo stato. Il corteo del 25 aprile darà visibilità a tutte queste battaglie, ognuna fondamentale, ma nessuna, da sola, sufficiente a trasformare radicalmente lo stato di cose. Quella giornata sarà espressione di punti di vista e ambiti diversi ma complementari tra loro, solidali nell'affermare la necessità di una nuova Liberazione. Tutte e tutti in piazza il 25 aprile! Ora e sempre Resistenza! Senza tregua contro fascismo, razzismo e sessismo!

Roma 1 Maggio - Presidio davanti l’ambasciata turca

Un migrante irregolare per la Turchia per ogni migrante regolare all’Europa. Un Paese pagato per lo “smaltimento” dei profughi verso l’inferno della guerra e delle persecuzioni, ricompensato per il lavoro sporco dei respingimenti illegali con i quali si vorrebbero chiudere gli accessi allo spazio europeo. Una mercato di essere umani che ha il valore di 6 miliardi. E’ questo il cuore della vergogna trascritta nell’accordo Ue – Turchia del 18 marzo del 2016.
Il 4 aprile è cominciata la deportazione. Teste basse, corpi ossuti, avvolti in giacche di larga taglia. Corpi (co)stretti tra uomini in divisa, maschere sui volti e sigillo frontex sul braccio. Sullo sfondo la bandiera europea
Da gennaio 100 uomini, donne e bambini ogni giorno vengono respinti da una guerra civile ad un’altra guerra civile. Dalla Turchia alla Siria.
In attesa, 200.000 persone affollano i 20 km del confine turco. Terra di nessuno tra diversi Stati. Terra di nessuno della stessa guerra.
La Turchia è un paese sicuro. Per gli jihadisti e per il loro commercio illegale di petrolio, di armi, di esseri umani e di opere d’arte. Un paese sicuro. Sicuro di essere il canale europeo delle espulsioni di massa. Sicuro di essere valutato degno di entrare in Europa, entro la fine di giugno. Isis ringrazia.
La paura è l’architrave su cui si regge la costituzione materiale dell’Unione Europea.
La paura, anche detta crisi, narrata come perdita del futuro, chiamata precarietà e vissuta come impoverimento. A suo nome. A sua giustificazione, il corpo del migrante è esposto al pubblico ludibrio: capro espiatorio. Nel frattempo gli stregoni della xenofobia, del razzismo e del neo-fascismo mettevano a riparo se stessi e i loro profitti. Panama papers, altro che orgoglio nazionale!
All’alzare dei muri, al tendere del filo spinato, agli incedere degli egoismi nazionali, alla narrazione dello scontro di civiltà, ha risposto un’umanità in marcia. L’abbiamo vista lungo la balkan route; in continuo movimento, mentre muoveva l’Europa. L’abbiamo vista nella jungla di Calais, conosciuta e amata nel campo di Idomeni, costretta tra divise e grate nei campi governativi gentilmente concessi dal Governo Syriza.
I migranti assiepati lungo il confine greco-macedone ci hanno detto che chiusa una rotta se ne apre un’altra; entrando in Albania, attraversando l’Italia, passando per l’Austria fino alla Germania.
“Vienna la rossa” il 2 aprile ha chiuso le sue frontiere. Disdetto Schengen. Sospeso l’Europa. Il 3 aprile il confine italo-austriaco è valicato lo stesso. In centinaia. Cittadini europei pronti a dire ben venuta a tutta quell’umanità in fuga dalle nostre guerre. A casa nostra, perché la loro gliel’abbiamo bombardata.
Da Idomeni al Brennero una nuova sfida si aggira nella Fortezza Europea: per delegittimarne dal basso i confini, interni ed esterni, e quegli istituti della governance neoliberale responsabili delle politiche che generano la crisi ed il bisogno di milioni di persone di lasciare la propria terra.
Se i governi europei usano solo parole davanti alla macelleria in atto nel Kurdistan turco, se restano indifferenti per il sostegno della famiglia Erdogan all’Isis, se versano lacrime di coccodrillo per gli europei caduti negli attentati di Parigi e Bruxelles, se tollerano che il PKK sia ancora nelle liste del terrorismo mondiale, se in nome della paura si rende il corpo umano merce di scambio tra Stati, se il neo-sultano può chiedere l’ingresso in Europa mentre denigra le donne, manganella il dissenso e censura la stampa, infine, se davanti a tutto questo non vi è nessuna rottura diplomatica dei rapporti tra Italia e Turchia, è il tempo che questa rottura venga agita dal basso. E’ il tempo di non tollerare più l’intollerabile.
Questo non è un appello da firmare. Un promotore a cui accodarsi. Un’area a cui aderire.
Questo è un appello all’azione.

Il Primo Maggio, a Roma, davanti all’Ambasciata Turca.

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