20/04/16

Genova, donne e ragazzini migranti sfruttati dal racket, "infiltratosi" anche nelle nuove rotte migratorie...

Non è una novità, ma è l'ulteriore conferma della mercificazione delle persone da parte di questo sistema: "Passi solo come schiava"
 

L'allarme delle associazioni: "L'accoglienza è utilizzata come schermo"

Funziona come il gioco dell'oca, ma ogni casella è una gabbia, e non basta tirare il dado: per proseguire il percorso, la tua famiglia deve pagare. Tanto. Sempre di più. «Il debito per i migranti lievita man mano che il viaggio va avanti, li incatena, come le minacce ai familiari e i riti voodoo. Questo accade per le donne, soprattutto nigeriane. Ma non solo: il fenomeno sta aumentando. Adesso, nel mirino del traffico di esseri umani ci sono anche i ragazzini: magrebini, per lo più».
Marta Guglielmi della Città Metropolitana è la coordinatrice del gruppo Liguria in rete contro la tratta. E con Auxilium, Agorà e Afet Aquilone,  è a contatto ogni giorno con un fenomeno che a Genova cresce a velocità impressionante: perché il racket si è infiltrato nelle nuove rotte migratorie.
«Il sistema di accoglienza, purtroppo, si presta a essere permeabile agli sfruttatori – spiega Giuliana Bacchione di Auxilium – le vittime vengono reclutate fin dal deserto. E quando arrivano, sono perfettamente istruite su come richiedere lo status di rifugiate». Sì, perché con lo status una donna può diventare una "Mamy", un anello stabile dello sfruttamento tale da ampliare la struttura criminale. Ma l'asilo politico è anche un ulteriore elemento di ricatto: su cui i trafficanti possono lucrare. A Genova c'è un alloggio segreto, per permettere a queste donne la fuga: ma i posti sono solo cinque, a fronte di una richiesta che scoppia. E i fondi sono sempre meno: solo 90 mila euro all'anno, erogati dal Ministero delle Pari Opportunità.

In campo, per combattere una piaga difficile anche da quantificare – sono 45 i casi seguiti al momento, a Spezia con le unità di strada solo quest'anno sono stati presi 360 contatti – c'è da un lato la rete coordinata dalla Città Metropolitana, dall'altro quella del Comune con il progetto Sunrise e lo sportello di Salita Mascherona.
«Genova è un laboratorio, certi fenomeni si presentano prima che altrove – riflette Marta Guglielmi – le donne arrivano da noi dopo un percorso violento e lungo. Purtroppo, a Genova non c'è più l'unità di strada, molto utile. Le vittime arrivano da noi tramite il numero verde 80029029». «In passato il percorso migratorio delle vittime era diverso da quello degli altri profughi - spiega Francesco Carobbio di Afet – ora i canali gestiti dai racket le seguono dal Nordafrica fino in Libia: la vittima diventa richiedente asilo, così scattano le procedure per l'audizione in Commissione territoriale. Ci capita di accorgerci che una nostra ospite sia in contatto con il racket: quando sono avviate le procedure spesso fugge, va direttamente dal suo carnefice. Dobbiamo intuire i segnali: se è nervosa, se riceve telefonate, se entra o esce agli stessi orari o ha un tenore di vita migliore degli altri. Quando lo capiamo, cerchiamo di parlarne.

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