(Istanbul 10 ottobre, curdi e turchi insieme contro lo "stato assassino" )
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Il governo turco fascio/islamico di Erdogan impedisce la diffusione di notizie sulla strage di Ankara, mentre il governo Renzi manda ipocrite parole di "sgomento contro la democrazia" - quella di un regime che massacra le masse popolari kurde - e reprime, come è successo a Cagliari, le manifestazioni antimilitariste e antimperialiste, contro le manovre NATO.
Ma in Turchia sanno bene chi è il mandante delle stragi di Ankara e Suruc e grandiose manifestazioni hanno invaso le strade e le piazze di tutto il paese. Come a Istambul, nei quartieri di Gazi e Sangazi, dove le milizie armate di TKP/ML-TIKKO,MLKP,YDG-H, MKP sono entrate in azione.
Ieri il Partito del Lavoro di Turchia (EMEP) ha fatto un'appello allo sciopero generale e alla resistenza
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Il potere violento censura la verità
La giornata di ieri è stata orribile e qui ciò che la gente pensa è che
la situazione ha due risvolti differenti. Uno riguarda le elezioni del
primo novembre, con Erdogan e il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo
che vogliono continuare a governare. Dalle urne del 7 giugno non è
uscito un governo condiviso, ma il partito al potere ha la maggioranza e
vuole comunque guidare la Turchia, anche se gli è sempre più difficile
così fanno salire il clima di tensione.
Un’intenzione che si è vista anche ieri nella conferenza stampa del
primo ministro Ahmet Davutoglu, che ha detto: “Vi parlo non come leader
del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, ma come presidente di questo
governo di transizione, perché ci avete dato il vostro voto”.
Il secondo lato del problema riguarda la Siria. La Turchia è contro il
regime di Assad, ma è anche contro il potere curdo che si sta affermando
nella regione siriana del Rojava questi due aspetti ora convivono. Poi
nel sudest della Turchia gli esponenti locali del Partito democratico
del popolo curdo hanno subito decine di attacchi e non si agisce contro
chi li ha compiuti. L’obiettivo principale è il leader curdo Demirtas
perché è lui che ha ottenuto il 13% a giugno rovinando il piano di
Erdogan per costituire un Repubblica presidenziale. La situazione sta
diventando sempre più violenta.
Prima delle elezioni di giugno, la campagna elettorale non era così.
Ogni Twitter e Facebook sono stati oscurati e le immagini della stazione
di Ankara non possono andare in televisione: il governo ha dichiarato
tre giorni di lutto ma al tempo stesso impedisce che se ne parli. Sotto
attacco ci sono sempre le stesse persone: i curdi, la gente di sinistra,
i sindacalisti. Così è stato a Suruc a luglio, così è stato a
Diyarbakir a giugno, così è stato oggi ad Ankara.
(Testo raccolto da Marco Ansaldo)
La Repubblica
11/10/15
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