12/10/15

Strage di Ankara - è terrorismo di stato

(Istanbul 10 ottobre, curdi e turchi insieme contro lo "stato assassino" )
Il governo turco fascio/islamico di Erdogan impedisce la diffusione di notizie sulla strage di Ankara, mentre il governo Renzi manda ipocrite parole di "sgomento contro la democrazia" - quella di un regime che massacra le masse popolari kurde - e reprime, come è successo a Cagliari, le manifestazioni antimilitariste e antimperialiste, contro le manovre NATO.
Ma in Turchia sanno bene chi è il mandante delle stragi di Ankara e Suruc e grandiose manifestazioni hanno invaso le strade e le piazze di tutto il paese. Come a Istambul, nei quartieri di Gazi e Sangazi, dove le milizie armate di TKP/ML-TIKKO,MLKP,YDG-H, MKP sono entrate in azione.
Ieri il Partito del Lavoro di Turchia (EMEP) ha fatto un'appello allo sciopero generale e alla resistenza
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Il potere violento censura la verità

La giornata di ieri è stata orribile e qui ciò che la gente pensa è che la situazione ha due risvolti differenti. Uno riguarda le elezioni del primo novembre, con Erdogan e il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo che vogliono continuare a governare. Dalle urne del 7 giugno non è uscito un governo condiviso, ma il partito al potere ha la maggioranza e vuole comunque guidare la Turchia, anche se gli è sempre più difficile così fanno salire il clima di tensione. 
Un’intenzione che si è vista anche ieri nella conferenza stampa del primo ministro Ahmet Davutoglu, che ha detto: “Vi parlo non come leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, ma come presidente di questo governo di transizione, perché ci avete dato il vostro voto”.

Il secondo lato del problema riguarda la Siria. La Turchia è contro il regime di Assad, ma è anche contro il potere curdo che si sta affermando nella regione siriana del Rojava questi due aspetti ora convivono. Poi nel sudest della Turchia gli esponenti locali del Partito democratico del popolo curdo hanno subito decine di attacchi e non si agisce contro chi li ha compiuti. L’obiettivo principale è il leader curdo Demirtas perché è lui che ha ottenuto il 13% a giugno rovinando il piano di Erdogan per costituire un Repubblica presidenziale. La situazione sta diventando sempre più violenta. 
Prima delle elezioni di giugno, la campagna elettorale non era così. 

Ogni Twitter e Facebook sono stati oscurati e le immagini della stazione di Ankara non possono andare in televisione: il governo ha dichiarato tre giorni di lutto ma al tempo stesso impedisce che se ne parli. Sotto attacco ci sono sempre le stesse persone: i curdi, la gente di sinistra, i sindacalisti. Così è stato a Suruc a luglio, così è stato a Diyarbakir a giugno, così è stato oggi ad Ankara.

(Testo raccolto da Marco Ansaldo)
La Repubblica
11/10/15

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