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Mario Sorrentino non agì con intenzioni sessuali. Il suo comportamento si spiega con un eccesso di zelo nell’imporre il rispetto dell’autorità che lui stesso incarnava, in qualità di carabiniere. A fargli perdere il senso del limite sarebbe stata una patologia psichiatrica depressiva, di cui all’epoca dei fatti il maresciallo soffriva. Ad arrivare a queste conclusioni, presentate ieri nel corso di una nuova udienza del processo che vede alla sbarra, per il reato di violenza sessuale su tre giovani, il luogotenente Sorrentino, è stata la perizia psichiatrica condotta da Antonio Pellegrino di Torino. A consigliare l’esame, poi richiesto dal Tribunale, era stata la consulente di parte Patrizia De Rosa. Sorrentino sarebbe quindi stato affetto da un vizio parziale di intendere e volere quando, nell’estate del 2014, portò in stazione a Mottalciata un minorenne, molestandolo. La prossima udienza è ora stata fissata per il 21 gennaio.
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