Nell'ambito
dell'iniziativa che stiamo preparando alla Fca/Sata di
Melfi, all'interno del lavoro per un nuovo sciopero delle
donne che abbia al centro le operaie e le lavoratrici più
sfruttate e discriminate, pubblichiamo stralci di una utile
inchiesta fatta all'inizio dell'estate dalla Fiom Basilicata
sulle attuali condizioni di lavoro degli operai e operaie di
Melfi.
Con
contatti diretti con alcune operaie della Sata, stiamo
ulteriormente approfondendo cosa comportano per le donne
queste condizioni.
MFPR
Dall’indagine promossa dalla FIOM CGIL Basilicata sulle condizioni di lavoro e i rischi per la sicurezza all’interno delle singole UTE dello stabilimento FCA SATA.
1. Gli investimenti alla SATA di Melfi e gli
attuali livelli produttivi e occupazionali
A
circa un anno dall’avvio della produzione della JEEP Renegade,
cui ha fatto seguito all’inizio di quest’anno (febbraio)
quella della 500X, nello stabilimento sono state prodotte alla
fine di giugno poco più di 100 mila Renegade e circa 70 mila
500X. L’attuale produzione per turno è sulla nuova linea di
400 vetture (1.200 per giorno), ma l’obiettivo dell’azienda è
di arrivare a 450.
Per
questa linea ricordiamo che i turni di lavoro sono 20,
considerato che la domenica mattina si
svolgono
attività di manutenzione (ma in alcuni casi si sono verificati
anche attività di recupero produzione). Rispetto al mix
produttivo attualmente la produzione è per metà di JEEP
Renegade e per metà di 500X.
Sull’altra
linea del Montaggio dove è ancora in produzione la Grande
Punto, la produzione è di 360 vetture giornaliere su 2 turni
(turni che nel complesso per questa linea sono 12). Dal primo
settembre è cessata la produzione delle Grandi Punto con
motore diesel euro 5, in attesa che nello stabilimento polacco
di FCA entri a regime la produzione dell’euro 6. È
ipotizzabile, tuttavia, che nei prossimi mesi l’azienda se la
produzione della punto diminuisce possa accorpare le 2 squadre
su una sola. I lavoratori non più utilizzati su questa linea
finirebbero in questo modo per essere impiegati sulla linea
della Jeep e della 500X.
Attualmente
secondo nostre stime gli addetti dello stabilimento dovrebbero
essere circa 8 mila, considerati i 7.400 a libro paga della
SATA1 e i 400 trasfertisti di Cassino e Pomigliano, cui vanno
aggiunti i circa 250 addetti assunti più di recente con
contratto di somministrazione, considerato che l’impresa
potrebbe rivedere la previsione di assunzione di altri 250
addetti entro l’anno, soprattutto
se si
dovesse verificare una riduzione del fabbisogno sulla linea
della 1.
Questo
numero comprende i 1.427 addetti entrati inizialmente con un
contratto di somministrazione e poi rinnovati alla fine di
luglio di quest’anno attraverso la nuova riformulazione del
contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti
per cui non si applicano le tutele per i licenziamenti di
natura economica ancora validi per il resto dei dipendenti.
Nello stesso modo non sono stati rinnovati 73 rapporti di
lavoro sui 1.500 complessivi della prima tornata di nuove
assunzioni.
2. Metodologia e obiettivi dell’indagine
Tra
maggio e giugno di quest’anno i delegati Fiom della FCA SATA
di Melfi hanno distribuito e successivamente raccolto nelle
diverse UTE delle schede per la rilevazione dei principali
rischi sulla sicurezza del lavoro.
Le
schede sono state distribuite a singoli lavoratori per avere
un quadro illustrativo per UTE e Unità Operativa (Stampaggio,
Lastratura, Verniciatura e Montaggio). Nel complesso sono
state raccolte alla fine della rilevazione circa 80 schede.
Contemporaneamente
sono state realizzate circa 20 interviste in profondità con
delegati e iscritti della Fiom al fine di indagare più nel
dettaglio alcune delle problematicità emerse nel corso della
rilevazione.
3. Primi risultati dell’indagine
Nonostante
gli investimenti realizzati in occasione della messa in
produzione della JEEP Renegade e della 500X... gli
investimenti sulla nuova linea si sono concentrati
principalmente su impianti e macchinari e meno sulle
condizioni di lavoro. Gli stessi interventi che sono stati
promossi dall’azienda, in occasione del fermo produttivo per
la pausa estiva di quest’anno, sono stati alquanto marginali e
non in grado di superare le problematicità che abbiamo
raccolto nel corso dell’indagine.
Le
principali criticità che
emergono dall’indagine, al di là dell’insostenibilità della
prestazione di lavoro nel suo complesso per quanto attiene al
nuovo regime di turnazione (nel passaggio da 15 a
20
turni) sono risultate le seguenti (una loro illustrazione per
Unità Operativa e per turno è contenuta nella tabella 1 – che
pubblicheremo in seguito - ndr):
a) l’incremento della
velocità delle linee ha
frazionato maggiormente i tempi e aumentato la ripetitività
delle mansioni (in prevalenza quelle del Montaggio) con il
rischio di una maggiore
probabilità
del verificarsi di danni muscolo-scheletrici come
epicondilite, tunnel carpale e cuffia rotatoria;
b) il layout della
nuova linea evidenzia in alcuni casi una eccessiva
concentrazione degli addetti su alcuni tratti, in
particolare nelle prime UTE del Montaggio e alla Meccanica,
dove si
hanno
difficoltà nello svolgimento del lavoro in spazi molto
ridotti;
c) insufficienza dei
sistemi di abbattimento dei fumi e di areazione in LASTRATURA e
nella UTE FINAL del MONTAGGIO;
d)
alcuni investimenti
realizzati dall’azienda, migliorativi delle condizioni
di lavoro, appaiono ad oggi sacrificati
per gli obiettivi di produzione (superamento dei
vincoli tecnici UTE TRIM 1 e 2 del Montaggio; mancato utilizzo
partner, servo-mezzi e altri strumenti di supporto);
d) si
è verificato un aumento
delle saturazioni su molte postazioni del Montaggio, a causa dell’ERGO-UAS
e dell’organizzazione della produzione, anche perché il
MONTAGGIO non riesce a stare sempre dietro alla produzione
della LASTRATURA e della VERNICIATURA;
e) la
modifica del regime di TURNAZIONE
risulta avere conseguenze particolarmente pesanti in
relazione ai turni del sabato sera e della domenica
pomeriggio; di fatto ogni lavoratore nell’arco del mese
vede interessata la domenica per effetto dei turni che
terminano con il sabato sera o la domenica sera, senza
considerare il turno pomeridiano della domenica;
f) i giorni di riposo
si collocano soprattutto nell’arco della settimana con il risultato
di azzerare i momenti di socialità e quelli dedicati alla
famiglia nel fine settimana, un sacrificio particolarmente gravoso
per le lavoratrici.
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