Ringraziamo UIKI ONLUS e le compagne che, traducendo e pubblicando
alcuni materiali della conferenza di Amburgo del 3-5 aprile
“Sfidare
la modernità capitalista”, ci permette di conoscere gli
interventi
principali.
Soprattutto l'intervento di Dilar Dirik su “il femminismo e il
movimento di liberazione kurdo”, lo riteniamo importante per il
suo
contributo alla chiarezza, lotta di posizioni anche nel movimento
femminista italiano. Come scritto in premessa da una compagna di Bologna: “Questo
intervento
ha suscitato alcune accese discussioni ad Amburgo fra le
compagne presenti, è una critica a 360 gradi del nostro
femminismo,
da quello istituzionale a quello radicale e separatista...
ci offre
la possibilità di comprendere a fondo le ragioni e magari di
poterne
discutere collettivamente”
L'MFPR,
come forse alcune realtà di compagne già hanno da tempo
compreso,
condivide fondamentalmente questa critica.
Tutto il suo percorso, le sue lotte, il suo lavoro teorico
esprime la
necessità non di un femminismo “senza aggettivi”, né di una
lotta delle donne generica ma appunto di un movimento
femminista
proletario rivoluzionario.
Fermo
restando la critica che noi abbiamo fatto alle posizione del
PKK e di
Ocalan su “donne-lotta al maschilismo e strategia”,
sulle
concezioni antimaterialistico-dialettiche, idealiste,
libertarie e socialdemocratiche in politica, e non nascondendo
le
nostre divergenze con le concezioni generali, la strategia, le
conclusioni politiche che scaturiscono anche da questo
intervento
alla conferenza di Amburgo, alcune questioni poste
nell'intervento di
Dilar Dirik sono da tempo punti del lavoro e lotta, anche
diversa e
originale, del Mfpr.
DI
QUESTO ATTRAVERSO UN ESCURSUS PARLEREMO NEL SEMINARIO DEL 6
GIUGNO A
PALERMO, PER IL 20° ANNIVERSARIO DEL MFPR.
A CUI INVITIAMO CHI VOLESSE PARTECIPARE A FARCELO SAPERE.
A CUI INVITIAMO CHI VOLESSE PARTECIPARE A FARCELO SAPERE.
Tornando
all'intervento di Amburgo, diciamo in sintesi, che noi
siamo d'accordo che:
-
“non
c'è un unico femminismo”
- Questo vale a maggior ragione anche nel nostro paese. Noi
diciamo
che c'è un femminismo di sinistra, di centro, di destra; ossia
un
femminismo proletario, piccolo borghese e
borghese-istituzionale, e
che occorre ben separarsi e criticare il femminismo piccolo
borghese
e lottare decisamente contro il “femminismo”
borghese-istituzionale;
-
occorre “indagare
i limiti del femminismo e andare oltre lo stesso... per
un'alternativa al sistema dominante”-
noi parliamo di femminismo rivoluzionario, perchè o la lotta
delle
donne è per rovesciare questo sistema capitalista che costruisce
doppie catene per le donne, o non è per una vera liberazione; e
andiamo oltre, parlando di “rivoluzione nella rivoluzione”,
perchè le donne facendo la rivoluzione per un mondo nuovo
cambino la
terra e il cielo;
- occorre criticare “l'analisi da parte del femminismo del sessismo in termini solo di genere”, perchè questo riduce la lotta solo a cambiamenti, miglioramenti per sé o per pochissime donne, fermo restando questa sistema sociale, perchè non lega la denuncia-lotta di genere alla denuncia-lotta di classe, scadendo in una lotta interclassista per cui le donne sono poste sullo stesso piano, indipendentemente dalla posizione di classe e di potere. L'Mfpr parla - e lo pratica - di intreccio tra lotta di classe e lotta di genere;
- occorre lottare nel movimento delle donne, contro una concezione di emancipazione che ricade nella “trappola del liberalismo, individualismo”, di dibattiti senza la lotta, che porta il movimento femminista a “non entrare in contatto con le vite di milioni di donne oppresse”. L'Mfpr contro questo “femminismo per sé” piccolo borghese afferma con forza il femminismo proletario e la centralità della lotta delle maggioranza delle donne sfruttate e oppresse:
- un certo “femminismo” non è affatto incompatibile con il capitalismo e l'imperialismo; la borghesia, i governi e gli Stati imperialisti, le forze riformiste usano rivendicazioni di parte del femminismo per mantenere e rafforzare il loro dominio, la loro “civiltà che sa di morte”, mentre attacca e opprime sempre di più la maggioranza delle donne; e il “femminismo imperialista” è una giusta espressione per denunciare un “femminismo” che per difendere sé stesso in questo sistema, si fa anche sostenitore della guerra imperialista. Come ha detto Dilar Dirik: “Un “femminismo” imperialista può giustificare guerre in Medio Oriente per “salvare le donne dalla barbarie” mentre le stesse forze alimentano questa cosiddetta barbarie... etichettano le donne che si difendono come terrorista”.
L'MFPR in questo, sia in Italia sia nei paesi oppressi dall'imperialismo compreso il nostro, è per attaccare senza tregua questo “femminismo”, lo ha fatto durante i vari interventi bellici, schierandosi senza sé e senza ma dalla parte delle donne che lottano con le armi e comunque; l'mfpr va oltre, è per la legittimità della violenza rivoluzionaria delle donne anche nella nostra “cittadella imperialista” che produce per le masse popolari e a maggior ragione per le donne un sistema sociale barbaro, marcio, maschilista, assassino, fascista.
- occorre criticare “l'analisi da parte del femminismo del sessismo in termini solo di genere”, perchè questo riduce la lotta solo a cambiamenti, miglioramenti per sé o per pochissime donne, fermo restando questa sistema sociale, perchè non lega la denuncia-lotta di genere alla denuncia-lotta di classe, scadendo in una lotta interclassista per cui le donne sono poste sullo stesso piano, indipendentemente dalla posizione di classe e di potere. L'Mfpr parla - e lo pratica - di intreccio tra lotta di classe e lotta di genere;
- occorre lottare nel movimento delle donne, contro una concezione di emancipazione che ricade nella “trappola del liberalismo, individualismo”, di dibattiti senza la lotta, che porta il movimento femminista a “non entrare in contatto con le vite di milioni di donne oppresse”. L'Mfpr contro questo “femminismo per sé” piccolo borghese afferma con forza il femminismo proletario e la centralità della lotta delle maggioranza delle donne sfruttate e oppresse:
- un certo “femminismo” non è affatto incompatibile con il capitalismo e l'imperialismo; la borghesia, i governi e gli Stati imperialisti, le forze riformiste usano rivendicazioni di parte del femminismo per mantenere e rafforzare il loro dominio, la loro “civiltà che sa di morte”, mentre attacca e opprime sempre di più la maggioranza delle donne; e il “femminismo imperialista” è una giusta espressione per denunciare un “femminismo” che per difendere sé stesso in questo sistema, si fa anche sostenitore della guerra imperialista. Come ha detto Dilar Dirik: “Un “femminismo” imperialista può giustificare guerre in Medio Oriente per “salvare le donne dalla barbarie” mentre le stesse forze alimentano questa cosiddetta barbarie... etichettano le donne che si difendono come terrorista”.
L'MFPR in questo, sia in Italia sia nei paesi oppressi dall'imperialismo compreso il nostro, è per attaccare senza tregua questo “femminismo”, lo ha fatto durante i vari interventi bellici, schierandosi senza sé e senza ma dalla parte delle donne che lottano con le armi e comunque; l'mfpr va oltre, è per la legittimità della violenza rivoluzionaria delle donne anche nella nostra “cittadella imperialista” che produce per le masse popolari e a maggior ragione per le donne un sistema sociale barbaro, marcio, maschilista, assassino, fascista.
12.4.15
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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