NON SI PUO’ FAR FINTA DI NIENTE,
NON SI PUO’ NON FARE NIENTE
NON SI PUO’ NON FARE NIENTE
Proletari di tutto il mondo uniamoci per spazzare via lo stato di cose esistente e per il diritto di tutti ad una vita degna di essere vissuta
Le lavoratrici e i lavoratori del Policlinico di Palermo, aderenti allo SLAI Cobas per il sindacato di classe, esprimono il proprio grande dolore, oltreché forte rabbia e indignazione, per l’ennesima strage dei fratelli proletari migranti, avvenuta alcuni giorni fa nel Canale di Sicilia.
In un migliaio stipati in una “carretta di mare”, in fuga da guerre e fame, in cerca di una vita migliore, soprattutto per i propri figli. Ma purtroppo il “viaggio della speranza”, il sogno è stato breve…
Si parla di circa mille vite UMANE spezzate, tra cui molti bambini, che si aggiungono alle altre migliaia di migranti morti negli ultimi vent’anni, nel tentativo di raggiungere l’Europa, via mare o via terra. Infatti, da un’inchiesta europea “ The Migrant Files”, emerge che solo dal 2000 al 2013, vi sono stati 23 mila vittime.
Giustamente, i giornalisti autori della suddetta inchiesta, affermano che si tratta di una “strage con un bilancio simile a quello di una guerra”, con una media più di 1.600 decessi l’anno.
Effettivamente si tratta di una vera e propria guerra, guerra di rapina, guerra armata, contro i popoli più poveri del mondo, ordita dal sistema imperialista mondiale ASSASSINO, e dai suoi stati e governi della borghesia, internazionali ed europei, compreso quello italiano e MODERNO FASCISTA di Renzi. Stati e governi che sono i veri colpevoli dell’emigrazione di massa di questi popoli che, come anzidetto, fuggono da guerre e miseria, per essere poi considerati clandestini e criminali. Non a caso, quelli che restano vivi, vengono “catturati” e gettati nei lager, come quelli italiani, c.d. “centri di accoglienza”,in attesa di essere rispediti a casa come fagotti; mentre quelli che si ribellano vengono messi in galera.
E come se non bastasse, soprattutto in tempi di crisi, si fomenta la “guerra tra poveri”, il RAZZISMO, come succede anche nel nostro Paese. In tal senso si vedano pure le ultime CRIMINALI esternazioni di Salvini e della Santanché, che esortano alla strage e al razzismo puro, alla stessa stregua di Hitler.
Se tutto questo non è barbarie…! Tuttavia il governo italiano ha la spudoratezza e l’ipocrisia di dirsi profondamente addolorato di quanto accaduto, e per scaricare le proprie colpe, fa appello all’intervento degli altri stati europei, tutti quanti pienamente responsabili delle continue stragi, del genocidio dei popoli oppressi.
Le lavoratrici e i lavoratori del Policlinico di Palermo, aderenti allo SLAI Cobas per il sindacato di classe, esprimono il proprio grande dolore, oltreché forte rabbia e indignazione, per l’ennesima strage dei fratelli proletari migranti, avvenuta alcuni giorni fa nel Canale di Sicilia.
In un migliaio stipati in una “carretta di mare”, in fuga da guerre e fame, in cerca di una vita migliore, soprattutto per i propri figli. Ma purtroppo il “viaggio della speranza”, il sogno è stato breve…
Si parla di circa mille vite UMANE spezzate, tra cui molti bambini, che si aggiungono alle altre migliaia di migranti morti negli ultimi vent’anni, nel tentativo di raggiungere l’Europa, via mare o via terra. Infatti, da un’inchiesta europea “ The Migrant Files”, emerge che solo dal 2000 al 2013, vi sono stati 23 mila vittime.
Giustamente, i giornalisti autori della suddetta inchiesta, affermano che si tratta di una “strage con un bilancio simile a quello di una guerra”, con una media più di 1.600 decessi l’anno.
Effettivamente si tratta di una vera e propria guerra, guerra di rapina, guerra armata, contro i popoli più poveri del mondo, ordita dal sistema imperialista mondiale ASSASSINO, e dai suoi stati e governi della borghesia, internazionali ed europei, compreso quello italiano e MODERNO FASCISTA di Renzi. Stati e governi che sono i veri colpevoli dell’emigrazione di massa di questi popoli che, come anzidetto, fuggono da guerre e miseria, per essere poi considerati clandestini e criminali. Non a caso, quelli che restano vivi, vengono “catturati” e gettati nei lager, come quelli italiani, c.d. “centri di accoglienza”,in attesa di essere rispediti a casa come fagotti; mentre quelli che si ribellano vengono messi in galera.
E come se non bastasse, soprattutto in tempi di crisi, si fomenta la “guerra tra poveri”, il RAZZISMO, come succede anche nel nostro Paese. In tal senso si vedano pure le ultime CRIMINALI esternazioni di Salvini e della Santanché, che esortano alla strage e al razzismo puro, alla stessa stregua di Hitler.
Se tutto questo non è barbarie…! Tuttavia il governo italiano ha la spudoratezza e l’ipocrisia di dirsi profondamente addolorato di quanto accaduto, e per scaricare le proprie colpe, fa appello all’intervento degli altri stati europei, tutti quanti pienamente responsabili delle continue stragi, del genocidio dei popoli oppressi.
PER QUANTO VOI VI CREDIATE ASSOLTI, SIETE PER SEMPRE COINVOLTI!
Pa, 21.04.2015
Lavoratrici/lavoratori SLAI Cobas s.c. Policlinico
Lavoratrici/lavoratori SLAI Cobas s.c. Policlinico
Da Tavolo4:
Strage di migranti e strage di tutto il mondo
Fa veramente schifo vedere i mostri che ci governano piangere lacrime di
coccodrillo sull'ultima tragedia dove sono morte circa.1000 persone.
Ma chi ha fatto le leggi contro l'immigrazione? Di chi e' la colpa se migliaia e migliaia di persone sono costrette a scappare dslle loro terre per fame o per le guerre.
Ma chi le fa le guerre? Chi manda i soldati di ventura assassini ben pagati se non gli USA e loro compari?
Questi sono i veri terroristi e assassini.
Con dolore per delle vite che nn contano nulla. Catia di Bologna
Ma chi ha fatto le leggi contro l'immigrazione? Di chi e' la colpa se migliaia e migliaia di persone sono costrette a scappare dslle loro terre per fame o per le guerre.
Ma chi le fa le guerre? Chi manda i soldati di ventura assassini ben pagati se non gli USA e loro compari?
Questi sono i veri terroristi e assassini.
Con dolore per delle vite che nn contano nulla. Catia di Bologna
Rifletto su alcuni commenti pubblicati a seguito della recente di volta in volta "più grande tragedia" del Mediterraneo (ma esiste una forma incrementale di superlativo assoluto? forse in grammatica no, ma nei fatti sì e questa sequenza di sempre più grandi tragedie ne è la testimonianza)
Per giustificare/comprendere/contestualizzare la neghittosità dei governi, all'opionione pubblica (benpensante) vengono poste domande come "quanti di noi sarebbero disponibili ad aprire le frontiere (dell'Unione europea, del proprio paese) alle orde di disperati in fuga?"
E' una domanda tanto più insidiosa da porre quanto più questi tempi di crisi costringono ciascun* di noi a fronteggiare l'istinto bruto di sopravvivenza che tende a trascinarci in una miope e sempre più ristretta visuale che inizia e finisce con i propri problemi, quelli della propria famiglia, dei propri figli (già gli amici vengono dopo). Tempi che ci costringono a lottare contro noi stess* per cercare invece di mantenerci indignat* verso le ingiustizie e uman*, empatic* alle sofferenze altrui.
Scusatemi, sarò superficiale e semplicistica nella mia analisi, ma la sono dell'idea che questa sia la domanda sbagliata da porsi.
Sarà il 25 aprile prossimo venturo a suggerirmi se non sia forse più giusto chiedersi: vogliamo essere ricordati con lo stesso orrore con cui si parla ora, a cose fatte e nei libri di storia, dei nazisti? (non sempre e non abbastanza, ma in massima parte ricoprono ancora la parte dei cattivi)
Un giorno magari i CIE verranno universalemente riconosciuti per quello che sono, campi di prigionia e di concentramento, e si inorridirà al pensiero della ferocia umana verso i propri simili, si istituiranno giornate di commemorazione e le scolaresche andranno in visita compunte e forse davvero un po' turbate.
Ora fanno comodo, e fa ancora più comodo ingnorarli e ignorare i poch* indignat* che denunciano le atrocità commesse lì dentro.
Un giorno forse ci si chiederà con ingenuo e commosso stupore, come ora si fa pensando alle linee ferroviarie verso i campi di sterminio che mai furono bombardate: "ma come? non era possibile fermare quell'inumano traffico, o almeno tirare su quelle persone prima che diventassero cibo per i pesci?"
Ora invece i pescatori di Mazara e Lampedusa, che conoscono e osservano ancora e più la legge del mare e della pietas che non quella dello iniqua Stato, vedono i loro pescherecci sequestrati perché tirare su un uomo in mare non è più un gesto di umana solidarietà (vogliamo dire carità, visto che siamo un paese principalmente cattolico e con un papa davvero ispiratore?) ma un reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Un giorno chissà se insigniremo con medaglie al valore chi oggi rischiando la galera si prodiga per aiutare i richiedenti asilo con reti clandestine di sostegno alla loro fuga, nonostante i governi abbiano ufficialmente riconosciuto loro il diritto di fuggire legalmente da stati di guerra e di persecuzione ma poi di fatto non agiscano in questo senso.
Ora invece ascoltiamo le intercettazioni in cui l'ennesimo mafioso (stavolta di sinistra, e voilà, come si cambia!) ci rivela come gli immigrati siano un business migliore della droga mentre vediamo immgini in tv di proletari armati e aizzati da mafie, camorre e fascisti (che nei momenti topici dlla nostra storia non mancano mai di presenziare), scagliarsi bastoni in mano contro i pochi e orribilmente fatiscenti centri di accoglienza e i loro ospiti. Come si diceva un tempo? Proletari di tutto il mondo, unitevi!
Ragazze mie, sorelle, scusate se vi ho ammorbato con questa mia. Non ho un profilo fb su cui postare la mia indignata frustrazione, non ho un blog su cui pubblicare urbi et orbi - anzi world wide - il rabbioso e impotente dolore che provo oggi, e avevo un tremendo egoistico bisogno di comunicare, ecco il perche di questa lettera.
Supplico me stessa ogni giorno di mantenermi indignata, cerco di restare umana almeno comunicando a chiunque mi viene a tiro la necessità - oggi davvero imprescindibile - di non lasciar scivolare questa indescrivibile interminata tragedia come una qualunque tra le mille dolorose notizie quotidiane.
Oggi, almeno oggi, questo dolore va chiamato consapevolmente a sé per essere coscientemente da ciascun* vissuto fino in fondo, così da stamparselo nella memoria cellulare dei nostri cuori, che ci diventi anticorpo e antidoto all'indifferenza, alla paura, alla meschinità, all'egoismo inesorabilmente e pericolosamente in agguato in ciascun* di noi tutto sommato privilegiat* e ricch* occidental*.
Sono sicura che anche per voi questo dolore è tangibile e reale, grazie di avermi letto
con infinito amore
c.
Per giustificare/comprendere/contestualizzare la neghittosità dei governi, all'opionione pubblica (benpensante) vengono poste domande come "quanti di noi sarebbero disponibili ad aprire le frontiere (dell'Unione europea, del proprio paese) alle orde di disperati in fuga?"
E' una domanda tanto più insidiosa da porre quanto più questi tempi di crisi costringono ciascun* di noi a fronteggiare l'istinto bruto di sopravvivenza che tende a trascinarci in una miope e sempre più ristretta visuale che inizia e finisce con i propri problemi, quelli della propria famiglia, dei propri figli (già gli amici vengono dopo). Tempi che ci costringono a lottare contro noi stess* per cercare invece di mantenerci indignat* verso le ingiustizie e uman*, empatic* alle sofferenze altrui.
Scusatemi, sarò superficiale e semplicistica nella mia analisi, ma la sono dell'idea che questa sia la domanda sbagliata da porsi.
Sarà il 25 aprile prossimo venturo a suggerirmi se non sia forse più giusto chiedersi: vogliamo essere ricordati con lo stesso orrore con cui si parla ora, a cose fatte e nei libri di storia, dei nazisti? (non sempre e non abbastanza, ma in massima parte ricoprono ancora la parte dei cattivi)
Un giorno magari i CIE verranno universalemente riconosciuti per quello che sono, campi di prigionia e di concentramento, e si inorridirà al pensiero della ferocia umana verso i propri simili, si istituiranno giornate di commemorazione e le scolaresche andranno in visita compunte e forse davvero un po' turbate.
Ora fanno comodo, e fa ancora più comodo ingnorarli e ignorare i poch* indignat* che denunciano le atrocità commesse lì dentro.
Un giorno forse ci si chiederà con ingenuo e commosso stupore, come ora si fa pensando alle linee ferroviarie verso i campi di sterminio che mai furono bombardate: "ma come? non era possibile fermare quell'inumano traffico, o almeno tirare su quelle persone prima che diventassero cibo per i pesci?"
Ora invece i pescatori di Mazara e Lampedusa, che conoscono e osservano ancora e più la legge del mare e della pietas che non quella dello iniqua Stato, vedono i loro pescherecci sequestrati perché tirare su un uomo in mare non è più un gesto di umana solidarietà (vogliamo dire carità, visto che siamo un paese principalmente cattolico e con un papa davvero ispiratore?) ma un reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
Un giorno chissà se insigniremo con medaglie al valore chi oggi rischiando la galera si prodiga per aiutare i richiedenti asilo con reti clandestine di sostegno alla loro fuga, nonostante i governi abbiano ufficialmente riconosciuto loro il diritto di fuggire legalmente da stati di guerra e di persecuzione ma poi di fatto non agiscano in questo senso.
Ora invece ascoltiamo le intercettazioni in cui l'ennesimo mafioso (stavolta di sinistra, e voilà, come si cambia!) ci rivela come gli immigrati siano un business migliore della droga mentre vediamo immgini in tv di proletari armati e aizzati da mafie, camorre e fascisti (che nei momenti topici dlla nostra storia non mancano mai di presenziare), scagliarsi bastoni in mano contro i pochi e orribilmente fatiscenti centri di accoglienza e i loro ospiti. Come si diceva un tempo? Proletari di tutto il mondo, unitevi!
Ragazze mie, sorelle, scusate se vi ho ammorbato con questa mia. Non ho un profilo fb su cui postare la mia indignata frustrazione, non ho un blog su cui pubblicare urbi et orbi - anzi world wide - il rabbioso e impotente dolore che provo oggi, e avevo un tremendo egoistico bisogno di comunicare, ecco il perche di questa lettera.
Supplico me stessa ogni giorno di mantenermi indignata, cerco di restare umana almeno comunicando a chiunque mi viene a tiro la necessità - oggi davvero imprescindibile - di non lasciar scivolare questa indescrivibile interminata tragedia come una qualunque tra le mille dolorose notizie quotidiane.
Oggi, almeno oggi, questo dolore va chiamato consapevolmente a sé per essere coscientemente da ciascun* vissuto fino in fondo, così da stamparselo nella memoria cellulare dei nostri cuori, che ci diventi anticorpo e antidoto all'indifferenza, alla paura, alla meschinità, all'egoismo inesorabilmente e pericolosamente in agguato in ciascun* di noi tutto sommato privilegiat* e ricch* occidental*.
Sono sicura che anche per voi questo dolore è tangibile e reale, grazie di avermi letto
con infinito amore
c.
Nessun commento:
Posta un commento