Da una prostituta anarchica italiana:
Sono una prostituta. Il mio 
nome da sex worker è Carmela e lavoro di notte nella periferia di una 
città italiana. Sono venuta in contatto con le idee anarchiche per caso e
 per amore, e così, per la prima volta, ho ascoltato una vecchia canzone
 anarchica che diceva: “Le prostitute che muoiono di tifo in ospedale, 
queste sono le nostre figlie.” Durante il giorno la società ci condanna,
 ma di notte vengono a cercarci. In questa età moderna e avanzata non ci
 vengono a cercare solo gli uomini, ma da molto tempo è diventata di 
moda la “tripletta”. Così ora durante le serate siamo invidiate dalle 
donne che vorrebbero apprendere alcune nozioni della nostra arte 
amatoria, per scopare meglio i loro capi e avanzare nella carriera.
Lo
 Stato pappone mostra il suo volto ipocrita e democratico e soppesa la 
decisione di concedere al mio “settore lavorativo” il diritto al proprio
 sfruttamento: pagare le tasse, “integrarci” nella società è la parola 
magica e, disgraziatamente, molte delle mie colleghe lo stanno 
letteralmente mendicando.
Ma da tempo 
mi sono appropriata dei miei diritti e della vita come la voglio, senza 
chiedere il permesso a nessuno. Essere un membro in più? Già mi basta 
con i membri che vedo tutto il giorno. Per me, la società, si basa su un
 enorme prostituzione: uomini e donne che ogni giorno, al tempo stesso, 
vanno al loro posto di lavoro, con la stessa infelicità, con la stessa 
sorte, che si prostituiscono da soli o in gruppo (spirito di squadra!) 
affinché tutta questa merda continui ad esistere. Piccoli dipendenti o 
yuppies, tutti i/le cittadin@ “per bene” hanno qualcosa in comune: essi 
disprezzano le puttane immorali come me, che lavorano per scelta o per 
necessità di denaro. Ma chi non va a lavorare per il bisogno di soldi?
Sicuramente,
 il mondo della notte, anche se gli piace sembrare così attraente, ha i 
suoi aspetti negativi. Non smette di essere un riflesso della loro 
violenza che, ipocritamente, nascondono durante il giorno dietro una 
cultura moralistica. I nostri clienti non sono altri che il tuo capo, il
 tuo collega di lavoro, i vostri conoscenti, vicini di casa e sempre 
più, le loro mogli e fidanzate.
Ma ciò che più mi disturba, di più
 di questa società ignorante, invidiosa e ipocrita, sono queste 
discussioni psicologiche, che in parte si svolgono in “scene” di 
sinistra o femminista. Lì ci si tratta come le “povere”prostitute, 
picchiate dai loro sfruttatori e violentate dai loro clienti malvagi e 
perversi (sulle clienti donne sembra che si taccia consapevolmente, o si
 disconosce per ignoranza la loro esistenza).
Spesso mi chiedo da 
dove tireranno fuori queste persone i propri convincimenti, dal momento 
che nessuno di quest@ compagn@ di classe o colleghi ha mai goduto di una
 serata con me o perlomeno mi ha mai chiesto perché preferisco lavorare 
in piedi per la strada invece che seduta in un ufficio.
Per me 
questo invalida le affermazioni di chi dice di lottare per la libertà e 
la rivoluzione, perché non mi riconosce come individuo il diritto e la 
capacità di prendere le mie decisioni, e mi immagina come una stupida, 
debole e degna solo di compassione. La prostituzione minorile è qualcosa
 di penoso, giacché un bambino non può decidere cosa fare e cosa no. Ma 
perché nessuno parla dei bambini che vengono rimbecilliti ogni giorno 
nelle scuole e negli asili nido affinché, una volta maggiorenni, 
diventino allegri consumatori ed efficienti prostitute nel sistema 
produttivo per lo Stato pappone? Perché nessuno parla dei bambini che 
vengono al mondo nelle (democratiche) carceri in cui sono rinchiuse le 
loro madri? Non vale la pena parlarne? Già, forse, molti di questi 
super-rivoluzionari a parole, non hanno idea che molti bambini 
trascorrono i loro primi anni di vita in prigione, e dopo, da un giorno 
all’altro, vengono strappati dall’affetto delle loro madri, e tutto nel 
nome di alcune attenzioni che chiunque di noi respingerebbe.
Inoltre,
 esiste una grande differenza: noi puttane apriamo le gambe e 
permettiamo a un membro di questa società di faccia quello che noi 
vogliamo, e niente di più. Una società che grazie al suo lavoro 
salariato rende possibile un sistema che tormenta e uccide le persone e 
gli animali, che con il denaro delle sue imposte finanzia le guerre che 
distruggono l’ambiente e il bene, tutto ciò che voi già dovreste sapere 
meglio di me, che non sono nulla di più di una stupida immatura e 
inutile puttana. E la morale o moralità di questa storia non esiste, 
giacché la sua morale è schifosa. Vaffanculo la morale!
***
A Carmela tutta la nostra solidarietà. Contro la raccolta di firme per le case chiuse: facciamo saltare i banchetti!
Sempre per Carmela pubblichiamo a seguire una lettera della Dott.ssa Antonella Lucia Faiella da Taranto
Per la falsa sinistra rivoluzionaria invece è forse utile riportare più giù un testo di Karl Marx, tratto da "Salario, prezzo e profitto" (pp. 112-113) su "Lotta per il salario e abolizione del lavoro salariato"
***
Brava Carmela in quel che scrivi c'è l'amaro nel cuore e la delusione 
verso questo schifo di società ipocrita e noi sex worker lo sappiamo 
bene basta vedere ultimo lo schifo al Festival del Cinema dove 
prostitute e prostituti lo hanno sporcato nella sua immagine con film 
porno con "attrici" applaudite da tutti che poi si fanno comprare 
macchine, case e si fanno super mantenere e sistemare in televisione e 
cinema e basta osservare con che facilità mostrano i loro corpi nudi, un
 vero schifo indecente mentre la prostituta che veste anche 
"normalmente" per strada e rischia aggressioni, malavita, malattie 
stanto sotto le intemperie non tutelata da nessuno viene colpevolizzata 
da tante merde e specie dalle femmine "per bene" che le indicano come 
immonde ma è solo la loro invidia che esplode, prostitute che 
ingiustamente sbirri sozzoni oltraggiano sicuri di essere intoccabili 
perchè se si risponde o si rifiutano le loro richieste di porcate si 
inventano la "resistenza a pubblico ufficiale" o la "aggressione a 
pubblico ufficiale" o le ingiurie e vilipendio alle forze dell'ordine e 
ti portano pure dentro dove attuano le loro porcate, quante nigeriane 
sono state prese a pugni nello stomaca da questi porci,hanno ostato 
anche farlo con me ma gli ho fatto sempre il culo a scarcella si dice 
dalle parti mie ora hanno il terrore solo che li punto negli occhi si 
dice "non accarezzare la tigre che dorme" e la tigre siberiana rugisce 
ancora . Brava Carmela ammiro e condivido in pieno il tuo sfogo ma ci 
sarebbe tantissimo altro da scrivere ma non vale la pena.
Dott.ssa 
Antonella Lucia Faiella da Taranto orgogliosamente Donna Transessuale.
Lotta per il salario e abolizione del lavoro salariato
"Credo di aver dimostrato che le lotte della classe operaia per il livello dei
    salari sono fenomeni inseparabili da tutto il sistema del salario, che in 99 casi su 100 i
    suoi sforzi per l'aumento dei salari non sono che tentativi per mantenere integro il
    valore dato del lavoro, e che la necessità di contrattare con il capitalista per il
    prezzo del lavoro dipende dalla sua condizione, dal fatto che essa è costretta a
    difendersi come merce. Se la classe operaia cedesse per viltà nel suo conflitto
    quotidiano con il capitale, si priverebbe essa stessa della capacità di intraprendere un
    qualsiasi movimento più grande. 
"Nello stesso tempo la classe operaia, indipendentemente dalla servitù generale
    che è legata al sistema del lavoro salariato, non deve esagerare a se stessa il risultato
    finale di questa lotta quotidiana. Non deve dimenticare che essa lotta contro gli effetti,
    ma non contro le cause di questi effetti; che essa può soltanto frenare il movimento
    discendente, ma non mutarne la direzione: che essa applica soltanto dei palliativi, ma non
    cura la malattia. Perciò essa non deve lasciarsi assorbire esclusivamente da questa
    inevitabile guerriglia, che scaturisce incessantemente dagli attacchi continui del
    capitale dai mutamenti del mercato. Essa deve comprendere che il sistema attuale, con
    tutte le miserie che accumula sulla classe operaia, genera nello stesso tempo le condizioni
    materiali e le forme sociali necessarie per una costruzione economica della
    società. Invece della parola d'ordine conservatrice: "Un equo salario per
    un'equa giornata di lavoro", gli operai devono scrivere sulla loro bandiera
    il motto rivoluzionario: "Soppressione del sistema del lavoro salariato".
    
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