Un articolo del giornale di Sicilia del 12 giugno
PALERMO - servizio di Rossella Puccio - Giornale di Sicilia
Femminicidio,
troppe volte questa parola ha riempito le pagine di cronaca,
attraversando tutta la Penisola, da Nord a Sud. E molti dei volti, ormai
tristemente noti, di quelle donne recise hanno riempito gli angoli
della piazzetta tra via Magliocco e via Ruggiero Settimo. Sono i simboli
di una protesta pacifica portata in strada nel giorno di inizio del
processo per l'omicidio di Carmela Petrucci, la diciassettenne
ferocemente uccisa, il 19 ottobre scorso, nell'androne di casa con oltre
20 coltellate dall'ex fidanzato della sorella Lucia, Samuele Caruso.
Processo in cui, si è saputo in queste ore, il Comune di Palermo e
l'associazione contro la violenza sulle donne, Le Onde, si costituiranno
parte civile accanto alla famiglia Petrucci. La difesa di Caruso punta
all'infermità mentale, dopo avere già ottenuto lo sconto della pena
attraverso la scelta del rito abbreviato. «E' stato un raptus, ho perso
la testa», è questo che il giovane dichiarò al pm il giorno del delitto,
ed è proprio sul filo di quella dichiarazione che puntano i suoi
legali. Adesso sarà il gup Daniela Cardamone a decidere, dopo avere
ricevuto la perizia psichiatrica di parte: il 27 giugno, data della
prossima udienza, si saprà se verrà nominato o no un consulente.
«Vogliamo giustizia» hanno chiesto a gran voce i parenti di Carmela, ma
anche gli amici, stretti intorno al dolore della famiglia. E non sono
gli unici, come dimostrato dal sit-in organizzato dal Movimento
femminista proletario rivoluzionario, a cui hanno aderito diverse
associazioni tra cui il Coordinamento Antiviolenza 21 Luglio, lavoratori
e precari dello Slai Cobas, studenti, che in piazza hanno urlato non
solo il nome di Carmela, ma la lunga lista di donne uccise quest'anno,
oltre un centinaio, e la rabbia per una giustizia che, dicono, «tarda ad
arrivare».
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