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Aggiornamento sulla situazione della Omsa di Faenza
a cura delle compagne del Centro Sociale Askatasuna e del collettivo femminista Rossefuoco
Dal piazzale dell'Omsa a Faenza, in via Pana, sono passati tutti, prima e dopo le elezioni, politici e televisioni, sindacalisti e parlamentari, Pd, PdL, Santoro, Di Pietro, La7 e Ballarò... ma la Omsa chiude.
Mesi di mobilitazioni, le operaie a presidiare i cancelli dello stabilimento giorno e notte per impedire che i macchinari venissero smontati e portati in Serbia, cortei e persino concerti, una campagna di boicottaggio ripresa anche dai social network più popolari avevano per lo meno costretto la proprietà a incontrare, in ultima istanza a Roma al Ministero per lo Sviluppo Economico, i rappresentanti dei lavoratori e lavoratrici Omsa, 320 donne di età media intorno ai 40 anni su un totale di 350 dipendenti, e a siglare, in seguito a tre riunioni nel giro di un mese e mezzo e dopo settimane di silenzio arrogante, un accordo che prevedeva, tra i vari punti, la ripresa delle attività fino a giugno e la riconversione dello stabilimento per altra produzione.
Un accordo firmato dal 70% dei e delle dipendenti, un accordo che vale un pacco di calze: si chiude. Cassa integrazione per due anni e gli impianti smontati e portati in Serbia, probabilmente tra maggio e giugno, stando ad alcune affermazioni sfuggite a un sindacalista durante la visita pre- elettorale di Antonio di Pietro.
Avevano visto giusto le cinquanta operaie del calzificio faentino, le cinquanta "estremiste" che si erano rifiutate di votare l'accordo, definendolo senza mezzi termini una resa agli interessi dell'impresa.
Si sono presentate lo scorso 25 marzo nello studio di Annozero in camice da lavoro verde e fascia nera al braccio in segno di lutto e hanno raccontato la loro storia: dai quaranta giorni di presidio, alla chiusura dello stabilimento usando come alibi la crisi, al tanto discusso accordo. "Qualcuno ci ha venduto e ci ha messo su una strada con le nostre famiglie e i nostri figli", hanno detto davanti alle telecamere, raccontando di pressioni fortissime esercitate dalla proprietà e dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali affinché accettassero l'accordo.
E mentre loro, tra piazze, tamburi, striscioni, fischietti, presidi, e studi televisivi continuavano, e continuano, la loro lotta, il patron del gruppo Golden Lady, Nerino Grassi, andava a Faenza con il suo consulente aziendale, William Storchi, a fare l'inventario e a raccontare, incredibilmente, la bufala di un'azienda in crisi perché la lycra, il materiale con cui le calze vengono realizzate, è troppo resistente e quindi le calze durano di più e le donne, di conseguenza, ne comprano meno.
Donne che non smagliano abbastanza collant sarebbero le responsabili del licenziamento di altre donne... verrebbe da chiedersi dove il signor Grassi, e soprattutto i suoi consulenti, abbiano ricavato una tale teoria economica, forse dagli stessi esperti che hanno consigliato ad Alessandra Servidori, PdL e oggi Consigliera Nazionale di Parità, sostenitrice dell'innalzamento dell'età pensionabile per le donne a 67 anni, la brillante soluzione di reimpiegare le operaie Omsa come baby- sitter o badanti. Davvero non ci sono commenti.
Lasciamo allora la parola alle estremiste della Omsa, che ci chiedono di continuare a sostenere e appoggiare tutte le lotte che metteranno in campo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, per evitare che, come temono, la loro vicenda venga cancellata una volta siglato un accordo penalizzante e totalmente sbilanciato, nella sostanza, sull'impresa.
L'invito è a boicottare la Omsa, a non comprare più i marchi del gruppo, vale a dire Golden Lady, Sisi, Philippe Matignon, Saltallegro, non solo collant, ma anche abbigliamento sportivo, per il mare e l'intimo: nei centri commerciali, nelle città grandi e piccole esistono negozi "goldenpoint", secondo il sito ufficiale vi potremo entrare e divertirci a creare il nostro stile con tutti i prodotti dell'azienda, sperimentando mille combinazioni e soluzioni...e sia!
La prima soluzione che ci viene in mente è, molto semplicemente, non entrare. Si può partire da questo per esprimere, con un atto chiaro, concreto e netto la propria solidarietà a tutte e tutti i dipendenti della Omsa, e, allo stesso tempo, tutta l'indignazione sia per chi capisce solo il linguaggio del profitto sia per chi tratta le donne, lavoratrici e no, alla stregua di pezzi di ricambio: operaie, baby- sitter, badanti non importa, tutte uguali, tutte ugualmente sostituibili.
Per concludere, da www.goldenlady.com, il profilo di un'azienda in crisi perché non smagliamo abbastanza calze:
Nata a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova nel 1967, Golden Lady è oggi azienda leader nel mercato della calzetteria femminile italiana ed internazionale.
Lo sviluppo esponenziale dell'azienda nell'arco di pochi anni ha confermato la grande capacità aziendale nell'intuire le enormi potenzialità di crescita del settore della calzetteria femminile nel mercato nazionale ed internazionale.
Golden Lady è oggi il nome che identifica l'intero gruppo Golden Lady Company, realtà aziendale in continua espansione che raggruppa i principali marchi del mondo della calzetteria.
Il successo dell'azienda Golden Lady risiede nella qualità dei prodotti, da sempre concetto indiscusso che guida l'intera produzione aziendale e che si accomuna alla necessità di soddisfare i bisogni e i gusti di una clientela sempre più esigente e attenta.
Unitamente al must della qualità gli altri fattori che hanno contribuito al successo dell'azienda sono stati una veloce automazione, una netta superiorità tecnologica nei confronti di calzifici concorrenti, importanti investimenti pubblicitari e di marketing, una gestione efficace dei rapporti con il mercato distributivo ed una capacità di adattamento ai cambiamenti del mercato veloce e funzionale alle richieste.
La coerenza con gli obiettivi originari e sempre attuali, l'investimento continuo in ricerca e sviluppo, la volontà di offrire al mercato calze sempre originali e fashion fanno di Golden Lady il referente principale nel mondo della calzetteria femminile.
Golden Lady Company SpA
Sede: Via Giacomo Leopardi 3/5 - 46043 Castiglione delle Stiviere (MN) Italy
Aggiornamento sulla situazione della Omsa di Faenza
a cura delle compagne del Centro Sociale Askatasuna e del collettivo femminista Rossefuoco
Dal piazzale dell'Omsa a Faenza, in via Pana, sono passati tutti, prima e dopo le elezioni, politici e televisioni, sindacalisti e parlamentari, Pd, PdL, Santoro, Di Pietro, La7 e Ballarò... ma la Omsa chiude.
Mesi di mobilitazioni, le operaie a presidiare i cancelli dello stabilimento giorno e notte per impedire che i macchinari venissero smontati e portati in Serbia, cortei e persino concerti, una campagna di boicottaggio ripresa anche dai social network più popolari avevano per lo meno costretto la proprietà a incontrare, in ultima istanza a Roma al Ministero per lo Sviluppo Economico, i rappresentanti dei lavoratori e lavoratrici Omsa, 320 donne di età media intorno ai 40 anni su un totale di 350 dipendenti, e a siglare, in seguito a tre riunioni nel giro di un mese e mezzo e dopo settimane di silenzio arrogante, un accordo che prevedeva, tra i vari punti, la ripresa delle attività fino a giugno e la riconversione dello stabilimento per altra produzione.
Un accordo firmato dal 70% dei e delle dipendenti, un accordo che vale un pacco di calze: si chiude. Cassa integrazione per due anni e gli impianti smontati e portati in Serbia, probabilmente tra maggio e giugno, stando ad alcune affermazioni sfuggite a un sindacalista durante la visita pre- elettorale di Antonio di Pietro.
Avevano visto giusto le cinquanta operaie del calzificio faentino, le cinquanta "estremiste" che si erano rifiutate di votare l'accordo, definendolo senza mezzi termini una resa agli interessi dell'impresa.
Si sono presentate lo scorso 25 marzo nello studio di Annozero in camice da lavoro verde e fascia nera al braccio in segno di lutto e hanno raccontato la loro storia: dai quaranta giorni di presidio, alla chiusura dello stabilimento usando come alibi la crisi, al tanto discusso accordo. "Qualcuno ci ha venduto e ci ha messo su una strada con le nostre famiglie e i nostri figli", hanno detto davanti alle telecamere, raccontando di pressioni fortissime esercitate dalla proprietà e dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali affinché accettassero l'accordo.
E mentre loro, tra piazze, tamburi, striscioni, fischietti, presidi, e studi televisivi continuavano, e continuano, la loro lotta, il patron del gruppo Golden Lady, Nerino Grassi, andava a Faenza con il suo consulente aziendale, William Storchi, a fare l'inventario e a raccontare, incredibilmente, la bufala di un'azienda in crisi perché la lycra, il materiale con cui le calze vengono realizzate, è troppo resistente e quindi le calze durano di più e le donne, di conseguenza, ne comprano meno.
Donne che non smagliano abbastanza collant sarebbero le responsabili del licenziamento di altre donne... verrebbe da chiedersi dove il signor Grassi, e soprattutto i suoi consulenti, abbiano ricavato una tale teoria economica, forse dagli stessi esperti che hanno consigliato ad Alessandra Servidori, PdL e oggi Consigliera Nazionale di Parità, sostenitrice dell'innalzamento dell'età pensionabile per le donne a 67 anni, la brillante soluzione di reimpiegare le operaie Omsa come baby- sitter o badanti. Davvero non ci sono commenti.
Lasciamo allora la parola alle estremiste della Omsa, che ci chiedono di continuare a sostenere e appoggiare tutte le lotte che metteranno in campo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, per evitare che, come temono, la loro vicenda venga cancellata una volta siglato un accordo penalizzante e totalmente sbilanciato, nella sostanza, sull'impresa.
L'invito è a boicottare la Omsa, a non comprare più i marchi del gruppo, vale a dire Golden Lady, Sisi, Philippe Matignon, Saltallegro, non solo collant, ma anche abbigliamento sportivo, per il mare e l'intimo: nei centri commerciali, nelle città grandi e piccole esistono negozi "goldenpoint", secondo il sito ufficiale vi potremo entrare e divertirci a creare il nostro stile con tutti i prodotti dell'azienda, sperimentando mille combinazioni e soluzioni...e sia!
La prima soluzione che ci viene in mente è, molto semplicemente, non entrare. Si può partire da questo per esprimere, con un atto chiaro, concreto e netto la propria solidarietà a tutte e tutti i dipendenti della Omsa, e, allo stesso tempo, tutta l'indignazione sia per chi capisce solo il linguaggio del profitto sia per chi tratta le donne, lavoratrici e no, alla stregua di pezzi di ricambio: operaie, baby- sitter, badanti non importa, tutte uguali, tutte ugualmente sostituibili.
Per concludere, da www.goldenlady.com, il profilo di un'azienda in crisi perché non smagliamo abbastanza calze:
Nata a Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova nel 1967, Golden Lady è oggi azienda leader nel mercato della calzetteria femminile italiana ed internazionale.
Lo sviluppo esponenziale dell'azienda nell'arco di pochi anni ha confermato la grande capacità aziendale nell'intuire le enormi potenzialità di crescita del settore della calzetteria femminile nel mercato nazionale ed internazionale.
Golden Lady è oggi il nome che identifica l'intero gruppo Golden Lady Company, realtà aziendale in continua espansione che raggruppa i principali marchi del mondo della calzetteria.
Il successo dell'azienda Golden Lady risiede nella qualità dei prodotti, da sempre concetto indiscusso che guida l'intera produzione aziendale e che si accomuna alla necessità di soddisfare i bisogni e i gusti di una clientela sempre più esigente e attenta.
Unitamente al must della qualità gli altri fattori che hanno contribuito al successo dell'azienda sono stati una veloce automazione, una netta superiorità tecnologica nei confronti di calzifici concorrenti, importanti investimenti pubblicitari e di marketing, una gestione efficace dei rapporti con il mercato distributivo ed una capacità di adattamento ai cambiamenti del mercato veloce e funzionale alle richieste.
La coerenza con gli obiettivi originari e sempre attuali, l'investimento continuo in ricerca e sviluppo, la volontà di offrire al mercato calze sempre originali e fashion fanno di Golden Lady il referente principale nel mondo della calzetteria femminile.
Golden Lady Company SpA
Sede: Via Giacomo Leopardi 3/5 - 46043 Castiglione delle Stiviere (MN) Italy
Continueremo a sostenere e far conoscere la lotta delle lavoratrici dell'Omsa.
Nessuna lotta deve rimanere isolata. Uniamo tutte le lotte verso uno SCIOPERO DELLE DONNE. Proponiamo alle lavoratrici dell'Omsa e a tutte le altre realtà in lotta di coordinarci e realizzare un incontro a maggio.
MFPR
Nessuna lotta deve rimanere isolata. Uniamo tutte le lotte verso uno SCIOPERO DELLE DONNE. Proponiamo alle lavoratrici dell'Omsa e a tutte le altre realtà in lotta di coordinarci e realizzare un incontro a maggio.
MFPR
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