Pendolare da mesi, non ce la fa più Docente aquilana occupa la sede della Protezione civile di Giulianova
GIULIANOVA. Occupa simbolicamente la Protezione Civile per 
Ogni giorno, l’insegnante sfollata per poter raggiungere il posto di lavoro deve dover cambiare fino a sei autobus. Ogni giorno, per raggiungere Bazzano, dove ha sede la facoltà, e guadagnarsi lo stipendio, S.E.G. vive il suo piccolo estenuante calvario fatto di pranzi frugali, panini, cappuccini e attese alla fermata del bus. Una situazione peggiorata dall’incertezza e dalla mancanza di prospettive, dopo mesi di pellegrinaggio non solo lungo la costa abruzzese: la professoressa di lingue, in seguito al terremoto, è stata ospitata per quattro mesi in un albergo di Vasto. Poi ha trovato una sistemazione autonoma a Penne, per finire, da ottobre, in un hotel di Tortoreto. E lì è rimasta. A ciò si aggiunge la fatica quotidiana per recarsi a lavoro: per essere presente alle 14 nell’università, la donna, sprovvista di patente di guida, deve prendere un primo autobus per Giulianova; da qui uno che la porti a Teramo, poi un altro per giungere all’A quila, nei pressi della fontana luminosa, quindi un bus che la porti al terminal, e da qui un ulteriore mezzo per arrivare, finalmente, a Bazzano. La stessa odissea si ripete la sera, per tornare a casa alle 21.30, da dove l’insegnante si allontana alle 10.30 del mattino. La sfollata ora se la prende con la Protezione Civile. A dicembre le era stato promesso che entro il primo gennaio sarebbe tornata all’Aquila, ma la scadenza è slittata la prima volta all’inizio di febbraio. E poi è slittata ancora perché la donna è single, e quindi non rientrante nel progetto «Case». Così le viene offerto un posto in un albergo di San Demetrio oppure in un hotel a 45 minuti di distanza (per lei che va a piedi) dal terminal autobus. La docente sfollata però non se la sente più di affrontare altre fatiche, così decide di occupare la sede della protezione civile di Giulianova. E la sua diventa una storia simbolo per tanti sfollati.
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