31/03/10

L'Aquila: dalle prigioni delle C.A.S.E. a quelle delle Costarelle. Nelle c.a.s.e. fermentano disagi e violenza

Da abruzzo 24h

Si è consumato questa notte a L'Aquila un dramma familiare, nell'inedito scenario degli appartamenti del progetto C.A.S.E. di Paganica 2, dove la vita va avanti, nel bene e nel male. Un uomo di 40 anni ieri sera, litiga per l'ennesima volta con la moglie, per motivi economici.

L'uomo ha un attività commerciale nel settore della ristorazione, ma gli affari vanno male, è pieno di debiti, e accusa la moglie di aver bruciato soldi giocando al lotto. Ad un certo punto perde la testa, caccia di casa la moglie e si barrica dentro con i tre figli piccoli, due di 6 e uno di nove anni, e l'anziana madre paraplegica. Intervengono subito gli uomini della squadra mobilie, seguono lunghe ore di trattative. L'uomo lancia oggetti dalla finestra: piatti, vasi di fiori, un barattolo di vernice. Ad un cento punto chiede che da sotto la porta, banconota dopo banconota, gli vengano consegnati 400mila euro, la somma che secondo l'uomo gli dovrebbe restituire la moglie. La sua richiesta scende poi a 20mila euro.

La squadra mobile prende tempo, cerca di non far precipitare la situazione, provvedendo tra le altre cose a sospendere l'erogazione del gas. Ma di far ragionare l'uomo non c'e verso.
Così alle sette del mattino arrivano gli uomini del Nocs, con un'operazione a tenaglia sfondano la porta e la finestra e immobilizzano in pochi secondi l'uomo, di robusta stazza fisica,e con un passato di pugile.

L'incubo per i tre figli l'anziana madre ha finalmente fine. Stanno bene, hanno potuto subito riabbracciare la madre, e due dei tre figli sono anche andati regolarmente a scuola. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di sequestro di persona e maltrattamenti.

Commenti:

Qui non dicono, ovviamente, che l’uomo avrebbe sclerato per paura di vedersi tolto l’affidamento dei figli per mancanza di reddito e non dicono che la ricostruzione è affidata alle lotterie e al gioco d’azzardo. Non dicono che intere famiglie sono costrette a vivere, anche con
profondi conflitti, sotto lo stesso tetto, in c.a.s.e. insonorizzate (non senti cosa ti accade intorno, solo fuori la porta di ingresso si sente tutto), dove manca anche il campo e se non hai la rete fissa non puoi neanche telefonare per chiedere aiuto. Non dicono che in queste c.a.s.e. sono costretti a vivere in 6 o in 8 in due o tre stanze + il divano letto. Dove, nonostante l’isolamento, non c’è alcuna privacy dentro casa. Una casa che, per averla, hai accettato di condividere con suoceri, nonni, genitori e magari anche qualche estraneo che hai tirato dentro al nucleo di coabitazione per non esserne escluso, perchè come single o coppia non avevi alcuna possibilità di ottenere un alloggio provvisorio. Molte famiglie, dove i coniugi erano divorziati o separati, per non perdere la c.a.s.a. e l’affidamento dei figli hanno dovuto convivere sotto lo stesso tetto, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Luigia

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