15/05/11

Verità su Melania!

CHI COPRE, E PERCHE', LA VERITA' SULLA MORTE DI MELANIA?

Nonostante indizi sempre più schiaccianti incastrino Salvatore Parolisi, nell'uccisione di Melania, non viene ancora indagato. Per molto meno, in altri delitti, vi sono stati avvisi di reato o arresti (pensiamo all'omicidio di Sarah Scazzi e all'arresto di Sabrina basato solo sulle testimonianze ultra contraddittorie del padre Michele). Qui invece, nonostante contraddizioni, bugie ed elementi emersi - dalle intercettazioni telefoniche tra Parolisi e un amico, e tra Parolisi e la soldatessa dopo la morte di Melania; ai non riscontri sulla presenza e percorso di Melania a Colle San Marco; dalle bugie di Parolisi sulla conoscenza del posto del delitto alla questione dei cellulari, al coltello che avrebbe ucciso Melania tipico di chi sta nell'esercito; dai vestiti di Parolisi all'anello di Melania trovato come se fosse stato buttato da lei, alle reazioni di Melania sulle relazioni del marito, ecc. - questo uomo resta in libertà. Perchè? Quale prevenzione oggettiva e soggettiva, "spontanea" (nel senso di logica spontaneamente inquinata che guida le indagini) o voluta, programmata impedisce di mettere le mani nel buco nero dell'esercito, improntato e pregno comunque di una logica e prassi fascista, maschilista, di relazioni improntate a uno spirito di oppressione/sopraffazione gerarchica che diventa a volte uso/abuso sessuale soprattutto quando vi sono donne (che o si adeguano a questo spirito e ne sono complici, o ne vengono schiacciate dal rambismo machista), ma anche di difesa/omertà di corpo all'interno? E di mettere le mani nella "famiglia", tutta cresciuta nell'esercito, con un padre, di Melania ex maresciallo dell'Areonautica, un fratello aviere scelto, e quindi chiusa nella condivisione di certi valori e nella difesa "a prescindere" di Parolisi"?

MFPR

13/05/11

TELEPERFORMANCE TARANTO - LE LAVORATRICI IN SCIOPERO CON I LORO FIGLI.

Questa mattina tutte le lavoratrici e i lavoratori del più grande calla center Teleperformance di taranto sono scesi in lotta contro i 712 licenziamenti annunciati.
Ma questa volta allo sciopero davanti all'azienda vi erano anche tanti bambini, alcuni piccolissimi. Le lavoratrici che sono la maggioranza in questa azienda hanno detto che questi sono i "figli del passaggio a tempo Indeterminato" (dopo anni di contratti a progetto), della speranza di un lavoro stabile e quindi della possibilità di programmare il proprio futuro. Oggi invece, se passassero questi licenziamenti (quasi la metà dei lavoratori), questi bambini, insieme alle loro madri verrebbero ricacciati in una precarietà di vita. "Per noi, per questi nostri figli, lotteremo fino in fondo" - hanno detto le lavoratrici.

La Teleperformance ripropone a meno di un anno (già a giugno dell'anno scorso tentò un taglio grosso i posti di lavoro, poi trasformato per accordo con i sindacati confederali in contratti di solidarietà) licenziamenti per 712 lavoratrici e lavoratori. Licenzia i lavoratori a tempo indeterminato, conquistato dopo una lunga battaglia iniziata anni fa dalle lavoratrici dello slai cobas per il sindacato di classe, mentre, guarda caso, continua ad assumere illegalmente con contratti a progetto con salari orari ridotti di più del 50% e senza alcun diritto.

La Teleperformance ha fatto finora bei profitti facendo lavorare in condizioni di iperstress.
Le pesanti pressioni aziendali, l'odiosa e illegale politica aziendale dei "controlli", i turni massacranti, le condizioni di lavoro e ambientali a rischio salute, le ferie forzate e varie altre irregolarità, oltre ad essere un pesante attacco alle condizioni e ai diritti delle lavoratrici, hanno causato negli anni un danno anche alla salute psicofisica dei lavoratori, provocando quel "tecnostress" già riconosciuto come patologia specifica dal giudice Guariniello di Torino, e che alcuni film hanno ben rappresentato, benchè sempre al di sotto della realtà effettiva.
In questo call center le condizioni di insicurezza in cui sono costretti a lavorare migliaia di lavoratori tempo fa portò addirittura ad un intossicamento e ricoveri in ospedale di lavoratrici, tra cui donne incinta.

Questa azienda, ancora una volta, mentre privatizza i guadagni e incassa contributi e sgravi dal governo e dalla Regione, socializza le perdite, scaricando ad ogni difficoltà subito sui lavoratori le conseguenze. Così Teleperformance, che è una multinazionale e non una piccola azienda, che ha sedi in varie parti del mondo, non perde mai - come non perde la sua maggior committente Sky che minaccia di trasferire il lavoro in Albania -; chi ci perde sono le lavoratrici, i lavoratori in termini di salario e di messa a rischio del posto di lavoro, ma anche di rischio per il futuro dei loro bambini, per costruirsi una vita indipendente.

NESSUN LICENZIAMENTO DEVE PASSARE!
E' LA VITA DELLE LAVORATRICI, DEI BAMBINI CHE VALE, NON IL PROFITTO!

Le lavoratrici slai cobas per il sindacato di classe
TARANTO

13.5.11

12/05/11

nel 6 maggio "sciopero delle donne"!




Nel corso dello sciopero del 6 maggio, in tante città, da Bologna a Palermo, a Taranto, L'Aquila, da Milano a Marghera, ecc. le compagne del Movimento Femministe Proletario Rivoluzionario e altre compagne, lavoratrici, disoccupate, hanno portato la battaglia necessaria sempre di più in questa fase dello "sciopero totale delle donne". Questa proposta che si rivolge a tutte le donne, non può essere chiaramente presa in mano dalla Cgil della Camusso che anzi fa da doppio ostacolo (come fa da ostacolo e ha boicottato la richiesta di un vero sciopero generale). E purtroppo c'è da dire che anche lì dove, come a Taranto, il comizio finale del 6 maggio lo ha tenuto una delle responsabili delle "metalmeccaniche" che hanno organizzato l'assemblea nazionale delle donne Fiom del 7 aprile, Laura Spezia, la questione condizione e della lotta delle donne è stata solo uno dei punti del lungo elenco di denunce fatte.


Per questo è necessario che ora tutte coloro che denunciano il doppio attacco che padronato e governo stanno facendo verso le donne, facciano un passo avanti!
Lo sciopero delle donne si deve fare, si può fare, ma deve essere autorganizzato e riempirsi di iniziative concrete.
Non basta stare a guardare e dire che si è in poche e che "è giusto...ma...".
Come Bologna e Palermo, in particolare, dimostrano, anche in poche si può fare qualcosa! e se siamo in tante realtà, tante "poche" diventiamo insieme "tante"!

MFPR


BOLOGNA - Le compagne femministe e lesbiche al corteo dello sciopero generale.

Ci siamo trovate al concentramento, con le bandiere dell'8 marzo "unite diverse libere", e lo strscione fatto da alcune compagne "costruiamo lo sciopero delle donne", non eravamo tantissime come il 13 febbraio, ma ci siamo fatte sentire ..., insieme alle lavoratici degli asili nido in lotta contro la chiusura e tagli che il comune vuole portare avanti.
Gli slogan che con forza abbiamo gridato:
-contro tutte le discriminazioni, basta lavoro in queste condizioni!
-contro la politica di Marchionne, sciopero totale delle donne!
-discriminazione sessuale, tutte le donne possono lavorare!
-contro i turni massacranti sul lavoro, in catena di montaggio ci andassero loro!
-con le licenziate solidarietà, rifiutiamo la precarietà!
-violenza sul lavoro, violenza familiare, son questi i nodi d'affrontare!
E quello sempre presente... "E' sempre più bella chi si ribella!!".

Come femministe e lesbiche continuiamo a portare in piazza i nostri contenuti di lotta di genere e di classe (solo qualcuna...) costantemente assenti dalle piattaforme.

Da Layla Buzzi - Bologna


PALERMO - Le lavoratrici, precarie, disoccupate: "Per un vero sciopero nello sciopero".
Al corteo a Palermo, in occasione dello sciopero generale indetto dalla CGIL ieri 6 maggio, molto combattiva e determinata è stata la partecipazione delle precarie coop sociali, delle lavoratrici e precarie scuola e di alcune disoccupate (ex precarie poste) e studentesse che hanno fatto sentire con forza la loro protesta e lotta nella contestazione fatta nei confronti della Cgil, a partire dalla segretaria nazionale Camusso.

PER UN VERO SCIOPERO GENERALE contro governo, padroni, sindacati venduti
PER UN VERO SCIOPERO NELLO SCIOPERO: COSTRUIAMO LO SCIOPERO DELLE DONNE
contro tutti gli attacchi alle nostre condizioni di lavoro e di vita uno sciopero che unisca tutti gli aspetti della lotta di classe alla lotta di genere

Durante il concentramento abbiamo diffuso l'ultimo numero del foglio prodotto dalle compagne del Mfpr "lo sciopero delle donne è già cominciato" e un volantino contenente la piattaforma dello sciopero delle donne dicendo a tutte le donne, lavoratrici, precarie, studentesse che in generale hanno accolto positivamente i materiali, di contribuire all'arricchimento della piattaforma che è aperta a suggerimenti, proposte, contributi ecc.

Da Donatella Palermo

08/05/11

palermo: la contestazione delle lavoratrici, precarie, disoccupate, studentesse allo sciopero generale



Al corteo a Palermo, in occasione dello sciopero generale indetto dalla CGIL ieri 6 maggio, molto combattiva e determinata è stata la partecipazione delle precarie coop sociali, delle lavoratrici e precarie scuola e di alcune disoccupate (ex precarie poste) e studentesse che hanno fatto sentire con forza la loro protesta e lotta nella contestazione fatta nei confronti della Cgil, a partire dalla segretaria nazionale Camusso.

PER UN VERO SCIOPERO GENERALE contro governo, padroni,sindacati venduti

PER UN VERO SCIOPERO NELLO SCIOPERO: COSTRUIAMO LO SCIOPERO DELLE DONNE
contro tutti gli attacchi alle nostre condizioni di lavoro e di vita, uno sciopero che unisca tutti gli aspetti della lotta di classe alla lotta del genere

Durante il concentramento abbiamo diffuso l'ultimo numero del foglio prodotto dalle compagne del Mfpr "lo sciopero delle donne è già cominciato" e un volantino contenente la piattaforma dello sciopero delle donne dicendo a tutte le donne, lavoratrici, precarie, studentesse che in generale hanno accolto positivamente i materiali, di contribuire all' arricchimento della piattaforma che è aperta a suggerimenti, proposte, contributi ecc

mfpr palermo
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Riportiamo sotto l'articolo pubblicato ieri sul blog di proletari comunisti

Con due grandi striscioni con su scritto “per un vero sciopero generale” e “per la caduta del governo, contro i padroni, i sindacati venduti, rivolta popolare”, un pannello riportante “contro la guerra imperialista per i profitti dei padroni – LAVORO!!!” e tante bandiere, lavoratrici e lavoratori, precarie e precari, disoccupate dello Slai Cobas per il sindacato di classe insieme ai compagni di proletari comunisti, ai giovani di Red Block e agli studenti del Collettivo autorganizzato dell’Accademia di Belle Arti, sono scesi oggi in piazza a Palermo portando agli operai, lavoratori, precari, studenti presenti allo sciopero generale contenuti e lotta diversi in forte critica nei confronti della Cgil, a cominciare dalla segretaria nazionale Camusso.

Sin dall’inizio del corteo armati di megafono abbiamo spikerato per spiegare a tutti i presenti le ragioni della nostra critica alla Cgil rivolgendoci al corteo di alcune migliaia di partecipanti che ha iniziato a sfilare in un modo che poi è continuato per quasi tutto il tempo, a parte poche eccezioni, quasi in silenzio senza slogan e solo con la musica assordante del sound sistem alla testa.

Per la caduta del governo Berlusconi e di tutti i governi dei padroni

Per un vero sciopero generale per il lavoro, il salario garantito, la salute e sicurezza nei posti di lavoro Per un vero sciopero prolungato, fatto di mille azioni di lotta di assedio al parlamento e alle sedi di padroni e sindacati collaborazionisti

Contro licenziamenti, precarietà, disoccupazione, miseria, carovita solo la rivolta popolare e solo essa può aprire la strada a una situazione nuova favorevole ai proletari e alle masse popolari

questi messaggi lanciati con forza e determinazione, spiegati e argomentati con piccoli comizi alternando soste in più punti davanti al corteo che sfilava a momenti in cui ci si muoveva in un vero e proprio corteo alternativo ai fianchi della strada, hanno trovato la condivisione da parte di diversi lavoratori, precari Cgil della scuola, del pubblico impiego, di operai Fiom della Fiat di Termini Imerese e della Fincantieri, pochissimi al corteo, di studenti che si sono avvicinati, con i quali si è potuto interagire, che hanno detto di essere d’accordo sulle critiche fatte alla Camusso e alla dirigenza sindacale Cgil viste le azioni messe in campo non ultimo per esempio il parere positivo sul decreto sull’apprendistato = sancire il precariato a vita o le dichiarazioni pubblicate proprio sui quotidiani di oggi sullo “sforzo necessario” per cercare l’unità con Cisl e Uil, ma sono state condivise in generale anche le critiche fatte alla Fiom alla luce per esempio dell’ultimo caso della Bertone dove le rsu di fatto hanno spinto gli operai a piegarsi al diktat padronale.

Forte è stata invece la contestazione al passaggio dei diversi dirigenti sindacali, in particolare contro i dirigenti Fiom della Fiat di Termini Imerese e Fincantieri che non hanno avuto nemmeno il coraggio di guardare in faccia i lavoratori, i precari, i disoccupati, gli studenti che a gran voce gli gridavano contro “ venduti”, “al servizio del fascismo padronale” mentre agli operai si diceva “ per tutti gli operai cassa integrati, licenziati, 10, 100, 1000 occupazioni” “ siamo precari, disoccupati in lotta, vi esortiamo a lottare, a non piegarvi, a ribellarvi, voi siete il cuore della classe, dobbiamo lottare insieme contro governo, padroni, sindacati collaborazionisti”, alcuni operai Fiat ci hanno invitato ad entrare nel loro spezzone.

La contestazione e la protesta è continuata fino alla fine del corteo a Piazza Verdi dove il comizio finale ha visto la segretaria regionale della CGIL parlare incentrando quasi tutto l’intervento solo ed elusivamente sulla questione fiscalità.

Le lavoratrici e i lavoratori, le precarie e i precari, le disoccupate dello Slai Cobas per il sindacato di classe si sono quindi spostati in un corteo improvvisato alla prefettura portando tutte le ragioni delle loro lotte in corso in questi mesi contro rischio di licenziamenti, precarietà, disoccupazione.

La contestazione alla Cgil ha trovato spazio in diversi servizi mandati in onda nelle edizioni serali dei tg siciliani.

04/05/11

Palermo - le lavoratrici delle cooperative sociali in lotta

http://www.ondarossa.info/newsredazione/palermo-le-lavoratrici-delle-cooperative-sociali-lotta

Da Palermo, una compagna ci racconta le lotte delle lavoratrici delle cooperative sociali nelle scuole.
Le compagne dell’MFPR ci raccontano il percorso critico attraverso lo sciopero del 6 maggio e oltre: verso lo sciopero delle donne.

L'Omsa lascia senza lavoro 400 operaie in Abruzzo!

Dopo la chiusura dello stabilimento di Faenza con 346 operaie a casa senza lavoro, la Golden Lady si prepara a chiudere anche lo stabilimento di Gissi, in Abruzzo, con 400 operaie che perderanno il loro posto di lavoro. Chiusure imposte per delocalizzare in Serbia dove i padroni pensano ai profitti da capogiro mentre preparano l'ennesima presa in giro delle operaie con inesistenti piani di riconversione.

Intanto il governo da parte sua non convoca nemmeno le parti dimostrando nei fatti con quali interessi è schierato.

I confederali continuano a seguire i tempi dettati dal padrone e i politicanti hanno speso solo parole.

Il solo momento in cui le operaie hanno avuto la prima e l'ultima parola per difendere il proprio posto di lavoro è stata quando le operaie faentine hanno diretto la lotta con il presidio permanente davanti alla loro fabbrica che ha impedito lo smantellamento dei macchinari e, attraverso questa lotta, hanno creato seri problemi al padrone che ha spinto i confederali ad intervenire allo scopo di smantellare il presidio e, con questa lotta hanno fatto conoscere la propria condizione a livello nazionale.

Da questa esperienza occorre ripartire e nessuna delega in bianco ai confederali ma comitato di lotta autorganizzato. Nessun posto di lavoro dev'essere perduto! Nesun macchinario deve uscire dalla fabbrica di Gissi!

Slai cobas per il sindacato di classe-Ravenna

tel. 339/8911853

e mail: cobasravenna@libero.it

03/05/11

Pillola del giorno dopo: la necessaria lotta contro l'obiezione di coscienza

rigiriamo volentieri i dati presentati nei giorni scorsi sulla pillola del giorno dopo, come parte della necessaria lotta contro gli attacchi all'autodeterminazione delle donne, contro gli attacchi oscurantisti fino alle mistificazioni-i pro life sostengono che anche la pillola del giorno dopo è un farmaco abortivo- che hanno portato il comitato di bioetica, anche se solo una parte ha espresso parere favorevole, al riconoscimento, anche per i farmacisti, dell'obiezione di coscienza. Come parte della battaglia che vuole la maternità obbligata per le donne, che rende loro la vita più difficile rendendo , in alcune zone e sempre più diffusamente per l'elevata obiezione di coscienza, per la chiusura dei consultori, ma anche per i pregiudizi e la stigmatizzazione per chi, più o meno implicitamente, viene ritenuta "troppo libera", impossibile non solo la possibilità di abortire in condizioni decenti, ma anche il ricorso alla pillola del giorno dopo e quindi prevenire gravidanze indesiderate.

mfpr milano

SALUTE: Presentato Primo rapporto su ”Sos pillola del giorno dopo” (2008/2010)

15 aprile 2011

(Roma) La contraccezione d’emergenza, nota anche come “pillola del giorno dopo”, non è “abortigena” o “occisiva”. E’ un metodo occasionale da utilizzare nelle ore successive al rapporto a rischio, non è diffuso come un metodo contraccettivo abituale. In Italia la percentuale di donne tra i 15 e i 49 anni che ne fa uso è tra le più basse in Europa. Le donne italiane che la richiedono conoscono la contraccezione e se ne preoccupano ma troppo spesso si trovano di fronte un medico che si rifiuta di prescrivere loro la ricetta, soprattutto nei piccoli centri. “E’ necessario zittire gli incompetenti”. Questo il messaggio lanciato nel corso della presentazione del primo Rapporto del servizio SOS Pillola del giorno dopo, presentato a Roma a Palazzo Valentini dall’Associazione Vita di Donna onlus.

“Non solo le donne, il 75%, ma anche gli uomini, il 25%, chiamano per richiedere la pillola del giorno dopo. Il 41,1,% delle donne ha un’età compresa tra i 26 e i 35 anni, il 48% lavora, mentre a studiare è il 43% delle donne e l’84% si dichiara di religione cattolica”.

Dati raccolti da Vita di Donna negli ultimi tre anni grazie al servizio telefonico SOS Pillola del giorno dopo attivo dal 2008. Un servizio operativo dalle 9.00 alle 19.00 in tutti i giorni feriali e fino alle 23.00 nel fine settimana, con una rete operativa di circa 100 medici in tutta Italia: Roma, Torino, Milano, Brescia, Verbania, Udine, Firenze, Pisa, Perugia, Melfi, Matera, Bari, Lecce e Sassari. Un esperimento per risponde all’esigenza di prevenire concretamente in Italia il rischio di una gravidanza indesiderata per non lasciare sole le donne, soprattutto le più giovani, in una situazione di emergenza. “In tre anni 7.935 donne e uomini hanno chiesto aiuto all’Associazione Vita di Donna- spiega Gabriella Pacini, ostetrica- per sapere come, dove e quando poter consultare un dottore per la ricetta della pillola del giorno dopo”.

Più del 50% ha chiamato dopo aver ricevuto un rifiuto alla richiesta della prescrizione medica, con la motivazione della clausola di coscienza, a cui è ricorso l’85% dei dottori. Tra i medici che hanno negato la ricetta il 34% lavora nel pronto soccorso, il 30% in guardia medica, il 25% nei consultori, l’11% sono medici di famiglia. “In base alla clausola di coscienza prevista dall’articolo 22 del codice deontologico il medico può rifiutarsi di prescrivere la contraccezione d’emergenza- chiarisce Elisabetta Canitano, medico e Presidente Vita di Donna- ma è tenuto a fornire alla paziente tutte le informazioni possibili, in modo esaustivo. Spetta al medico spiegare alla donna che quanto prima assume il farmaco tanto maggiore è la sua efficacia. Il medico deve fornire tutte le indicazioni su dove sia possibile ottenere la prescrizione in tempi brevi”. Un aspetto fondamentale la rapidità perché la pillola del giorno dopo deve essere assunta entro 72 ore dal rapporto non protetto, l’efficacia è del 98,5% entro le prime 12 ore.

Dal Rapporto risulta che nel Pronto Soccorso degli ospedali è più difficile ottenere la prescrizione del contraccettivo d’emergenza in quanto gli operatori sono mal disposti o riluttanti a fornire la prescrizione per motivi non sempre ben argomentati. “La difficoltà dei servizi a farsi carico di questa domanda ha anche dei motivi di natura socio-culturale- continua Canitano- prevale un giudizio morale negativo verso chi ha compiuto un atto sessuale, spesso definito irresponsabile, più che l’esigenza di un supporto medico o di accoglienza per prevenire un problema, ovvero il rischio di una gravidanza indesiderata”.

Una scarsa informazione sia tra le donne che talvolta tra i medici è uno dei problemi emersi nel corso dell’incontro. “Per molte pazienti si tratta ancora di una bomba ormonale- conferma Vincenzo Spinelli, Direttore sanitario consultori Aied- una convinzione che non ha riscontro nelle attuali formulazioni, infatti gli effetti collaterali della contraccezione di emergenza sono minimi”. L’OMS considera la pillola del giorno dopo un farmaco essenziale in grado di prevenire il 95% delle gravidanze indesiderate e la colloca per la contraccezione in classe 1, vale a dire che non vi sono restrizioni di uso del metodo, che in molti Paesi europei è acquistabile senza ricetta medica. “Bisogna accrescere il livello di conoscenza della classe medica- continua Spinelli- far capire che è un farmaco sicuro, in questo modo saremmo anche in grado di assicurare un’informazione corretta alle donne”.

La diffusione di una corretta informazione riguarda in particolare i più giovani. “I consultori di Roma- spiega Pina Adorno, Presidente Consulta dei consultori del Lazio- raggiungono circa 20.000 adolescenti nelle scuole con gli incontri di educazione sessuale rivolti al gruppo classe”. Ai consultori si rivolgono non solo le ragazze ma anche i ragazzi che hanno adottato un metodo contraccettivo più o meno sicuro che in quella circostanza non ha funzionato e che soprattutto durante il fine settimana non trovano ascolto nelle Guardie Mediche e nei Pronto Soccorso degli Ospedali. “Sarebbe utile- continua Adorno- che i consultori avessero una fornitura di pillola post coitale come possibilità strategica di agganciare la popolazione giovanile e promuovere una contraccezione sicura”. Da non dimenticare che le donne ricorrono alla contraccezione d’emergenza anche dopo una violenza sessuale.

(Delt@ Anno IX, n. 81 – 82 del 15 – 16 aprile 2011) Anna Lonia