Circa 70 donne, operaie, lavoratrici, giovani precarie delle varie realtà lavorative, dal nord al sud, anche dall'estero, compagne hanno partecipato all'assemblea telematica “crisi/pandemia: la furia delle donne scateniamo” del 17 settembre durata dalle 16 ad oltre le 20.30. Hanno partecipato collegandosi via internet, ma tante anche in presenza in alcune città come Taranto e Palermo, dai posti di lavoro, anche mentre erano in presidio alle fabbriche, come le operaie di Bergamo.
Ne sono intervenute quasi la metà, la stragrande maggioranza intervenendo direttamente, altre, impossibilitate per il lavoro, inviando messaggi, registrazioni; solo il tempo - che abbiamo dovuto restringere perchè “partissimo e concludessimo” l'assemblea il più possibile tutte insieme - non ha permesso che tante altre parlassero.
L'assemblea telematica, promossa da Mfpr e lavoratrici slai cobas sc, è stata buona, diversa, contro ogni ritorno alla “normalità”.
“Bellissima, emozionante, uno spirito combattivo, deciso da parte delle lavoratrici, un’assemblea che ci ha permesso di conoscerci e cominciare a collegarci, unirci”, sono i giudizi più comuni. Un successo niente affatto scontato nei numeri e negli interventi.
E' stata la prima assemblea nazionale dopo i tanti mesi di lockdown, ma soprattutto la prima assemblea nazionale delle donne proletarie, buona parte in lotta (anche durante l'emergenza pandemia).
La caratteristica principale e differente dell'assemblea è che sono state soprattutto le operaie, lavoratrici, precarie di vari settori, a prenderla nelle mani. Da tempo non c’era un’assemblea nazionale di donne in cui la maggiorparte degli interventi fossero delle lavoratrici. Lì dove normalmente (vedi le assemblee di Nudm) sono le piccolo e anche medio borghesi femministe a gestirle e determinarle e a dare la loro impronta di classe.
L'assemblea è riuscita a far parlare la maggiorparte delle realtà lavorative, spesso tuttora in lotta: le lavoratrici supersfruttate e messe a rischio vita della sanità – dalla città emblema della trasformazione criminale della pandemia in strage, Milano, al Lazio, ecc.; le operaie della città dei cortei di bare, Bergamo, operaie immigrate forti e determinate, come le operaie delle fabbriche metalmeccaniche; le lavoratrici precarie del sud, dai servizi di assistenza nelle scuole di Palermo alle lavoratrici degli asili di Taranto in lotta permanente, alle lavoratrici per cui il lockdown ha significato anche perdere lo straccio di lavoro e salario che avevano; le braccianti migranti rappresentate da Campagne in lotta, le operaie dei magazzini agricoli, sia italiane che immigrate entrambe supersfruttate; le lavoratrici delle pulizie, delle mense, degli alberghi, dal sud al nord; le lavoratrici del commercio de L'Aquila, dei supermercati che hanno continuato a lavorare a rischio; le lavoratrici delle poste, le insegnanti, il personale Ata che hanno visto sulla propria pelle che cosa è realmente lo smart working; la testimonianza da Londra di giovani studentesse che sono andate all'estero per trovare lavoro e ora hanno perso tutto.
Molti interventi, soprattutto delle lavoratrici della sanità hanno ben rappresentato la difficile e doppia realtà delle donne: lavorare, lasciare soli a casa i bambini, ecc. Interventi, contributi di lavoratrici rappresentanti Si.cobas.
La realtà delle donne nel lockdown negli altri paesi è stata portata da una compagna artista che vive in Gran Bretagna, che ha posto anche la necessità di non delegare agli strumenti borghesi la comunicazione, ma organizzare noi canali alternativi al servizio delle lotte.
Sono state ricordate le migliaia di operaie dei paesi oppressi dall'imperialismo e dal capitalismo delle multinazionali del lusso, in particolare delle fabbriche tessili che nell'emergenza pandemia e per le gravi conseguenze di essa hanno fatto enormi scioperi, manifestazioni, dal Bangladesh, al Pakistan, all'India...
Un intervento specifico è stato sull'aumento nel periodo del lockdown dei femminicidi - tante donne hanno perso la vita e rischiato non tanto per il covid ma chiuse in casa col loro assassino - e sul carattere odierno fascista delle violenze, stupri contro le donne.
Nell'assemblea si sono intrecciati contributi politici di compagne di realtà rivoluzionarie, e gli interventi del Mfpr, importanti perchè hanno portato una visione più ampia parlando di tutte gli aspetti della vita delle donne, della pandemia come prodotto del modo di produzione capitalistico, della denuncia delle politiche di conciliazione lavoro-famiglia (dall’uso di smart working al bonus casalinghe) e, quindi, della necessità della lotta generale rivoluzionaria delle donne per rovesciare questo sistema. Vogliamo tornare alle basi della condizione di subordinazione delle donne - ha detto l’Mfpr - e qui riprendere Engels, nella celebrazione per il 200° anniversario della nascita, con l'analisi della famiglia, proprietà privata, Stato, quanto mai attuale.
L'assemblea ha posto con spirito unitario ma preciso punti chiari e ha dato una prospettiva.
Una questione discriminante, prima di tutto di classe, è stata la denuncia in interventi e nelle conclusioni della “diserzione” fatta da Nudm, proprio quando le donne avevano più bisogno di far sentire forte la loro denuncia, protesta per le drammatiche condizioni sia nella vita che nel lavoro nell'emergenza pandemia. Il femminismo piccolo borghese ha accettato di “stare a casa”, di autotutelarsi, di fare di fatto da accompagnatrici delle misure del governo, incapaci di parlare alle donne reali, che invece possono e devono essere parte attiva, collettiva delle soluzioni di emergenza, di solidarietà/aiuto reciproco (e su questo vi sono stati piccoli esempi significativi); ha accettato di fatto - come i sindacati di base, ad eccezione dello Slai cobas sc – il primo attacco al diritto di sciopero nella crisi pandemica.
Le proletarie – è stato detto - non devono stare alla coda del femminismo piccolo borghese, ma affermare la loro piattaforma, linea, organizzazione e le lotte necessarie alla maggioranza delle donne.
Le donne non possono tornare alla “normalità” neanche nelle mobilitazioni “rituali”.
Per questo nelle conclusioni è stato detto che le lavoratrici, il femminismo proletario devono riprendere nelle loro mani lo sciopero delle donne che è lotta reale, blocco del lavoro produttivo e riproduttivo, a partire dai posti di lavoro, contro padroni, governo, Stato, perchè le donne siano “pericolose”. Lo sciopero come forma di difesa e di attacco verso l'insieme degli attacchi alle nostre vite.
Per questo dobbiamo liberare da ogni “normalità”, routinarietà lo sciopero delle donne. Lo sciopero deve partire prima di tutto dal sostegno alle lotte in corso, dalla loro estensione, dall'unità/collegamento delle lotte, dalla generalizzazione di lotte esemplari. A partire da questa strada organizzeremo un nuovo scopero delle donne.
E' in corso, inoltre, una pesante repressione verso le lotte delle lavoratrici - compagne hanno fatto appello a sostenere prossime iniziative contro la repressione delle lotte e la violenza contro le donne. Anche qui – è stato detto – dobbiamo rendere pratica concreta l'unità e solidarietà. Affermando un “principio”: tutte le lotte vanno sostenute, tutti gli attacchi repressivi, i processi contro le lotte e le lavoratrici devono trovare una uguale denuncia e appoggio e lì dove possibile iniziative
Un altro punto centrale nelle conclusioni è stata l'annuncio della piattaforma delle donne/lavoratrici, aggiornata alla luce della crisi/pandemia, che è stata poi consegnata alla discussione. Questa piattaforma, frutto delle lotte e inchieste dirette, va articolata, va deciso quali obiettivi oggi sono più urgenti e necessari, quali più possibili da strappare lì dove le donne si attivano; quali più importanti per i diversi posti di lavoro e realtà di donne.
Sosteniamo tutte le richieste che vogliono difendersi dagli attacchi alle condizioni di lavoro e di vita e che aiutano la lotta generale contro padroni, governo, Stato e uomini che odiano le donne. Dobbiamo costruire solidarietà tra le donne, perchè nessuna sia sola o chiusa in casa, facendo da oggi agire quelle soluzioni collettive, sociali che alludono ad una nuova umanità, ad una società socialista in cui anche le donne hanno il potere proletario nelle loro mani.
Il nostro scopo non è però lottare per migliorare questo sistema sociale capitalista pandemico, o per ottenere spazi e privilegi come le donne della borghesia, ma per l'abolizione di questo sistema di classe, di doppio sfruttamento e oppressione per le donne.
Ci si è dati appuntamento per una nuova assemblea (o in presenza o telematica, secondo le condizioni e la possibilità concreta della partecipazione delle lavoratrici), indicativamente per il 3 novembre.
In questa nuova assemblea approfondiremo/approveremo la piattaforma, decidendo le battaglie principali e urgenti oggi. Ma soprattutto vogliamo proseguire, sviluppare, quell’unità, conoscenza, collegamento tra donne proletarie e le lotte, iniziato in questa assemblea e fare passi concreti per l'unità delle lotte. Questo ha incoraggiato e dato fiducia. Nello stesso tempo avanzare nella comprensione che la condizione delle donne richiede che tutta la vita deve cambiare, tutta la società deve cambiare, e che questo richiede l’organizzazione autonoma delle donne proletarie e rivoluzionarie, nel movimento femminista come nei sindacati di base, nelle organizzazioni rivoluzionarie, ecc.
L'assemblea del 17 che si è aperta con alcuni canti storici e attuali delle donne, si è conclusa con un forte saluto, onore alle compagne turche morte nelle prigioni e a tutte le prigioniere politiche nel mondo, e al canto dell'emozionante “Bella ciao” cantata in turco dal gruppo Yorum.
Mfpr
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