Gli Orrori più orribili
sempre sulla pelle delle donne per il profitto dei padroni in questo schifoso
sistema capitalista che ci rovina nel fisico e nella psiche.
ALLE DONNE DI TUTTO IL MONDO UNIAMOCI PER COMBATTERE I PADRONI ASSASSINI
MFPR
India, tolto l’utero a migliaia di donne: senza mestruazioni lavorano di più
Di Paola Belletti | Set 20, 2019
Il sub continente indiano mostra ancora una volta le sue contraddizioni
più atroci sul corpo e il destino delle donne: alle stesse latitudini si
trovano donne ridotte a uteri in outsourcing per produrre bambini altrui e
donne poverissime cui strappare il grembo perché le mestruazioni rallentano il
lavoro.
E’ la BBC a denunciare il
fenomeno in un articolo del 5 luglio scorso.
Le mestruazioni in tante zone
dell’India sono ancora considerate un vero e proprio tabù e le donne nei giorni
di sanguinamento vengono allontanate
dalla vita sociale perché impure.
Ma l’avversione più estrema per il ciclo mestruale
e i suoi di solito accettabili inconvenienti, che poi sarebbero parte
integrante di un mirabile ordine che coinvolge tutto il nostro corpo e la
nostra psiche, si vede nella
diffusione di una pratica tanto vergognosa quanto impunemente
messa in atto, anche se i tentativi di arginarla ci sono.
Le donne che lavorano nelle
piantagioni di canna da zucchero non devono e/o non possono perdere nemmeno una giornata di lavoro,
cosa che i fastidi o le indisposizioni legati alle mestruazioni a volte possono
implicare. Meglio risolvere il problema alla radice, dunque: via l’utero o via
tu dal lavoro nei campi.
(la prima
notizia viene) dallo stato occidentale del Maharashtra dove è stato rivelato
dai media indiani che migliaia di
giovani donne sono state sottoposte a procedure chirurgiche per rimuovere
l’utero negli ultimi tre anni. In un numero considerevole di
casi lo hanno fatto in modo da poter
lavorare come raccoglitori di canna da zucchero.
Le donne non sono tanto apprezzate come forza lavoro perché di forza ne hanno
meno e perché hanno quella particolarità così fastidiosa che compromette il
loro rendimento come “coltelli” dello zucchero. Il paragone è tirato ma anche
in occidente si mira a far sembrare del tutto ininfluenti le mestruazioni sulla
vita di una donna; dal paracadute per gettarsi in volo e via! dei mitici
anni’90, ai nuovi materiali super confortevoli grazie ai quali non devi accorgerti di avere perdite
(e va benissimo, per carità!), ai pantaloni bianchi che non sia mai che non
possa indossare proprio in quei giorni lì, se voglio. Devi essere donna, ma la cosa
non deve pesare, chiaro? Né a te né a nessun altro. Una mentalità al confine
tra misoginia e pedofilia. Il ciclo ricorda il tempo e significa la possibilità
della vita e questi fatti così strani e ingovernabili non servono al commercio.
A meno che non diventino essi stessi prodotti. L’India è (stato) uno dei più
grandi “discount” dell’utero in affitto, anche se ora il governo ha imposto
restrizioni imposte alle gravidanze surrogate a fini commerciali.
Ma tornando
alle vere atrocità che colpiscono migliaia di donne identiche a noi per valore
e lontane dalla nostra condizione per i pesi enormi che ancora le gravano,
leggiamo cosa significa nascere femmina in India:
Ogni anno, decine di migliaia di famiglie povere
dei distretti di Beed, Osmanabad, Sangli e Solapur migrano verso i più ricchi
distretti occidentali dello stato – noto come “la cintura dello zucchero” – per lavorare per sei mesi come “coltelli”
nei campi di canna da zucchero.
Una volta lì,
sono in balia degli avidi appaltatori
che approfittano di ogni opportunità per sfruttarli.
Per cominciare,
sono riluttanti ad assumere donne perché il taglio della canna è un duro lavoro
e le donne possono perdere un giorno o due di lavoro durante i loro
periodi. Se mancano un giorno di lavoro, devono pagare una penalità.
In alcuni
luoghi del mondo, troppo vasti!, se sei femmina rischi sempre e da sempre la
vita e finché hai vita. E’ sempre un costume indiano ( ma anche del Paksitan,
Bangladesh,…) quello di stanare le
bambine non appena lo sviluppo fetale ne tradisca il sesso, a
scopo aborto. Se nascono possono essere uccise o lasciate morire; se vivono
possono finire nella prostituzione infantile o rapite, stuprate, uccise.
Le ragioni sono
tante, e saldamente intrecciate con la povertà, la mancanza di istruzione e di
mezzi. Eppure l’aborto selettivo per insoddisfazione riguardo al sesso del
morituro esiste anche da noi. Ogni ragione per abortire è un’ottima ragione,
no? Leggevo stamattina di un nuovo trend nel settore sesso estremo: concepire allo scopo di abortire,
non senza prima avere sperimentato il piacevolissimo, alternativo sesso in gravidanza.
Sentite qua:
«Ogni motivo per abortire è un motivo valido»,
ha affermato Colleen McNicholas, direttore della Planned Parenthood della
regione di St. Louis, riferendosi all’aborto sesso – selettivo o all’aborto
eugenetico.
Ma c’è chi
addirittura fa dell‘aborto un
divertimento: l’ultima moda kinky (dove per kinky secondo Wikipedia si intendono delle
«pratiche sessuali non convenzionali») è concepire un figlio per poi abortire. Una
testimonianza: «La mia ragazza ama essere messa incinta e le piace l’aborto».
Lui si gode quelle gravidanze che durano più o meno 20 settimane: «Lei non ha
mestruazioni ed è sessualmente molto attiva». Negli ultimi dieci anni hanno
abortito sette volte. (da Provita e Famiglia)
Un’altra
notizia che viene sempre dal servizio della BBC riguarda un altro trattamento
imposto a donne lavoratrici questa volta del tessile, alle quali vengono somministrate vere e proprie droghe
con macroscopici e dannosi effetti collaterali, sempre per evitare i “fastidi”
delle mestruazioni.
La seconda
notizia, proveniente dallo stato meridionale del Tamil Nadu, è altrettanto
terribile. Le donne che lavorano nel settore dell’abbigliamento
multimiliardario sostengono di aver ricevuto droghe senza etichetta sul posto
di lavoro – invece di un giorno libero – quando si sono
lamentate del dolore mestruale.
Secondo quanto
riferito dalla Thomson Reuters Foundation, sulla base di interviste con circa
100 donne, i farmaci venivano raramente forniti da professionisti del settore
medico e le sarte, principalmente da famiglie povere svantaggiate, affermavano
che non potevano permettersi di perdere i salari di un giorno a causa di dolori
mestruali .
Tutte le 100
donne intervistate hanno dichiarato di aver ricevuto droghe e più della metà ha
dichiarato che, di conseguenza, la loro salute aveva sofferto
Donne che sono
semplicemente mezzi di una produzione
forsennata, la stessa che porta fin nelle nostre lontane case
abiti low cost, ma così cool.
Non è tragico e
grottesco vedere cosa significa nella cruda realtà “espandere la partecipazione
femminile al mercato del lavoro” quando il mercato del lavoro è il più feroce,
dilaniato e anti-umano che in secoli di civiltà siamo riusciti a produrre?
Nessun commento:
Posta un commento