In Brasile viene uccisa una donna ogni due ore. 4.254 morte in tutto il 2018.
Un dato in diminuzione del 6,7% rispetto al 2017, ma ancora troppo elevato. I casi registrati come “femminicidi”, inoltre, sono aumentati, da 1.047 a 1.173. E gli analisti temono che la situazione possa peggiorare a causa degli ultimi provvedimenti portati avanti dal governo di Jair Bolsonaro. A rivelarlo è l’ultimo studio del giornale G1 condotto col Forum brasiliano di sicurezza pubblica e dal Nucleo di studio della violenza dell’Università di San Paolo.
Situazione critica a Rio. Stando al Dossier Donna pubblicato dall’Istituto di sicurezza pubblica dello stato di Rio de Janeiro, lo scorso anno nel popoloso stato brasiliano sono state aggredite poco meno di 25 mila donne. E in tre casi su cinque questo è successo tra le mura di casa. Gli omicidi, invece, sono stati 350. E in più della metà dei casi di femminicidio, i responsabili erano compagni o ex compagni di chi ha subito l’aggressione. Nello stato carioca, inoltre, resta molto elevato il numero delle violenze sessuali: più di 4.500 quelle denunciate, pari a 12 al giorno. E sette volte su dieci la vittima era minorenne. “Gran parte di questi crimini si verifica all’interno della residenza da parte di una persona che, in qualche modo, partecipa alla vita della vittima”, sottolinea il presidente dell’Istituto di sicurezza pubblica, Adriana Mendes.
Femminicidi a San Paolo. Nello stato di San Paolo il numero di femminicidi nei primi tre mesi di quest’anno sono cresciuti del 76%. E nello stesso periodo i crimini sessuali sono cresciuti del 14%, arrivando a 4.458 denunce contro la dignità sessuale, contro le 3.903 del primo trimestre dello scorso anno. Detto in un altro modo, le vittime sono state una ogni 29 minuti.
Leggi pericolose. A far temere un peggioramento della situazione nel paese sudamericano ci sono poi due provvedimenti firmati da Bolsonaro a gennaio e maggio. Decreti che facilitano l’accesso alle armi e che si teme possano rendere ancora più pericolosa la vita delle donne. “Avere più pistole in casa è un fattore che può effettivamente aumentare la letalità degli assalti domestici. Avere una pistola a casa, tra l’altro, aumenta anche la paura da parte dei membri della famiglia che nel corso dei conflitti domestici temono che la persona violenta possa prendere l’arma e provocare una tragedia”, sostiene Jacqueline Sinhoretto, leader del gruppo di studio sulla violenza e la gestione dei conflitti all’Università federale di San Carlos. Un’altra norma in discussione, inoltre, stabilisce pene fortemente ridotte nei casi di legittima difesa quando “l’eccesso intenzionale” avviene per “paura, sorpresa o emozione violenta”. Un disegno di legge che, se approvato, potrebbe rendere più difficile la lotta alla violenza contro le donne.
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