L'avanzata
nel nostro paese, e a livello europeo, mondiale, in particolare nei
paesi imperialisti, di un clima da moderno fascismo, per la maggioranza
delle donne ha significato in questo anno più attacchi alle loro
condizioni di lavoro e di vita ma anche una politica e un’ideologia
sempre più fatta di oppressione, concezioni reazionarie, sessiste,
maschiliste, razziste, clerico/fasciste.
Tante donne in Italia
in questo anno sono state colpite sul piano dell’occupazione,
lavoratrici licenziate, operaie messe in cassa integrazione, precarie
sempre più precarizzate (i cui dati vengono ipocritamente usati per dire
che aumenta il lavoro per le donne), peggioramento e più
discriminazioni nelle condizioni di lavoro; le disoccupate aumentano, le
braccianti, le immigrate, le donne dei servizi, sono super sfruttate
fin quasi a condizioni di moderno schiavismo. Ma non si tratta solo di
un attacco alle condizioni economiche/lavorative, di vita materiale
delle donne, ma anche di un continuo attacco ideologico da parte del
governo, dello Stato, di un sistema sociale che ci vuole sempre più
deboli, subordinate. Questo sistema politico, sociale usa le donne per
mettere in atto una politica moderno fascista volta al loro controllo
morale/repressivo, una sorta di “moderno medioevo”.
Sul fronte della
guerra di bassa intensità, di odio verso le donne, fatta di femminicidi,
stupri, violenze sessuali di ogni genere, lo Stato borghese, la sua
stampa, i suoi organi di controllo, repressivi, di "giustizia" sono
sempre più il problema non la "soluzione".
Essi riducono ogni
femminicidio, ogni stupro a caso singolo, su cui giornali, televisioni,
"esperti", giudici possano, con più o meno sadismo, più o meno
ipocrisia, più o meno spirito pruriginoso,
affondare
le mani. Anche quando alcuni di questi settori del sistema sono
sinceri, non possono che essere ciechi e impotenti a fermare questa
catena di morti, di stupri, ecc. perchè non vogliono e/o non possono
vedere la causa principe.
Quando lo Stato
borghese, il governo borghese interviene con leggi, disposizioni,
controlli, attua soluzioni peggiori del male; perchè chi dovrebbe
risolvere è lo stesso che crea le condizioni oggettive e soggettive di
questo condizione delle donne; perchè i suoi uomini sono parte degli
assassini e stupratori, sono coloro che attuano la violenza sessuale
sistematica come modus viventi, come concezione organica di
subordinazione, fascista, delle donne; perchè per questo sistema la
"soluzione" vuol dire ed è controllo sulle donne, divieti, chiusura e
desertificazione degli spazi sociali, dei luoghi di socializzazione,
ecc.; perchè questo Stato reazionario ciò che teme più di ogni cosa, ciò
che è il suo vero “problema” è la ribellione, la lotta delle donne,
verso cui riserva la repressione.
Il 25 novembre a Roma
hanno manifestato oltre centomila donne. La manifestazione e i numeri
dimostrano che il movimento delle donne continua ed è grande. E' il più
grande movimento in Italia e in Europa che attualmente c'è.
Al suo interno ci
sono varie posizioni (che possiamo dire schematicamente: sinistra,
centro, destra) e ci sono le classi (piccola borghesia, media borghesia,
proletariato). E oggi si pone in maniera più chiara a livello di massa
che vi sono due o più posizioni, due strade. E questo è un bene. Oggi si
pone la necessità dell'autorganizzazione autonoma, dell' unità delle
donne proletarie, della “sinistra” femminista.
Le donne non possono
delegare a questo Stato, devono organizzarsi per lottare, per scatenare
la furia delle donne contro gli uomini che odiano le donne, lo Stato, il
governo, i padroni... che odiano le donne; attuando in questo anche
modi e soluzioni sul campo per rispondere e frenare le violenze sessuali
contro le donne, con una violenza organizzata delle donne che faccia
fare passi indietro realmente a tutti.
Se l’attacco contro
le donne è complessivo, la lotta non può che essere complessiva. Le
donne quando lottano portano nella lotta inevitabilmente tutta la loro
condizione di doppia oppressione, e per questo portano una spinta a
lottare con più forza e determinazione, portano “una marcia in più” e
questa spinta arricchisce la lotta complessiva dei proletari e delle
masse popolari contro lo Stato, i governi, i padroni, gli uomini di
questa società capitalista che odia le donne.
Serve un movimento
femminista proletario rivoluzionario che scateni la ribellione, la forza
delle donne, in primis la maggioranza delle donne proletarie, contro
tutti gli aspetti di oppressione, sfruttamento, violenza sessuale di
questo sistema sociale. La lotta delle donne deve essere caratterizzata
dall'intreccio dell'istanza femminista con l'aspetto di classe
proletario. Le donne proletarie nella lotta contro il doppio
sfruttamento e la doppia oppressione devono essere femministe affermando
in tutte le questioni il punto di vista e di prospettiva di classe e di
genere; le realtà femministe devono guardare alla maggioranza delle
donne, le più sfruttate e oppresse, che sono le proletarie, le
lavoratrici, le precarie, le disoccupate di oggi, assumendo la
prospettiva rivoluzionaria nella lotta per la liberazione delle donne.
La lotta delle donne
deve essere in funzione del rovesciamento del sistema sociale borghese,
come parte e “marcia in più” del movimento generale rivoluzionario
proletario, per lottare per una società, uno Stato socialista che ponga
tra i peggiori crimini la violenza sessuale.
E le donne hanno una doppia ragione per rispondere alla violenza reazionaria di questo sistema con la violenza rivoluzionaria.
Come abbiamo scritto
tempo fa: “...la questione della “violenza” è discriminante
significativa in relazione alla prospettiva che il movimento delle
donne, il femminismo, le compagne rivoluzionarie e comuniste si pongono.
L'obiettivo definisce il grado di radicalizzazione della lotta e le
forme della sua organizzazione...”......Per il femminismo proletario la
violenza rivoluzionaria si definisce nei termini di presa del potere
perchè nessuna trasformazione reale delle condizioni di oppressione è
possibile senza il potere!
Come diceva Marx: “La
violenza è la levatrice di ogni società antica, gravida di una nuova
società". Il marxismo esalta la "funzione rivoluzionaria della violenza"
(F. Engels, Antidühring). Essa è il bello non è il brutto, perché
tramite la violenza rivoluzionaria è possibile mettere la parola fine a
tutto il brutto che oggi questo sistema impone ai lavoratori, alle
donne, ai giovani, a tutte le masse popolari, per mettere fine allo
sfruttamento, agli orrori, all’oppressione, alle guerre, agli stupri, ai
femminicidi, a tutte le forme di violenza sessuale. Nessuno può
illudere del contrario!
Tutti coloro e tutte
coloro che fanno un discorso di "cambiamento di idee", di "cultura",
"educazione", o sono ingenui o inconsapevoli epigoni dell'ideologia di
questo sistema borghese. Le idee dominanti sono quelle della classe
dominante. Senza rovesciare la classe dominante, senza la "pratica
rivoluzionaria", non si avvia il processo di rivoluzione culturale per
cambiare le idee. Ogni avanzamento reale, ogni rottura pratica fatta
dalla lotta delle donne, vale 1000 tentativi di trasformazione delle
idee in questa società.
Ma occorre eccome uno Stato, ma lo Stato proletario.
Uno Stato socialista,
frutto di una guerra popolare, di una rivoluzione in cui le donne
portano e sono la "marcia in più" che pretende e attua un cambiamento a
360°, perchè tutta la vita deve cambiare! Uno Stato socialista in cui le
donne sono al potere proletario.
Uno Stato che
considera e tratta i femminicidi, gli stupri tra i più gravi crimini
dell'umanità; che non considera ciò che avviene nelle famiglie e la
condizione delle donne, delle ragazze in esse un "affare privato"; che
mette al primo posto l'attuazione delle condizioni oggettive,
lavorative, di socializzazione dei servizi sociali, di abolizione del
lavoro domestico, e delle condizioni culturali, ideologiche, di libertà,
perchè vi sia realmente la liberazione di tutte le donne a tutti i
livelli.
Lo Stato socialista deve applicare un “diritto diseguale” per le donne
La questione
dell'uguaglianza delle donne è chiaramente strumentale da parte della
borghesia che via via utilizza sempre più il problema della disparità
della condizione femminile rispetto a quella degli uomini (che
chiaramente è vera) per affermare una "parità" nel peggio, vedi nelle
condizioni di lavoro più pesanti, sulla questione dell'età pensionabile,
ecc.; il governo, i padroni non solo non danno più diritti alle donne,
ma tolgono quelli esistenti, di tutela rispetto ad una condizione
oggettivamente diseguale - che continua fortemente ad esserci.
Quindi, la condizione generale di disparità resta eccome, i pochi diritti "diseguali" invece no!
In alcuni settori del
movimento femminista, soprattutto di area riformista, la questione
della battaglia per l'uguaglianza viene posta in senso di più diritti
per le donne, ma senza una critica e lotta di classe rischia di scadere,
in questo sistema capitalista, negli stessi effetti dell'azione della
borghesia.
Per questo le donne,
sembra paradossale ma non lo è, devono lottare per un "diritto
diseguale", che risponde alle condizioni "diseguali" di discriminazione,
di doppio sfruttamento e oppressione delle donne. E questo non solo per
l'oggi.
Nelle lotte
rivoluzionarie, nelle guerre popolari, es. durante la guerra popolare in
Nepal, le donne maoiste dicevano che per affermare il potere della
'metà del cielo' occorre un “diritto diseguale”: ci battiamo per un
potere che realizzi non “l'uguaglianza” ma la “disuguaglianza” e
attraverso la disuguaglianza realizzi la vera uguaglianza. Perchè anche
il potere del proletariato, socialista dovrà ancora per molto tempo dopo
la rivoluzione "torcere per raddrizzare", affermare il diritto
diseguale (cioè più diritti alle donne), perchè si affermi una vera
liberazione che rompa ogni catena materiale e ideologica.
MFPR
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