Da UIKI
Attualmente stiamo vivendo le conseguenze della globalizzazione neoliberista che conferisce al capitale potere illimitato, genera in tutto il mondo disuguaglianze, sfruttamento, espulsione e distruzione degli spazi vitali ecologici e porta avanti guerre. Questa disuguaglianza ha conseguenze drammatiche e produce vittime in tutto il mondo.
Attraverso povertà, guerra e terrore attualmente milioni di persone sono costrette a lasciare il proprio Paese. Davanti alle porte dell’Europa incontrano un vento di odio e discriminazione. Anche in Germania nella società vengono alimentate paure.
L’incomprensione porta all’esclusione e impedisce una convivenza sociale pacifica. La politica (economica) responsabile delle drammatiche condizioni di vita delle persone, che a livello mondiale promuove inesorabile sfruttamento e espulsione – o quanto meno lo accetta e lo tollera – invece non viene messa in discussione e così vengono oscurate le reali cause della fuga. È questo che rende possibile che condizioni difficili nella società vengano strumentalizzate da partiti e organizzazioni di destra e che le divisioni sociali vengano rese sempre più profonde. È necessario opporre a questo con determinazione i valori della democrazia, dell’uguaglianza e della pace, mostrare solidarietà internazionale e rivendicare con forza un ordinamento sociale democratico e partitario.
La situazione precaria di molte persone in Italia non è iniziata con l’arrivo dei profughi. È stata causata dalla disoccupazione, dal lavoro precario e dai bassi salari, così come da disagi sociali come la povertà in vecchiaia, la riduzione dell’istruzione e l’assenza di alloggi e asili a prezzi sostenibili. Quindi è il risultato di una politica neoliberista senza scrupoli che viene messa in pratica a livello mondiale e genera impoverimento sociale. Anche in Turchia, al più tardi dalle elezioni parlamentari del giugno 2015 e soprattutto dalla consultazione referendaria del 16 Aprile 2017, la società viene sistematicamente divisa, mentre contemporaneamente in tutto il Paese vengono demoliti con queste i diritti sociali delle persone e i diritti umani vengono calpestati. Interi quartieri nelle zone di insediamento curde nel sudest del Paese vengono sigillate, bombardate e rase al suolo. Centinaia di civili hanno perso la vita a causa di questi attacchi, centinaia di migliaia sono stati costrette a fuggire. Anche il diritto ad esprimere liberamente le proprie opinioni e il diritto alla libertà di riunione vengono limitati sempre di più. Le tradizionali manifestazioni sindacali del 1 maggio anche quest’anno sono state vietate già in anticipo.
Attraverso povertà, guerra e terrore attualmente milioni di persone sono costrette a lasciare il proprio Paese. Davanti alle porte dell’Europa incontrano un vento di odio e discriminazione. Anche in Germania nella società vengono alimentate paure.
L’incomprensione porta all’esclusione e impedisce una convivenza sociale pacifica. La politica (economica) responsabile delle drammatiche condizioni di vita delle persone, che a livello mondiale promuove inesorabile sfruttamento e espulsione – o quanto meno lo accetta e lo tollera – invece non viene messa in discussione e così vengono oscurate le reali cause della fuga. È questo che rende possibile che condizioni difficili nella società vengano strumentalizzate da partiti e organizzazioni di destra e che le divisioni sociali vengano rese sempre più profonde. È necessario opporre a questo con determinazione i valori della democrazia, dell’uguaglianza e della pace, mostrare solidarietà internazionale e rivendicare con forza un ordinamento sociale democratico e partitario.
La situazione precaria di molte persone in Italia non è iniziata con l’arrivo dei profughi. È stata causata dalla disoccupazione, dal lavoro precario e dai bassi salari, così come da disagi sociali come la povertà in vecchiaia, la riduzione dell’istruzione e l’assenza di alloggi e asili a prezzi sostenibili. Quindi è il risultato di una politica neoliberista senza scrupoli che viene messa in pratica a livello mondiale e genera impoverimento sociale. Anche in Turchia, al più tardi dalle elezioni parlamentari del giugno 2015 e soprattutto dalla consultazione referendaria del 16 Aprile 2017, la società viene sistematicamente divisa, mentre contemporaneamente in tutto il Paese vengono demoliti con queste i diritti sociali delle persone e i diritti umani vengono calpestati. Interi quartieri nelle zone di insediamento curde nel sudest del Paese vengono sigillate, bombardate e rase al suolo. Centinaia di civili hanno perso la vita a causa di questi attacchi, centinaia di migliaia sono stati costrette a fuggire. Anche il diritto ad esprimere liberamente le proprie opinioni e il diritto alla libertà di riunione vengono limitati sempre di più. Le tradizionali manifestazioni sindacali del 1 maggio anche quest’anno sono state vietate già in anticipo.
Anche in Iraq e in Siria la Turchia è una forza belligerante che dall’inizio della guerra sostiene organizzazioni come Stato Islamico ISIS e gruppi legati ad Al Qaeda come Jabhat-al-Nusra e Ahrar-al-Sham perché combattono contro l’amministrazione autonoma democratica a Şengal (nord-Iraq) e nel Rojava (nord-Siria).
Il progetto del Rojava e della democrazia diretta nella regione sono ispirati dalle idee di Abdullah Öcalan che ormai non entusiasmano solo la popolazione curda della regione, ma anche quella yazida a Şengal e nel territorio circostante. Per questo ISIS attacca frequentemente, in unità di azione con la Turchia, oltre i confini turchi città nel Rojava e a Şengal.
Gli yazidi a Şengal e la popolazione del Rojava vogliono condurre nella loro millenaria zona di insediamento una vita pacifica, multi-etnica, con parità di diritti. La Turchia invece agisce con i suoi nuovi attacchi aerei come quello della notte del 25 Aprile 2017 e agisce contro gli yazidi a Şengal e contro la popolazione del Rojava proprio nello spirito della milizia terroristica dell’ISIS e, dal nostro punto di vista , la Turchia è l’aviazione dell’ISIS.
Il clan Barzanî e il capo dell’AKP Erdogan perseguono un obiettivo comune: la distruzione dell’autodeterminazione dei curdi in particolare nel Rojava e a Şengal – e con questo la distruzione dei modelli di amministrazione autonoma lì in corso – per espellere e spopolare l’intera regione, per poter mettere la regione sotto il proprio controllo; questo significa occupare il Rojava e Şengal da parte di un regime di un solo uomo, nel quale non vengono tollerate opposizioni e strutture democratiche.
La lotta per migliori condizioni di lavoro e di vita è una lotta, comune, internazionale e solidale, che va condotta a livello globale. Giustizia e uguaglianza sono nell’interesse di tutti e possono affermarsi solo con una lotta comune. Per una vita migliore, una distribuzione più giusta e per una convivenza democratica, le lavoratrici e i lavoratori e i profughi devono opporsi insieme alla politica neoliberista. Si tratta di lottare insieme per diritti economici, politici e sociali e di esercitare in questo modo pressione internazionale sui decisori politici.
Il 1 maggio non è solo una lotta delle lavoratrici e dei lavoratori per la giustizia, la libertà e la democrazia. Ma anche per i valori della democrazia, dell’uguaglianza e della pace, per mostrare solidarietà internazionale e rivendicare con forza un ordinamento sociale democratico e paritario e la lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro. Questa è una lotta comune, internazionale e solidale che va condotta a livello globale. Giustizia e uguaglianza sono nell’interesse di tutte e tutti noi e si possono ottenere solo insieme.
Bijî 1’e Gulanê – Viva il 1 Maggio!
Bijî piştgiriya gelan – Viva la Solidarietà tra i Popoli!
Bijî tekoşîna azadî û demokrasî – Viva la Lotta per la Libertà e la Democrazia!
Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia- UIKI Onlus
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