Da Proletari comunisti
Prendiamo spunto dall'articolo del foglio “Rivoluzione comunista”: “Lo sciopero femminista dell'8 marzo”, perchè alcune delle cose che scrive sono posizioni presenti anche in un panorama più vasto di organizzazioni che si dicono rivoluzionarie, comuniste.
Prendiamo spunto dall'articolo del foglio “Rivoluzione comunista”: “Lo sciopero femminista dell'8 marzo”, perchè alcune delle cose che scrive sono posizioni presenti anche in un panorama più vasto di organizzazioni che si dicono rivoluzionarie, comuniste.
Nell'articolo, dopo aver parlato dello
sciopero delle donne a livello mondiale e in Italia, prendendo a
riferimento le manifestazioni di Roma e Milano, e dopo avere
apparentemente valorizzato lo sciopero delle donne, si scrive : “...le
astensioni dal lavoro effettuate e (che) le manifestazioni di piazza
messe in atto meritano il nostro vivo apprezzamento. Queste ultime
per la partecipazione estesa ed imponente, nonché per l’energia
manifestata dalle ragazze (e anche dai ragazzi). E, nel complesso,
per la pratica protagonistica che, al di là dei motivi specifici
delle azioni, ha scosso la coltre oppressiva di vincoli ricatti
soprusi contro le donne...”.... Poi però osservano:
“...Lo sciopero è lo strumento
ordinario di lotta da parte di lavoratrici/ori salariate/i, per
difendere e migliorare, in regime capitalistico, le proprie
condizioni di vita... In sintesi è uno strumento di lotta
praticabile in campo economico... Ovviamente si può scioperare per
un’infinità di ragioni: per motivi politici, ambientali, sanitari,
ecc… Ma qualsiasi sia il motivo, l’astensione dall’attività
resta confinata in questo campo...
poi si scrive un concetto che noi come marxisti-leninisti-maoisti
non possiamo in generale che condividere, ma nel particolare servono a
sostituire frasi generali al movimento reale per realizzarle ed è in questo modo che affermazioni di sinistra servono non per avanzare ma per arretrare il movimento reale
...lo sciopero globale, produttivo e
riproduttivo, agitato dal movimento, non allarga né potenzia
l’orizzonte e l’incidenza della lotta economica. E’ uno slogan
che genera confusione e che impantana il movimento nell’impotenza e
nell’aclassismo... Va osservato altresì che lo “sciopero
globale” produttivo e riproduttivo... non è neppure in grado di inglobare la
contraddizione di genere nella lotta sociale per trovarvi la
soluzione. Infatti... la lotta sociale non intacca la divisione dei
ruoli tra donna e uomo, né modifica la loro relazione reciproca
nella famiglia. La contraddizione di genere non è appesa al livello
del salario o al “progresso economico” ma alla permanenza dei
rapporti capitalistici di produzione. Per cui la liberazione della
donna dal lavoro domestico e da quello di cura può arrivare soltanto
dalla socializzazione completa di questo campo di attività; e così
solo e soltanto con quella trasformazione radicale della società che
coincide con la soppressione del capitalismo e delle classi sociali...”.
Affermazioni di sinistra, rivoluzionarie "soppressione del capitalismo e delle classi sociali" vengono qui usate per parlare a “tavolino” dello sciopero delle donne, senza fare nulla perchè le donne, le loro lotte e in particolare le donne proletarie diventino una forza concreta e poderosa della via rivoluzionaria.
Lo "sciopero delle donne" è parte ed elevamento della lotta, coscienza e organizzazione delle donne, proprio se si guarda al protagonismo effettivo delle donne nella battaglia rivoluzionaria.
Si dice: ma uno sciopero è sempre una lotta economica per portare avanti
le rivendicazioni... impantana il movimento nell'impotenza e
nell'aclassismo... non intacca la divisione dei ruoli tra donna e
uomo.... Ma questo è appunto un ragionamento a tavolino di chi non sa,
perchè non lo ha mai fatto o perchè non vi ha neanche provato e, quindi,
non può rendersi conto di cosa significa per le donne, soprattutto le
donne proletarie, scioperare, non nelle normali lotte economiche sui
posti di lavoro insieme agli altri operai e lavoratori ma in uno sciopero per le donne, che vuol dire prendere
nelle proprie mani la propria lotta contro le burocrazie sindacali,
contro parti arretrate degli operai, contro tutto l'insieme di stato,
chiesa, famiglia, abitudini sociali ecc.
Le operaie, le lavoratrici, le precarie fanno sì tanti scioperi
sindacali, ma lo “sciopero delle donne”, con il suo intreccio di lotta
di classe e di lotta di donne, è tutt'altra cosa; è la rottura, contiene, sia pur in embrione, la sfida all'insieme del potere e idee della classe dominante borghese,
è una rappresentazione in lotta di quel concetto assolutamente
rivoluzionario e per le donne doppiamente rivoluzionario: “tutta la vita
deve cambiare”, è quindi un'arma delle proletarie per portare in
termini classisti e combattivi le proprie esigenze e rivendicazioni, la
propria autonomia dal femminismo borghese e piccolo borghese (e questo,
assicuriamo, non sono “frasi”, ma pratica viva che si è realizzata negli
scioperi delle donne - ma come spiegarlo a 'comunisti dottrinari ' o a
'piccoli borghesi rivoluzionari' che oltre frasi ampollose e attività di
pura propaganda non sono mai andati?) Lo sciopero delle donne è la
critica agente contro e dentro le fila del sindacalismo venduto o
opportunista, è la lotta, critica fraterna ma fatta con la lotta e
nella lotta nelle stesse fila del movimento dei lavoratori.
Nel farlo, tante lavoratrici hanno dovuto praticamente attaccare la "divisione dei ruoli tra donna e uomo"; la loro partecipazione è stata in alcuni casi frutto di una lotta dura in famiglia, col proprio marito;
e dopo non tanto facilmente le donne tornano ad accettare come
inevitabile che loro debbano lavare i piatti e gli uomini essere serviti, ma prendono coscienza, attraverso la fondamentale arma di "educazione" della lotta, che è possibile e necessaria una realtà diversa.
Certo, questo non vuol dire affatto superare definitivamente la
divisione dei ruoli, perchè essa è certamente solo frutto della
distruzione del sistema borghese e di tante rivoluzioni nella
rivoluzione (come la Rivoluzione culturale proletaria ci ha mostrato),
ma non si arriva all'organizzazione e alla lotta rivoluzionaria a "capo
chino", ma scatenando la ribellione!
E i cosiddetti "rivoluzionari" non possono stare nelle loro sedi ad aspettare e trinciare giudizi con tale sconcertante altezzosità e superficialità!
E i cosiddetti "rivoluzionari" non possono stare nelle loro sedi ad aspettare e trinciare giudizi con tale sconcertante altezzosità e superficialità!
Certo, ci sono state e ci sono due linee in questo sciopero delle donne
di questo 8 marzo: una del femminismo borghese e piccolo borghese che
punta su uno sciopero virtuale e testimoniale, quasi principalmente
'culturale' che sottintende sulle rivendicazioni concrete una linea di
confronto, trattativa col governo/Stato; e una del femminismo proletario
rivoluzionario che la strada dello sciopero delle donne proletarie nel
nostro paese l'aveva aperta con due scioperi di avanguardia di massa il
25 novembre del 2013 e l'8 marzo del 2016 e che si è battuto quest'anno per uno sciopero vero, con al centro le donne più sfruttate e oppresse, e valorizzando e incentivando la
ribellione delle ragazze. Questo lo ha fatto e là dove è presente o
egemone lo sciopero delle donne è stato un'arma di denuncia e lotta
contro il governo/i governi, lo Stato borghese, i padroni, gli "uomini
che odiano le donne"; il femminismo proletario rivoluzionario lavora
prima, ora e dopo perchè le scintille delle donne si trasformino, con
l'organizzazione, la formazione politico-militante, insieme a tutta la
lotta dei proletari e masse sfruttate e oppresse, in un incendio che
costruisca la strada per rovesciare l'orrore senza fine di questa
società capitalista, imperialista.
Ma ripetiamo solo chi si rimbocca le maniche e non si mette la coscienza a posto con frasi altisonanti, può comprendere questo e non essere, pur proclamandosi avanguardia, retroguardia del movimento reale che abolisce lo stato di cose esistente'
Ma ripetiamo solo chi si rimbocca le maniche e non si mette la coscienza a posto con frasi altisonanti, può comprendere questo e non essere, pur proclamandosi avanguardia, retroguardia del movimento reale che abolisce lo stato di cose esistente'
Inoltre va aggiunto che con queste posizioni falso rivoluzionarie si
lascia di fatto campo libero alla linea, egemonia e pratica del
femminismo borghese; sostenendo che quegli obiettivi delle donne sono
solo rivendicazioni economiche si sostiene proprio la linea della destra
del femminismo borghese e piccolo borghese che propugna la linea delle
trattative...
Tornando allo sciopero e ai discorsi superficiali che uno sciopero resta
sempre e comunque confinato nel campo economico, queste posizioni non
tengono neanche conto della storia reale della lotta della classe
operaia nel suo insieme. Perchè gli operai quando hanno lottato per
rovesciare i governi reazionari, o contro il nazismo, il fascismo, non
hanno usato in primis lo sciopero? E nel farlo sotto la direzione dei
comunisti hanno trasformato lo sciopero economico in sciopero politico,
in sciopero armato. Ma perchè i proletari fanno la rivoluzione senza
“rivendicazioni”? Anche la rivoluzione d'ottobre si fece sulle parole
d'ordini, pane, fine della guerra, terra ai contadini...
Lo sciopero è sempre stata l'arma della classe, in questo caso come classe e genere, per lottare compatti, non come gruppi,
individui e per non vare unicamente una lotta politica 'liberale' - direbbe Lenin.
Padroni e il
sindacato collaborazionista e riformista hanno ben capito - meglio di alcuni 'comunisti rivoluzionari' - l'8 marzo il segnale
forte, ma anche nuovo, “diverso” dagli altri scioperi, che ha lo sciopero delle donne; il suo impatto, la sua potenziale
inconciliabilità, la ribellione delle lavoratrici che va avanti;
tant'è che nonostante i numeri della partecipazione allo sciopero
non siano stati tali da creare un effettivo blocco della produzione e attività lavorative generali,
i padroni si sono allarmati e hanno agito con provvedimenti
repressivi, così come il sindacato confederale della Cgil ha preso a
sua volta provvedimenti disciplinari verso delegate, lavoratrici
iscritte che non avevano seguito la linea della direzione Cgil:
niente scioperi ma solo manifestazioni.
Ma i "comunisti di parole" sono più indietro dei padroni, dei sindacati, anzi finiscono per dire le stesse cose della Cgil. ...
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