Noi indietro non torniamo
24 maggio, 8 e trenta del mattino, Pisa, via Garibaldi 192. La Digos di Pisa accompagnata da reparti celere e carabinieri chiamati da altre città assalta la Mala Servanen Jin, la casa delle donne che combattono, occupata dopo la manifestazione dell'8 marzo per aprire uno spazio sicuro e libero per le donne. Uno spazio in cui costruire la nostra identità, rivendicare la nostra dignità, autodeterminare le nostre vite. Uno spazio dedicato alle nostre compagne kurde che combattono il patriarcato fascista dell'Isis e di Erdogan.
Un immobile di proprietà comunale, chiuso e lasciato al degrado da quattro anni. Quando l'abbiamo aperto davanti ai nostri occhi si è disvelata una discarica: rifiuti organici di ogni tipo, siringhe, sostanze di taglio per le droghe. Un luogo popolato da fantasmi che la determinazione, il lavoro materiale e le risorse economiche dell'autogestione hanno trasformato in uno spazio bello, comodo, confortevole, attraversato da donne di ogni età e provenienza. Uno spazio di incontro, dibattito, arte e cultura. Uno spazio sicuro dalla violenza.
La violenza si è presentata stamani agli ordini del sindaco Filippeschi, del prefetto Visconti, del questore Francini. Si è presentata armata, psicotica, disposta a tutto non solo per chiudere quello spazio che vorrebbero nuovamente condannato al degrado, ma anche per ferire, umiliare, intimorire. Le donne della Mala Servanen Jin e le tante altre solidali sono state aggredite a freddo, con tre cariche ripetute. Prima e dopo sono state vilipese e insultate, attaccando col peggior sessismo la loro determinazione. Apparentemente un'orda impazzita. In realtà l'intento palese di imporre con la violenza e la paura l'unica logica che chi amministra la città conosce: arbitrio, favori ai poteri forti, azzeramento di ogni forma di dissenso, di conflitto sociale,di pensiero autonomo.
Il risutato sono decine di donne contuse e due cinquantenni ricoverate in ospedale. Per una, un polso rotto (30 giorni di gesso) e due punti in testa oltre lividi e contusioni evidentemente provocati da manganelli impugnati al contrario. Per fare più male. Perchè questo oggi volevano: fare più male possibile, umiliare e ridurre all'impotenza.
Se questo era il piano argutamente pensato da Filippeschi e dal suo braccio armato, nel conto non avevano messo la determinazione delle donne della Mala Servanen Jin, della rete Non una meno, delle tanti e dei tanti solidali che, dopo aver presidiato via Garibaldi non intimoriti dalle cariche, si sono riuniti sotto il Comune in un'affollata assemblea e accampati in un presidio che durerà tutta la notte e che aspetterà lor signori fino al consiglio comunale di domani.
Noi indietro non torniamo. Che ci facciano i conti.
Invitiamo tutte e tutti a accompagnarci in questo "assedio"e partecipare domani 25 maggio dalle ore 15 al presidio sotto il Comune, in difesa della Mala Servanen Jin, della Limonaia Zona Rosa e di tutte e tutti coloro che si battono per l'autodeterminazione e i diritti di tutte e tutti.
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