In 30 compagne/compagni hanno partecipato alla presentazione del libro “Sebben
che siamo Donne”, in un clima attento e partecipativo, a tratti commosso.
Per l’occasione è stato
approntato un banchetto di libri, opuscoli, non solo degli anni 70, nazionali e
internazionali, e sono state messe alcune locandine dell’MFPR.
Un compagno del Punto Libreria ha
fatto una breve introduzione spiegando il perché della scelta della
presentazione di questo libro: 1) continuare gli “sguardi” sugli anni 70, non
come mera “memoria storica”, ma per comprendere teoria e prassi del movimento
rivoluzionario e il filo rosso che lega il passato al presente; 2) il “merito”
di questo libro che ri/mette al centro il ruolo, il protagonismo e la
determinazione “dell’altra metà del cielo”, senza il quale qualsiasi prospettiva
rivoluzionaria risulterebbe parziale e votata alla sconfitta,
Inoltre, legandola
all’oggi, sono state ricordate le campagne “Pagine contro la tortura” e “Cassa
di Resistenza dei licenziati politici della logistica di
Brignano”.
Quindi è iniziata la
presentazione dell’autrice, Paola Staccioli, che ha spiegato che il libro non ha
l’intento di “condividere” le linee politiche delle organizzazioni di
appartenenza delle compagne di cui si parla. Ma di mettere in risalto una scelta
“soggettiva” tutta interna ad un contesto collettivo, che ha attraversato tutti
gli aspetti della lotta di classe: dall’internazionalismo alla lotta per i
diritti degli operai, dal diritto allo studio al diritto all’abitare, dalla
lotta contro la repressione alle lotte delle donne, dalle lotte contro il
nucleare al sostegno alle lotte di liberazione dei popoli. Una richiesta di
cambiamento reale, principalmente delle nuove generazioni, dell’esistente che
scuoteva l’impero in tutto il mondo. Le immagini, la lettura di brani del libro,
di poesie dedicate a queste compagne, hanno mostrato tutti i lati di questo
contesto. Mettendo in risalto la sete di giustizia e di un nuovo modello di
società, che attraversava l’intero paese. A cui si rispondeva con la
criminalizzazione delle lotte, la repressione e l’irrompere delle stragi di
Stato e leggi speciali. Una situazione che richiedeva scelte radicali:
imbracciare le armi e mettere in gioco la propria stessa vita.
Una scelta di
Amore e non di morte, al servizio del cambiamento. Paola ha anche ricordato alcune presentazioni, dove “il pubblico” era
composto nella quasi totalità da giovani, pieni di domande e curiosità, frutto
degli imput emersi nel corso della presentazione. La testimonianza di Silvia
Baraldini si è incentrata sulla sua militanza negli EU, condivisa dai tanti
“bianchi” rivoluzionari (Whetearman), al fianco delle lotte degli afro/americani
(BPP), questione centrale nel processo rivoluzionario di quel paese. Il
dibattito, anche lì, lacerante della scelta armata. Le risposte del potere, la
repressione e il carcere.
Quindi vi sono stati una serie di
interventi. Un dibattito che ha sottolineato la necessità di questi libri e
della loro diffusione; della commozione e ricordo di queste compagne; come
trasmettere questa memoria alle nuove generazioni. Sottolineando la difficoltà
di rendere comprensibile ai giovani questo messaggio; quali le differenze tra
quel periodo e l’oggi; le lotte delle donne ieri come oggi; la scelta
rivoluzionaria come scelta coerente e di Amore. Inoltre alcuni interventi hanno
ricordato lo sciopero della fame dei prigioni palestinesi in corso; anche questa
lotta vede diverse prigioniere palestinesi partecipare ed è stato sottolineato
la particolare brutalità a cui vengono sottoposte. Intervenendo nel dibattito, i
compagni del Punto Libreria hanno contribuito: 1) Con i dovuti distinguo
riferiti ai profondi cambiamenti epocali, come non vedere, nella sostanza, il
filorosso che lega ieri all’oggi. Le stesse risposte del potere alle aspirazioni
di cambiamento delle masse, cioè “guerra”.
Ieri leggi speciali e repressione
degli operai, delle donne, degli studenti, delle masse, sino a mettere in campo
le stragi di Stato: E oggi? Licenziamenti e repressione per i lavoratori in
lotta, delle donne, del diritto allo studio e all’abitare.
E come non chiamare
stragi, i migranti che muoiono in mare, e non solo, frutto delle politiche
razziste del governo; 2) che le idee e le scelte rivoluzionarie di quegli anni
trovavano un punto di riferimento nella guerra di popolo contro il
nazi/fascismo. La Resistenza Partigiana, in cui anche allora hanno avuto un
ruolo centrale le donne. E oggi, come ieri, guardare a quella esperienza è più
che necessario; 3) l’internazionalismo di ieri fatto di solidarietà/sostegno al
popolo greco, palestinese, irlandese, basco, passando per la guerra di
liberazione del popolo vietnamita, contro le guerre di oppressione
dell’imperialismo. Oggi dal sostegno alla resistenza dei popoli kurdo e
palestinese, passando per la Turchia e la guerra popolare in India, contro la
preparazione di un nuovo conflitto mondiale; 4) è vero che la realtà è cambiata
e non è facile trasmettere e farlo comprendere ai giovani, ma non solo. Come non
vedere che le masse, in prima fila i giovani, alla repressione rispondono, e
hanno risposto, con maggior ribellione. Lo vediamo nel centro dell’impero, come
negl’EU, dove all’oppressione/repressione/omicidi degli afroamericani gli
imperialisti vedono emergere gli “spettri del passato”, che riprendono simboli e
prassi degli anni 70. Le masse, i giovani, chiedono soluzioni e questo glielo
dobbiamo; 5) questo è un anno pieno di anniversari che ci lanciano dei messaggi:
di Gramsci del “pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della ragione”; della
rivolta di Naxalbari repressa in un bagno di sangue, ma che oggi vive nella
guerra popolare; ma anche l’anniversario degli anniversari l’Ottobre, che ha
mostrato ai proletari e a tutti gli oppressi, che è possibile l’assalto al cielo
e sconfiggere l’imperialismo.
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