Pieno appoggio alla giusta protesta. Basta con i CIE! Basta con le violenze contro immigrati e le donne immigrate!
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Da Infoaut
Torino: donna migrante blocca la strada dopo il trasferimento al Cie del marito
Torino: donna migrante blocca la strada dopo il trasferimento al Cie del marito
Mentre in questi giorni le lotte dei migranti ai confini dell'Europa e le reazioni dei governi europei occupano
le cronache dei media, da Torino arriva notizia di una piccola storia
di resistenza e opposizione alle forme di oppressione che compongono il
cosiddetto sistema dell'"accoglienza" di cui si fa un gran parlare in
queste ore.
Dal tardo pomeriggio, infatti, una donna egiziana,
assieme ai suoi quattro figli, sta bloccando una delle grosse arterie
torinesi, corso Massimo d'Azeglio, dopo che il marito, trovato senza
documenti in regola, è stato trasferito al Cie di corso Brunelleschi. La
donna si è seduta in mezzo alla carreggiata assieme ai figli e si
rifiuta di allontanarsi o spostarsi, nonostante l'arrivo sul posto delle
forze dell'ordine, chiedendo il rilascio immediato dell'uomo.
Ma
la vicenda che ha portato al fermo del marito e al suo trasferimento al
Cie è in questo caso anche emblematica delle quotidiane difficoltà e
privazioni dei più basilari diritti e tutele che discendono dall'essere
nella condizione di migrante. La donna egiziana, stando a quanto
riportato dalle cronache locali, si era infatti rivolta ieri a una
stazione dei carabinieri per denunciare un tentativo di stupro nei
confronti della figlia maggiore. Di qui i controlli dei militari che
hanno portato all'identificazione del marito.
Insomma, alla
difficoltà di dover denunciare un fatto di violenza in questo caso si
aggiunge anche la paura di ritorsioni e privazioni della libertà nei
confronti della propria famiglia, come nel caso dell'uomo ora trasferito
nell'incubo del sistema dei Cie. Una vicenda che fa rabbia e che svela i
risvolti di un sistema che attribuisce più valore a un pezzo di carta
che alla tutela della dignità e della vita umana, che ricaccia nel
silenzio soprusi e violenza col ricatto della libertà. Non è d'altronde
difficile immaginare che situazioni di questo tipo si creino
quotidianamente, non solo in casi come questi ma anche nell'accesso a
servizi essenziali come per esempio quelli di assistenza medica.
In
attesa di aggiornamenti sulla situazione, esprimiamo piena solidarietà
per il coraggioso gesto della donna e per la sua determinazione, che
hanno avuto la forza di svelare un pezzo di questo sistema e dei suoi
soprusi.
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