A luglio era morta Paola di San Giorgio Jonico (TA) andata a lavorare nelle campagne baresi, per 12 ore al giorno e per 27 euro, sepolta in tutta fretta per nascondere le vere cause della morte
Ai primi di agosto nelle campagne di Massafra sono venute alla luce le condizioni di lavoro e di vita in un'azienda agricola di lavoratori immigrati che vivevano nella stessa azienda in condizioni disumane, con una parte alloggiata in un vecchio rudere in disuso, privo di bagni, acqua e corrente elettrica, altri accampati all’esterno su materassi sudici o sotto rudimentali coperture sintetiche, in condizioni igieniche vergognose.
Oggi viene fuori la morte, nelle campagne di Ginosa, di un'altra bracciante.
Ai primi di agosto nelle campagne di Massafra sono venute alla luce le condizioni di lavoro e di vita in un'azienda agricola di lavoratori immigrati che vivevano nella stessa azienda in condizioni disumane, con una parte alloggiata in un vecchio rudere in disuso, privo di bagni, acqua e corrente elettrica, altri accampati all’esterno su materassi sudici o sotto rudimentali coperture sintetiche, in condizioni igieniche vergognose.
Oggi viene fuori la morte, nelle campagne di Ginosa, di un'altra bracciante.
E I SINDACI E GLI ORGANI DI CONTROLLO CONTINUANO A FARE COME LE "TRE SCIMMIETTE".
QUESTO DEVE FINIRE!!
QUESTO DEVE FINIRE!!
MFPR Taranto
Un altro caso a Massafra nel Tarantino: «Mia moglie, stroncata da un malore nei campi
MASSAFRA. Si è spenta nel silenzio, Maria Lemma, 39 anni, bracciante agricola di Massafra regolarmente assunta dal suo datore di lavoro, anche lei - come l’altra collega pugliese deceduta - l’ultimo abbraccio ai suoi cari l’ha dato prima che il sole sorgesse, in un venerdì di luglio. Maria non avrebbe mai immaginato che quella tra i vigneti di Ginosa sarebbe stata l’ultima partenza verso la campagna, verso il lavoro nei campi. Un improvviso malore, sotto la calura estiva, implacabile in un luglio da decenni mai così rovente, mentre tagliava l’uva da tavola, destinata ad essere venduta nei mercati del Nord Italia. Poi la corsa disperata in ospedale, al «Giuseppe Moscati» di Taranto dove ogni tentativo dei sanitari di salvarle la vita si è rivelato vano perché, a distanza di dieci giorni (poco prima di ferragosto), il suo cuore si è fermato.
Il marito Nicola Maggio - invalido civile con una piccola pensione - e i cinque figli, adesso, sono rimasti privi dell’unica fonte di reddito certa. I 40 euro che Maria guadagnava giornalmente sui campi della provincia di Taranto servivano per soddisfare l’esigenze domestiche, contribuendo perfino al pagamento delle rate di un mutuo contratto per l’acquisto della casa. Una vita dedicata alla campagna, tra le difficoltà di una quotidianità sempre più dura e le preoccupazioni di assicurare tranquillità ai figli. A volte anche sottacendo qualche patologia, perché lo stato di malattia può ostacolare il rapporto di lavoro, fino a renderlo impossibile.
Nicola Maggio ha deciso di raccontare il suo dramma, a distanza di giorni e a mente più serena, perché attraverso il dolore della sua famiglia si possa pensare a nuove e idonee misure di legge, tali da tutelare in maniera più adeguata quanti prestano la propria mano d’opera in ag ricoltura. Molto spesso i nostri braccianti sono costretti ad accettare condizioni di lavoro massacranti altrimenti non lavorano, e, purtroppo, per la fame di lavoro si rendono spesso «invisibili».
Tanti i quesiti che accompagnano la vita lavorativa nei campi: la durata di un turno di lavoro nei campi, d’estate, quando finisce di essere regolare e diventa, invece, un rischio? In merito alle patologie professionali che possono colpire il lavoratore agricolo, esiste una classificazione che prevede malattie legate all’ambiente di lavoro, nonché a materiali e a strumenti di lavoro.
I malori avvertiti durante l’estate da braccianti impegnati nelle lavorazioni nei campi hanno d’altronde fatto sorgere il sospetto che possano essere stati causati dall’uso massiccio e incontrollato da fitofarmaci e antiparassitari.
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