Contro Moderno Medioevo, Chiesa, Stato, Capitale
Giù le mani dal corpo delle donne!
Il governo di centrodestra di Mariano Rajoy, segretario del
partido Popular, il 20 dicembre 2013, su proposta del ministro di
giustizia Gallardòn, ha approvato un disegno di legge che limita
fortemente il diritto delle donne di abortire entro 14 settimane.
Con questo disegno di legge si cancella la legge Zapatero del 2010
sulla interruzione volontaria di gravidanza che aveva depenalizzato
l’aborto; in Spagna, infatti, la legge del 1985 prevedeva la
possibilità di ricorrere all’aborto solo nei casi di: pericolo per
la salute psico-fisica della donna, violenza sessuale, gravi
malformazioni del feto. La proposta Gallardòn prevede un forte peso
del ruolo di medici, giudici, genitori e servizi sociali, facendo
tornare le donne spagnole in una condizione di eterna minorità.
Nello specifico, l’aborto è consentito solo nel caso di violenza
sessuale (fino alla 12ma settimana) e di grave pericolo per la salute
fisica o psichica della donna, con rischio permanente o duraturo nel
tempo, certificato da due medici (fino alla 22ma settimana). I casi
di anomalia del feto incompatibile con la vita o di malformazioni del
feto rientrano nella fattispecie della salute psichica della donna e
debbono essere certificati; nel caso di rischio per la salute
psichica la donna dovrà produrre ben quattro certificati: due di due
medici psichiatri, uno d’informazione clinica sui rischi relativi
all’aborto e uno dei servizi sociali, soprattutto in merito alle
alternative all’aborto: qui siamo al sadismo puro!
Per le giovani tra i 16 e 18 anni si dovrà avere la ratifica dei
genitori; per le ragazze al di sotto dei 16 anni ci dovrà essere il
consenso dei genitori, se questo non c’è la ragazza potrà
rivolgersi a un giudice.
L’obiezione di coscienza è estesa fin dalla fase informativa e
non, come attualmente, al personale che interviene direttamente
nell’intervento abortivo.
La gravità dell’attacco al diritto d’aborto, sferrato in
maniera frontale, in Spagna non è isolato, dimostra ancora una volta
che, in questa società, i diritti conquistati bisogna difenderli con
la lotta.
L’abbiamo visto e lo vediamo anche in Italia, dove
l’attacco al diritto d’aborto non avviene , oggi, in maniera
frontale, ma a macchia di leopardo, su singoli aspetti, con attacchi
ideologici e pratici: il seppellimento dei feti (ultimo in ordine di
tempo il Comune di Girenze di Renzi) la crescente obiezione di
coscienza che rende, ormai impossibile in diverse regioni il ricorso
all’ IVG, la difficoltà di poter ricorrere alla pillola del giorno
dopo e alla RU486, il riconoscimento giuridico dell’embrione nella
L. 40, per non parlare delle campagne della Chiesa , Bergoglio ha
definito orrore l’aborto, ma anche l’assegnazione dell’ambrogino
d’oro alla presidente del CAV,” per essersi distinta per la piena
applicazione della 194”.
Si costringe, nei fatti, le donne al
pendolarismo per poter interrompere una gravidanza indesiderata e\o
ritorno al “prezzemolo e cucchiaio”, come regolarmente avverrà
anche in Spagna.
L’attacco al diritto d’aborto rappresenta un attacco a ciò
che esso simbolicamente rappresenta: la libertà di scelta delle
donne in ogni ambito della propria vita, doppiamente per le giovani,
le proletarie, le immigrate che subiranno una discriminazione di
classe, ritorno alle “mammane" e alla criminalizzazione.
Siamo al fianco delle donne in lotta contro il ritorno alla
barbarie a un nuovo medioevo, ma anche contro la barbarie e al
nuovo medioevo a cui vogliono farci tornare anche in questo paese.
In continuità con lo sciopero delle donne del 25 novembre,
contro violenze e femminicidi che rappresentano il frutto
più marcio di questa società, ma contro le tante forme di violenza
e oppressione sessuale che subiamo in casa, sui posti di lavoro.
Dopo lo sciopero delle donne abbiamo detto “indietro non
torniamo” anche nella lotta contro l’insieme degli attacchi
pratici ed ideologici al diritto d’aborto, alla libertà di scelta delle donne, in primis contro
l’obiezione di coscienza
Movimento femminista proletario rivoluzionario Milano
Nessun commento:
Posta un commento