28/08/13

Contro la raccolta firme per l'apertura delle case chiuse: facciamo saltare i banchetti!

E' in corso in alcune città del nord e a Pescara, ad amministrazione Lega/centro destra, una raccolta di firme per un referendum che chiede di riaprire le "case chiuse".
E' portata avanti chiaramente come una crociata, all'insegna di "via le prostitute dalle strade", "per il decoro delle città", ecc., volta non certo a difendere i diritti delle prostitute ma a togliere dalla vista degli ipocriti "benpensanti", delle famiglie "oneste" con mariti e padri "integerrimi" - i primi in realtà ad andare dalle prostitute - le donne che, spesso sempre più immigrate, sono per le strade, per affermare la loro "civiltà" fatta di perbenismo apparente e aberrazione sostanziale. Ma anche per un ragione molto più prosaica ma che tocca il "cuore" dei sindaci: incamerare soldi per i bilanci comunali.
La più grande ipocrisia e falsità, comune anche a esponenti di altri partiti e aree politiche del centrosinistra, è quella di presentare la riapertura delle case chiuse come favorevole alle prostitute per liberarle dai loro sfruttatori e per poter beneficiare di un controllo medico-sanitario.
Tutta la realtà passata, ma anche quella recente, visto che non sono autorizzate ma le "case chiuse" di fatto ci sono, dimostra quanto invece c'è di sfruttamento, fino a forme di schiavismo delle donne. Le case sono "chiuse" per le donne, sequestrate al loro interno, costrette anche lì a pagare i magnacci legalizzati; per non parlare della "sicurezza sanitaria", che diventa un ulteriore vessazione, oppressione per le donne, mentre nessun controllo viene richiesto ai "clienti".  
Giustamente Pia Covre, del Comitato per i diritti civili delle prostitute, ha attaccato questa raccolta firme: "È un'iniziativa poco seria, che non coglie la complessità del fenomeno e rischia di risolversi in un ennesimo spot politico...".

LI DOVE POSSIAMO E SIAMO PRESENTI, IMPEDIAMO MATERIALMENTE QUESTA RACCOLTA DI FIRME! Che saltino i banchetti!!

Da 'Repubblica':
Dal Veneto all'Abruzzo, la raccolta di firme per abrogare gli articoli della legge Merlin che impediscono di aprire case di tolleranza mantenendo il reato di sfruttamento della prostituzione
La carica dei comuni è partita in piena estate da Mogliano Veneto (Treviso), dal sindaco leghista Giovanni Azzolini... La campagna si è rapidamente diffusa a livello nazionale... Tutti uniti i promotori nel rivendicare la loro missione: "Restituire decoro alle strade cittadine". Gli ultimi in ordine di tempo a sottoscrivere il referendum sono il sindaco di Miane (Treviso), Angela Colmellere, quello di Calalzo (Belluno), Luca De Carlo e il primo cittadino di Montesilvano (Pescara), Attilio Di Mattia, che nei giorni scorsi aveva proposto anche l'istituzione in città di "box del sesso", sul modello Zurigo.
...Non è una buona notizia: "Sembra paradossale, ma la strada è più sicura - spiega Vincenzo Castelli, presidente di On the road, associazione di sostegno alle vittime della tratta - per noi è più difficile intercettare le ragazze sfruttate al chiuso". E legalizzare i bordelli? Le associazioni frenano: nei Paesi dove sono stati riaperti, non si è risolto il problema della tratta, né quello dello sfruttamento..."

"Io, pronta a ospitarne una nel mio paese e con quelle tasse ci risanerei il bilancio" . Angela Colmellere, sindaco di Miane (Treviso), eletta in una lista civica con Lega e centrodestra ha firmato il referendum per l'abrogazione della legge Merlin.
Perché vuole riaprire i bordelli? «Perché è una battaglia di civiltà che da donna mi sento di appoggiare, (MA...)  anche per restituire decoro alle città... Per non parlare del gettito fiscale, che potrebbe rimpolpare le casse dei comuni...".
Ah, ECCO LE VERE RAGIONI...

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