14/08/13

12 agosto: 2 femminicidi, una donna bruciata con l'acido, un'altra salva per un pelo e chissà quante altre...

La conta non finisce più... Siamo in vacanza ok, ma gli uomini che odiano le donne in vacanza non ci vanno mai?
NOI DOBBIAMO MANDARLI ALL'INFERNO!
Alle loro vacanze ci pensa il governo, con le norme liberticide che in nostro nome ha decretato

“Uno Stato, che sempre più fa una giustizia sostanzialmente pro-stupratori e ha forze dell'ordine strutturalmente impregnate di maschilismo, fascismo e sessismo e in caso di immigrate anche razzismo, non può difendere le donne! Governi di centro destra come di centro sinistra che continuano ad attaccare le condizioni di vita e di lavoro della maggioranza delle donne, non possono difendere le donne da femminicidi e dagli stupri!” [...] proprio negli stessi giorni in cui il governo ha approvato queste norme contro femminicidi e stalking, il Tribunale de L'Aquila ha concesso la libertà di uscire per lavoro (dopo già la condanna vergognosa degli arresti domiciliari) all'ex militare Tuccia stupratore e quasi assassino di “Rosa”.
Solo la lotta delle donne contro “gli uomini, i governi, gli Stati che odiano le donne”, solo l'autorganizzazione delle donne, solo l'unità, la solidarietà delle donne, possono essere una diga contro femminicidi e stupri, possono essere una forza che “fa paura” e esercita, utilizzando anche un'azione diretta, una sorta di “contropotere”.
CONTINUIAMO A LAVORARE SEMPRE PIÙ PER UNA GROSSA MANIFESTAZIONE A ROMA IN AUTUNNO E PER LO SCIOPERO DELLE DONNE CONTRO GLI UOMINI, I GOVERNI, I PADRONI, GLI STATI CHE ODIANO LE DONNE.

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l'avvocato non si suicida ma confessa, sa bene che anche con le nuove norme non gli torceranno un capello per aver ucciso una donna:
PINZOLO (Trento) - Vittorio Ciccolini avrebbe manifestato in alcune lettere l'intenzione di uccidere l'ex fidanzata Lucia Bellucci, trovata morta in un'auto a Verona. I carabinieri di Verona - ha detto Giuseppe Amato, il pm di Trento che coordina l'inchiesta - hanno trovato nello studio dell'avvocato le copie di alcune lettere indirizzate con raccomandata a due persone vicine alla vittima. Le lettere, datate 7 agosto e quindi due giorni prima del delitto, non sarebbero state ancora consegnate.

Le lettere. Negli scritti si parla chiaramente di "rapporti conflittuali" con Lucia. "Le lettere - ha detto il magistrato - sono scritte con estrema lucidità". In un passaggio Ciccolini evoca "l'omicidio morale" che sarebbe stato commesso dalla giovane donna nei suoi confronti. Poi l'avvocato accenna a un secondo omicidio, senza indicare di che cosa stia parlando. Secondo il procuratore, potrebbe essere questo l'annuncio dell'intenzione di compiere  il fatto di sangue. Nelle lettere - ha detto Amato - ci sarebbero poi delle minacce rivolte all'ex fidanzata.

Secondo quanto dichiarato dal pm che ha parlato di "circostanze obiettive che indicano nel legale veronese l'autore dell'omicidio", l'avvocato, nell'interrogatorio davanti al magistrato, ha fatto "un'ampia confessione", fornendo agli inquirenti elementi per ricostruire le fasi dell'omicidio e la fuga verso Verona.

L'autopsia, inoltre, ha stabilito che la causa della morte sarebbero 4 coltellate inferte al cuore e non lo strangolamento. La perizia completa sarà comunque consegnata nei prossimi giorni alla Procura di Trento, titolare dell'inchiesta.

Ciccolini si trova ora in carcere in attesa dell'interrogatorio di garanzia che sarà fissato presumibilmente oggi dal gip di Trento. "Ci sono ancora alcuni accertamenti da fare per individuare il movente e il momento esatto dell'omicidio e per inquadrare il rapporto fra indagato e vittima", ha aggiunto il magistrato.

La confessione. Subito dopo aver commesso l'omicidio l'avvocato avrebbe girovagato in auto in Trentino con il cadavere della donna sistemato sul sedile anteriore. Ad un certo punto avrebbe trascinato il corpo della fidanzata in un prato con l'intenzione di suicidarsi, ha spiegato il procuratore Amato, facendo riferimento alla confessione dell'uomo.

Dopo aver rinunciato al suicidio, Ciccolini avrebbe caricato nuovamente la vittima sul sedile anteriore e ripreso il suo viaggio con direzione Verona. In precedenza avrebbe cercato di sistemare il cadavere nel bagagliaio della sua Bmw Cabrio ma vi avrebbe rinunciato per lo scarso spazio a disposizione. Arrivato alle porte di Verona, Ciccolini avrebbe dormito in un albergo, poi il giorno seguente sarebbe passato nello studio legale dove lavora e la sera avrebbe ancora dormito in un albergo vicino a Verona. Un'altra notte l'avrebbe passata in riva all'Adige. Poi nella tarda mattinata di ieri è stato notato dai carabinieri mentre stava camminando nei pressi dei Bastioni. E una volta scoperto ha tentato una fuga ma è stato prontamente bloccato.

Il pm ha poi precisato che "con i nuovi strumenti legislativi che verranno approvati dal parlamento dopo Ferragosto avremo a disposizione nuovi mezzi per implementare l'azione preventiva contro lo stalking e i maltrattamenti in famiglia".

"Lui ha confessato ed ha usato un termine molto preciso: ho commesso un'oscenità". ha spiegato Guariente Guarienti, collega di studio di Ciccolini e suo difensore con Fabio Porta.
"Questo per noi è un dramma - ha spiegato Guarienti - a tutto avremmo pensato, fuorché di arrivare a questo. Vittorio è sempre stata una persona tranquilla. Per carità, spirito tormentato, però uomo tutt'altro che portato alla violenza: non credo che in tutta la sua vita abbia mai colpito qualcuno nemmeno con uno schiaffo. Quindi - ha sottolineato Guarienti - si può comprendere il dramma che lui stava vivendo interiormente, ma che questo sfociasse in quello che noi riteniamo un momento di follia, fino a portarlo a uccidere, è sconvolgente".
"Il nostro pensiero - ha detto il legale - va a questa povera ragazza, che ci fa una grandissima pena: Vittorio Ciccolini ha rovinato definitivamente una persona ed ha rovinato la sua vita per il prossimo futuro".

Nel corso dell'interrogatorio davanti ai pm, Ciccolini ha anche escluso qualsiasi intenzione di fuggire: "Se avessi voluto scappare non sarei tornato a Verona e non sarei certo rimasto in zona", ha confidato ai suoi avvocati. "In un primo momento - ha spiegato ancora Guarienti - Ciccolini non voleva parlare , si riservava di rispondere quando sarebbe stato più tranquillo. Ha detto di non dormire da due notti e di avere le idee molto confuse. Poi, grazie a un pubblico ministero molto gentile, si è indotto a parlare ed ha raccontato a grandi linee quello che ha fatto. Ma ci aspettiamo precisazioni, domani, quando ci sarà l'interrogatorio per la convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari".

Intanto un'amica di Lucia ha raccontato agli investigatori che Ciccolini tempestava la donna di sms dopo la fine del loro rapporto, con frasi in cui esprimeva tutto il suo malessere e il senso di mancanza. La testimone avrebbe parlato con lei anche di quell'ultimo appuntamento esprimendo perplessità sull'opportunità di incontrarlo, dato che tra loro era tutto finito.

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Il gommista invece ha agito più d'istinto, si è sparato solo dopo aver ucciso lei. E l'ha uccisa nonostante le tanto decantate norme anti-stalking di Carfagnana memoria, dopo varie denunce inascoltate da parte della donna
Avola (Siracusa) uccide la moglie e poi si suicida
La vittima, Antonella Russo 48 anni, teneva in braccio il figlio di quattro anni che ha assistito al delitto. Aveva denunciato il marito dal quale si stava separando. L'assassino, Antonio Mensa di 55 anni, si è sparato alla gola

AVOLA - Ha avuto appena il tempo di lasciare il bambino che teneva in braccio, poi lui le ha sparato una fucilata con la quale la ha uccisa sul colpo. Subito dopo l'uomo ha rivolto l'arma contro di sé e si è suicidato. Ennesima tragedia, ennesimo femminicidio. Stavolta ad Avola, in provincia di Siracusa. La vittima, Antonella Russo 48 anni faceva le pulizie in una clinica privata, il suo carnefice, il marito, Antonio Mensa di 55 anni, era un gommista. I due avevano tre figli, di 22, 18 e 4 anni.

Proprio l'ultimo, il più piccolo si trovava in braccio alla madre quando la donna è stata affrontata dal marito armato. Antonella Russo e Antonio Mensa non vivevano più insieme da qualche tempo, ma non erano ancora legalmente separati. Sembra che la donna lo avesse denunciato per stalking, poi era andata a vivere dalla madre con i figli e, ieri sera, aveva ricevuto una telefonata dal marito che le aveva chiesto di farsi trovare sotto l'abitazione della suocera con il figlio piccolo al quale voleva far fare una passeggiata. Secondo le prime ricostruzioni messe a punto dal commissariato di Avola guidato da Marcello Castello, l'uomo si è presentato armato di un fucile semiautomatico.

La donna, quando lo ha visto ha lasciato il piccolo che teneva in braccio. Il bimbo è fuggito nascondendosi dietro alcuni cespugli. E' stato bambino a dare l'allarme dopo che si era consumata la tragedia gridando: "Papà ha ucciso la mamma".

E' stato allora che è accorsa la sorella della
vittima, di 44 anni, che dopo aver visto il corpo della congiunta davanti all'uscio di casa, ha tentato di disarmare il cognato che le puntava alla gola l'arma, e lo ha sfidato dicendo "Sparami, sparami". Antonio Mensa a questo punto ha rivolto l'arma su di sè e si è sparato uccidendosi.

L'arma, un fucile semiautomatico calibro 12 con la matricola cancellata e caricato a pallettoni, è stata sequestrata dagli agenti del commissariato di polizia di Avola, che indaga sulla sua provenienza. La settimana scorsa la vittima, che si occupava delle pulizia in una clinica, era andata dai carabinieri per denunciare Antonio Mensa per stalking. Indagini sono in corso da parte della polizia anche per accertare se l'uomo abbia lasciato un messaggio per annunciare il suo gesto.

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questa volta il marito ha un alibi, ma si sa che dove la povertà e la violenza di Stato non sfociano in una rivolta di classe autorganizzata, consapevole e collettiva, ci si può improvvisare sicari per 50 euro e finora si è visto come le aggressioni con l'acido siano di solito aggressioni "commissionate".
Genova - Donna sfregiata con l'acido

Le telecamere dell'ospedale dove la donna è stata aggredita hanno ripreso un uomo con un giubbotto rifrangente, un cappellino e un paio d'occhiali scuri. Dal reparto dove la vittima è ricoverata buone notizie: "La paziente non perderà la vista". Il marito si difende: "Sono malato, non sarei potuto scappare". Gli inquirenti indagano fra le amicizie della donna e nell'azienda do l'inserviente lavora

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quello che "il tempo" non scrive è la lunga lettera di questa donna, che si può riassumere in poche parole: "credevo si sarebbe fatto almeno 2 mesi di carcere, uno per ogni figlio, dopo le mie denunce e la sua violenza, le sue minacce. I carabinieri mi hanno detto: appena torna ci chiami" [...]" ma se non faccio in tempo a chiedere aiuto e quello mi uccide?"
PESCARA  Sulle sue spalle pendeva già un provvedimento di allonanamento dalla casa familiare, ma ieri mattina all’alba, incurante di qualsiasi divieto, ha tentato di introdursi nell’abitazione dell’ex convivente sfondando con l’auto la porta del garage. Quello che si sarebbe rivelato un crescendo di follia era solo all’inizio.

Erano le quattro quando al centralino dei carabinieri è arrivata la telefonata che segnalava la presenza dell’uomo nella casa dove vive la sua ex, a Cepagatti. Per gli abitanti di quella villetta è stata una notte d’inferno.

L’uomo, M.P., 38 anni, dopo avere sfondato la porta d’ingresso del garage danneggiando due macchine e due moticicli parcheggiati all’interno, si è impossessato di un estintore e con questo ha rotto il portoncino d'ingresso alla rampa delle scale. Poi si è portato al primo piano dell'edificio e ha forzato il portoncino blindato dell’appartamento del padre della sua ex, dove la donna si era rifugiata insieme con la figlia. I carabinieri del Norm di Pescara, insieme ai militari della Compagnia di Pescara della Guardia di Finanza, sono arrivati proprio mentre si accaniva contro la porta che riparava la donna. Gridava frasi sconnesse. Alla fine si è calmato, ma per riuscire a riportarlo alla ragione carabinieri e finanzieri hanno impiegato diverse ore. Alle 08.30 , infine, è stato arrestato arrestato in flagranza. Dovrà rispondere dei reati di danneggiamento aggravato, violazione di domicilio aggravata e inosservanza dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria. L'uomo era già sottoposto alla misura cautelare dell'allontanamento dalla casa familiare, per precedenti episodi di disturbo ai danni della sua ex compagna. La donna, esasperata dalla persecuzione di cui era vittima da tempo, lo aveva già denunciato ai carabinieri riuscendo a ottenere il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare di quell’ex compagno violento che non voleva saperne di lasciarla stare. La loro relazione si era interrotta da qualche tempo e M.P. non lo aveva mai accettato. Dopo l’arresto l’uomo è stato portato in caserma dove è stato trattenuto in camera di sicurezza, in attesa di essere giudicato con rito direttissimo. L’udienza è stata fissata per questa mattina.


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