E' durato ben sei ore, dalle nove di stamani alle tre di questo pomeriggio, l'incidente probatorio a carico di Ivo D'Agostino, l'ex assessore alle Politiche della Casa del Comune di Chieti agli arresti domiciliari con l'accusa di concussione e violenza sessuale ai danni di cinque donne, due italiane e tre straniere.
Nel corso dell'udienza sono state ascoltate tutte e cinque le donne,
una dopo l'altra, e tutte quante, stando a quanto riferito dall'avvocato
Nicola Apollonio, difensore di quattro di loro, hanno confermato di fronte al gip Paolo Di Geronimo le accuse rivolte nei giorni scorsi a D'Agostino, dimessosi dalla carica martedì scorso.
Le testimoni sono state fatte entrare una dopo l'altra, da un'entrata
posteriore dell'aula, per evitare le domande della stampa. Due di loro
sono poi state intercettate dopo la desposizione, entrambe visibilmente provate e poco disposte a rilasciare dichiarazioni:
la prima, straniera, ha chiesto di essere lasciata in pace, la seconda,
italiana, si é invece limitata da affermare di "non aver voluto cedere a
determinate proposte in cambio del riconoscimento di un diritto".
"Le cinque donne hanno ripetuto le versioni dei fatti fornite precedentemente", ha aggiunto l'avvocato Apollonio a fine udienza, "fornendo anzi ulteriori particolari, evidenziando ulteriormente la serialità degli eventi ed il loro protrarsi per diverso tempo.
La difesa di D'Agostino ha tentato in tutti i modi di metterle in
difficoltà, tentativo dal loro punto di vista legittimo, anche in virtù
dei rischi che egli sta correndo sul piano personale. Per quanto
riguarda la non completa padronanza della lingua, abbiamo avuto la
fortuna di trovare un giudice molto disponibile e paziente".
L'avvocato, inoltre, ha negato che "siano venuti fuori di recente fatti nuovi, ma non posso escludere che vi siano anche altre donne che abbiano avuto simili proposte".
L'udienza di oggi é servita, sostanzialmente, a far si che le
testimonianze fossero cristallizzate, per poter così inviare nuovamente
gli atti al pm e proseguire con ulteriori indagini.
Lorenzo Ciccarelli
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