Il governo si appresta a fare la festa alle donne!
Per l'imminente festività dell'8 marzo, il governo, in linea con la sua condotta in tema di diritti, ha pensato bene di fare un regalo a tutte le donne: la proposta di innalzare nel settore pubblico l'età pensionabile a 65 anni.
(... ) Come al solito, dopo le affermazioni, va di scena la confusione.
Abbiamo sentito: "E' colpa dell'Europa che ha richiamato l'Italia ad intervenire sulla disparità uomo-donna sul tema delle pensioni di vecchiaia" (anche di anzianità visto che per le donne il limite massimo è di 60 anni); oppure chi sostiene al governo "che sulla questione devono decidere le donne attraverso la volontarietà".
La commissione Europea spesso interviene per peggiorare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori con circolari agli stati membri in applicazione di normative quasi sempre meno garantiste, ma, questa volta, il punto posto dal governo è molto parziale visto che la richiesta della commissione europea richiama alla parità tra uomo-donna contro la discriminazione delle donne in Italia e dopo aver constatato le peggiori condizione di lavoro e di qualità della vita.
A proposito del criterio di volontarietà sottolineiamo che esiste già, infatti, le donne possono avvalersi del diritto a rimanere fino all'età di 65 anni usufruendo dell'art. 30 del decreto legislativo n. 198 del 2006, valido sia per le dipendenti delle aziende pubbliche che per le dipendenti delle aziende private.
Quindi, tutta questa discussione o è una bufala, oppure, il governo sta prevedendo l'obbligatorietà e siamo certi che quanto prima verrà portata avanti.
Le discriminazioni che subiscono le donne sui posti di lavoro sono diverse, infatti, percepiscono in media salari più bassi di circa il 30%, vengono maggiormente sfruttate con lavori al nero e con forme di lavoro precario, senza considerare un fattore poco tenuto in conto e cioè, che le donne svolgono costantemente e prevalentemente il lavoro domestico e la gestione dei figli.
Purtroppo in questi ultimi periodi sta aumentando l'uso di psico-farmaci a causa dello stress, delle violenze e della forte "instabilità" sociale ed individuale delle donne.
Questa proposta di aumentare l'età pensionabile nel pubblico impiego è da rigettare perchè rappresenterebbe un precedente da applicare anche al settore privato per almeno un duplice effetto: fare cassa per utilizzare i risparmi per altre fasce sociali; allungare e ridurre l'ingresso nel mondo del lavoro alle nuove generazioni.
Questa proposta vuole peggiorare la vita delle donne che lavorano e che sono già ampiamente colpite da questa recessione.
Lunedì 09 Marzo 2009 09:28 - RSA ICCREA (Fisac Cgil)
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