14/12/20

Riceviamo dalla Tunisia: “We are all whores until patriarchy falls”...

“We are all whores until patriarchy falls” Lo slogan che ha fatto scandalo

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Slogan apparso questa settimana da parte di un gruppo di donne che ha protestato davanti il parlamento tunisino dopo che il deputato Mohamed alAfas si è espresso in maniera poco ortodossa e in maniera denigratoria verso le donne single e appartenenti a movimenti femministi.

Le sue espressioni riguardavano i movimenti femministi che in Tunisia si stanno facendo sentire e non sono ben visti da molti uomini secolarizzati e attaccati ad una tradizione patriarcale e misogina: ” Le donne che fanno parte dei movimenti femministi danneggiano la loro purezza e quelle single sono tutte puttane.”

Non contento ha continuato dicendo: “Le donne immodeste sono schiave della moda e sono tentatrici di immoralità e fornicazione, mentre le donne arabe che si coprono sono preziose come un diamante.”

Dichiarazioni che si rifanno ad una frangia estrema della popolazione maschilista che sicuramente non fanno bene alla Tunisia che cerca di uscire dall’oscurantismo di Ben Ali e da quello estremista e ortodosso del salafismo che ha portato molti giovani a partire per la Siria.

Le attiviste femministe in Tunisia non si sono lasciate intimidire e davanti al parlamento hanno esposto vari cartelli di condanna tra cui questo che ha suscitato scalpore: “We are all whores until patriarchy falls” (Siamo tutte puttane finché non cade il patriarcato)

I politici tunisini hanno chiesto di revocare l’immunità a alAfas, in modo che possa essere giudicato per le sue parole estreme che hanno provocato proteste. Nelle proteste vi erano varie personalità femminili di molti gruppi tra cui la Democratic Women Association, che ha organizzato la protesta e l’artista tunisina Azza Slimene che è stata lei ha mostrato lo slogan su un cartello.

Con lei c’era Basma Belaid, la vedova del leader dell’opposizione di sinistra Chokri Belaid, che sosteneva il cartello con la frase che ha fatto scalpore.

13/12/20

Dalle detenute del carcere di Vigevano

Vigevano 04/12/20 

Siamo alcune detenute della sezione AS3 femminile del carcere di Vigevano e vogliamo raccontare come il nostro quotidiano viene attualmente sconvolto dal Covid.

Da marzo scorso siamo anche noi sottoposte a misure anti-contagio ma la situazione ha preso una svolta una decina di giorni fa quando sono stati scoperti dei casi di contagio nella sezione comune del femminile.

Ne siamo venute a conoscenza solo quando era diventato impossibile nasconderlo in quanto le detenute che lavoravano in cucina sono state chiuse e messe in quarantena, di conseguenza sono stati distribuiti solo pranzi al sacco rendendo visibile a tutte ciò che stava accadendo.

A parte ripeterci di stare tranquille e di non preoccuparci non ci è mai stato comunicato niente di formale riguardo la situazione e tutt'ora facciamo fatica a sapere il numero delle persone affette dal virus e quali misure sono state adottate.

L'unica cosa che sappiamo è che da sezione aperta che era, ora le compagne della sezione comune sono chiuse nelle loro celle e sono stati sospesi i momenti di socialità.

Tutti i lavori e le attività da loro effettuati vengono adesso svolti dalle detenute dell'AS.

L'unica precauzione presa nei nostri confronti è che quando si ricordano ci viene misurata la temperatura.

Da tanti mesi siamo costrette a subire le varie restrizioni dovute al Covid: sospensione delle rare attività e dei corsi esistenti, divieto di far entrare il prete e la suora, complicazioni nel seguire udienze e processi in corso dato che vengono svolti quasi tutti in video conferenza, difficoltà a sentire i nostri parenti perchè a volte loro stessi sono affetti da Covid, sospensione dei colloqui in presenza, crescenti difficoltà di curare le nostre patologie preesistenti avendo sospeso quasi tutte le visite in ospedale.

Ora però la situazione sta giungendo al culmine mettendo a dura prova le nostre capacità di affrontare la situazione con lucidità.

Dopo qualche giorno di quarantena, per la disperazione, una detenuta della sezione comune ha incendiato il suo materasso provocando anche molti disagi e tanta paura.

Tutta questa situazione ha fatto emergere le gravi lacune nel gestire la situazione da parte dell'amministrazione penitenziaria che a distanza di un anno dall'inizio della pandemia si trova ancora impreparata.

Ci troviamo ancora una volta davanti all'accanimento da parte di chi ha il potere e si rifiuta di scarcerare i detenuti con pene basse o con patologie, non applicando neanche le misure contenute nell'ultimo decreto svuota carceri.

Respingiamo la falsa, ipocrita e oppressiva campagna per il natale nella famiglia

Dal blog proletari comunisti:
NOI SIAMO CONTRARI ALLE MISURE DI LIBERALIZZAZIONE COVID DEL GOVERNO
Per leggere l'intero articolo: 

"...In questo torna a fagiolo nel natale la rinnovata campagna sui valori della famiglia. 
Neanche il papa è arrivato a tanto...  
Le misure di liberalizzazione così si presentano a due facce: bassamente economiche, per le "sacre" tasche dei bottegai e ideologiche/spirituali per la centralità della "sacra famiglia" - che nel "bene" e nel male è sempre la "responsabile": da un lato il più grande "ammortizzatore sociale" dello scarico della crisi, dei nuovi disoccupati, del caricarsi di tutti i servizi sociali - ora anche in sostituzione della scuola; dall'altro, secondo le comode statistiche sui contagi, il più grande vettore di contagi - benchè questo, e non spiegano il perchè, non valga per natale.
L'esaltazione della famiglia, dei sentimenti familiari è falso, ipocrita ed oppressivo. Alla fine, insieme ai contagi dovremo conteremo il numero di femminicidi, il numero di ore delle donne occupate a fare i pranzi di natale per la famiglia allargata, ecc...."

MFPR

12/12/20

Nell'anniversario del 12 dicembre - Vogliamo ricordiamo il vento fresco delle ragazze, delle operaie del 1968/1969

Richiedeteci questo pamphlet
 - possiamo anche inviarlo on line - 

Alle lavoratrici, compagne che hanno partecipato alle assemblee telematiche donne/lavoratrici

Abbiamo cominciato a pubblicare interventi, in particolare delle lavoratrici, delle due assemblee: 17 settembre e 19 novembre - anche se per quella del 17 settembre abbiamo già fatto un Dossier, che per chi non l'avesse ancora ricevuto, ce lo può richiedere. Gli interventi per ora li stiamo pubblicando su questo blog femminismorivoluzionario; li metteremo anche nella mailing list Tavolo 4, ma chiediamo a tutte di farli girare, pubblicare in vostri siti, blog, Fb, ecc.
Poi li raccoglieremo tutti, perchè siano disponibili anche cartacei.
Su questo ringraziamo Giusy di Bologna che ha dato una grossa mano per le trascrizioni.

Nella assemblea del 19 novembre, in cui abbiamo detto: "passare dalla denuncia all'azione" con al centro la piattaforma delle donne/lavoratrici, siamo rimaste che a gennaio costruiamo una "giornata d'azione" - Noi proponiamo che questa giornata d'azione si faccia venerdì 15 gennaio.
Una giornata all'insegna della parola d'ordine "Noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo" - contro padroni e governo che scaricano doppiamente sulle donne la loro crisi economica e pandemica, all'interno di un attacco, aumento della condizione di oppressione, sia pratica che ideologica, verso tutta la vita delle donne.
Una giornata centrata sulla piattaforma, perchè arrivi e si discuta in tanti posti di lavoro, in tante realtà delle donne, con volantinaggi, assemblee sui posti di lavoro, nei quartieri, nelle scuole, ecc., presidi, iniziative verso palazzi e luoghi emblematici di questo sistema capitalista-patriarcale; e altre iniziative che ogni realtà di lavoratrici, donne proletarie, compagne, studentesse (fino al 15 riapriranno le scuole) potranno decidere e articolare secondo la situazione concreta, o le lotte già in corso.
Quindi una giornata d'azione perchè le donne proletarie siano visibili, per essere unite dal nord al sud, per unificare le lotte che già ci sono, per dare forza e coraggio a tutte.
La "giornata d'azione delle donne" non è già lo sciopero delle donne, ma serve per riprendere nelle nostre mani l'organizzazione di uno sciopero, reale, delle donne, basato sull'estensione/unità delle lotte e preso nelle mani dalle lavoratrici, donne proletarie, ragazze ribelli.

Vorremmo nei prossimi giorni già annunciare questa giornata di azione. Per cui chiediamo di darci il vostro ok al più presto possibile.

PS. La giornata d'azione servirà anche tanto ad organizzare la partecipazione delle donne lavoratrici allo sciopero del 29 gennaio indetto dall'assemblea delle lavoratrici e lavoratori combattivi

Un forte saluto di lotta
Lavoratrici Slai cobas per il sindacato di classe
Compagne del Mfpr

10/12/20

SABATO 12 DICEMBRE BOLOGNA, AL FIANCO DELLE LAVORATRICI YOOX

𝗦𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝟭𝟮 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲, 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟱.𝟯𝟬: 𝗣𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗡𝗲𝘁𝘁𝘂𝗻𝗼 - 𝗕𝗼𝗹𝗼𝗴𝗻𝗮

𝗜𝗻 𝗽𝗶𝗮𝘇𝘇𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗹𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝘁𝗿𝗶𝗰𝗶 𝗬𝗢𝗢𝗫!

È già dal lontano 2013 che si è capito cosa si nasconde dietro il business del luxury fashion e-commerce. La logistica e-commerce si sviluppa infatti in primo luogo all'interno di magazzini in cui lavorano migliaia di operai e operaie, tutti rigorosamente esternalizzati e collocati nella matrioska di appalti e subappalti a cooperative e aziende di breve durata. E' il caso della logistica di YOOX all’Interporto di Bologna, dove già non molti anni fa le facchine in appalto ebbero il coraggio di scioperare contro sfruttamento e discriminazioni, denunciando le molestie subite dai capetti delle cooperative.
Oggi con la scusa della pandemia è il modello stesso di gestione del lavoro da parte di YOOX a farsi nuovamente sistema di iper-sfruttamento sessista. L’azienda ha infatti imposto un radicale cambio dei turni di lavoro unitamente ad una riduzione delle pause, sistema destinato a rimanere anche oltre la pandemia. Una riorganizzazione intesa a massimizzare i profitti che ha già costretto molte operaie a licenziarsi. Lo scenario che queste donne si sono trovate di fronte era ed è complicatissimo: turni stravolti, scuole chiuse, figli da gestire, mariti in cassa integrazione, congedi al 30% , la paura di contagiare i propri cari. Ma per YOOX le condizioni di vita delle lavoratrici non hanno alcuna importanza. L’unica cosa che conta è il profitto senza interruzioni. Per queste ragioni nelle ultime settimane le operaie del Sicobas si sono ribellate e insieme ai loro colleghi hanno iniziato a scioperare. Sono per lo più donne, migranti e madri che non vogliono essere costrette a scegliere di licenziarsi.
Le controparti aziendali e istituzionali hanno opposto un muro di gomma. Il business della logistica digitale che ha accumulato sempre più profitti sfruttando la pandemia, deve andare avanti come se niente fosse. Ma anche la determinazione delle operaie YOOX va avanti con forza e senza paura.
E' la lotta di classe contemporanea che impone di prendere una posizione. O con le lavoratrici o con la grande piattaforma digitale. La lotta alla YOOX ha un’importanza simbolica e concreta molto forte, che racconta come in questa pandemia gli effetti delle disuguaglianze tra ricchi e poveri aumentino sempre più facendo pagare un costo sociale altissimo alle classi più esposte alla precarietà e alle donne.

Schieriamoci al fianco delle operaie e degli operai della YOOX!

Sabato 12 dicembre, alle 15.30




BASTA COL MODERNO MEDIOEVO PER LE DONNE! LA SENTENZA DI BRESCIA DEVE ESSERE CANCELLATA!

PER IL TRIBUNALE DI BRESCIA IL FEMMINICIDIO DELLA MOGLIE NON È PUNIBILE PERCHE' FRUTTO DI UN "DELIRIO DI GELOSIA". UNA SENTENZA NEL SOLCO DEL VASTO ATTACCO ALLE DONNE, DAI DIRITTI ALLA STESSA INCOLUMITÀ – LE STATISTICHE PARLANO DI UN FEMMINICIDIO OGNI 3 GIORNI CON UNA CRESCITA DELL’INCIDENZA IN AMBITO FAMILIARE NEL 2020.

QUESTA SENTENZA DA MODERNO MEDIOEVO DEVE ESSERE CANCELLATA! UN MOSTRUOSO PRECEDENTE, CHE AFFERMA LA PROPRIETÀ DELL’UOMO SULLA DONNA.

UNA PRIMA RISPOSTA OGGI, CON UNA CINQUANTINA AL PRESIDIO IMMEDIATO LANCIATO DA NUDM BS, DIVERSE ASSOCIAZIONI, ANCHE UNA DELEGAZIONE SLAI COBAS SC

Dall'opuscolo: "Uccisioni delle donne, oggi" del MFPR:
"...Spesso si tende a motivare il femminicidio come vicenda privata, frutto della gelosia, o di un raptus di follia. Ma anche esaminando specifici episodi, vediamo che le singole persone che uccidono trovano l’humus adatto, favorevole, che in un certo senso li fa sentire legittimate, niente affatto in colpa, anzi, quasi autorizzate. Questo humus è il moderno fascismo e questo rende differente oggi la questione della violenza sulle donne ed in particolare le uccisioni. 

Certo le uccisioni, le violenze ci sono state anche negli anni passati, il problema è perché oggi. Noi dobbiamo denunciare e lottare contro le caratteristiche attuali delle uccisioni, delle violenze sessuali, interne a: clima politico – humus sessista-razzista - reazione, a volte preventiva,  alle donne che si vogliono ribellare, che vogliono rompere legami oppressivi - il ruolo della famiglia.

Oggi dobbiamo affrontare questa guerra, che ha questi terreni di combattimento..."