E' da questi interventi che scaturisce la piattaforma delle donne/lavoratrici e la giornata d'azione del 15 gennaio, per farla conoscere a tante donne/lavoratrici e farne arma di unità, organizzazione, lotta.
La discriminazione nei reparti produttivi e non produttivi è evidente e si riflette non solo sulle donne ma anche nei confronti dei lavoratori di origine straniera. Il mancato riconoscimento della professionalità acquisita negli anni è altissimo, ci sono molte operaie che sono ancora di 3° livello nonostante lavorino da oltre 20 anni; nelle mansioni strategiche non ci sono donne e nessuna persona di origine africana. Parlando singolarmente con le operaie si avverte l'insofferenza di subire questa discriminazione, per molte è frustrante, dopo anni, non sentirsi riconosciute, sia a livello salariale che di mansione svolta. A volte succede che una compagna di lavoro venga chiamata in ufficio per sostituire, per un breve periodo, un collega che compila bolle e moduli di avanzamento, un lavoro da svolgere al computer; la poveretta viene isolata e additata dalle compagne come "paracula" e alcune non le rivolgono più nemmeno il saluto oppure la isolano durante le pause... Il fatto stesso che, con la stessa logica maschile che inquadra le donne come oggetto e non come figura professionalmente capace, le stesse compagne bisbiglino che "chissà a chi l'ha data, quella culona grassa, se è riuscita a farsi spostare dall'officina!", fa capire che siamo ancora lontane dal riuscire ad uscire da queste logiche di discriminazione soprattutto in un'azienda meccanica in cui, in alcuni angoli sono esposti i calendari di donne nude che pubblicizzano utensili e bulloni.