03/02/25

Nell'8 marzo: contro il governo fascista Meloni, con la resistenza palestinese, contro i femminicidi, contro l'orrore imperialista

Gli interventi chiari delle compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario nell'assemblea nazionale di Nudm del 1 febbraio.
PALERMO
Questo sciopero dell’8 marzo, che ricade di sabato quest’anno, è una sfida, una compagna ha detto sciopero permanente, noi diciamo inserito in un percorso di lotta di lunga durata. Sembra scontato dirlo ma è bene ribadire che lo sciopero dell’8 Marzo non è una tappa rituale, e oggi ancora di più perchè cade in una fase specifica, quella con il governo Meloni al potere. 
Nell’appello di Nudm si scrive in merito alla fase di oggi del fascismo 3.0 che avanza, noi parliamo di "moderno fascismo" e del moderno medioevo che avanzano, con un attacco sempre più pesante non solo alla condizione di lavoro/non lavoro delle donne e non solo, ma alla nostra intera vita, all’interno di una onda nera che avanza sia nazionalmente che sul piano internazionale, vedi Trump/USA, Milei/Argentina, Netanyahu/Israele; il genocida Netanyahu che il governo Meloni, a dispetto della Corte penale internazionale di giustizia, accoglierebbe con i tappeti d’oro. 
Gli aspetti dell'attacco alle nostre vite sono tanti ed ad ampio raggio: aborto, lavoro, violenza e femminicidi, repressione… la classe borghese al potere si è vestita da donna con la Meloni ma è una donna che certamente non ci può rappresentare, questo governo è improntato sull’ideologia fascista contro cui lottare in ogni ambito. 
La scuola per questo governo è uno dei luoghi in cui l'attacco è tra i più chiari: una scuola che deve essere sempre più militarizzata, al servizio della guerra imperialista, improntata sulla logica “Dio, patria, famiglia”, pensiamo all’ultima riforma annunciata, con il dirottamento dei fondi per l’educazione sessuo-affettiva all’educazione delle studentesse e studenti alla fertilità e infertilità…L'anno scorso c'è stato l'invito alle scuole anche medie agli "stati generali della natalità", adesso fondi per la formazione sulla fertilità. 
Tutto questo deve essere portato nello sciopero dell'8 marzo.
Noi lavoriamo principalmente verso e con le lavoratrici, precarie, operaie in alcune fabbriche al nord che stanno subendo non solo il controllo/discriminazione, diciamo tra virgolette "normale" che si subisce sul posto di lavoro ma anche una repressione padronale/poliziesca perché lottano e scioperano. A Palermo in una manifestazione delle precarie delle cooperative sociali siamo state quasi denunciate dalla polizia perché abbiamo portato in piazza la bandiera della Palestina, che ci volevano togliere e non abbiamo tolta. E quindi le bandiere della Palestina e la forte e attiva solidarietà alle donne palestinesi e al popolo saranno ancora e ancora con noi nello sciopero. 
Lavoreremo come sempre attivamente per costruire e contribuire allo sciopero; già il 23/25 novembre ha espresso la potenzialità del movimento delle donne.
Informiamo poi che il sindacato a cui facciamo riferimento, lo Slai Cobas per il sindacato di classe,  indice lo sciopero dell’8 marzo, sabato, in cui comunque ci sono tante fette di lavoratrici, di operaie, precarie che lavorano; uno sciopero che impugniamo tutte, anche quelle di noi che non lavoriamo in quel giorno, per l’ampio senso che ha questo sciopero.

MILANO - Sì è fatto riferimento alla Palestina e alla resistenza… abbiamo visto in questi anni come le donne palestinesi hanno rappresentato uno dei centri pulsanti della resistenza di tutto un popolo e hanno saputo trasformare l'oppressione più brutale, odiosa, razzista, profondamente tesa alla distruzione del popolo palestinese, in una forza e in una resistenza indomabile. Crediamo che, anche il riferimento alle dichiarazioni del ministro Tajani che si è permesso di dire che Netanyahu sarebbe accolto con grande onore ecc da questo governo, ci deve far porre la questione del tipo di sostegno, di solidarietà attiva che occorre dare proprio quI in Italia e di come chiaramente schierarci.
C'è la questione dell'invio di armi a Israele ma anche ora dei carabinieri che andranno a "istruire" e avranno un ruolo attivo contro il popolo palestinese. 
Dare concretamente solidarietà alle donne, al popolo palestinese ci pone con forza la questione che occorre lottare contro questo nostro governo per cacciarlo - tenendo presenti le considerazioni che sono state fatte anche in questa assemblea sul ruolo che sta svolgendo in questo paese, con le zone rosse, con il fascismo che avanza…. Quindi come donne, come lavoratrici, come femministe, abbiamo un obbligo morale di lottare contro il nostro imperialismo e il ruolo sempre più attivo che svolge, e per sostenere le donne e la resistenza palestinese. 
Proprio oggi è notizia da alcuni siti di informazione sulla Palestina che gli aborti spontanei nelle condizioni attuali delle donne palestinesi sono aumentati del 300%. Abbiamo veramente la necessità su questo di essere ancora più determinate. 

TARANTO - Questo governo fascista della Meloni sta diventando veramente qualcosa di barbaro. 
In questo periodo stanno aumentando i femminicidi e le violenze contro le donne di tutti i generi e ci sono state anche delle sentenze che hanno significato altra violenza sulle donne. Si sta ritornando indietro al moderno Medioevo. 
Dobbiamo scendere in piazza contro questo governo che sparge un humus  fascista, di odio verso le donne; pertanto non possiamo solo limitarci a denunciare gli effetti, ma dobbiamo mettere in discussione l’intero sistema capitalista e imperialista che ha la sua espressione più reazionaria appunto nella doppia oppressione della maggioranza delle donne. 
Noi dobbiamo porci contro questo governo e non dobbiamo parlare solo di patriarcalismo perché qui è in atto proprio un moderno fascismo da parte dell'intero sistema capitalista/imperialista. 
La situazione mondiale è diventata veramente paurosa con Trump, Elon Mask che sono qualcosa di veramente degradante e reazionario per le donne così contro le immigrate/i, con un razzismo schifoso che avanza e che occorre contrastare assolutamente. 
C'è poi la questione palestinese, che è un nodo centrale di tutta questa situazione, perché veramente quello che sta succedendo in Palestina è qualcosa di aberrante, si sta autorizzando lo sterminio del popolo palestinese, delle donne, soprattutto dei bambini, cioè si sta normalizzando tutto questo, i governi, in prima fila il nostro della Meloni, stanno normalizzando questo orrore del sistema sociale imperialista. 
E questi governi dagli Usa, ecc non se ne vanno, vogliono più potere, per loro Israele è centrale in quella area e supportano lo sterminio del popolo palestinese. 
Sono questioni che noi dobbiamo portare con forza in piazza, centrali in questo sciopero.

02/02/25

Assemblea NUDM - I nostri interventi

Ieri si è tenuta on line un'assemblea nazionale di Nudm in funzione dell'8 marzo, la partecipazione è stata di oltre cento compagne. 
L'assemblea è stata convocata con un testo - che riportiamo in coda - su cui siamo concorde nella denuncia dei vari aspetti del governo fascista Meloni, mentre su altri punti e posizioni abbiamo alcune divergenze. Ma questo è parte del dibattito, della critica franca, della chiarezza sulle parole d'ordine. 
Siamo unite nel fare ancora più forte l'8 marzo di quest'anno e lo sciopero delle donne, sia in quantità che in qualità di classe e rivoluzionaria.
Rispetto agli interventi che ci sono stati, sottolineiamo positivamente in particolare quello delle compagne di Torino, come anche gli interventi delle compagne di Bologna, Genova.  
Le compagne del Mfpr di Palermo, Milano, Taranto si sono collegate e sono intervenute.
Riportiamo le registrazioni dei nostri interventi.
Mfpr Palermo
Mfpr Milano
Mfpr Taranto

Il comunicato di Nudm di convocazione dell'assemblea dell'1/2

01/02/25

L'assemblea nazionale telematica di Nudm - gli interventi del Mfpr - da domani ne parliamo

Sulla questione dell'educazione sessuo-affettiva per contrastare la violenza sulle donne

Alcune realtà femministe dicono che il governo deve introdurla nella scuola. Ma lo vogliamo chiedere a questo governo fascista, sessista, ultra conservatore?

Il governo la risposta l'ha data: i fondi che erano previsti per questa educazione sessuo-affettiva sono stati deviati verso un progetto nelle scuole di “educazione alla fertilità e all'infertilità”.

Dietro la maschera del volere trasmettere ai ragazzini le nozioni sulle malattie che possono trasmettere sessualmente, c’è in realtà la concezione che ai ragazzi fin da quando sono piccoli gli si deve dire quali sono i ruoli in questa società, in cui le donne sono quelle che devono procreare i figli.

Ecco che anche nelle posizioni nel movimento femminista, a partire da Non una di meno, è necessario chiarezza e lotta contro le illusioni che questo governo possa, debba fare l'educazione sessuo-affettiva.

Noi abbiamo detto fin dall’inizio contro questo governo Meloni: “Noi donne ti farem la guerra!”

Abbiamo denunciato sin dall'inizio la sua natura fascista e cosa rappresenta per le donne in termini di “moderno medioevo”.

Noi nel movimento femminista di lotta stiamo con un “piede dentro”, però nello stesso tempo anche con un “piede fuori” fuori. Partecipiamo, interveniamo alle manifestazioni nazionali, alle assemblee nazionali, ai momenti importanti di lotta, come abbiamo sempre fatto, portando la nostra posizione, ma dall'altro lavoriamo soprattutto tra le proletarie, le lavoratrici per organizzare le lotte e fare formazione rivoluzionaria per far crescere la coscienza politica.

27/01/25

Gli Usa rientrano nel patto anti-aborto globale mentre Trump concede la grazia a 23 attivisti antiabortisti - USA/Trump: al potere "gli uomini che odiano le donne".

Riprendiamo un comunicato del Movimento femminista proletario rivoluzionario pubblicato subito dopo la vittoria di Trump alle elezioni

La vittoria di Trump è la vittoria della parte più reazionaria, fascista che considera le donne, i loro diritti meno che niente e legittima, per la maggioranza delle donne, a livello ideologico, politico, legislativo una condizione da moderno medioevo
E' la vittoria del "Dio, patria, famiglia" all'americana: è l'esaltazione della famiglia bianca, unita attorno al suo capo - rigidamente propugnatrice di valori e stili di vita reazionari, conservatori, integralisti per la massa; ultra liberista, amorale per chi ha il potere; è l'affermazione del potere della grande nazione imperialista; è il richiamo a Dio, che "ha dato a Trump questa missione".
Anche tante donne hanno votato Trump, ma nello stesso tempo negli Stati in cui si votava anche per il diritto d'aborto hanno votato per mantenere questo diritto e inserirlo nella costituzione. Ma Trump è stato visto più determinato rispetto all'economia, alla guerra, agli immigrati...
Ma anche qui hanno pesato le classi. La maggioranza delle donne, le donne povere, la gran massa delle migranti non ha potuto votare perchè non hanno diritto al voto, o non ha voluto votare. 
Le donne per gli Usa di Trump o sono parte del potere, o sono sostenitrici plaudenti del potere degli "uomini che odiano le donne" che toglie i diritti alla maggioranza delle donne, o sono di fatto contro il potere e vanno loro tolti i diritti e se si ribellano vanno represse con la polizia assassina dell'America.
Tutte le donne delle masse popolari, che sono la maggioranza, le immigrate staranno ancora e molto peggio.  
Una grande necessità di lotte è nel futuro prossimo delle donne
Ma devono liberarsi, in America, come nel nostro paese, di una cappa consistente medio e piccolo borghese delle donne, soffocante, deviante della necessaria furia delle donne più sfruttate, oppresse, discriminate; una cappa che apparentemente può dire le stesse cose ma la cui risposta è tutta interna alla conservazione/miglioramento, ma solo per questi settori sociali di donne, di questo sistema capitalista/imperialista, fatto di guerre, attacco ai diritti, femminicidi, violenze sessuali, ritorno alla famiglia oppressiva, di discriminazioni su lavoro, negazione di indipendenza economica.  

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Gli Usa rientrano nel patto anti-aborto globale. E Trump chiude gli uffici che promuovono la diversità e la lotta al cambiamento climatico


Donald Trump aveva promesso di impegnarsi per cercare di rendere sempre più complicato accedere all’interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. “Proteggerò le donne, che a loro piaccia o meno”, aveva ripetuto in campagna elettorale.
Così, appena cinque giorni dopo l’entrata in carica, ecco la prima mossa che riscuoterà l’apprezzamento dei gruppi anti-abortisti. Il segretario di Stato, Marco Rubio, ha incaricato la missione Usa di notificare a tutti i Paesi l’intenzione di rientrare nella cosiddetta Geneva Consensus Declaration, come riferisce Politico affermando di essere entrato in possesso della comunicazione. Si tratta di un patto anti-aborto globale lanciato dallo stesso Trump nel corso del suo primo mandato e sponsorizzato da sei Paesi (Stati Uniti, Brasile, Egitto, Ungheria, Indonesia e Uganda)... (dal Fatto Quotidiano)

Il presidente statunitense Donald Trump ha firmato il 23 gennaio, davanti alla stampa,
un ordine esecutivo che concede la grazia a ventitré attivisti condannati
per aver bloccato l’accesso a cliniche in cui si praticano aborti.
“Queste persone non avrebbero mai dovuto essere perseguite”, ha affermato, aggiungendo
che “è un grande onore firmare questo provvedimento”.
L’annuncio è arrivato alla vigilia di una grande manifestazione antiabortista a Washington,
denominata “marcia per la vita” (da Internazionale 24/01/2025).

26/01/25

Gli impegni necessari in questo anno 4 - ll diritto d’aborto non si tocca! Lottiamo unite contro il governo Meloni del "Dio, patria" famiglia"

Il diritto d’aborto non si tocca, la libertà di scelta delle donne non si tocca !
Lottiamo unite contro il governo Meloni e la sua ideologia fascista di Dio-Patria-Famiglia

In Italia la depenalizzazione dell'aborto avvenne con la legge 194 nel 1978, dopo una lunga e dura battaglia del movimento delle donne che dovette scontrarsi con leggi risalenti al periodo fascista.
Molte critiche vennero fatte dal movimento delle donne alla legge 194, una legge chiaramente strappata al legislatore dalla pressione sociale che il movimento era riuscito a mettere in campo, una legge che pur depenalizzando l'aborto, riconosceva ai medici il diritto d'obiezione e non citava, quindi non riconosceva, il diritto all'autodeterminazione riproduttiva delle donne.

E oggi a che punto siamo?

“..Bisogna dirlo, in questo paese le donne non sono libere di abortire, senza cedere sotto il peso della tagliola del giudizio, dello stigma sociale e familiare…. in cui le donne che scelgono di abortire continuano ad essere tacciate, oggi dal Papa, domani dalla ministra di turno, dopodomani ancora dai familiari, amici, partner e parenti, di essere delle assassine. E’ inutile continuare a parlare di leggi, diritti e dati se non continuiamo a interrogarci concretamente sul peso che lo stigma sociale assume sulla scelta delle donne. Gli antiabortisti giudicanti ce li abbiamo in casa, negli ospedali, nei consultori, in politica, ovunque, la riprovazione sociale e culturale sono i primi strumenti di controllo sui corpi e sulle scelte delle donne. Il diritto all’autodeterminazione delle donne è sotto attacco. Il governo, oltre a procedere nello smantellamento del servizio sanitario pubblico, nella carenza strutturale di consultori e personale medico rispetto ai percorsi sulla salute di genere, elargisce consistenti finanziamenti alle associazioni antiabortiste, vedi per esempio la creazione della“stanza dell’ascolto” all’ospedale pubblico Sant’Anna di Torino. Si tratta di uno sportello gestito da volontari/e di un’associazione antiabortista, il “movimento per la vita”, senza nessuna competenza scientifica, con lo scopo di fornire una presunta assistenza alle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza e – nel caso in cui non lo facessero – un sostegno economico. La “stanza dell’ascolto” riceve soldi pubblici che vengono elargiti ad associazioni che entrano nei luoghi pubblici con l’unico scopo di iniziare un lavaggio del cervello della donna. Lotteremo perché lo spazio della sanità rispetti il diritto di scelta delle donne sulla propria vita e sul proprio corpo; combatteremo il tabù dell’aborto rompendo il silenzio che affligge questo tema, oggi più che mai.” (dall’articolo “Le conseguenze dello stigma dell’aborto” https://femminismorivoluzionario.blogspot.com)

Il diritto all'autodeterminazione riproduttiva è un diritto fondamentale della donna ed è un diritto individuale e collettivo, l'abolizione del capitalismo e l'instaurazione del socialismo non possono avvenire senza la completa liberazione della donna (diritto d'aborto compreso) e una completa liberazione della donna non può avvenire senza la rivoluzione del metodo di produzione, l'abolizione delle classi e l'avvento del socialismo.

Non è un caso che il primo paese in assoluto in cui fu depenalizzato l'aborto fu proprio la Russia Sovietica nel 1920 e, soprattutto, le donne rivoluzionarie, con Aleksandra Kollontaj in prima fila, condussero la battaglia anche all'interno del partito stesso per affermare che la libertà di scelta della maternità riguarda l'intera società che la deve garantire anche nei fatti: la maternità e l'aborto non possono essere considerati solo all'interno dell'egoistico nucleo familiare, come inteso in questa società capitalistica, ma è la collettività socialista a cui interessa la libera scelta della donna.

Il ruolo della donna nel regime capitalista è quello di riproduzione di forza lavoro per il capitale, pertanto la scelta dell'autodeterminazione non riguarda solo il proprio privato ma va a intaccare i meccanismi stessi su cui si regge il sistema che ha bisogno dei 'figli' da sfruttare nel lavoro per il profitto e da mandare in guerra.

Non è nemmeno un caso che al giorno d'oggi, nell'epoca di imperialismo, colonialismo e in Italia del moderno fascismo, rappresentato oggi in particolare dal governo Meloni, ci sia di nuovo un pesante attacco al diritto d'aborto.

In Italia il governo Meloni sin da quando si è insediato attacca fortemente il diritto d’aborto e spende fiumi di soldi mirata all’ingresso dei pro-life nei consultori mentre è complice nel genocidio che sta compiendo lo stato sionista d’Israele dove vengono uccisi a migliaia donne e bambini, dove fra i primi obiettivi militari c’è la distruzione degli ospedali…

Il diritto di aborto non si tocca!


Necessario come donne scatenare la nostra doppia ribellione e lotta contro moderno medioevo e moderno fascismo che avanzano in Italia con il governo Meloni anche all’interno dell’onda nera ultrareazionaria, fascio-maschilsta che avanza a livello internazionale, a partire dagli Usa con a capo oggi Trump.

22/01/25

Gli impegni necessari in questo anno 3 - Centrale per la liberazione delle donne la lotta rivoluzionaria - oggi in primis contro il governo Meloni moderno fascista e del moderno medioevo

In un paese imperialista come l'Italia la condizione delle donne si aggrava ogni giorno di più non solo da un punto di vista economico, con i vari provvedimenti governativi che colpiscono sempre di più la condizione di lavoro/non lavoro delle donne, ma soprattutto da un punto di vista ideologico e politico che in particolare con l’attuale governo Meloni si trasforma per le donne in un moderno medioevo, con le continue campagne ideologiche di stampo fascista sul ruolo delle donne che deve essere vincolato alla procreazione dei figli e sull’attacco al diritto di aborto.

Il governo Meloni sin da quando si è insediato ha posto come uno dei settori sociali da colpire quello delle donne, cominciando subito con un discorso ideologico. La Meloni l’estate scorsa aveva rilasciato un’intervista ad una rivista da gossip, con cui dietro la ipocrita immagine pseudo amicale che si voleva trasmettere alle donne aveva cercato di fare un’operazione mediatica al contrario: lei è la donna a cui tutte dobbiamo guardare come modello da prendere ad esempio, perché lei dimostra alle altre donne come, avendo una figlia, si può fare carriera, dimostra cosa significa emancipazione delle donne, ecc. ecc.
Ci sarebbe da ridere, ma c’è veramente da incazzarsi! La Meloni è arrivata a dire che le donne devono sentirsi libere di fare figli, perché non è vero che ci sarebbero limitazioni nel fare figli, perché non è vero anche da un punto specificatamente economico che non riuscirebbero a conciliare tempo di lavoro e tempo famiglia, perché lei, la Meloni, lo fa.
Questa intervista, offensiva per le donne proletarie, per le lavoratrici trattate peraltro come delle idiote, è stata un altro modo per portare avanti la concezione che questo governo ha e cerca di imporre in ogni forma, e non corrisponde per niente alla realtà che vive ogni giorno la maggioranza delle donne, operaie, lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate… Una situazione difficile in cui sempre più donne non fanno figli perché costrette da una condizione di lavoro/non lavoro che impedisce di mettere al mondo i figli, di crescerli, di mantenerli; in una situazione in cui sono solo fumo negli occhi le misure messe in atto a sostegno della maternità che sono elemosine peraltro destinate solo ad alcune fette di donne (vedi il cosiddetto “bonus mamme”).

L’attacco ideologico e politico verso le donne è emerso anche nelle linee guida dell'educazione civica per la scuola, quelle dell’odioso ministro Valditara. Un vero e proprio manifesto, politico moderno fascista attraverso cui gli studenti sin dalla tenera età devono essere educati al concetto di patria, di proprietà privata, quella della borghesia naturalmente, e in cui in un rigo viene racchiusa la concezione delle donne e del ruolo che devono avere in questa società capitalista, imperialista; tant’è che questo documento è stato sostenuto a larghe mani dalle associazioni antiabortiste anche perchè contiene un chiaro attacco alla questione del genere LGBTQ+. Così come oggi in modo osceno questo governo devia 500 mila euro, destinati all’educazione sessuo-affettiva, all’educazione alla fertilità/infertilità nelle scuole?!

La borghesia non può dare nessuna soluzione a quelli che sono i reali problemi della maggioranza delle donne con il cuore delle donne proletarie più sfruttate e oppresse. La borghesia si è oggi vestita da donna, ma non è il fatto di essere donne, ma la classe sociale a cui si appartiene che stabilisce quali interessi si portano avanti e verso chi.

Noi donne che abbiamo doppie ragioni per ribellarci e lottare, ragioni di classe e ragioni di oppressione sessuale, dobbiamo prendere coscienza che la nostra lotta non può che essere rivoluzionaria perché è una lotta che deve mettere in discussione a 360° questo sistema capitalista e imperialista che fa della doppia oppressione delle donne una delle sue basi cardine.

Dobbiamo avere chiare alcune cose per ripartire in questo anno:

il nostro riferimento principale sono le donne proletarie le più oppresse e sfruttate. Dobbiamo portare questo messaggio che si traduce anche in azioni concrete verso le lavoratrici e con le lavoratrici, in lotte in cui far avanzare la consapevolezza della prospettiva rivoluzionaria, perchè proprio la condizione della maggioranza delle donne dimostra l’inconciliabilità della lotta delle donne con il riformismo.

Certo, questo non significa che non è necessario fare battaglie per risultati immediati per difendere le condizioni di vita e di lavoro e che incoraggiano; lo abbiamo detto e fatto dirigendo anche lotte sindacali delle lavoratrici e con lo sciopero delle donne in questi anni con una piattaforma ampia che guarda a tutta la condizione di sfruttamento e oppressione della maggioranza delle donne, una piattaforma delle donne aggiornata alle fasi che si succedono, frutto dell’esperienza di lotta concreta ma anche dell’analisi e del lavoro di inchiesta tra le operaie, le donne lavoratrici, le immigrate; una piattaforma che parte dal lavoro per tutte le donne, visto anche come emancipazione, indipendenza della catene familiari, ma poi tocca tutte le questioni, dall'aborto ai femminicidi, dalle discriminazioni delle donne migranti alla condizione di vita delle prostitute, delle detenute, dalla repressione delle lotte delle donne che ha sempre un aspetto sessista, alla solidarietà internazionalista con tutte le donne che lottano nel mondo.

Quindi è chiaro che dobbiamo guardare alle battaglie immediate. Però questa piattaforma è inserita in una prospettiva rivoluzionaria, perché se veramente volessimo ottenere tutti questi obiettivi si deve fare una rivoluzione, perché la borghesia al potere non concederà mai tutto questo, anzi toglie ogni giorno sempre di più.
Le lavoratrici, le donne proletarie impugnino questa lotta e avanzino per trasformarsi in un’avanguardia che possa porsi alla testa del movimento delle donne che in questo paese ha mostrato di avere reali potenzialità.

Necessario in questo senso intensificare anche la lotta di posizione, teorica verso le altre tendenze femministe piccolo borghesi che perseguono solo una lotta per "migliorare" questo sistema, e anche verso altre realtà, politiche e sindacali che si dicono rivoluzionarie, comuniste, ma che sottovalutano la lotta rivoluzionaria delle donne e non la pongono come centrale.

Concretizziamo la parola d’ordine: scatenare la ribellione, la furia delle donne come forza poderosa per la rivoluzione, affinchè le donne non solo impugnino la lotta contro gli attacchi immediati ma acquistino anche la consapevolezza della necessità della lotta rivoluzionaria, capendo che per essa dobbiamo avere un ruolo determinante in quelli che sono gli strumenti indispensabili per portare avanti questa lotta, primo fra tutti il Partito della classe del proletariato che ha uno dei suoi cuori pulsanti proprio nelle donne sfruttate e oppresse che trasformino la doppia oppressione in lotta rivoluzionaria per rompere ogni catena di questo sistema capitalista da rovesciare.

20/01/25

Un grande abbraccio alle prigioniere palestinesi liberate!

Sono 69 le donne palestinesi liberate ieri, insieme a 21 ragazzi. Sono donne combattenti che, tante, nonostante per anni più volte arrestate, torturate nelle famigerate carceri israeliane, non si sono mai fermate nella lotta per la Palestina libera. A loro va il nostro grande abbraccio solidale. Esse sono un esempio di tutte le donne palestinesi che trasformano il loro dolore - alcune hanno visto i loro figli morire - in resistenza, in lotta armata contro lo stato nazi-sionista di Israele. Siamo sicure che queste donne ora continueranno a lottare.   

Riportiamo dal blog proletari comunisti una prima valutazione dell'accordo 
19 gennaio 2025
Da qualche ora è in atto la tregua sancita dall'accordo in Palestina. Questa è una buona notizia e giustifica ampiamente le giornate di esultanza che le masse palestinesi hanno realizzato nelle piazze della Striscia di Gaza all'annuncio di questo accordo. Le masse palestinesi vogliono che finiscano i bombardamenti, che finisca il quotidiano stillicidio di morti e distruzione che l'esercito genocida dello Stato di Israele, armato dall'imperialismo, ha realizzato da circa un anno e mezzo.

Il popolo e solo il popolo è la forza motrice della storia.

Noi gioiamo insieme alle masse, così come salutiamo le valutazioni positive che vengono dalle organizzazioni della resistenza palestinese. La resistenza palestinese è l'unico depositario delle decisioni nel corso di questa guerra, le masse palestinesi e la resistenza palestinese hanno realizzato con il loro straordinario, indomabile, sacrificio e resistenza in un anno e mezzo di genocidio i cui particolari non stiamo qui a riprendere perché sono stati sotto gli occhi di tutti e sotto l'occhio del mondo.

L'accordo, dal punto di vista della resistenza, contiene dei punti ritenuti positivi:

Lo scambio dei prigionieri. La liberazione dei prigionieri palestinesi è un risultato assolutamente importante. Il ritiro delle forze israeliane. Scrive il comunicato, espressione delle forze in Italia che sostengono la resistenza: “l'esercito israeliano si ritirerà nel corso delle fasi di cessate il fuoco dalla Striscia di Gaza. Il ritiro comprenderà anche l'asse Netzarim che divide in due la Striscia e l'asse Philadelphia che separa Gaza dall'Egitto. E’ riconosciuto nell'accordo il ritorno dei profughi al Nord, il piano di pulizia etnica per svuotare il nord di Gaza è così respinto. Secondo l'accordo, gli sfollati del nord di Gaza che sono stati spinti verso il sud potranno fare ritorno senza limitazione. Infine, è previsto l'ingresso degli aiuti umanitari che sono stati finora usati come strumento di pressione contro i palestinesi, specialmente al Nord della Striscia di Gaza. L'ingresso degli aiuti riprenderà a ritmi concordati e arriveranno anche a nord di Gaza.

Questi sarebbero risultati di una tregua che giustificherebbero la posizione attuale della resistenza di adesione all'accordo e il sostegno che viene alla resistenza dalla solidarietà internazionale che si è espressa in forma estesa e grande sul piano mondiale.

Il piano genocida dello Stato di Israele ha creato condizioni tali che la resistenza per fermarlo ha accettato questo accordo. Ogni altra soluzione avrebbe permesso allo Stato sionista di Israele di continuare ininterrottamente i bombardamenti e nello stesso tempo di rendere ancora più difficili le incredibili condizioni di sopravvivenza delle masse in tutta la Striscia di Gaza, per di più in un contesto generale che evidentemente non è favorevole alla resistenza palestinese e alla lotta del popolo palestinese.

In Cisgiordania l’autorità collaborazionista ha aperto il fuoco e ha sviluppato la repressione verso la brigata Jenin per imporre nella Striscia di Gaza il dominio assoluto di questa forza collaborazionista, nel mentre i coloni, sostenuti dall'esercito israeliano, hanno continuato la loro azione di aggressione e di occupazione di parte del territorio della Cisgiordania. Quindi la resistenza e le masse palestinesi si sono trovate sostanzialmente tra due fuochi, il fuoco dell'esercito sionista sostenuto dall'imperialismo e l'aggressione interna in Cisgiordania di un'Autorità palestinese che ha sposato le ragioni dell'occupante e risponde ai diktat dell'imperialismo. Anzi, per essa viene prevista, nelle dichiarazioni, nei piani del sionismo e dell'imperialismo, una installazione come governo fantoccio non solo in Cisgiordania ma nella Striscia di Gaza. Questa è una condizione sfavorevole alla resistenza del popolo palestinese.

E’ andato avanti il piano israeliano di soffocare, almeno temporaneamente, le forme di solidarietà e le forze della solidarietà col popolo palestinese. Questo in Libano con l'attacco a Hezbollah e l'occupazione di una parte del territorio libanese, come in Siria dove, approfittando del crollo del regime antipopolare di Assad, lo Stato di Israele ha bombardato il territorio siriano, le sue postazioni militari, ha occupato le alture del Golan e ha esteso questa occupazione, con la chiara intenzione di conservare il controllo in Libano di parti del territorio e di avere sia in Siria che in Libano governi favorevoli alla repressione delle forze solidali al popolo palestinese.

Una condizione quindi di oggettivo accerchiamento della resistenza e di possibilità che il regime sionista producesse un'ulteriore sforzo nella pulizia etnica e nel genocidio.

Né la resistenza ha potuto contare sull'aiuto degli Stati arabi reazionari. Lo stesso Iran che si è sprecato in dichiarazioni di solidarietà al popolo palestinese e alle forze che hanno combattuto a suo fianco, dagli Hezbollah agli Houthi, è restato sostanzialmente immobile di fronte agli attacchi ricevuti sul suo territorio da parte dello Stato sionista d'Israele.
Per non dire il ruolo che hanno svolto il regime giordano, il regime egiziano e i regimi delle monarchie petrolifere arabe.

Quindi la resistenza non ha avuto il sostegno dei paesi arabi nonostante lo Stato di Israele abbia apertamente attaccato i regimi arabi e abbia fatto capire che il suo disegno è quello di essere potenza predominante a livello regionale.

Infine il cambio di Presidenza negli Stati Uniti ha reso credibile la minaccia imperialista di un passo ulteriore nel piano genocida. Trump ha apertamente dichiarato di avere tutte le intenzioni di lasciare mani libere allo Stato sionista di Israele, intensificando il suo sostegno economico, militare, politico e diplomatico con Israele perché possa condurre fino in fondo la sua guerra contro Hamas, contro la resistenza, contro il popolo palestinese e perchè venga ristabilita l'alleanza di ferro sotto l'egida dell'imperialismo tra lo Stato d'Israele e regimi arabi.
Trump, ancora prima del suo insediamento, ha dichiarato che se il 20 gennaio non ci fosse stato un accordo a difesa degli interessi generali dell'imperialismo USA e della copertura totale del regime sionista governato da Netanyahu, avrebbe scatenato l'inferno. Nello stesso tempo Trump, proprio nelle ore che precedono il suo insediamento, fa sentire chiara la sua voce attraverso ministri e parti della sua amministrazione che dichiarano apertamente che la Presidenza Trump dell'imperialismo americano sarà la più vicina che ci sia mai stata alla storia al regime sionista israeliano.

Sono state queste le condizioni che hanno reso possibile il sì del governo Netanyahu all’accordo. Sono state queste le assicurazioni che sono state date al regime di Netanyahu che l'hanno spinto a firmare l'accordo e a sopportare la dissidenza interna al governo, testimoniata dalle dimissioni, poche ore fa, dei ministri dell'estrema destra, tranne il ministro delle Finanze che indebolisce solo parzialmente il regime di Netanyahu, visto che ottiene subito il consenso all'accordo della cosiddetta opposizione interna allo Stato d’Israele.

Quindi, nel valorizzare i risultati che la resistenza palestinese e il popolo con i suoi festeggiamenti fa in queste ore dell'accordo, è assolutamente necessario guardare al quadro complessivo che ci fa dire, come proletari comunisti, che è presto per festeggiare come una grande vittoria questo accordo; e quando si dice che è presto per festeggiare in nessuna maniera si vuole sottovalutare il peso e l'importanza che la resistenza ha conseguito in questo drammatico anno e mezzo in cui non solo è riuscita a evitare la sua distruzione pianificata dal regime sionista sostenuto dall'imperialismo, non solo è riuscita a far sì che numerose perdite siano state inflitte alle forze armate genocide del sionismo, ma non si è per nulla indebolito il rapporto, soprattutto a Gaza, tra masse popolari e resistenza.

Non va utilizzata l'argomentazione che la resistenza del popolo e delle masse popolari è invincibile per sottovalutare lo stato reale delle cose in questo momento drammatico e cruciale della lotta del popolo palestinese.

La resistenza è invincibile se il popolo è unito. La resistenza è invincibile se ha nel suo DNA un progetto e un piano di una guerra di popolo di lunga durata guidata dalle forze proletarie progressiste in grado di sconfiggere, come la storia ha sempre dimostrato, il regime sionista sostenuto dall'imperialismo. Altrimenti, dietro la tregua e dietro l’elogio della resistenza e del popolo, si cela non l'avanzamento, ma lo status quo.

Lo status quo rende fragile la tregua e l'accordo. Tutti sanno che la tregua è fragile, come pure l'accordo, tutti sanno che il regime sionista è pronto ad utilizzare qualsiasi pretesto anche nel corso dell'attuazione dell'accordo per continuare sistematicamente l'attacco alle forze della resistenza con il piano di estensione dell'occupazione e del genocidio.

Quindi in questo contesto è necessario non fermarsi, ma avanzare. In questo contesto è necessario riorganizzare la resistenza delle masse, è necessario ricostruire e far avanzare l'unità del popolo palestinese perché agisca come blocco unico contro il regime sionista. È molto positivo che i tanti martiri della resistenza palestinese, uccisi dalla mano criminale dello Stato d'Israele, abbiano trovato nel contesto della barbarie sionista la possibilità di rinnovare le proprie forze, perché è chiaro che nuove leve, come viene dichiarato, hanno alimentano la resistenza, dimostrando che il piano genocida non ferma ma alimenta la ribellione e la volontà delle masse palestinesi di resistere e contrattaccare e costruire le condizioni, interne e internazionali, perché la vittoria sia possibile.

Per questo il nostro punto di vista è che bisogna ora più che mai intensificare la solidarietà internazionale e internazionalista intorno alla resistenza palestinese, ora più che mai essere vicini alla parola d'ordine di fondo della resistenza palestinese che dice che la Palestina deve essere liberata “dal fiume al mare”, ora più che mai continuare la lotta all'interno dei nostri paesi per mettere fine al sostegno incondizionato, politico, militare ed economico, che tutte le forze dell'imperialismo, a partire dall'imperialismo americano, intendono fare per chiudere per sempre la partita della resistenza palestinese, per chiudere per sempre il futuro della Palestina e ripristinare a livelli più alti il tallone di ferro del dominio dello Stato sionista come gendarme mondiale in tutta l'area contro le nazioni e i popoli oppressi, contro la resistenza di tutti i popoli e la lotta di liberazione nazionale e sociale di essi.

Quindi nell’unirci alla resistenza e al popolo palestinese, tocca a noi fare la nostra parte, e la nostra parte è di valutare esattamente lo stato delle cose dentro cui si muove il rafforzamento della nostra azione tattica e strategica, a fianco del popolo palestinese e della resistenza fino alla vittoria.

Tutti noi consideriamo come fondamentale la lotta di liberazione del popolo palestinese e pensiamo che essa sia ritenuta tale da tutti i proletari e dai popoli oppressi di tutto il mondo che stanno manifestando la loro solidarietà. Il migliore aiuto alla resistenza palestinese, alla lotta di liberazione, è rendere sempre più forte la lotta all'interno dei paesi imperialisti e all'interno di tutti gli Stati, le nazioni oppresse, la via della liberazione internazionale dall'imperialismo, via che storicamente non può che essere la guerra di popolo in ogni paese oppresso dall'imperialismo e nelle condizioni adatte a ciascun paese, e la guerra rivoluzionaria che rappresenta il necessario strumento di unità all'interno dei paesi imperialisti.

Sulla riforma della scuola di Valditara - un commento di una compagna operatrice scolastica dello Slai cobas


L'ennesimo attacco del fascio-governo si sta per compiere, il ministro Valditara con la riforma della scuola, destinata a entrare in vigore nell’anno scolastico 2026-2027, mirerebbe a valorizzare" le radici culturali italiane" che in parole povere significa che l'insegnamento della storia sarà fatto in senso nazionalista e senza senso critico.
Inoltre è previsto lo studio della Bibbia e del latino già dalle scuole medie per rafforzare, sempre, le conoscenze delle radici della cultura italiana.
Tentiamo di credere che la Bibbia da mettere nei programmi è volta alla propaganda dei valori dell’Occidente, in chiara oppopsizione al “pericoloso” Islam alle porte, con l'effetto di far sentire più esclusi i ragazzi che arrivano da lontano.

Con questa riforma il privato entrerà nelle scuole. E' concreto infatti il rischio che la manovra apra ai privati la possibilità di sfruttare “la scuola pubblica, pagata dai contribuenti, per farsi finanziare la formazione e avere lavoratori a basso costo”
A sancire l’ingresso del privato nel pubblico, è stata la creazione della Fondazione Scuola per L’Italia, inaugurata lo scorso giugno a Milano alla presenza, tra gli altri, proprio del ministro Valditara. Si tratta di un ente no profit a cui hanno aderito Unicredit, Leonardo, Enel, Banco Bpm e Autostrade. Secondo il suo statuto, la Fondazione si pone l’obiettivo di raccogliere 50 milioni di fondi privati entro il 2029 per “contribuire a supportare il sistema scolastico, rendendolo sempre più competitivo”, come ha dichiarato il ministro; ma l’obiettivo reale, così come è stato annunciato dal presidente Simontacchi, appare soprattutto quello di “instaurare un dialogo virtuoso tra aziende".

Tornando invece alla scuola, oltre al venir meno delle tutele, preoccupanti sono i tagli annunciati al personale. La nuova manovra avviata dal ministro prevede infatti il blocco del turn over: è stato calcolato che questa scelta comporterà, in un anno, oltre 5000 insegnanti e 2000 collaboratori del personale A.T.A. in meno a servizio della scuola, tagli su tagli che si stanno sommando da anni, e che stanno creando insegnanti demotivati e personale Ata sfruttato e vessato.

Al tema della pedagogia si collegano poi le idee disciplinari di Valditara, tanto che «Internazionale» ha parlato di un vero e proprio "culto della sanzione” del ministro: le misure di sospensione che ha adottato nei confronti degli studenti che hanno occupato i propri istituti per protesta (fino a tre settimane di sospensione) e l’insistenza sul rilievo del voto in condotta con conseguente bocciatura, d’altronde, sembrano voler incoraggiare una linea sempre più punitiva
Non a caso uno dei primi discorsi di Valditara insisteva proprio sul valore dell’umiliazione dal punto di vista educativo, nella correzione dei comportamenti scorretti. “Evviva l’umiliazione, che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”, aveva detto. “Da lì nasce la maturazione. Da lì nasce la responsabilizzazione”.

Prepariamoci ad una scuola da moderno "balilla"...

16/01/25

Il nuovo anno ci porterà quello che sapremo conquistarci

I bambini, quando hanno un quaderno nuovo, con le pagine bianche, fanno mille progetti di tenerlo in ordine, di scriverci con la migliore calligrafia. Nel calendario dei padroni, il capodanno ha la stessa funzione: offrire a chi quotidianamente è sfruttato, immiserito e instupidito dal dominio capitalista, la truffa finale. L’anno vecchio ti ha dato miseria, licenziamenti, supersfruttamento, servitù: ebbene, puoi buttarlo via, come i cocci vecchi dalle finestre: ti resta davanti l’anno nuovo, il bel quaderno bianco tutto da scrivere. 

Questo è il discorso che conviene ai padroni: sospendiamo le ostilità, tanto quello che è stato e stato, ora tutto e diverso, è un altro anno. Ma il nostro quaderno ce l’hanno già scritto loro, col linguaggio di sempre: miseria, licenziamenti, supersfruttamento, servitù.
Ma la cosa più mostruosa è proprio questa: il tentativo di renderci complici del nostro sfruttamento, di renderci schiavi e felici. Il grande spettacolo del nuovo anno e' pronto. Protagonisti gli sfruttatori, i potenti, i parassiti, pronti a sfoggiare la ricchezza accumulata sulla miseria e sul lavoro altrui, a sprecare in una sera quanto basta a migliaia di famiglie per vivere un anno intero. Il loro divertimento non basta, c’è bisogno anche del pubblico, c’è bisogno di quelli che della ricchezza e del potere sono quotidianamente derubati. Le prime al teatro, i veglioni lussuosi, gli spettacoli spazzatura in televisione, il discorso del presidente della repubblica...🤮 devono arrivare nelle case di tutti, portati dalla televisione, dai quotidiani pieni di fotografie e cronache del bel mondo, dai rotocalchi e sfilate in TV che sfoggiano sfilate di modelli preziosi per le casalinghe che non li indosseranno mai.
Ma non è detto che il gioco riesca. A chi ipocritamente si domanda: “Che cosa ci porterà il nuovo anno?”, come se si trattasse di prevedere eventi naturali, terremoti, siccità, c’è una sola risposta.
Il nuovo anno ci porterà quello che sapremo conquistarci.
Sul quaderno bianco i padroni vogliono risolvere i loro vecchi e grassi conti. Tocca a noi riempirlo con una storia diversa.
Lasciamo ai padroni lo champagne: noi abbiamo le pietre, il dissenso, la disobbedienza e la rivolta...
Ma se non c'e' organizzazione non si va molto lontano, la "rivolta" rimane una battaglia, si', ma e' la Guerra che bisogna vincere.
Oggi è non solo oggi, la guerra e' la loro, dei signori del capitale, dell'imperialismo mondiale, di un occidente servo e complice. Complice oggi piu' di ieri di massacri, crimini, induzione a morte e malattie di bambini e civili in una Terra martoriata e rapinata da ottant'anni. La Palestina.

Niente da festeggiare!

Da Raffaella compagna di Taranto 

In piazza a Taranto per la Palestina e contro il governo Meloni

L'accordo non è una "tregua" per le mobilitazioni per la Palestina libera dal "fiume al mare"

15/01/25

CHI SONO I VERI TERRORISTI STUPRATORI? Euro-Med Monitor: Israele deve essere aggiunto alla lista nera dell’ONU contro le violenze sessuali

Dal blog proletari comunisti

 infopal

Ginevra. L’Euro-Med Monitor, con sede a Ginevra, ha affermato in un comunicato stampa divulgato venerdì che le continue ostruzioni di Israele verso tutte le indagini del’ONU per le accuse di violenza sessuale dal 7 ottobre 2023 sono profondamente preoccupanti. Queste ostruzioni, unite a prove sostanziali che indicano azioni sistematiche e diffuse di stupro ed altre forme di violenza sessuale da parte delle forze israeliane contro i Palestinesi, compresi prigionieri, costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Le motivazioni per l’inclusione di Israele nella lista nera dell’ONU per le entità sospettate di perpetrare violenza sessuale nei conflitti sono convincenti.

Negli ultimi 15 mesi, Israele ha costantemente rifiutato di collaborare con tutti gli organismi delle Nazioni Unite con un mandato investigativo per esaminare le accuse di stupro e altre forme di violenza sessuale derivanti dagli attacchi del 7 ottobre.

Mercoledì 8 gennaio è stato reso noto che Israele ha nuovamente negato l’autorizzazione per un’indagine da parte della Rappresentante Speciale dell’ONU per le violenze sessuali correlate al conflitto, Pramila Patten. Questo rifiuto deriva presumibilmente dalle preoccupazioni che un’indagine completa avrebbe esposto l’uso sistematico di stupri di massa da parte di Israele contro i Palestinesi, comprese donne e bambini, visto che Patten aveva insistito sul fatto che l’accesso ai centri di detenzione israeliani per indagare sulle accuse contro i soldati israeliani era un requisito fondamentale per il processo.

Il rifiuto di Israele è particolarmente sorprendente dato che la società civile israeliana, fino a poco tempo fa, aveva una parere generalmente favorevole a Patten e l’aveva persino invitata a tornare in Israele.

Il precedente rapporto di Patten, pubblicato l’11 marzo 2024, è l’unico caso in cui il governo israeliano ha fornito informazioni a un’inchiesta dell’ONU sulle accuse di violenza sessuale. Tuttavia, come chiaramente affermato nel rapporto, il mandato della missione in quel momento non era investigativo. Il rapporto raccomandava al governo israeliano di collaborare con la Commissione internazionale d’inchiesta indipendente (CoI) sui Territori Palestinesi Occupati (TPO), tra cui Gerusalemme Est e Israele, e con l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), per facilitare indagini esaustive su tutte le presunte violazioni, soprattutto dopo che Israele ha negato a queste entità l’accesso e la cooperazione, come sottolineato nel rapporto.

L’ostruzione israeliana della verità in questo contesto è stata evidenziata per la prima volta nel gennaio 2024, quando il governo israeliano ha espressamente proibito ai medici israeliani e alle autorità competenti di collaborare con la Commissione d’inchiesta dell’ONU sui Territori Palestinesi Occupati, etichettando la commissione come “anti-israeliana e antisemita”. Da allora, il governo israeliano ha mantenuto costantemente questa posizione ostruzionistica, minando gli sforzi della Commissione per condurre un’indagine approfondita e imparziale, il che costituisce un fallimento di Israele nel rispettare il suo obbligo ai sensi del diritto internazionale di collaborare con gli organismi dell’ONU. Israele sta anche negando alle vittime di entrambe le parti il ​​loro diritto alla giustizia e alla responsabilità per le presunte violazioni.

“Il ripetuto rifiuto di Israele di collaborare con tutte le indagini dell’ONU sulla violenza sessuale evidenzia l’uso da parte del governo israeliano delle accuse di questo grave crimine come strumento di propaganda per fabbricare il consenso per il suo effettivo genocidio trasmesso in diretta streaming”, ha affermato Ramy Abdu, presidente di Euro-Med Monitor. “Israele usa semplicemente queste accuse per svergognare e diffamare i critici e deviare la colpa dai suoi tremendi crimini contro l’umanità”.

Negli ultimi 15 mesi, la squadra di Euro-Med Monitor ha documentato numerosi casi di violenza sessuale perpetrata da Israele, tra cui stupri e altre forme di tortura sessuale, contro civili palestinesi, tra cui individui nel campo di tortura israeliano di Sde Teiman.

In almeno un caso, un detenuto palestinese è stato sottoposto a stupro da cani poliziotto israeliani come parte della loro aggressione. A Sde Teiman, “i soldati ci hanno tolto per la prima volta le bende che ci coprivano gli occhi”, ha raccontato al team di Euro-Med Monitor l’avvocato Fadi Saif Addin Bakr, rilasciato il 22 febbraio 2024 dopo 45 giorni di detenzione. “In seguito, i soldati hanno tirato un giovane seduto alla mia destra, lo hanno costretto a dormire per terra e gli hanno legato mani e piedi. All’improvviso, i soldati dell’occupazione hanno sguinzagliato dei cani poliziotto addestrati contro il giovane, che è stato stuprato dai cani. Durante l’intero calvario che ho sopportato, questa è stata una delle cose più orribili a cui abbia mai assistito”.

Addin Bakr ha aggiunto: “Tutto è stato troppo [da sopportare], e questo è stato solo un altro [episodio] aggiunto alla massa di tormenti. Speravo di morire affinché questo non accadesse a me, ma uno dei soldati mi ha detto di prepararmi. [Eppure] è successo qualcosa di miracoloso nella  prigione; la sessione di tortura è terminata rapidamente e siamo stati riportati nella baracca”.

In alcuni casi, i Palestinesi sono stati stuprati a morte dal personale dell’esercito israeliano. Questi episodi documentati forniscono una forte prova della natura sistematica e diffusa di tali atrocità, rivelando che Israele ha trasformato la violenza sessuale in un’arma come tattica deliberata per distruggere il morale della popolazione palestinese.

Tra le almeno 36 morti di detenuti sotto inchiesta presso il famigerato centro di detenzione israeliano di Sde Teiman, sembra che un uomo palestinese sia morto in seguito a un orribile atto di stupro con un manganello elettrico. È improbabile che questo atto brutale, insieme a molti altri, venga indagato o perseguito in Israele e sarà impedito al controllo internazionale visto che Israele continua a bloccare le indagini su tali crimini.

Numerosi rapporti di organizzazioni per i diritti umani internazionali, dell’ONU, e israeliane, tra cui l’Ufficio per i Diritti Umani dell’ONU, Amnesty International e B’Tselem, hanno documentato l’uso sistematico e diffuso di tortura e violenza sessuale di israele contro i Palestinesi.

Inoltre, il rapporto di giugno 2024 della Commissione d’inchiesta dell’ONU sui Territori Occupati Palestinesi, tra cui Gerusalemme Est e Israele, è giunto a conclusioni simili. Ha documentato un “aumento significativo della portata, frequenza e gravità della violenza sessuale e di genere perpetrata dalle Forze di sicurezza israeliane (ISF) contro i Palestinesi” dal 7 ottobre 2023. Il rapporto ha inoltre affermato che questo aumento era “collegato all’intento di punire e umiliare i Palestinesi”.

Di recente, il gruppo di Euro-Med Monitor ha documentato orribili testimonianze presso l’ospedale Kamal Adwan in merito alle aggressioni sessuali su civilitra cui personale medico femminile e bambini. Le vittime sono state costrette a togliersi i vestiti e il velo e sottoposte a umilianti perquisizioni corporali del personale maschile dell’esercito israeliano. Una donna, evacuata a forza dall’ospedale, ha raccontato alla squadra di Euro-Med Monitor: “Un soldato ha costretto un’infermiera a togliersi i pantaloni e poi ha messo una mano sui suoi genitali. Quando ha cercato di resistere, l’ha colpita duramente in faccia, facendole sanguinare il naso”.

I crimini israeliani che comportano l’uccisione di Palestinesi e l’inflizione di gravi danni fisici e psicologici per mezzo della tortura, maltrattamenti e violenza sessuale, tra cui lo stupro, vengono perpetrati con estrema brutalità e in modo sistematico, il che indica chiaramente un intento specifico di distruggere il popolo palestinese. Questi atti costituiscono componenti del crimine di genocidio, come delineato nella Convenzione sulla Prevenzione e la Punizione del Crimine di Genocidio.

Euro-Med Monitor invita le Nazioni Unite a includere Israele nella sua lista nera di entità coinvolte nella violenza sessuale nei conflitti. Questa richiesta giunge alla luce di prove sostanziali che documentano l’uso sistematico della violenza sessuale da parte di Israele, tra cui lo stupro e altre forme di abuso sessuale, come parte della sua più ampia campagna di  annientamento contro il popolo palestinese.

Euro-Med Monitor sottolinea l’urgente necessità di una responsabilità internazionale e di un’indagine esaustiva su queste atrocità per assicurare giustizia alle vittime e prevenire ulteriore impunità. Il Monitor ha affermato che, nel corso di diversi decenni, Israele ha costantemente dimostrato sia una mancanza di volontà che una mancanza di capacità di ritenere responsabili o perseguire coloro che sono implicati in crimini commessi contro i Palestinesi, con tali individui che hanno ricevuto protezione giudiziaria, politica, militare e persino popolare.

La comunità internazionale deve adottare misure urgenti e decisive per affrontare e fermare i gravi crimini di Israele contro i prigionieri e i detenuti palestinesi. Questo comprende il rilascio immediato e incondizionato di persone detenute arbitrariamente, la cessazione delle sparizioni forzate che facilitano ulteriori atrocità e la concessione dell’accesso al Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) e ad altre competenti organizzazioni locali e internazionali a tutte le strutture carcerarie israeliane. Inoltre, alle vittime deve essere concesso il diritto a un rappresentante legale.

Euro-Med Monitor chiede inoltre che si indaghi su questi crimini tempestivamente, imparzialmente, approfonditamente e in modo indipendente, affinché tutti i colpevoli siano ritenuti responsabili e che a tutte le vittime e alle loro famiglie sia pienamente garantito il loro diritto alla verità, a rimedi efficaci e a riparazioni complete, assicurando giustizia e dignità a chi è stato colpito da questi crimini efferati.

È fondamentale che la comunità internazionale sostenga la Corte Penale Internazionale (ICC) nel condurre un’indagine completa su tali crimini, e  garantire che vengano inseriti nelle accuse mosse contro i funzionari israeliani davanti alla Corte e garantire la responsabilità e l’azione penale per tutti i responsabili.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli

14/01/25

Via libera ai femminicidi - Gli uomini assassini sono giustificati...

La Corte d'Assise di Modena non ha accolto la richiesta della procura della pena dell’ergastolo contro Salvatore Montefusco che ha ucciso la moglie Gabriela Trandafir e la figlia della donna, Renata, di fatto declassando i due assassinii a reazione comprensibile rispetto ad una situazione familiare.
Le motivazioni di questa sentenza da un lato esprimono il dis-valore dato alla vita delle donne, dall'altro rischiano di essere di riferimento per altre sentenze su femminicidi e di fare "scuola".
Nella sentenza viene scritto: «in ragione della comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il fatto di reato». Per «motivi», si intendono «le nefaste dinamiche familiari che si erano con il tempo innescate».
Il femminicidio, quindi, è comprensibile! In alcune circostanze è addirittura giustificato! 
Ma non basta: siccome nelle "dinamiche familiari" centra il comportamento delle due donne, si scarica su di loro la colpa degli omicidi.
Ora noi non possiamo sapere cosa succedeva in quella famiglia, ma la questione è che la sentenza avvalora il delitto legittimo, i valori della "famiglia" che non si devono rompere.
La presidente Elisa Ercoli dell'Associazione "Differenza Donna" ha parlato di necessità di una «formazione adeguata per chi giudica..." Ma che c'azzecca? Non è un giudice non "formato" che ha fatto questa sentenza, ma un giudice che difende consapevolmente le ragioni, l'humus omicida di un uomo.
E in questo clima fascista, di cancellazione in generale dei diritti, della volontà delle donne il messaggio di questa sentenza è grave e in linea. Così tanti femminicidi possono essere "giustificati".