07/11/25

Le donne nella Rivoluzione d'Ottobre


 Manifesto: 

«Donne lavoratrici, prendete le armi!» (1917)

Lev Brodarty






Importante opuscolo del Mfpr

LA RIVOLUZIONE E LE DONNE di Clara Zetkin
Il pezzo pubblicato è tratto da: Clara Zetkin, 
La questione femminile e la lotta al riformismo - 22 novembre 1918
Sino a ieri nei Reichstag e nei Landtag degli stati federali si giurava ancora solennemente sul fatto che noi donne non eravamo “mature” per svolgere il nostro compito di cittadine equiparate a fianco degli uomini. Ancora ieri “immature” per poter decidere della nomina d’un guardiano notturno a Buxtehude, oggi, dichiarate “mature”, elettrici ed eleggibili, con eguali diritti, siamo in grado di pronunciarci sulle decisioni più importanti per la vita politica del paese, e per il suo assetto economico.
In realtà anche le donne devono partecipare, tramite un diritto di voto democratico, all’elaborazione delle leggi fondamentali riguardanti la forma di governo e le istituzioni dello Stato. Questo dev’essere il compito delle previste assemblee nazionali costituenti in seno alla “grande” e alla “piccola” patria; e però compito principale di queste assemblee dovrebbe essere, secondo il desiderio delle classi possidenti, quello di strappare il potere politico dalle mani delle masse proletarie in nome della menzognera parola d’ordine “salvaguardia della democrazia”, e sbarrare in tal modo la via all’edificazione d’una vera democrazia integrale.
Anche le donne devono potersi pronunciare sull’alternativa: repubblica borghese o repubblica socialista, o in altri termini: dominio di classe politico formale moderato da parte degli usurpatori della ricchezza sociale, oppure tutto il potere politico in mano ai produttori della ricchezza sociale.
Politica socialista radicale in grande stile per rimodellare completamente “l’antica, decrepita faccenda”, vale a dire lo Stato oppressivo capitalista e l’economia di sfruttamento capitalista per trasformarli in un ordinamento socialista, in una società di liberi ed eguali; oppure una politica di concessioni, d’armonia borghese-proletaria, una politica senza princípi che ricorre a rattoppature politiche ed economiche al fine di preservare la società capitalista. Anche le donne dovranno decidere in merito a queste alternative vitali per il popolo tedesco e qui si dovrà dimostrare la maturità politica della donna!
Le donne tedesche non dovrebbero mai dimenticare che l’equiparazione politica non è il premio ad una loro lotta vittoriosa, bensì il regalo di una rivoluzione sopportata dalle masse proletarie e che portava scritto sul proprio stendardo: democrazia integrale e tutti i diritti al popolo. Pieni diritti anche per le donne! Forse che noi donne non siamo popolo, la metà del popolo e in conseguenza del sacrificio di milioni di uomini all’imperialismo, mai come ora la metà più grande del popolo tedesco? E non siamo forse noi donne, nella schiacciante maggioranza, popolo lavoratore che accresce la ricchezza materiale e culturale della società? Al popolo lavoratore appartiene l’operaia di fabbrica come l’impiegata e la maestra, la piccola contadina, ma anche la massaia che, attraverso la sua sollecitudine e il suo lavoro, appresta e preserva la casa per i suoi piccoli ospiti. Al di fuori di questa grande comunità di sorelle, si situano solo quelle signore che vivono alle spese e sullo sfruttamento del lavoro altrui, prive di attività autonoma; esse non partecipano all’aumento del patrimonio sociale, ma solo al suo consumo.
La rivoluzione ha procurato alle donne lavoratrici i loro diritti civili senza chiedere se la maggioranza di esse li abbia rivendicati, senza sapere se abbiano lottato per possederli...

Giovedì 13 novembre assemblea on line e in presenza nelle sedi


Giovedì, 13 novembre 
Link per collegarsi e partecipare: https://meet.google.com/udp-gmyd-eyg

06/11/25

Formazione rivoluzionaria delle donne - A. Ghandy - 3 fine - VISIONE D’INSIEME SUL MOVIMENTO DELLE DONNE IN OCCIDENTE


Il movimento delle donne in Occidente è diviso in due fasi. La prima fase sorse a metà del XIX secolo e terminò negli anni ’20, mentre la seconda fase iniziò negli anni ’60. La prima fase è nota per il movimento delle suffragette o per il movimento delle donne per i loro diritti politici, vale a dire il diritto di voto. Il movimento delle donne è sorto nel contesto della crescita del capitalismo e della diffusione di un’ideologia democratica. Sorse nel contesto di altri movimenti sociali emersi al momento. Negli Stati Uniti il movimento per liberare gli schiavi neri e il movimento per organizzare i ranghi sempre crescenti del proletariato erano una parte importante del fermento socio-politico del XIX secolo.
Tra gli anni ’30 e ’40 gli abolizionisti (quelli che promuovevano l’abolizione della schiavitù) includevano donne istruite che sfidavano l’opposizione sociale alla campagna per liberare i Negri dalla schiavitù. Lucrezia Mott, Elizabeth Cady Stanton, Susan Anthony, Angeline Grimke erano tra le donne attive nel movimento contro la schiavitù che in seguito si sono attivate nella lotta per i diritti politici delle donne.
Ma l’opposizione all’interno delle organizzazioni anti-schiavitù alle rappresentanti di esse e alle donne nella leadership ha costretto le donne a pensare al proprio status nella società e ai propri diritti. Negli Stati Uniti, le donne in vari Stati iniziarono a riunirsi per chiedere il loro diritto all’istruzione comune con gli uomini, per i diritti delle “donne istruite” al diritto di proprietà e al divorzio.
La Seneca Fall Convention, organizzata da Stanton, Anthony e altri nel 1848, si rivelò un punto di riferimento nella storia della prima fase del movimento delle donne negli Stati Uniti. Adottarono una Dichiarazione di sentimenti ispirata alla Dichiarazione di Indipendenza, nella quale chiedevano uguali diritti in materia di matrimonio, proprietà, salari e voto. Per 20 anni dopo questa Convention furono organizzati altri congressi a livello di Stato, si tennero delle conferenze di propaganda attraverso giri di conferenze, opuscoli, petizioni firmate.
Nel 1868 fu introdotto un emendamento alla Costituzione (14° emendamento) che conferiva il diritto di voto ai neri ma non alle donne. Stanton e Anthony fecero una campagna contro questo emendamento ma non ebbero successo nel prevenire [la sua adozione n.d.t.]. Una spaccatura tra le donne e gli abolizionisti ebbe luogo. Nel frattempo anche il movimento della classe lavoratrice crebbe, anche se la leadership sindacale in carica non era interessata a organizzare le lavoratrici. Solo l’IWW sostenne gli sforzi per organizzare le lavoratrici che lavoravano tante ore per salari estremamente bassi. Migliaia di donne erano operaie tessili. Anarchici, socialisti, marxisti, alcuni dei quali erano donne, lavoravano tra gli operai e li organizzavano. Tra loro c’erano Emma Goldman, Ella Reevs Bloor, Mother Jones, Sojourner Truth. Nel 1880 le lotte militanti e la repressione divennero all’ordine del giorno. La maggior parte dei leader del suffragio non mostrò alcun interesse nello sfruttamento dei lavoratori e non sostenne il loro movimento.
Verso la fine del secolo e l’inizio del 20° secolo un movimento femminile della classe operaia si sviluppò rapidamente. Il punto più alto di questo fu lo sciopero di quasi 40.000 donne nel settore dell’abbigliamento nel 1909. Le donne socialiste erano molto attive in Europa e le donne comuniste come Eleanor Marx, Clara Zetkin, Alexandra Kollontai, Vera Zasulich erano in prima linea nella lotta per organizzare le donne lavoratrici. Migliaia di donne lavoratrici furono organizzate e furono pubblicati i giornali e le riviste delle donne.
È stato alla Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Lavoratrici di Copenaghen che Clara Zetkin, la famosa comunista tedesca e leader del movimento internazionale delle donne, ispirata dalla lotta delle lavoratrici americane, presentò la risoluzione per commemorare l’8 marzo come festa della donna a livello internazionale. Dalla fine del secolo, la situazione delle donne aveva subito molti cambiamenti negli Stati Uniti. Sebbene non avessero il diritto di voto, nel campo dell’istruzione, dei diritti di proprietà, dell’occupazione avevano fatto molti avanzamenti. Da qui la richiesta di voto guadagnò di rispettabilità. Il movimento prese una svolta più conservatrice, separando la questione di ottenere il diritto di voto da tutte le altre questioni sociali e politiche. Le loro tattiche principali erano le petizioni e il lobbismo con i senatori ecc. Ciò divenne [una pratica n.d.t.] attiva nel 1914 con l’ingresso di Alice Paul che introdusse le tattiche militanti delle suffragette britanniche, come picchettaggio, scioperi della fame, sit-in ecc. A causa della loro campagna attiva e tattiche militanti le donne conquistarono il diritto di voto in America nel 1920.
La lotta delle donne in Gran Bretagna iniziò più tardi del movimento americano, ma prese una piega più militante all’inizio del 20° secolo con Emmeline Pankhurst, le sue figlie e i loro sostenitori che adottarono tattiche militanti per attirare l’attenzione sulle loro richieste, affrontando l’arresto più volte per premere sulle loro richieste. Avevano costituito l’Unione Sociale e Politica delle Donne (WPSU) nel 1903 quando si erano disilluse dello stile di lavoro delle organizzazioni più vecchie. Questa WSPU guidò l’agitazione per il suffragio. Ma si compromisero con il governo britannico quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale nel 1914. Sia negli Stati Uniti che in Inghilterra i leader del movimento erano bianchi e borghesi e limitavano la loro richiesta alle donne della classe media. Sono state le donne socialiste e comuniste che hanno respinto la richiesta di voto limitata a coloro che avevano proprietà e ampliarono la richiesta di includere il voto per tutte le donne, comprese le donne della classe operaia. Organizzarono mobilitazioni di massa separate a sostegno della richiesta del diritto di voto delle donne.
Il movimento delle donne non continuò durante il periodo della Depressione, l’ascesa del fascismo e la guerra mondiale. Nel secondo dopoguerra, l’America vide un boom nella sua economia e la crescita della classe media. Negli anni della guerra le donne avevano intrapreso ogni sorta di lavoro per gestire l’economia, ma in seguito furono incoraggiate a lasciare il lavoro e diventare buone casalinghe e madri. Questo bolla di prosperità e soddisfazione durò fino agli anni ’60. I disordini sociali con il movimento nero per i diritti civili guadagnarono terreno e più tardi emerse il movimento contro la guerra (contro la guerra del Vietnam).
Fu un periodo di grande agitazione. Anche la Rivoluzione Culturale iniziata in Cina ebbe il suo impatto. L’attività politica tra gli studenti universitari aumentò ed è in questa atmosfera di turbolenze sociali e politiche che emerse nuovamente il movimento delle donne, questa volta inizialmente tra studenti universitari e docenti.
Le donne si resero conto di aver subito discriminazioni sul lavoro, sui salari e, in generale, sul modo in cui erano trattate nella società. Anche l’ideologia consumista venne attaccata. Simone de Beauvoir aveva scritto “The Second Sex” nel 1949, ma il suo impatto si sentì adesso. Betty Friedan aveva scritto la “Mistica femminile” nel 1963. Il libro divenne estremamente popolare. Fondò l’Organizzazione Nazionale delle Donne nel 1966 per lottare contro la discriminazione che le donne subivano e per lottare per un emendamento per gli equi diritti.
Ma il movimento autonomo delle donne (movimento femminista radicale) emerse all’interno del movimento studentesco che aveva tendenze di sinistra. Studenti neri nel Consiglio di Coordinamento Nonviolento degli Studenti (SNCC) (che ha fatto la campagna per i diritti civili per i neri) si separarono dagli studenti e donne bianchi alla Convention di Chicago nel 1968, con la motivazione che solo i neri avrebbero lottato per la liberazione del nero. Allo stesso modo l’idea che la liberazione delle donne è una lotta femminile guadagnò terreno.
In questo contesto, le donne membri degli Students for a Democratic Society (SDS) richiedevano che la liberazione delle donne facesse parte del consiglio nazionale nella loro convenzione del giugno 1968. Ma furono fischiate e messe in minoranza. Molte di queste donne uscirono e formarono il WRAP (Women’s Radical Action Project) a Chicago. Le donne all’interno della New University Conference (NUC - un corpo nazionale di studenti universitari, personale e docenti che volevano un’America socialista) formarono un comitato elettorale femminile. Marlene Dixon e Naomi Weisstein da Chicago erano leader in questo. Shulamith Firestone e Pamela Allen iniziarono un’attività simile a New York e formarono la New York Radical Women (NYRW). Tutte loro respinsero la visione liberale secondo cui i cambiamenti nella legge e la modifica dei diritti eguali risolverebbero l’oppressione delle donne e credevano che l’intera struttura della società dovesse essere trasformata. Quindi si definivano radicali. Arrivarono a sostenere l’idea che gruppi e partiti misti (uomini e donne) come il partito socialista, la SDS, la nuova sinistra non sarebbero stati in grado di portare avanti la lotta per la liberazione delle donne e che c’era bisogno di un movimento delle donne, autonomo dai partiti. La prima azione pubblica del NYRW fu la protesta contro il concorso di bellezza Miss America, che portò il nascente movimento delle donne alla ribalta nazionale.
Un anno dopo la NYWR si divise in Redstockings e WITCH (Women’s International Terrorist Conspiracy from Hell). Le “Calze Rosse” pubblicarono il loro manifesto nel 1969 e in questo la posizione del femminismo radicale fu presentata chiaramente per la prima volta. “... identifichiamo gli agenti della nostra oppressione come uomini, la supremazia maschile è la più antica e basilare forma di dominazione. Tutte le altre forme di sfruttamento e oppressione (razzismo, capitalismo, imperialismo, ecc.) Sono estensioni della supremazia maschile: gli uomini dominano le donne, pochi uomini dominano il resto ... “ La sorellanza è potente, e il personale politico diventa il loro slogan che ha guadagnato ampia popolarità. Nel frattempo la SDS pubblicò il suo documento di posizione sulla Liberazione delle donne nel dicembre 1968. Questo è stato discusso dalle donne da vari punti di vista. Kathy McAfee e Myrna Wood hanno scritto “Il pane e le rose” per indicare che la lotta non può essere solo contro lo sfruttamento economico del capitalismo (pane), ma anche contro l’oppressione psicologica e sociale che le donne affrontano (rose).
Questi dibattiti svolti nelle varie riviste prodotte dai gruppi femminili emersi in questo periodo sono stati presi sul serio e hanno influenzato il corso e le tendenze all’interno del movimento delle donne non solo negli Stati Uniti ma anche in altri paesi. I gruppi prendevano principalmente la forma di piccoli circoli per l’innalzamento della coscienza. Va notato che tutti questi seguivano il socialismo trotskista o cubano all’interno del movimento di sinistra. Si opposero a tutti i tipi di strutture gerarchiche. In questo modo sono emersi il femminismo socialista e la tendenza femminista radicale nel movimento delle donne. Sebbene avesse molti limiti se vista da una prospettiva marxista, sollevava interrogativi e portava alla luce molti aspetti dell’oppressione delle donne.
Negli ultimi anni ’60 e nei primi anni ’70 negli Stati Uniti e nell’Europa occidentale “diversi gruppi avevano visioni diverse sulla rivoluzione. C’erano femministe, nere, anarchiche, marxiste - leniniste e altre versioni della politica rivoluzionaria, ma la convinzione che la rivoluzione di un tipo o dell’altro fosse dietro l’angolo attraversava queste divisioni “. (Barbara Epstein)
Le femministe socialiste (marxiste) e radicali condividevano una visione della rivoluzione. Durante questo primo periodo le femministe erano alle prese con la teoria marxista e concetti chiave come produzione, riproduzione, coscienza di classe e lavoro. Sia le femministe socialiste che le femministe radicali stavano cercando di cambiare la teoria marxista per incorporare la comprensione femminista della posizione delle donne. Ma dopo il 1975 ci fu un cambiamento. L’analisi sistemica (del capitalismo, dell’intera struttura sociale) fu sostituita o riformulata come femminismo culturale.
Il femminismo culturale inizia con l’assunto che uomini e donne sono fondamentalmente diversi. Si concentrava sulle caratteristiche culturali dell’oppressione patriarcale e mirava principalmente alle riforme in questo settore. A differenza del femminismo radicale e socialista, rifiuta categoricamente qualsiasi critica al capitalismo e sottolinea il patriarcato come le radici dell’oppressione delle donne e vira verso il separatismo. Alla fine degli anni ’70 e ’80, il femminismo lesbo emerse come una corrente all’interno del movimento femminista. Allo stesso tempo le donne di colore (donne nere, donne del terzo mondo nei paesi capitalisti avanzati) sollevarono critiche sul movimento femminista in corso e iniziarono ad articolare le loro versioni del femminismo. Anche le organizzazioni delle donne della classe lavoratrice per la parità di trattamento sul posto di lavoro, l’assistenza all’infanzia ecc. iniziarono a crescere. Che il movimento femminista fosse stato ristretto a donne bianche, borghesi e istruite nei paesi capitalisti avanzati e si stesse concentrando su questioni che riguardavano principalmente le loro preoccupazioni, era diventato ovvio. Ciò diede origine al femminismo globale o multiculturale.
Nei paesi del terzo mondo anche i gruppi femminili diventarono attivi, ma tutte le questioni non erano necessariamente “puramente” questioni femminili. La violenza contro le donne è stata una questione importante, soprattutto, ma ci sono stati problemi emersi dallo sfruttamento a causa del colonialismo e del neocolonialismo, povertà e sfruttamento da parte di proprietari terrieri, problemi contadini, dislocamento, apartheid e molti altri problemi importanti nei loro paesi. Nei primi anni ’90 il postmodernismo divenne influente tra le femministe. Ma la reazione conservatrice di destra contro il femminismo crebbe negli anni ’80, mettendo in evidenza l’opposizione alla lotta femminista per il diritto all’aborto. Attaccarono anche il femminismo per aver distrutto la famiglia, sottolineando l’importanza del ruolo delle donne nella famiglia.
Eppure la prospettiva femminista si allargò e innumerevoli gruppi di attivisti, progetti sociali e culturali alla base crebbero e continuarono ad essere attivi. Anche gli studi sulle donne si diffusero ampiamente. Le questioni relative all’assistenza sanitaria e all’ambiente sono state al centro dell’attenzione di molti di questi gruppi. Molte delle principali femministe erano assorte in lavori accademici. Allo stesso tempo, molte delle principali organizzazioni e comitati elettorali sono diventati grandi istituzioni, assorbite dal sistema, gestite con personale e come qualsiasi istituzione burocratica ufficiale. L’attivismo diminuì.
Negli anni ’90 il movimento femminista è conosciuto più dalle attività di queste organizzazioni e dagli scritti delle femministe nel campo accademico. “Il femminismo è diventato più un’idea che movimento, e manca della qualità visionaria che aveva una volta”, ha scritto Barbara Epstein in Monthly Review (maggio 2001). Negli anni ’90 il divario crescente tra la condizione economica della classe operaia e delle minoranze oppresse e delle classi medie, la continua disparità di genere, l’aumento della violenza sulle donne, l’assalto della globalizzazione e il suo impatto sulle persone, per esempio alle donne nel terzo mondo ha portato a un rinnovato interesse per il marxismo.
Allo stesso tempo, la partecipazione di donne, per esempio. le giovani donne, in una serie di movimenti politici, come evidente nei movimenti anti-globalizzazione e anti-guerra, hanno ulteriormente aiutato il processo di risveglio. Con questa breve panoramica dello sviluppo del movimento delle donne in Occidente, analizzeremo le posizioni delle principali tendenze teoriche all’interno del movimento femminista.

Voci dal presidio al Tribunale al processo sulle violenze sessuali degli autisti Amat Taranto


05/11/25

Nell'attacco di Israele a Francesca Albanese, l'Italia è allineata e ancora una volta complice del genocidio - Vedere il video

La risposta delle donne/streghe sarà il 25 novembre
Come, ne parliamo nell'assemblea on line del 
13 NOVEMBRE ALLE ORE 17,30

Taranto - domani presidio al Tribunale contro violenze sessuali

Taranto il nuovo capitolato per gli asili all'insegna di PIU' LAVORO CON MENO LAVORATRICI E IN POCHE ORE

Le lavoratrici ausiliarie degli asili comunali di Taranto respingono il nuovo "Capitolato speciale di appalto" e diffidano il Comune di Taranto
Questo capitolato peggiora in vari punti il capitolato precedente e la condizione lavorativa in corso, già di per sè inaccettabile e per cui varie iniziative sono state già fatte ma senza risposte.
Ora invece di risposte costruttive e migliorative ci troviamo con questo nuovo capitolato, Elenchiamo i punti più negativi:
- mentre in precedenza gli appalti duravano 3 anni, ora questo nuovo riguarda solo 8 mesi o addirittura 6 mesi: dal 27/10/2025 (ma questa data di inizio sicuramente slitterà, e si parla di gennaio 2026) al 30/6/2026; si aumenta così la precarietà delle lavoratrici;
- non viene fatto alcun riferimento all'ausiliariato; questo negli anni recenti è stato un riconoscimento, conquistato con le lotte e i ricorsi legali, di gran parte dell'attività effettiva delle lavoratrici.
Ora viene cancellato dal capitolato, benchè restano tutti i servizi di ausiliariato - Significa, di fatto, un tornare indietro, tant'è che questo capitolato sottolinea che il servizio principale è quello di pulizia/sanificazione, allo scopo evidente di nascondere il peso dell'attività di ausiliariato e rispondere NO alla richiesta da noi fatta di attribuzione del 3° livello retributivo, dopo più di 30 di permanenza nel 2° livello;
- pur riconoscendo che le unità lavorative sono nettamente diminuite negli anni (il capitolato parla di 68, in realtà sono meno di 65), i servizi restano gli stessi; quindi il lavoro aumenta senza che aumenti l'orario di lavoro, da noi tante volte richiesto; anzi, questo capitolato riduce il monte ore settimanale da 24 a 21 ore;
- non vengono conteggiati i giorni di pulizia ad inizio e fine anno scolastico così come i giorni per le festività di natale e pasqua e altre - in precedenza ad inizio e fine dell'anno educativo si facevano le pulizie di fondo, a tutela dei bambini, ora invece si usa il termine "immediatamente prima di ciascun anno scolastico" (che si intende per "immediatamente"?)
- chiaramente si mette una pietra tombale sul lavoro estivo, azzerando anche il mese estivo conquistato con la lotta dalle lavoratrici per gli anni 22/23/24 (benchè arbitrariamente scippato nel 2024 nonostante fondi già stanziati);
- si specificano in maniera più dettagliata le operazioni di pulizie in verticale, su mobilio, suppellettili, giochi (che sono quelle più complesse e pesanti, e in continuo aumento); mentre si continua a far valere solo il metraggio orizzontale per dire che il rapporto metri quadri/uomo sarebbe sufficiente.
Benchè da tempo lo Slai cobas ha chiesto di partecipare alla stesura del nuovo capitolato d'appalto, abbiamo avuto conoscenza già a capitolato fatto; nessuna convocazione neanche a scopo informativo è stata fatta alle OO.SS.
QUESTO CAPITOLATO E' INACCETTABILE, E' ALL'INSEGNA DI PIU' LAVORO CON MENO LAVORATRICI E IN POCHE ORE.
CHIEDIAMO CHE VENGA RITIRATO, CHE CI SIA UNA URGENTE CONVOCAZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI - IN CASO CONTRARIO LO SLAI COBAS LO IMPUGNERA'.
Ribadiamo le nostre richieste:
aumento dell'orario di lavoro, a partire almeno da 5 ore giornaliere e 30 settimanali - nell'immediato ci può essere un aumento trasformando le tante ore di sostituzione, nonchè le ore di chi è andato in pensione o lunghe malattie, in ore ordinarie; fine delle sospensioni estive, e festive, lavoro tutto l'anno;
riconoscimento del 3° livello retributivo, e mantenimento della qualifica di "ausiliariato" - con differenziazione tra ore di pulizia e ore di ausiliariato.

LAVORATRICI SLAI COBAS

03/11/25

Su assemblea nazionale di Nudm ne parliamo il 13 novembre

Compagne del Mfpr di Palermo, Milano, Taranto hanno partecipato on line all'assemblea nazionale di Nudm.





Nella serata del 13 novembre in cui dalle ore 17,30 noi terremo un'assemblea on line in funzione del 25 nov. daremo una informativa su  due giorni di Nudm.
Nei prossimi giorni invieremo il link.

02/11/25

Sampierdarena - Lavoratrici licenziate perchè hanno scioperato - La nostra solidarietà

Si tratta di 20 addette alle pulizie di un hotel. La motivazione - spiega la Filcams Cgil - risiede nella partecipazione da parte delle lavoratrici allo sciopero di qualche giorno fa
È arrivata nel tardo pomeriggio di venerdì 31 ottobre, in Filcams Cgil la lettera con la quale la ditta Aurora Ambiente srl, società che opera in appalto all'interno dell'albergo Novotel, annuncia il licenziamento collettivo per 20 addette alle pulizie impiegate presso il noto albergo di Sampierdarena.
Cgil: “Licenziate perché hanno scioperato, è un sopruso”
La motivazione risiede nella partecipazione da parte delle lavoratrici allo sciopero di qualche giorno fa proclamato dalla Filcams in quanto alle dipendenti non viene erogato lo stipendio nelle normali scadenze mensili.
“Più che un licenziamento per giusta causa siamo di fronte a un sopruso vero e proprio - commenta Maurizio Fiore, segretario Filcams Cgil Genova - la giusta causa è delle dipendenti che hanno scioperato perché senza stipendio: siamo arrivati al paradosso che non solo non ti pagano, ma se protesti ti licenziano”. 
Il presidio sabato mattina davanti all'hotel

Il governo cancella anche l'"Opzione Donna" - da Change.org

Dal 2004 Opzione Donna è una misura che viene rinnovata ogni anno e che offre alle donne lavoratrici la possibilità di pensionamento anticipato. 
Quest’anno il Governo ha però deciso di cancellare questa norma e quindi Opzione Donna non sarà rinnovata per il 2026.

Questa misura ha offerto alle lavoratrici di anticipare l’uscita dal lavoro rispetto alle normali finestre di pensionamento, riconoscendo il peso che disuguaglianze e carichi familiari hanno avuto sulle loro carriere, uno strumento di equità che è servito ad alleviare il carico di un percorso lavorativo che, per le donne, rimane un vero e proprio percorso a ostacoli. Ed è proprio per questo che è importante difendere Opzione Donna e chiedere al Governo di non cancellare questa tutela per le lavoratrici.

01/11/25

Massima solidarietà, sostegno pieno a Francesca Albanese - SI', che le streghe ritornino in tante e vi facciano realmente tremare...!


Il movimento femminista proletario rivoluzionario, le lavoratrici, le compagne del mfpr sono pienamente dalla parte di Francesca Albanese e le esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
L'hanno chiamata, attaccata, offesa in tutte le maniere, con parole che solo i reazionari, gli assassini fascisti al potere hanno nelle loro nere corde; ma dimostrando così solo chi sono e da che parte stanno: criminali, macellai di donne, bambini, dalla parte del genocidio del popolo palestinese, di cui gli Usa/Trump e tutti i paesi imperialisti, in prima fila l'Italia, sono pienamente complici.  
La attaccano volgarmente perchè Francesca Albanese dice semplicemente la verità e la verità accusa e colpisce. 
Mao Tse tung ha detto: “È bene se siamo attaccati dal nemico, poiché ciò dimostra che abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi. È ancora meglio se il nemico ci attacca con violenza e ci dipinge a fosche tinte e senza un’ombra di virtù, poiché ciò dimostra che non solo abbiamo tracciato una netta linea di demarcazione tra il nemico e noi, ma abbiamo anche riportato notevoli successi nel nostro lavoro.”
Le ultime espressioni volgari, isteriche gridate dal rappresentante di Israele all'Onu, non volendo, illudendosi di offendere, invece hanno detto una cosa giusta: "Lei è una strega...".
Ma per noi donne questo è un complimento, è uno slogan da tempo del movimento femminista: "Tremate, tremate... le streghe son tornate"
Ebbene sì, volevate offendere Francesca e invece le avete fatto un complimento.
E tutte noi diciamo: Attenti, ci sono tante streghe che sono tornate e tante altre ne verranno che vogliono farvi realmente tremare e vogliono rovesciare questi governi, questi Stati imperialisti che producono solo guerre, orrore, crimini contro l'umanità. 
Siamo le "streghe" che sono con le donne eroiche palestinesi che trasformano il loro immenso dolore in forza, in resistenza. 
Francesca Albanese continua nel tuo lavoro!
*****
Da Il Manifesto
Genocidio a Gaza «crimine collettivo», una strega si aggira per il mondo
di Roberta De Monticelli
"...Il volto terreo, le labbra serrate dall’ira di Danny Danon, rappresentante di Israele all’Onu, hanno fatto il giro del mondo, insieme alle parole con cui ha apostrofato la relatrice speciale Francesca Albanese: «Lei è una strega e questo rapporto è il suo libro degli incantesimi».
Dopo la presentazione del suo ultimo rapporto: “Il genocidio di Gaza: un crimine collettivo”. La special rapporteur, che a causa delle sanzioni trumpiane non può più entrare negli Stati Uniti, lo aveva presentato in collegamento da Johannesburg, Sudafrica...
SOLO A PARTIRE dal 2022 questo consenso si dispiega nello spazio pubblico, con il rapporto di Amnesty International che lo denuncia vigente in Israele. Come attesta anche il primo rapporto Albanese, dello stesso anno, “Sulla situazione dei diritti umani in Palestina”. Il mondo intero assiste col fiato sospeso, nel novembre del 2023 alle requisitorie dei delegati sudafricani (e alla difesa di quelli israeliani) sull’accusa di genocidio nei confronti del governo israeliano, presentata alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja, e poi alla pronuncia di questa nel gennaio 2024, a partire dalla quale tutti gli stati sottoscrittori hanno l’obbligo di agire perché questo genocidio in corso cessi immediatamente, troncando qualunque forma di supporto diretti o indiretto alla sua continuazione, come la Corte stessa ha ribadito in numerose altre occasioni.
L’ULTIMO RAPPORTO di Albanese mostra quali e quanti stati (63, fra cui l’Italia) hanno violato quest’obbligo, caso per caso, configurando appunto un «crimine collettivo».
Scende nelle profondità del tempo la radice dell’albero di cui i rapporti di Albanese sono le ultime foglie. Nella sua lezione Albanese aveva ricordato il nodo che stringe il sumud palestinese all’ubuntu (letteralmente “umanità verso gli altri”, la resistenza nonviolenta dei neri sudafricani)...
Il nostro, aveva detto Albanese, è un tempo apocalittico, cioè di “rivelazione” di una verità: «Volevamo salvare la Palestina, la Palestina ha salvato noi». Dalla cecità della mente e del cuore. Ha squarciato il velo dell’ignoranza: non solo sul tardivo e tragico progetto coloniale cui si è avvinghiato il sionismo, con la sua Nakba a varia intensità che perdura dal ’48 e riesplode a Gaza, ma anche in Cisgiordania e a Gerusalemme, con un’intensificazione mai vista prima della pulizia etnica.
HA SVELATO la complicità attiva degli Stati uniti e della maggioranza degli Stati europei in questi crimini, e soprattutto le profondissime radici di questa complicità: tutto quello che la nostra tradizione umanistica e l’educazione scolastica hanno rimosso su cinque secoli di rapina dei continenti, sui genocidi sui quali si è fondata, coprendosi gli occhi, la civiltà “occidentale” moderna.
Certo, per rispondere all’insulto di Danon bastava e avanzava il sorriso della replica di Albanese: «Se potessi fare incantesimi, li userei per mettere fine ai vostri crimini, e assicurare che i loro responsabili finiscano dietro le sbarre». Più grave, almeno per noi, la reazione di Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia alle Nazioni unite, per cui il lavoro della relatrice è «totalmente privo di credibilità e imparzialità».
EPPURE LA SOSTANZA dei due interventi è identica: il nulla...
Identica anche l’ira dei due. Risponde al vento che non puoi fermare: allo spirito che soffia non solo dalla Palestina, ma ormai dalle piazze del mondo intero. «Quando dico dal fiume al mare, io parlo degli ebrei, dei musulmani, dei cristiani, di tutte le religioni, degli abitanti di ora, di quelli storici, chiedendo che possano vivere tutti in pace e con pieni diritti, e non con privilegi riservati a pochi, come è ancora oggi. Questo intendo quando dico dal fiume al mare»...

31/10/25

Formazione rivoluzionaria delle donne - A. Ghandy - 2 - "uno degli sviluppi più notevoli nel capitalismo è l'emergere e la crescita del movimento delle donne..."

Continuiamo in questa FRD a pubblicare parti dall'importante libro di Anuradha Ghandy.
Pubblichiamo questa volta l'Introduzione;
la prossima volta "Visione sul movimento delle donne in occidente".
Le analisi critiche delle varie tendenze (quella sul post-modernismo l'abbiamo pubblicata la scorsa settimana) le potrete leggere richiedendo il libro, che invieremo a chi lo richiede in Pdf.

   INTRODUZIONE
A livello internazionale uno degli sviluppi più notevoli nell’era capitalista è stato l’emergere e la crescita del movimento delle donne. Per la prima volta nella storia umana le donne emersero collettivamente per chiedere i loro diritti, il loro posto sotto il sole. L’emancipazione delle donne dopo secoli di oppressione divenne una questione urgente e immediata. Il movimento gettò le basi per le analisi e le soluzioni teoriche sulla questione dell’oppressione delle donne. Il movimento delle donne ha sfidato l’attuale società patriarcale e sfruttatrice sia attraverso le sue attività che attraverso le sue teorie.
Non è che le donne precedenti non si rendessero conto della loro oppressione. Lo fecero. Descrissero questa oppressione in vari modi - attraverso canzoni popolari, idiomi concisi e poesie, dipinti e altre forme d’arte a cui avevano accesso. Parlarono anche contro l’ingiustizia che dovettero subire. Hanno interpretato e reinterpretato miti ed epopee per esprimere il loro punto di vista. Le varie versioni del Ramayana e del Mahabharata, ad esempio, ancora in circolazione tra donne rurali attraverso canzoni in varie parti dell’India, ne sono una vivida testimonianza.
Alcune donne straordinarie emersero nel periodo feudale, le quali cercarono i modi attraverso i mezzi disponibili all’epoca e divennero simboli di resistenza all’organizzazione patriarcale. Meerabai, la donna santa è solo un esempio tra i tanti che hanno lasciato un impatto duraturo sulla società. Questo è il momento per tutte le società nel mondo. Questa era una controcultura, che rifletteva una coscienza degli oppressi. Ma era limitata dalle circostanze e non era in grado di trovare una via d’uscita, un percorso per porre fine all’oppressione. Nella maggior parte dei casi cercavano una soluzione nella religione, o in un Dio personale.
Lo sviluppo del capitalismo comportò un tremendo cambiamento delle condizioni sociali e del pensiero. Il concetto di democrazia significava che le persone diventavano importanti. Il liberalismo come filosofia sociale e politica ha portato il cambiamento nella sua fase iniziale; le donne delle classi sociali progressiste si sono fatte avanti collettivamente. Così, per la prima volta nella storia è emerso il movimento delle donne, che esigeva dalla società i loro diritti e la loro emancipazione. Questo movimento ha, come tutti gli altri movimenti sociali, i suoi flussi e riflussi. L’impatto del capitalismo, per quanto ristretto e distorto nelle colonie come l’India, ha avuto il suo impatto su uomini e donne progressisti.
Il movimento delle donne in India è emerso nella prima parte del 20° secolo. Fece parte di questo fermento internazionale eppure era radicato nelle contraddizioni della società indiana. Le teorie che emersero nei paesi capitalisti hanno trovato la loro strada in India e sono state applicate alle condizioni indiane. Lo stesso è vero in un modo ancora più acuto nel contesto del movimento femminile contemporaneo sorto alla fine degli anni ’60 in Occidente. Il movimento delle donne contemporanee ha posto molte più sfide davanti alla società perché i limiti del capitalismo nella sua fase imperialista sono ora nettamente chiari. Aveva faticato molto per ottenere legittimità formale per la richiesta di uguaglianza. E anche dopo, l’uguaglianza non è stata ancora realizzata non solo nei paesi arretrati, ma anche nei paesi capitalisti avanzati come USA e Francia.
Il movimento delle donne ora cercava le radici dell’oppressione nel sistema stesso della società stessa. Il movimento delle donne analizzò il sistema del patriarcato e cercò le origini del patriarcato nella storia. Si cimentò nelle scienze sociali e mostrò il pregiudizio maschile insito in loro. Hanno esposto come un modo di pensare patriarcale abbia colorato tutte le analisi riguardanti il ruolo delle donne nella storia e nella società contemporanea. Le donne hanno una storia, le donne sono nella storia hanno detto .. (Gerda Lerner) Dagli studi di storia hanno recuperato i contributi che le donne avevano apportato allo sviluppo della società umana, ai movimenti e alle lotte maggiori. Hanno anche denunciato la divisione del lavoro basata sul genere sotto il capitalismo che ha relegato una schiacciante maggioranza di donne alle categorie meno qualificate e sottopagate. Hanno denunciato il modo in cui le classi dominanti; specialmente la classe capitalista ha guadagnato economicamente dal patriarcato. Hanno denunciato il pregiudizio patriarcale dello Stato, le sue leggi e i suoi regolamenti.
Le femministe hanno analizzato i simboli e le tradizioni di una data società e hanno mostrato come perpetuano il sistema patriarcale. Le femministe diedero importanza alla tradizione orale e furono così in grado di riportare in superficie la voce delle donne represse nel corso della storia. Il movimento ha costretto uomini e donne a guardare in modo critico i propri atteggiamenti e pensieri, le loro azioni e le loro parole riguardo alle donne. Il movimento sfidò vari atteggiamenti patriarcali e anti-donna che contaminarono anche i movimenti progressisti e rivoluzionari e influenzarono la partecipazione delle donne in essi. Nonostante le confusioni e le debolezze teoriche, il movimento femminista ha contribuito in modo significativo alla nostra comprensione della questione delle donne nel mondo attuale. Il movimento mondiale per la democrazia e il socialismo è stato arricchito dal movimento delle donne.
Una delle caratteristiche importanti del movimento delle donne contemporanee è stato lo sforzo fatto dalle femministe per teorizzare sulla condizione delle donne. Sono entrate nel campo della filosofia per dare un fondamento filosofico alla loro analisi e approccio. Le donne cercavano filosofie di liberazione e si aggrappavano a varie tendenze filosofiche che ritenevano potessero dare una visione alla lotta delle donne. Varie tendenze filosofiche come l’esistenzialismo, il marxismo, l’anarchismo, il liberalismo furono tutte studiate e adottate da un movimento femminile attivo negli Stati Uniti e poi in Inghilterra. Quindi le femministe sono un gruppo eclettico che include una vasta gamma di approcci, prospettive e quadri a seconda della tendenza filosofica che adottano. Eppure condividono l’impegno di dare voce alle esperienze delle donne e di porre fine alla subordinazione delle donne. Data l’egemonia dell’Occidente queste tendenze hanno avuto una forte influenza sul movimento delle donne anche in India. Quindi uno studio serio del movimento delle donne deve includere una comprensione delle varie tendenze teoriche nel movimento.
Le filosofe femministe sono state influenzate da filosofi diversi come Locke, Kant, Hegel, Marx, Derrida, Nietzsche, Freud. Eppure la maggior parte di loro ha concluso che la filosofia tradizionale è di genere maschile, i suoi principali concetti e teorie, la sua autocomprensione rivela “un modo tipicamente maschile di avvicinare il mondo”. (Alison Jagger). Quindi hanno cercato di trasformare la filosofia tradizionale. Tenendo presente questo background, ci siamo impegnati a presentare alcune delle principali tendenze filosofiche tra le femministe. Un punto da prendere in considerazione è che queste diverse tendenze non sono fisse e separate. Alcune femministe si sono opposte a queste categorie. Alcune hanno cambiato il loro approccio nel tempo, alcune possono essere viste avere un mix di due o più tendenze. Tuttavia, per capire queste tendenze generali può essere utile [capire queste categorie n.d.t.]. Ma prima di discutere delle teorie inizieremo con un breve resoconto dello sviluppo del movimento delle donne in Occidente, specialmente negli Stati Uniti. Questo è necessario per capire l’atmosfera in cui sono cresciuti gli sviluppi teorici tra le femministe.

SESSO SENZA CONSENSO: E' STUPRO


Dopo anni di campagne da parte dei gruppi per i diritti delle donne, la Francia ha ridefinito il reato di stupro, stabilendo chiaramente che il sesso senza consenso è stupro. Il parlamento francese ha definitivamente approvato una modifica al codice penale che inserisce la nozione di “consenso” nella definizione di stupro e aggressione sessuale.
Fino ad ora, la legge francese richiedeva la prova di violenza, minaccia o coercizione per configurare uno stupro il che significava che innumerevoli sopravvissute venivano private della giustizia. La definizione di stupro si fondava infatti sulla violenza intesa come forza “invincibile” o abuso di autorità, senza mai menzionare il consenso.
Il testo approvato definitivamente mercoledì dice che è stupro «qualsiasi atto sessuale non consensuale», rendendo di fatto il consenso delle persone coinvolte il fattore determinante che distingue un rapporto sessuale da una violenza.
E se questo è avvenuto è soprattutto grazie al coraggio e alla lotta di attiviste femministe sopravvissute alle violenze e non da ultimo dalla potenza e dalla fiera dignità di Gisèle Pèlicot.
Questo cambiamento sposta finalmente l’attenzione da come la vittima ha agito, resistito all’atto sessuale a se abbia dato o meno il consenso. La legge specifica che il consenso deve essere «libero e informato, specifico, preventivo e revocabile» e che non può essere dedotto dal silenzio o dalla mancata reazione dell’altra persona: in altre parole, che una persona deve dare liberamente il suo esplicito consenso per ogni atto sessuale.
Il problema della precedente legge era che escludeva molti casi di violenza sessuale, in particolare quelli che avvengono in contesti familiari o amicali — quindi non necessariamente “a sorpresa” — e senza un’evidente minaccia o coercizione fisica. In queste situazioni, la violenza si manifesta spesso attraverso pressioni psicologiche o dinamiche di potere che impediscono alla persona di reagire.
In molti casi, chi subisce una violenza sessuale sperimenta una paralisi momentanea, nota come freezing (“congelamento”): una reazione istintiva e incontrollabile dettata dalla paura e dal trauma. Tuttavia, questa risposta fisiologica viene ancora troppo spesso interpretata nei processi come un segnale di consenso implicito, negando così la realtà del vissuto della vittima.
Viviamo da secoli in una società fondata sulla cultura dello stupro come viene definita la tendenza condivisa e radicata a banalizzare e giustificare le violenze sessuali ma l’adozione di questa legge rappresenta un passo avanti storico per costruire una cultura del consenso: quando non dici di sì, è no. Quando dici di sì perché hai paura, è no… L’unico sì che conta è un sì libero.
È molto più di una riforma: è una piccola rivoluzione.
Con la nuova legge sullo stupro, la Francia rompe un sistema che per decenni ha chiesto alle vittime di dimostrare la violenza invece di riconoscere la mancanza di consenso.
È un cambio di paradigma culturale e politico che finalmente mette al centro la libertà e l’autodeterminazione delle persone. Il consenso non è un dettaglio: è il cuore della giustizia.
In Francia il consenso non è facoltativo: è legge.
L’Italia continua a non includere il concetto di consenso nella propria legislazione sullo stupro ma in un Paese in cui scelte politiche e culturali, ogni giorno, limitano la libertà delle donne, un Paese in cui i diritti fondamentali vengono messi in discussione, un Paese in cui la libertà femminile è attaccata o ridicolizzata, la violenza trova spazio, linguaggio e legittimazione, e la tutela.

30/10/25

Netanyahu assassino, macellaio di bambini!


La tregua travestita da accordo di pace in Palestina finisce ogni volta che Netanyahu vuole, con la copertura degli Usa di Trump.
In una sola notte a Gaza sono stati uccisi almeno 104 palestinesi, tra cui 46 bambini e 20 donne!

Lo Stato sionista di tipo nazista, massacratore e genocida, ha ripreso l'azione militare nei confronti del popolo palestinese a Gaza mentre non si era mai fermata l'azione per annettere la Cisgiordania con le iniziative violente e aggressive, sostenute dall'esercito, dei coloni nazisionisti d'Israele.

La rottura della tregua dimostra che le speranze riposte dal popolo palestinese e raccolte per stato di necessità dalla resistenza con gli accordi di Sharm el-Sheikh, sono in ogni momento cancellate da chi invece vuole perseguire la via del genocidio e della deportazione del popolo palestinese attraverso accordi che realizzano in realtà gli obiettivi della guerra di aggressione.

Il "piano di pace" è parte dell'azione di guerra dell'imperialismo e del sionismo, non vi possono essere dubbi, e su questo la resistenza palestinese e il movimento di solidarietà con la Palestina non hanno altra strada che continuare la lotta a tutti i livelli contro questo piano.

E' necessario nel nostro paese ripartire dal 4 ottobre per ricostruire a livello di movimento e di opinione pubblica di massa, le condizioni per una mobilitazione prolungata, estesa e più incisiva e che colpisca i criminali del nostro paese: il governo Meloni complice, che non riconosce lo Stato di Palestina, che non riconosce la Corte penale internazionale e non vede l'ora di mettere all'interno della Striscia di Gaza non solo armi, come ha già fatto finora, ma anche soldati.

Riprendiamo la mobilitazione a fianco del popolo palestinese contro il regime sionista di Israele e l'imperialismo americano che hanno violato la tregua e hanno dimostrato ancora una volta chi sono i veri terroristi, per riprendere forte e chiaro i messaggi “senza giustizia nessuna pace/il piano di Trump non ci piace”, “la resistenza non si può fermare/Palestina libera dal fiume al mare”, “il popolo sa da che parte stare...”.

29/10/25

Jessica - Il "codice rosso" non ferma alcun femminicidio - Basta con i falsi provvedimenti e l'ipocrita autopropaganda del maledetto governo Meloni

Ribelliamoci! Lottiamo! E' l'unica strada che può fermare i femminicidi e questo governo, questo Stato che li fomenta


L'uomo aveva il braccialetto elettronico: ma Jessica è stata uccisa lo stesso
Aveva 33 anni, è stata accoltellata a Castelnuovo del Garda.
Dalla stampa: "Un’altra donna uccisa, a pochi giorni dall’omicidio di Luciana Ronchi, accoltellata a Milano. Questa volta è accaduto a Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona... la vittima sarebbe stata colpita più volte con un coltello. A lanciare l’allarme sono stati alcuni amici, preoccupati perché non riuscivano a contattarla da sabato... La donna, arrivata in Italia da alcuni anni, viveva in quell’abitazione da circa un anno e mezzo. In passato aveva già chiesto l’intervento dei Carabinieri per episodi di violenza domestica, ma poi aveva ritirato la denuncia. Proprio a causa del clima familiare difficile, le era stato tolto l’affidamento della figlia, nata da una precedente relazione. Il compagno, che non era in casa al momento del ritrovamento del corpo, è stato rintracciato e arrestato. 
sono ottanta le donne uccise in Italia dall’inizio dell’anno, e in più di metà dei casi l’autore è il partner o l’ex. Una scia che non accenna a fermarsi...
Prima di uccidere la compagna si è tolto il braccialetto elettronico
...Lui doveva portare il braccialetto avendo il divieto di avvicinarsi a meno di 500 metri da lei. Jessica, per contro, non aveva l’altra parte dell’apparato che rileva la presenza del braccialetto...
...Era già stato sottoposto a procedimento penale per maltrattamenti aggravati e lesioni volontarie alla compagna. Lo scorso dicembre, tra l’altro, avrebbe tentato di usare violenza sessuale contro la sorella di Jessica. Ma il fatto più grave risale all’aprile di quest’anno: è stato arrestato dai carabinieri di Caprino Veronese per un ennesimo episodio di violenza; la povera Jessica, che un anno e mezzo fa era andata a vivere con lui... era stata trascinata per i capelli sull’asfalto e colpita con tre pugni al volto e al collo... La donna nel passato aveva presentato denuncia ai carabinieri. In seguito, però, era stata convinta a ritirarla. E, proprio a seguito di una situazione così al limite, avrebbe perso l’affidamento della figlia di 10 anni, su iniziativa dell’ex marito...
...Il comandante Papagno, confermando che il presunto assassino è in carcere a Verona, ha confermato che «non era la prima volta che l’uomo maltrattava la compagna; c’era un pregresso di maltrattamenti e lesioni ai danni della vittima che andavano avanti sicuramente da agosto 2024».
Ma nonostante questo, nonostante che erano ben conosciute le ripetute violenze, l'uomo non è stato mai arrestato, la scusa dei carabinieri è che Jessica aveva ritirato la denuncia (per paura, per ricatto...). 
Basta! le violenze contro le donne, sono violenze che comunque devono essere perseguite! Basta a far ricadere addirittura sulle donne, quando muoiono, la responsabilità della loro uccisione.