Serie TV - La storia è ambientata sullo sfondo di uno dei più grandi disastri ambientali nella storia dell'Inghilterra, con terribili conseguenze per migliaia di persone e che hanno determinato nei bambini delle malformazioni congenite.
Questo era accaduto a causa di una bonifica dell'area industriale dopo la chiusura e smantellamento delle acciaierie cittadine, fatta da Ditte e sotto ditte che sempre nella logica del massimo profitto e del taglio dei costi per la sicurezza e la salute, avevano gravemente inquinato terreni e aria, peggio di quando la fabbrica esisteva.
La municipalità sapeva e non controllava e, anzi, fece una forte opposizione alla lunga battaglia delle madri.
A dimostrazione che ogni azione del capitale, in questo sistema capitalista, è nociva, sia quando produce che quando deve fare bonifiche; e che senza la lotta, il potere in mano agli operai e alle masse popolari non ci può essere nessuna illusione.
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Questo libro che racconta il percorso di una operaia nell'Italsider di Bagnoli, contribuisce alla chiarezza di cosa significa la fabbrica.La protagonista, Vincenzina, scopre che la fabbrica - che ha ucciso il padre, come tanti altri operai - non è solo sfruttamento, malattia, morte, per gli operai è però anche, e spesso soprattutto, "comunità", collettivo, unità. Questa comunità è data dalla sofferenza, ma è data innanzitutto dalla scoperta degli altri, delle altre; una comunità che non c'è fuori dalla fabbrica, ma che continua a vivere, soprattutto, per le operaie anche fuori dalla fabbrica.
Sfruttamento, condizioni di lavoro pesanti, nocive, il timore di rischiare la vita come altri operai/operaie, la protervia dei capi che se ne fregano della vita umana, tutto c'è, soprattutto in una fabbrica siderurgica come l'Italsider; ma c'è via via la scoperta della forza, della necessità di ribellarsi, della gioia di lottare, di unire, di stare in una "famiglia"; il perchè della fierezza del padre di Vincenzina di essere comunista.
Vincenzina dice: "... Il diavolo non smetteva mai di spargere veleno, intossicare, trasformare vite e persone. Alla fine, per assurdo, lo stabilimento salvava. All'inizio lo aveva odiato perchè s'era preso suo padre e aveva risucchiato anche lei, mentre ora si rendeva conto di essere stata dalla parte sbagliata del mondo. Quel luogo, 'o cantiere, univa le persone, faceva in modo che ognuno compatisse l'altro per dignità e nobiltà, così tutti diventavano un unico essere, un unico respiro che mandava avanti la vita...".
"...quando nell'autunno del 1990 l'Italsider chiuderà i battenti, un senso di profonda malinconia invade gli operai. L'ultimo giorno c'è silenzio nello stabilimento, c'è poco da dire. Tutto è vuoto e smarrimento. Bagnoli è destinata a divenire come una lacerazione del tessuto sociale e storico di Napoli".
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