16/05/17

Milano - Al Punto libreria MILITANTE Metropolis si è parlato di storie di rivoluzionarie, di compagne, degli anni 70 e della situazione oggi - una corrispondenza.

In 30 compagne/compagni hanno partecipato alla presentazione del libro “Sebben che siamo Donne”, in un clima attento e partecipativo, a tratti commosso.

Per l’occasione è stato approntato un banchetto di libri, opuscoli, non solo degli anni 70, nazionali e internazionali, e sono state messe alcune locandine dell’MFPR.
 
Un compagno del Punto Libreria ha fatto una breve introduzione spiegando il perché della scelta della presentazione di questo libro: 1) continuare gli “sguardi” sugli anni 70, non come mera “memoria storica”, ma per comprendere teoria e prassi del movimento rivoluzionario e il filo rosso che lega il passato al presente; 2) il “merito” di questo libro che ri/mette al centro il ruolo, il protagonismo e la determinazione “dell’altra metà del cielo”, senza il quale qualsiasi prospettiva rivoluzionaria risulterebbe parziale e votata alla sconfitta, Inoltre, legandola all’oggi, sono state ricordate le campagne “Pagine contro la tortura” e “Cassa di Resistenza dei licenziati politici della logistica di Brignano”.
Quindi è iniziata la presentazione dell’autrice, Paola Staccioli, che ha spiegato che il libro non ha l’intento di “condividere” le linee politiche delle organizzazioni di appartenenza delle compagne di cui si parla. Ma di mettere in risalto una scelta “soggettiva” tutta interna ad un contesto collettivo, che ha attraversato tutti gli aspetti della lotta di classe: dall’internazionalismo alla lotta per i diritti degli operai, dal diritto allo studio al diritto all’abitare, dalla lotta contro la repressione alle lotte delle donne, dalle lotte contro il nucleare al sostegno alle lotte di liberazione dei popoli. Una richiesta di cambiamento reale, principalmente delle nuove generazioni, dell’esistente che scuoteva l’impero in tutto il mondo. Le immagini, la lettura di brani del libro, di poesie dedicate a queste compagne, hanno mostrato tutti i lati di questo contesto. Mettendo in risalto la sete di giustizia e di un nuovo modello di società, che attraversava l’intero paese. A cui si rispondeva con la criminalizzazione delle lotte, la repressione e l’irrompere delle stragi di Stato e leggi speciali. Una situazione che richiedeva scelte radicali: imbracciare le armi e mettere in gioco la propria stessa vita.
Una scelta di Amore e non di morte, al servizio del cambiamento. Paola ha anche ricordato  alcune presentazioni, dove “il pubblico” era composto nella quasi totalità da giovani, pieni di domande e curiosità, frutto degli imput emersi nel corso della presentazione. La testimonianza di Silvia Baraldini si è incentrata sulla sua militanza negli EU, condivisa dai tanti “bianchi” rivoluzionari (Whetearman), al fianco delle lotte degli afro/americani (BPP), questione centrale nel processo rivoluzionario di quel paese. Il dibattito, anche lì, lacerante della scelta armata. Le risposte del potere, la repressione e il carcere.
Quindi vi sono stati una serie di interventi. Un dibattito che ha sottolineato la necessità di questi libri e della loro diffusione; della commozione e ricordo di queste compagne; come trasmettere questa memoria alle nuove generazioni. Sottolineando la difficoltà di rendere comprensibile ai giovani questo messaggio; quali le differenze tra quel periodo e l’oggi; le lotte delle donne ieri come oggi; la scelta rivoluzionaria come scelta coerente e di Amore. Inoltre alcuni interventi hanno ricordato lo sciopero della fame dei prigioni palestinesi in corso; anche questa lotta vede diverse prigioniere palestinesi partecipare ed è stato sottolineato la particolare brutalità a cui vengono sottoposte. Intervenendo nel dibattito, i compagni del Punto Libreria hanno contribuito: 1) Con i dovuti distinguo riferiti ai profondi cambiamenti epocali, come non vedere, nella sostanza, il filorosso che lega ieri all’oggi. Le stesse risposte del potere alle aspirazioni di cambiamento delle masse, cioè “guerra”.
Ieri leggi speciali e repressione degli operai, delle donne, degli studenti, delle masse, sino a mettere in campo le stragi di Stato: E oggi? Licenziamenti e repressione per i lavoratori in lotta, delle donne, del diritto allo studio e all’abitare.
E come non chiamare stragi, i migranti che muoiono in mare, e non solo, frutto delle politiche razziste del governo; 2) che le idee e le scelte rivoluzionarie di quegli anni trovavano un punto di riferimento nella guerra di popolo contro il nazi/fascismo. La Resistenza Partigiana, in cui anche allora hanno avuto un ruolo centrale le donne. E oggi, come ieri, guardare a quella esperienza è più che necessario; 3) l’internazionalismo di ieri fatto di solidarietà/sostegno al popolo greco, palestinese, irlandese, basco, passando per la guerra di liberazione del popolo vietnamita, contro le guerre di oppressione dell’imperialismo. Oggi dal sostegno alla resistenza dei popoli kurdo e palestinese, passando per la Turchia e la guerra popolare in India, contro la preparazione di un nuovo conflitto mondiale; 4) è vero che la realtà è cambiata e non è facile trasmettere e farlo comprendere ai giovani, ma non solo. Come non vedere che le masse, in prima fila i giovani, alla repressione rispondono, e hanno risposto, con maggior ribellione. Lo vediamo nel centro dell’impero, come negl’EU, dove all’oppressione/repressione/omicidi degli afroamericani gli imperialisti vedono emergere gli “spettri del passato”, che riprendono simboli e prassi degli anni 70. Le masse, i giovani, chiedono soluzioni e questo glielo dobbiamo; 5) questo è un anno pieno di anniversari che ci lanciano dei messaggi: di Gramsci del “pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della ragione”; della rivolta di Naxalbari repressa in un bagno di sangue, ma che oggi vive nella guerra popolare; ma anche l’anniversario degli anniversari l’Ottobre, che ha mostrato ai proletari e a tutti gli oppressi, che è possibile l’assalto al cielo e sconfiggere l’imperialismo.

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