18/01/20

A Sanremo si cantano i femminicidi e si insultano sessualmente le donne.

«L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera». Su queste parole, il videoclip mostra il cantante muoversi di fronte ad una ragazza legata mani e piedi a una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre cerca di liberarsi.
Junior Cally, a differenza di Sfera Ebbasta, non è conosciuto dal mondo adulto; è un rapper romano, si esibisce con la maschera ed è stato invitato al 70mo Festival di Sanremo. 
In occasione del programma «I soliti ignoti» dello scorso 6 gennaio, il conduttore Amadeus lo ha introdotto come ultimo dei 24 Big in gara, dicendo  che «in meno di 3 anni ha sfiorato quota 100 milioni di streaming» ed è «in vetta alle classifiche dei dischi più venduti con il suo ultimo album». È tutto vero, così come è vero - aggiungo io- che ha un profilo Instragram con oltre 380mila followers.
Ma quali sono i contenuti di questo grande successo decretato in rete da ragazzini sempre più bambini? Tralasciando diverse questioni comunque problematiche dal punto di vista educativo, andiamo ad analizzare come la donna viene trattata nelle sue canzoni già presenti in rete e che costituiscono il suo curriculum, visto che è stato inviatato ad un Festival «all'insegna della donna», come ha dichiarato il conduttore della manifestazione in una recente intervista al Corriere.
Nel brano «Strega» possiamo ascoltare insulti a sfondo sessuale all'indirizzo di una ragazza: «Lei si chiama Gioia, ma beve poi ing**ia. Balla mezza nuda, dopo te la d*. Si chiama Gioia, perché fa al tr**ia, sì, per la gioia di mamma e papà». Poi, il testo si trasforma in un'aggressione verbale: «Questa [Gioia ndr] non sa cosa dice. Porca tr**a, quanto ca**o chiacchera? L'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera». Su queste parole, il videoclip mostra il cantante mascherato come sua consuetudine che si muove minacciosamente di fronte ad una ragazza legata mani e piedi ad una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre si divincola per liberarsi: se le parole e le immagini hanno un valore, qui abbiamo la rappresentazione di una costrizione violenta ed il racconto di un femminicidio [«l'ho ammazzata»]. Queste sono alcune immagini tratte dal videoclip [minuto 0:47]. Il tutto avviene tra insulti indicibili, in parte sopra riportati.

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