13/01/16

Rojava / Le parole delle donne che combattono Daesh

Dal sito Nouvelle Turquie, la traduzione dell’intervista alle donne combattenti della Brigata internazionalista di liberazione in seguito alla riuscita dell’operazione avvenuta a Hol (piccolo villaggio a est della Siria). La Brigata internazionalista di liberazione è stata fondata nel Rojava nel luglio 2015 con l’obiettivo di combattere Daesh e difendere il processo rivoluzionario in  Rojava. La brigata mette insieme diversi combattenti provenienti da diverse organizzazioni rivoluzionarie turche e del mondo intero tra cui Spagna, Grecia, Germania e Giappone.
Nell’operazione volta alla chiusura di un’ importante via di rifornimento per i fascisti di Daesh a Hol, le donne della Brigata Internazionale di liberazione hanno preso iniziativa. Sefagül Aslan, Polen Cebo et Ezgi Arin, tre donne combattenti, tra le responsabili del successo dell’operazione, hanno parlato con l’agenzia stampa ETHA.
Sefagül Aslan: “E’ stato un colpo per i nemici delle donne”
Sefagül Aslan, combattente internazionalista e comandante di Tikko (Liberation Army of the Workers and Peasants of Turkey), ricorda che la regione di Hol è stata un centro di importanza strategica per Daesh: “E’ stata un’operazione nella quale il nostro successo è stato un dovere e ci ha dato un’esperienza di grande valore. La presenza delle donne in questa operazione è stata un passo in avanti che ha rafforzato il battaglione”.
Mettendo l’accento sull’importanza del ruolo delle donne nella guerra contro Daesh, Sefagül ha sottolineato che: “la partecipazione delle donne in questa operazione è stato un duro colpo per i nemici delle donne. C’è una foto rappresentativa che ritrae una combattente mentre distrugge il cartellone messo all’ingresso di Hol dove veniva mostrato alle donne come vestirsi. La foto spiega benissimo il nostro ruolo in questa guerra”.
“In questa guerra contro questi fascisti che diffondono la paura tra le donne del mondo intero, era nostro dovere uccidere questa forza apparentemente invincibile. Perché, in tutte le storie, le donne sono sempre in attesa di essere salvate. Il nostro nome è sempre stato trascinato nel fango. Adesso vogliamo garantire che il nome delle donne sia sinonimo di vittoria. È in questo modo che vogliamo assicurarci un posto in questa storia. Non siamo delle donne che aspettano di essere salvate!”.
Polen Cebo: “Ho partecipato a questa battaglia per vendicare i due massacri”
Polen Cebo spiega di aver partecipato a questa operazione per vendicare i massacri di Suruc e Ankara. Ritenendo che la guerra è una questione principalmente maschile Cebo dichiara: “ci ritroviamo a batterci con il doppio delle forze per dimostrare di essere all’altezza. Per questo la guerra è più difficile per le donne. Ma una volta che l’ostacolo viene eliminato, e avendo conquistato fiducia, le femmine si sentono più a loro agio nelle zone di guerra. Possiamo notare che a differenza degli uomini, le donne sono più calme, più decisive e migliori quando si tratta di compiti come montare la guardia la mattina al freddo, portare le borse più pesanti nelle operazioni o anche semplicemente tagliare la legna. Le donne sono perseveranti su ogni piano. Ho visto una delle nostre comandanti che continuare a battersi senza aspettare la guarigione nonostante avesse preso una pallottola alla gamba. Vedere l’impegno delle donne in battaglia ci ha motivato”.
Polen ha dichiarato che ogni tanto devono fare i conti con le attitudini machiste e ha spiegato che per trovare una soluzione hanno messo in pratica delle pratiche: “ abbiamo vissuto delle difficoltà sul campo di battaglia così come nella vita quotidiana con i nostri compagni maschi. Nonostante questo, mettendo in pratica dei meccanismi per contrastare il problema, siamo riusciti a smorzarli. Inoltre le critiche che abbiamo fatto sono state affrontate”.
Ezgi Arin : “E’ stata una vittoria per l’uguaglianza dei sessi”
La combattente internazionalista Ezgi Arin ha sottolineato il fatto che la lotta contro Daesh fa parte della lotta delle femmine: “Anche se non avessi avuto una identità politica in questa guerra avrei comunque partecipato in quanto donna. Ogni donna, qualunque siano le sue competenze, deve impegnarsi in questa guerra. Questa è stata una vittoria per l’uguaglianza dei sessi”.
Ezgi ha raccontato che le donne partecipano a tutti i combattimenti e che hanno preso dimestichezza con l’uso delle armi pesanti e sono in posizioni di comando.
“Ogni volta che ci veniva detto che le donne ‘non erano capaci di’, noi abbiamo trovato delle donne presenti”. Questo detto è stato sconfessato con la resistenza di Shengal e Kobane, e adesso con l’operazione di Hol è stato completamente cancellato

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