Di seguito l'intervista a Giulio Petrilli e a Luigia (mfpr AQ) contro la tortura bianca nella sezione femminile del carcere dell'Aquila e per difendere le condizioni di vita di Nadia Lioce:
A 70 anni dalla liberazione dal nazifascismo, a L'Aquila, come in tutta Italia, si pratica ancora la tortura, quella bianca, subdola, invisibile.
Tra i principi
fondamentali della
Costituzione Italiana, l’art. 3 recita: “Tutti i cittadini hanno
pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e
sociali”. Sempre nella Carta Costituzionale,
l’articolo 27 stabilisce
che “le
pene detentive non possono
consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e
devono tendere alla
rieducazione del condannato”
Ma in carcere, e in particolare nella
sez. femminile
speciale delle Costarelle a L’Aquila, la Costituzione non entra:
in 41 bis le
donne sono discriminate rispetto agli uomini (ora d’aria solo in
coppia e non
in gruppi di 5-6) e Nadia Lioce, l’unica prigioniera politica
del carcere
aquilano, è triplamente discriminata per questo. Da oltre 7 mesi
le sono stati
sottratti libri, quaderni e materiali di cancelleria ed è
sottoposta a un
ulteriore regime di isolamento
disciplinare che determina una condizione d’isolamento totale e
perenne, alla
faccia dell’’umanità’ e dell’’uguaglianza’!
E'
da 10 anni che Nadia Lioce è sottoposta nel carcere di L'Aquila
al regime del
41bis
Non
è tortura una condizione d’isolamento continuo e totale?
Non
è tortura la condanna al silenzio?
Non
è tortura vivere per anni in una cella due metri per due, posta
alla fine di un
lungo tunnel sotterraneo, che si affaccia sul nulla?
Non
è tortura fare l'ora d'aria spesso da sola in una vasca di
cemento grande tre
metri per tre dove il sole non si vede mai?
Non
è tortura non poter leggere, studiare, se non due libri al mese
sottoposti a
censura e quindi decisi dal carcere?
Questa
tortura bianca ha già ucciso: "È
accaduto a Diana Blefari, prigioniera nello stesso carcere
delle Costarelle a
L'Aquila. Era caduta in uno stato di profonda prostrazione e
inerzia
psicologica. Se ne stava rannicchiata tutto il giorno nel
letto, con la coperta
fino agli occhi e senza nessun cenno di interesse per il
mondo",
racconta Elettra Deiana. “Piegata
dal carcere
duro, Blefari si suicidò il 31 ottobre del 2009".
Oggi dobbiamo denunciare e pretendere la
condanna e la fine
anche di questa tortura!
Chi ha ucciso nel G8
di Genova Carlo Giuliani, chi ha massacrato giovani, chi ha
torturato non solo
non si è fatto un giorno di galera, ma ha conquistato promozioni
e incarichi;
Chi devasta e avvelena i territori
e la popolazione; chi
ogni giorno, con sfruttamento, licenziamenti, attacchi ai
diritti sul lavoro,
salute, casa provoca sempre più miseria e lutti, continua a fare
profitti nella
totale impunità;
Chi sulla catastrofe
di questa città ha riso e speculato, chi doveva proteggere gli
aquilani da una
tragedia annunciata e non lo ha fatto, continua a ridere, a
speculare, a
comandare sulle nostre vite.
Mentre chi lotta,
comunque sia, contro questa immensa INGIUSTIZIA sociale viene
annientato e
perseguito.
Facciamo appello in particolare alle donne,
che subiscono
due volte questa ingiustizia:
non permettiamo che continui questa tortura "bianca" a Nadia
Lioce.
Difendiamo le sue condizioni di vita, per l’uguaglianza e per
l’umanità
22.04.2015
Luigia De Biasi (slai cobas s.c. ed mfpr AQ)
Luigia De Biasi (slai cobas s.c. ed mfpr AQ)
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