Nel 4° anniversario della primavera araba, la polizia egiziana spara a morte sui manifestanti. Uccisa Shaimaa Al-Sabagh, 32 anni, una vera martire degli operai e dei lavoratori egiziani. «Sempre
dalla parte dei lavoratori delle fabbriche di
Alessandria. Era
una delle donne più sincere e impegnate per la difesa
dei diritti dei lavoratori, partecipava
a scioperi e sit-in nelle fabbriche di
Alessandria ed era un membro dell’ufficio
permanente dei lavoratori che raggruppa
sindacalisti, attivisti e operai
Per
le strade del Cairo è subito apparso un graffite in
memoria della grande rivoluzionaria operaia
che era Shaimaa. Si vede la giovane che stringe tra le
mani un manifesto a sostegno di poveri ed
indifesi, come era solito vederla alle porte di
fabbriche
o durante gli scioperi a cui prendeva parte»
In Egitto
come in Tunisia il popolo deve trovare la propria via per trasformare le
rivolte in rivoluzioni di nuova democrazia e farla finita una volta e
per tutte con la borghesia compradora indigena asservita
all'imperialismo.
Segue un aticolo de "Il Manifesto":
Per le strade delle città egiziane la disillusione e lo sconforto
hanno lasciato spazio alle più cruente proteste da un anno a questa
parte. Nel 2014, per ricordare i giorni della rivoluzione, vennero
uccise sessanta persone.
Questa volta sono 16 i morti e trenta i feriti negli scontri per il quarto anniversario dalle proteste di piazza Tahrir del 25 gennaio 2015: un bilancio destinato a crescere. Scontri tra manifestanti e polizia si sono svolti al Cairo, Alessandria d’Egitto, nel governatorato di Beheira e nel quartiere popolare di Mataryya.
Questa volta sono 16 i morti e trenta i feriti negli scontri per il quarto anniversario dalle proteste di piazza Tahrir del 25 gennaio 2015: un bilancio destinato a crescere. Scontri tra manifestanti e polizia si sono svolti al Cairo, Alessandria d’Egitto, nel governatorato di Beheira e nel quartiere popolare di Mataryya.
Ma per sdegno e dolore, la morte di Shaimaa El-Sabbagh è senz’altro
la vicenda che segnerà non solo queste nuove contestazioni ma
l’intero impegno politico anti-regime della frammentata e divisa
sinistra egiziana. Shaimaa, 32 anni, è una vera martire degli
operai e dei lavoratori egiziani. È stata uccisa da un poliziotto
nel pomeriggio di sabato. L’attivista del partito dell’Alleanza
socialista stava partecipando a una manifestazione organizzata
dal movimento di sinistra in piazza Talaat Harb, a due passi da
piazza Tahrir.
La giovane, madre di un bambino di cinque anni, Bilal, stava
portando fiori e rose a Tahrir per commemorare i morti delle
rivolte del 2011 quando è stata raggiunta da un proiettile di gomma,
sparato da un poliziotto che si trovava a pochi metri di distanza da
lei. Secondo l’autopsia, il colpo ha perforato cuore e polmoni di
Shaimaa.
«Il marito, Osama, trasportava in braccio il suo corpo
insanguinato, l’ha condotta dietro al caffè Bustan mentre suo
figlio Bilal piangeva», ci racconta l’amica e attivista Reem Gamal
che ha assistito alla scena. «In ospedale, per dare l’autorizzazione
per la sepoltura, hanno chiesto ai familiari di dire che si
è trattato di suicidio», ha aggiunto la giovane attivista.
In realtà dal momento della morte di Shaimaa, i media egiziani
hanno iniziato a dare una versione completamente insensata sulle
circostanze della sua fine, puntando il dito addirittura contro
i suoi compagni di partito.
«È assurdo. Le autorità egiziane tentano costantemente di
discolpare la polizia», ha commentato Reem. Anche il Segretario
del partito socialista, Talaat Fahmy è stato picchiato dalla
polizia durante la sparatoria. Sei sono i feriti in seguito agli
scontri, costati la vita a Shaimaa. «Sempre dalla parte dei
lavoratori delle fabbriche di Alessandria», è il ricordo al
manifesto di Shaimaa dell’attivista per i diritti dei lavoratori,
Mahiennur el-Masry, più volte in prigione per il suo attivismo al
fianco degli operai e in attesa di un nuovo verdetto il prossimo
9 febbraio per un attacco alla stazione di polizia di Alessandria,
durante la presidenza Morsi.
«Prima delle rivolte del 2011, Shaimaa era un’attivista di sinistra
senza un’affiliazione precisa. Durante le contestazioni di piazza
Tahrir ha iniziato a fare politica con l’Alleanza socialista.
Era una delle donne più sincere e impegnate per la difesa dei diritti dei lavoratori, partecipava a scioperi e sit-in nelle fabbriche di Alessandria ed era un membro dell’ufficio permanente dei lavoratori che raggruppa sindacalisti, attivisti e operai», ci racconta commossa Mahiennur.
Era una delle donne più sincere e impegnate per la difesa dei diritti dei lavoratori, partecipava a scioperi e sit-in nelle fabbriche di Alessandria ed era un membro dell’ufficio permanente dei lavoratori che raggruppa sindacalisti, attivisti e operai», ci racconta commossa Mahiennur.
Per Moataz Elshennawy, portavoce del partito dell’Alleanza
socialista, si è trattato di un «assassinio premeditato» a opera
della polizia. Moataz ha anche aggiunto che la manifestazione non
era stata autorizzata (in base alla legge anti-proteste
è impossibile ottenere autorizzazioni in tempi utili per
manifestare) ma era stata annunciata in anticipo. Il procuratore
del Cairo ha aperto un’inchiesta sulla morte di Shaimaa.
Il ministro dell’Interno ha negato invece la responsabilità della
polizia negli attacchi, mentre il premier Ibrahim Mahleb ha
assicurato che chiunque si sia reso responsabile della sua morte
sarà giudicato in un giusto processo.
Per le strade del Cairo è subito apparso un graffite in memoria della
grande rivoluzionaria operaia che era Shaimaa. Si vede la giovane
che stringe tra le mani un manifesto a sostegno di poveri ed
indifesi, come era solito vederla alle porte di fabbriche o durante
gli scioperi a cui prendeva parte. I funerali di Shaimaa ad
Alessandria si sono trasformati in una grande manifestazione
degli attivisti socialisti e di sinistra contro il regime di
al-Sisi. Centinaia di compagni gridavano canti contro la polizia
e innalzavano cartelli con la sua foto.
Il candidato alle presidenziali della Corrente popolare,
Hamdin Sabbahi ha reagito duramente alla notizia della morte della
giovane attivista: «È inaccettabile che venga versato il sangue
di egiziani che protestano pacificamente». In un’affollata
conferenza stampa, politici egiziani liberali e di sinistra tra
cui Medhat el-Zahed e Hala Shukrallah, hanno duramente condannato
le «tattiche oppressive» del governo.
Le proteste di ieri, nonostante il lutto nazionale dichiarato
per la morte del re saudita Abdullah, sono state organizzate dai
Fratelli musulmani, dal movimento 6 Aprile, che ha chiesto ai suoi
affiliati di raggrupparsi in alcuni quartieri circostanti piazza
Tahrir: Abdel-Moneim Riyad, Abdeen, Opera e Bab Al-Louk; e da vari
gruppi socialisti. Decine di attivisti islamisti che mostravano
le foto dell’ex presidente Mohammed Morsi, secondo loro, l’unica
e legittima guida del paese, sono stati immediatamente arrestati
dalla polizia.
La morte di Shaimaa conferma una volta di più quanto la
repressione non colpisca solo i movimenti islamisti ma anche
i partiti laici, di sinistra e i movimenti giovanili. Non solo,
chiarisce che la disillusione per il fallimento delle rivolte non
si è ancora trasformata in disimpegno.
Per questo al-Sisi non può dormire sonni tranquilli.
L’aggressività di polizia e del ministero dell’Interno, insieme al
ritorno degli uomini di Mubarak, se uniti a nuove manifestazioni di
piazza, possono mettere a dura prova la tenuta del regime dell’ex
militare, costretto a procrastinare lo stato di emergenza nel Sinai
per altri tre mesi, e creare condizioni esplosive in vista delle
elezioni parlamentari di marzo
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