26/01/15

Tante rose rosse per Shaimaa

Nel 4° anniversario della primavera araba, la polizia egiziana spara a morte sui manifestanti. Uccisa Shaimaa Al-Sabagh, 32 anni, una vera martire degli operai e dei lavoratori egiziani. «Sem­pre dalla parte dei lavo­ra­tori delle fab­bri­che di Ales­san­dria. Era una delle donne più sin­cere e impe­gnate per la difesa dei diritti dei lavo­ra­tori, par­te­ci­pava a scio­peri e sit-in nelle fab­bri­che di Ales­san­dria ed era un mem­bro dell’ufficio per­ma­nente dei lavo­ra­tori che rag­gruppa sin­da­ca­li­sti, atti­vi­sti e ope­rai
Per le strade del Cairo è subito apparso un graf­fite in memo­ria della grande rivo­lu­zio­na­ria ope­raia che era Shai­maa. Si vede la gio­vane che stringe tra le mani un mani­fe­sto a soste­gno di poveri ed indi­fesi, come era solito vederla alle porte di fab­bri­che o durante gli scio­peri a cui pren­deva parte»

In Egitto come in Tunisia il popolo deve trovare la propria via per trasformare le rivolte in rivoluzioni di nuova democrazia e farla finita una volta e per tutte con la borghesia compradora indigena asservita all'imperialismo.

Segue un aticolo de "Il Manifesto":

Per le strade delle città egi­ziane la disil­lu­sione e lo scon­forto hanno lasciato spa­zio alle più cruente pro­te­ste da un anno a que­sta parte. Nel 2014, per ricor­dare i giorni della rivo­lu­zione, ven­nero uccise ses­santa per­sone.
Que­sta volta sono 16 i morti e trenta i feriti negli scon­tri per il quarto anni­ver­sa­rio dalle pro­te­ste di piazza Tah­rir del 25 gen­naio 2015: un bilan­cio desti­nato a cre­scere. Scon­tri tra mani­fe­stanti e poli­zia si sono svolti al Cairo, Ales­san­dria d’Egitto, nel gover­na­to­rato di Beheira e nel quar­tiere popo­lare di Mataryya.
Ma per sde­gno e dolore, la morte di Shai­maa El-Sabbagh è senz’altro la vicenda che segnerà non solo que­ste nuove con­te­sta­zioni ma l’intero impe­gno poli­tico anti-regime della fram­men­tata e divisa sini­stra egi­ziana. Shai­maa, 32 anni, è una vera mar­tire degli ope­rai e dei lavo­ra­tori egi­ziani. È stata uccisa da un poli­ziotto nel pome­rig­gio di sabato. L’attivista del par­tito dell’Alleanza socia­li­sta stava par­te­ci­pando a una mani­fe­sta­zione orga­niz­zata dal movi­mento di sini­stra in piazza Talaat Harb, a due passi da piazza Tahrir.
La gio­vane, madre di un bam­bino di cin­que anni, Bilal, stava por­tando fiori e rose a Tah­rir per com­me­mo­rare i morti delle rivolte del 2011 quando è stata rag­giunta da un pro­iet­tile di gomma, spa­rato da un poli­ziotto che si tro­vava a pochi metri di distanza da lei. Secondo l’autopsia, il colpo ha per­fo­rato cuore e pol­moni di Shaimaa.
«Il marito, Osama, tra­spor­tava in brac­cio il suo corpo insan­gui­nato, l’ha con­dotta die­tro al caffè Bustan men­tre suo figlio Bilal pian­geva», ci rac­conta l’amica e atti­vi­sta Reem Gamal che ha assi­stito alla scena. «In ospe­dale, per dare l’autorizzazione per la sepol­tura, hanno chie­sto ai fami­liari di dire che si è trat­tato di sui­ci­dio», ha aggiunto la gio­vane attivista.
In realtà dal momento della morte di Shai­maa, i media egi­ziani hanno ini­ziato a dare una ver­sione com­ple­ta­mente insen­sata sulle cir­co­stanze della sua fine, pun­tando il dito addi­rit­tura con­tro i suoi com­pa­gni di partito.
«È assurdo. Le auto­rità egi­ziane ten­tano costan­te­mente di discol­pare la poli­zia», ha com­men­tato Reem. Anche il Segre­ta­rio del par­tito socia­li­sta, Talaat Fahmy è stato pic­chiato dalla poli­zia durante la spa­ra­to­ria. Sei sono i feriti in seguito agli scon­tri, costati la vita a Shai­maa. «Sem­pre dalla parte dei lavo­ra­tori delle fab­bri­che di Ales­san­dria», è il ricordo al mani­fe­sto di Shai­maa dell’attivista per i diritti dei lavo­ra­tori, Mahien­nur el-Masry, più volte in pri­gione per il suo atti­vi­smo al fianco degli ope­rai e in attesa di un nuovo ver­detto il pros­simo 9 feb­braio per un attacco alla sta­zione di poli­zia di Ales­san­dria, durante la pre­si­denza Morsi.
«Prima delle rivolte del 2011, Shai­maa era un’attivista di sini­stra senza un’affiliazione pre­cisa. Durante le con­te­sta­zioni di piazza Tah­rir ha ini­ziato a fare poli­tica con l’Alleanza socia­li­sta.
Era una delle donne più sin­cere e impe­gnate per la difesa dei diritti dei lavo­ra­tori, par­te­ci­pava a scio­peri e sit-in nelle fab­bri­che di Ales­san­dria ed era un mem­bro dell’ufficio per­ma­nente dei lavo­ra­tori che rag­gruppa sin­da­ca­li­sti, atti­vi­sti e ope­rai», ci rac­conta com­mossa Mahiennur.
Per Moa­taz Elshen­nawy, por­ta­voce del par­tito dell’Alleanza socia­li­sta, si è trat­tato di un «assas­si­nio pre­me­di­tato» a opera della poli­zia. Moa­taz ha anche aggiunto che la mani­fe­sta­zione non era stata auto­riz­zata (in base alla legge anti-proteste è impos­si­bile otte­nere auto­riz­za­zioni in tempi utili per mani­fe­stare) ma era stata annun­ciata in anti­cipo. Il pro­cu­ra­tore del Cairo ha aperto un’inchiesta sulla morte di Shaimaa.
Il mini­stro dell’Interno ha negato invece la respon­sa­bi­lità della poli­zia negli attac­chi, men­tre il pre­mier Ibra­him Mahleb ha assi­cu­rato che chiun­que si sia reso respon­sa­bile della sua morte sarà giu­di­cato in un giu­sto processo.
Per le strade del Cairo è subito apparso un graf­fite in memo­ria della grande rivo­lu­zio­na­ria ope­raia che era Shai­maa. Si vede la gio­vane che stringe tra le mani un mani­fe­sto a soste­gno di poveri ed indi­fesi, come era solito vederla alle porte di fab­bri­che o durante gli scio­peri a cui pren­deva parte. I fune­rali di Shai­maa ad Ales­san­dria si sono tra­sfor­mati in una grande mani­fe­sta­zione degli atti­vi­sti socia­li­sti e di sini­stra con­tro il regime di al-Sisi. Cen­ti­naia di com­pa­gni gri­da­vano canti con­tro la poli­zia e innal­za­vano car­telli con la sua foto.
Il can­di­dato alle pre­si­den­ziali della Cor­rente popo­lare, Ham­din Sab­bahi ha rea­gito dura­mente alla noti­zia della morte della gio­vane atti­vi­sta: «È inac­cet­ta­bile che venga ver­sato il san­gue di egi­ziani che pro­te­stano paci­fi­ca­mente». In un’affollata con­fe­renza stampa, poli­tici egi­ziani libe­rali e di sini­stra tra cui Med­hat el-Zahed e Hala Shu­kral­lah, hanno dura­mente con­dan­nato le «tat­ti­che oppres­sive» del governo.

Le pro­te­ste di ieri, nono­stante il lutto nazio­nale dichia­rato per la morte del re sau­dita Abdul­lah, sono state orga­niz­zate dai Fra­telli musul­mani, dal movi­mento 6 Aprile, che ha chie­sto ai suoi affi­liati di rag­grup­parsi in alcuni quar­tieri cir­co­stanti piazza Tah­rir: Abdel-Moneim Riyad, Abdeen, Opera e Bab Al-Louk; e da vari gruppi socia­li­sti. Decine di atti­vi­sti isla­mi­sti che mostra­vano le foto dell’ex pre­si­dente Moham­med Morsi, secondo loro, l’unica e legit­tima guida del paese, sono stati imme­dia­ta­mente arre­stati dalla polizia.
La morte di Shai­maa con­ferma una volta di più quanto la repres­sione non col­pi­sca solo i movi­menti isla­mi­sti ma anche i par­titi laici, di sini­stra e i movi­menti gio­va­nili. Non solo, chia­ri­sce che la disil­lu­sione per il fal­li­mento delle rivolte non si è ancora tra­sfor­mata in disimpegno.
Per que­sto al-Sisi non può dor­mire sonni tran­quilli. L’aggressività di poli­zia e del mini­stero dell’Interno, insieme al ritorno degli uomini di Muba­rak, se uniti a nuove mani­fe­sta­zioni di piazza, pos­sono met­tere a dura prova la tenuta del regime dell’ex mili­tare, costretto a pro­cra­sti­nare lo stato di emer­genza nel Sinai per altri tre mesi, e creare con­di­zioni esplo­sive in vista delle ele­zioni par­la­men­tari di marzo

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