di Vincenza Perilli
Dieci giorni fa Dominique Strauss-Khan, direttore generale del Fondo monetario internazionale, è stato arrestato per aver aggredito e stuprato, in un lussuoso albergo newyorkese, una giovane inserviente afro-americana. In molte, in Italia e altrove, si sono giustamente indignate di come la stampa e personaggi politici/pubblici hanno fatto sfoggio, in questa occasione, di propositi misogini e sessisti atti a "difendere" il ricco e potente stupratore a scapito della vittima. Sexisme: ils se lâchent, les femmes trinquent, si intitola, in modo significativo, l'appello/manifestazione lanciato da diversi gruppi femministi francesi. Nella strenua difesa di Strauss-Khan in Italia brilla il quotidiano La Repubblica, con alcune vere e proprie perle di sessismo, e tra queste un video, segnalato da Femminismo a Sud, in cui, definendo una "barbarie" la foto di Strauss-Khan in manette, si descrive con sofferta partecipazione "il volto di Dominique Strauss-Kahn arrestato, il pensiero costretto su quelle immagini da criminale del cinema ma con la forza dell'uomo potente che torna a sentirsi un fuoriclasse, quasi un supereroe". Insomma, uno stupratore di classe, che certo merita dalla stampa trattamento diverso dagli immigrati-stupratori per le cui foto sbattute in prima pagina La Repubblica (e tanti altri) non ha mai versato una lacrima. C'è chi (Gennaro Carotenuto nel suo sito) sul caso Strauss-Khan scrive: "Accusare il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn, di aver stuprato una cameriera in un albergo di Nuova York, corrisponde all’Al Capone arrestato per evasione fiscale o è come se Hitler fosse stato condannato dopo l’olocausto solo per aver dato uno schiaffo al bambino della foto del Ghetto di Varsavia. Francamente me ne infischio se Strauss-Kahn sia colpevole o innocente dello stupro per il quale è stato arrestato. Quello che so è che è a capo di un’organizzazione criminale, il Fondo Monetario Internazionale, che nell’ultimo mezzo secolo ha sodomizzato la vita di centinaia di milioni di persone nel sud del mondo, depredato intere nazioni ed è responsabile della carestia indotta che ha portato alla morte per fame di centinaia di migliaia di bambini in America latina, Africa, Asia.Che il capo di una tale associazione mafiosa si sentisse in diritto di stuprare anche fisicamente le sue vittime non può sorprenderci". Capiamo la "logica" di un simile commento, ma non possiamo condividerne il contenuto (e le improbabili analogie con le tasse di Al Capone o con un Hitler schiaffeggiante bambini nel ghetto di Varsavia). Il punto non è sorprendersi. Non ci sorprendiamo di quanto avvenuto, ma certo siamo troppo avvezze a ragionare sulle relazione tra diversi sistemi di dominio per stilare fuorvianti "classifiche" dei crimini e discutibili equivalenze tra schiaffi e stupri. E non ci sfugge il legame tra certe retoriche (e politiche) neocoloniali (che continuano a vedere nei paesi del sud del mondo terre vergini da scoprire, penetrare, possedere e sfruttare) e lo stupro di una donna, per giunta nera e povera.
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