09/08/25

Foglio speciale MFPR su Palestina e lavoratrici

Ora più che mai - Innanzitutto con la Resistenza palestinese, speranza dei senza speranza

 

La guerra genocida condotta dallo Stato sionista di Israele, con il sostegno diretto e indiretto dell’imperialismo americano, con la complicità di tutti i governi dei paesi imperialisti, di tutti i governi reazionari di borghesia asservita nei paesi oppressi dall’imperialismo, in primis americano, ha raggiunto uno stadio senza precedenti.

Le migliaia di morti sotto ogni veste, con tanti bambini, utilizzando la corsa, a volte disperata, del popolo palestinese e delle masse palestinesi agli aiuti umanitari, ha superato ogni livello di crimini di guerra, almeno negli ultimi cinquant’anni. A fronte di questo è necessaria una continuità della mobilitazione proletaria, popolare, antiimperialista in tutto il mondo e nel nostro paese, così come è necessaria ogni forma di pressione contro le istituzioni e tutti gli enti para-istituzionali e associativi che possono fare qualcosa e giocare un ruolo.

Le parole d’ordini generali sono: basta con il genocidio; no alla deportazione del popolo palestinese; cessate il fuoco permanente; massicci e liberi aiuti umanitari alla popolazione distribuiti attraverso le organizzazioni del popolo palestinese, nella prospettiva della cacciata dai Territori occupati dalle truppe sioniste, nella marcia per la “liberazione della Palestina dal fiume al mare”.

In questa generale mobilitazione è fondamentale affermare con chiarezza che il popolo palestinese per liberarsi dall’oppressione sionista genocida dello Stato di Israele deve innanzitutto contare sulle proprie forze, così come sta di fatto facendo.

Contare sulle proprie forze significa contare sulla forza della resistenza. Per questo la denuncia di tutto questo, l’appello e l’azione per metter fine all’orrore senza fine che si consuma a Gaza va rivolta a tutti e tutti coloro che lo fanno giocano un ruolo positivo. Ed è fondamentale per noi comunisti, internazionalisti, proletari avanzati, antiimperialisti e anti sionisti coerenti, considerare come principale il sostegno alla resistenza palestinese.

La resistenza palestinese è il presente, è la prospettiva per il futuro del popolo palestinese.

Il presente perché senza la resistenza il popolo palestinese non esisterebbe e il piano di genocidio e deportazione sarebbe attuato dall’oggi a domani, dato che comunque lo Stato sionista, comunque l’imperialismo conta sulla quinta colonna in seno al popolo palestinese, sia nella striscia di Gaza e ancora più in Cisgiordania, rappresentata dall’autorità governativa, l’ANP, che sempre di più svolge un ruolo di intermediario tra il regime sionista e il suo piano genocida e di deportazione, e il popolo palestinese. Esso è alleato nell’idea, assolutamente da respingere, che cancellando la resistenza palestinese, la lotta armata del popolo palestinese, i palestinesi potranno avere uno Stato, una libertà, dei diritti. Questo è un inganno atroce che fa da sponda a tutti i falsi amici del popolo palestinese, che sono in generale i parlamenti degli stati imperialisti, i regimi asserviti all’imperialismo e gli stessi Stati arabi, che in una maniera o nell’altra, con profonde contraddizioni anche al loro interno, alla fine a questa soluzione accedono o accederebbero.

Servono manifestazioni in cui si affermi chiaro che il futuro della Palestina dipende dal popolo palestinese e il futuro del popolo palestinese dipende dalla forza della sua resistenza.

Sempre più si impone come unica strada la resistenza; non per una pura difesa dagli attacchi genocidi, massacratori e criminali del popolo condotti dal Stato sionista e dalle sue forze armate, ma secondo una strategia e una tattica capaci di fare il tesoro delle esperienze passate e future e che riescano a ricostruire la forza della resistenza su basi rinnovate e più avanzate di quelle che pur eroicamente si attuano attualmente. Ed è l’eterna e irrinunciabile via della guerra di popolo di lunga durata, applicata a una realtà assolutamente anomala e particolare come quella della Palestina oggi.

In questo senso noi vogliamo che nelle prossime manifestazioni sia forte il sostegno alla resistenza palestinese e che ogni ambiguità si rompa su questo. Serve che si levi netta e chiara la voce della resistenza, sia direttamente attraverso le organizzazioni palestinesi che anche in un paese come il nostro, comunque ad essa si rifanno, sia attraverso il fatto che tutte le forze proletarie, comuniste, realmente antimperialiste e solidali diano voce alla resistenza. 

#iostoconlapalestina - Taranto - WA 3519575628

IMPORTANTE DICHIARAZIONE CONGIUNTA DELLE FORZE DI RESISTENZA PALESTINESE - dal blog proletari comunisti


“I fronti palestinesi osservano con profonda preoccupazione e totale mobilitazione popolare il crimine sistematico di genocidio che sta subendo il nostro popolo nella Striscia di Gaza, che è parte della guerra della fame, dei bombardamenti su larga scala e dell'assedio totale, perpetrati dal criminale governo sionista occupante di Netanyahu, con l'immediato e oltraggioso sostegno dell'amministrazione statunitense, la vergognosa partecipazione internazionale e il sospettoso silenzio dell'Unione Europea e degli organi istituzionali della comunità internazionale.

Il nostro popolo sta entrando nel suo ventiduesimo mese di guerra aperta e totale, che ha superato bombardamenti, omicidi e distruzione, incluso il ricorso alla fame e all'assedio medico e umanitario attraverso il deliberato blocco del cibo e degli aiuti medici preventivi, nel disperato tentativo di sottometterlo e spezzarne la volontà.

Ciò a cui è sottoposta la Striscia è considerato un crimine di guerra secondo le leggi e i regolamenti internazionali e un crimine contro l'umanità a tutti gli effetti, superando in violenza, criminalità e sadismo i crimini del nazismo e del fascismo.

Di fronte a questi crimini in corso, confermiamo quanto segue:

1. Riteniamo il criminale di guerra Netanyahu e il suo governo fascista pienamente responsabili delle politiche di genocidio e di guerra della fame che stanno conducendo contro oltre due milioni di palestinesi, in un crimine organizzato che costituisce una palese violazione del diritto internazionale umanitario e delle Convenzioni di Ginevra.

2. Riteniamo il governo degli Stati Uniti, in quanto principale partner e sostenitore del governo criminale di Netanyahu, pienamente responsabile del protrarsi di questa brutale aggressione e del fallimento del processo negoziale dovuto alla mancanza di una seria pressione sul governo occupante affinché cessi i suoi crimini.

3. Denunciamo il sospetto silenzio internazionale, in particolare dell'Unione Europea, e crediamo che la debolezza delle Nazioni Unite e l'inerzia della comunità internazionale incoraggino l'occupazione a continuare i suoi crimini contro il nostro popolo assediato nella Striscia di Gaza.

4. Affermiamo che questi crimini rivelano chiaramente le intenzioni del governo occupante, che non cerca né la pace né un accordo, ma mira a svuotare la terra e imporre un piano di sterminio forzato e di sfollamento.

5. Vi avvertiamo che continuare con questo approccio potrebbe avere un impatto negativo processo negoziale e aprire la porta alla possibilità di un'escalation, chiamando a risponderne il governo "israeliano" e i paesi che lo sostengono.

6. Facciamo appello alle masse del nostro popolo palestinese, ovunque si trovino, alla nostra nazione araba e islamica e ai popoli liberi del mondo, affinché intensifichino i loro sforzi popolari, politici, mediatici e di massa, esercitando pressione sui movimenti affinché fermino questo crimine in corso, si ponga fine all'ingiusto assedio e si sventi il piano di sterminio portato avanti dallo Stato occupante con il sostegno degli Stati Uniti e l'inerzia internazionale.

7. Invitiamo tutti gli attivisti solidali con il nostro popolo palestinese in tutto il mondo a intensificare le loro azioni e a unire gli sforzi per fare pressione sui loro governi affinché cessino il loro sostegno e la loro complicità con il governo fascista di Netanyahu e si adoperino per porre fine alle politiche di sterminio e fame utilizzate contro il nostro popolo e per ottenere giustizia e libertà per la Palestina.

8. Alla luce di questa tragica situazione, rinnoviamo il nostro impegno nei confronti delle masse del nostro popolo che, pur condividendo il loro dolore e la loro sofferenza, continueranno i nostri sforzi per porre fine a tutto questo e portare avanti la scelta di una resistenza totale fino alla rottura dell'assedio, per fermare la nostra aggressione e raggiungere gli obiettivi del nostro popolo: liberazione, ritorno e indipendenza.

Movimento di Resistenza Islamica di Hamas
Movimento della Jihad Islamica Palestinese
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina
Iniziativa Nazionale Palestinese
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - Comando Generale.

08/08/25

Il governo della fascista Meloni attacca ancora le donne e il diritto di aborto


Prima del suo insediamento, in campagna elettorale, la fascista Meloni affermava in tema di aborto che non avrebbe toccato la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, ma da allora ad oggi questo governo, composto da ministri reazionari e antiabortisti, ha invece agito in ogni ambito, ideologico in primis, politico e con provvedimenti ad hoc (dai finanziamenti alle associazioni “pro-vita” all’apertura dei consultori agli antiabortisti), mirando chiaramente a contrastare realmente l’accesso delle donne all’interruzione volontaria di gravidanza e ad attaccare le donne nel loro l diritto all’aborto e alla libertà di scelta.

E questo governo della “donna” fascista Meloni continua ad attaccare le donne: è notizia infatti di questi giorni che in un solo giorno il governo Meloni ha impugnato due leggi regionali, bloccandole, presso la Corte Costituzionale.
La prima della regione Toscana sul salario minimo che prevede incentivi nei bandi pubblici per le aziende che pagano i lavoratori almeno 9 euro lordi all’ora.
La seconda legge della regione Sicilia (la risoluzione è arrivata nel corso del consiglio dei ministri del 4 agosto), una delle regioni in questo paese con uno dei più alti tassi di medici obiettori pari a circa il l’81,5% e con intere strutture con medici obiettori al 100%, una legge a prima firma del Pd e approvata a fine maggio, che prevede l’obbligo per gli ospedali pubblici di assumere medici non obiettori in modo da garantire l’accesso alle donne all’interruzione volontaria di gravidanza, col fine di applicare quanto già previsto dalla Legge 194 del 1978 (art 9), che dice che per garantire l'ivg, sono le regioni a dover rimediare alle inadempienze.

Ha esultato subito il partito della Meloni, Fdi: “L’obiezione di coscienza rappresenta l’espressione più autentica della libertà personale, religiosa, morale e intellettuale. Per tale motivo apprendiamo favorevolmente l’impugnativa da parte del consiglio dei ministri”, hanno dichiarato il senatore e capogruppo di FdI in commissione insularità Raoul Russo e Carolina Varchi, capogruppo dello stesso partito alla Camera in commissione giustizia, hanno esultato subito gli antiabortisti Pro Vita e Famiglia onlus che “…il 24 luglio aveva consegnato a Palazzo Chigi 20 mila firme per chiedere il ricorso del governo contro la legge siciliana che favorisce l’assunzione di medici abortisti, nonostante i dati del ministero della Salute indichino che in Sicilia il personale non obiettore svolga in media poco più di un aborto a settimana” (dal Fatto quotidiano).

Ma questo è il governo Meloni, un governo che avanza nel moderno fascismo e le donne sono uno dei terreni principali, sulla cui pelle vuole avanzare nella sua marcia reazionaria, un governo che serve pienamente i padroni sfruttatori per cui in questo paese tantissimi lavoratori e doppiamente tantissime lavoratrici possono essere sfruttati anche a pochissimi euro l’ora, sottoposti a turni massacranti, ad appalti e subappalti al massimo ribasso, senza diritti fino a morire sul lavoro e per il lavoro, un governo per cui le donne nella loro maggioranza devono essere socialmente soprattutto mere macchine riproduttrici di figli funzionali agli interessi di questa società capitalista e imperialista, macchine riproduttrici di braccia da sfruttare per l’arricchimento dei padroni capitalisti , di braccia ancor di più da usare per la sporca guerra imperialista verso cui il governo Meloni oggi è più che attivo.

Continua la guerra oscurantista di questo governo del Dio-patria-famiglia contro la maggioranza delle donne, continua la guerra ideologica e politica di questo governo contro la vita delle donne, contro la libertà delle donne, contro il diritto di aborto proprio perché allude al cuore del diritto di autodeterminazione delle donne che la borghesia al potere, oggi rappresentata dalla sua frazione più reazionaria, odia come classe dominante.

La libertà personale, religiosa, morale e intellettuale che questo governo proclama a gran voce di volere difendere, per cui si è affrettato a bloccare nello specifico la legge approvata in Sicilia, è la libertà di volere opprimere ogni giorno di più la maggioranza delle donne per cui deve avanzare in questo paese il moderno medioevo.

Davanti a questa guerra che il governo Meloni continua a scagliare sul corpo e vita della maggioranza delle donne mentre è pienamente complice del genocidio che sta compiendo lo stato sionista d’Israele in Palestina dove vengono uccisi a migliaia donne e bambini la cui vita per la Meloni e tutto il suo governo non conta proprio nulla, tocca a noi donne continuare a lottare in ogni forma, organizzandoci per farlo, non solo per difendere diritti basilari ma anche per cacciare questo governo.


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Foggia - Un femminicidio lasciato fare...


Hayat Fatimi 
che è stata uccisa a Foggia dal suo ex compagno, l'aveva denunciato pochi giorni prima alla polizia, Il centro antiviolenza a cui si era rivolta aveva segnalato più volte la situazione come a rischio femminicidio... Ma Hayat è morta! 
L'uomo si era mostrato violento durante il periodo in cui i due erano stati insieme e per questo la vittima aveva chiuso la storia. Ma lui la importunava seguendola e minacciandola. Così le operatrici del centro erano riuscite a convincerla a denunciarlo, cosa che la 46enne aveva fatto lo scorso maggio.
"La signora si era rivolta a noi, stava facendo un percorso e noi abbiamo fatto tutte le segnalazioni del caso, tutto quello che potevamo fare. Altre cose purtroppo non dipendono dai centri antiviolenza ma dalla magistratura". Ci siamo rivolti alla forze dell'ordine". Infatti il 16 giugno scorso il centro antiviolenza avrebbe inviato alle forze dell'ordine una valutazione di rischio alto con possibile femminicidio e fino al 23 luglio, giorno in cui Hayat si era rivolta nuovamente al centro antiviolenza dicendo che l'uomo la pedinava, non era stato ancora emesso alcun provvedimento.
"Ci sembra di combattere contro i mulini a vento... Se le donne si rivolgono a noi e alla magistrature, fanno una denuncia e a questo non segue un aiuto da chi dovrebbe darlo. – prosegue il Cav – Se potessimo emettere noi gli ordini restrittivi, lo faremmo, ma non possiamo".
"Si dice sempre, con il senno di poi, che la signora avrebbe potuto fare questo o fare quest'altro. Ma lei ha fatto tutto quello che poteva fare. Poteva esserci un altro epilogo"

03/08/25

Una serie/film e un libro che possono aiutare a capire meglio anche nella battaglia in corso a Taranto su ex Ilva - dal blog tarantocontro

Serie TV - La storia è ambientata sullo sfondo di uno dei più grandi disastri ambientali nella storia dell'Inghilterra, con terribili conseguenze per migliaia di persone e che hanno determinato nei bambini delle malformazioni congenite. 

Questo era accaduto a causa di una bonifica dell'area industriale dopo la chiusura e smantellamento delle acciaierie cittadine, fatta da Ditte e sotto ditte che sempre nella logica del massimo profitto e del taglio dei costi per la sicurezza e la salute, avevano gravemente inquinato terreni e aria, peggio di quando la fabbrica esisteva.

La municipalità sapeva e non controllava e, anzi, fece una forte opposizione alla lunga battaglia delle madri. 

A dimostrazione che ogni azione del capitale, in questo sistema capitalista, è nociva, sia quando produce che quando deve fare bonifiche; e che senza la lotta, il potere in mano agli operai e alle masse popolari non ci può essere nessuna illusione.

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Questo libro che racconta il percorso di una operaia nell'Italsider di Bagnoli, contribuisce alla chiarezza di cosa significa la fabbrica. 

La protagonista, Vincenzina, scopre che la fabbrica - che ha ucciso il padre, come tanti altri operai - non è solo sfruttamento, malattia, morte, per gli operai è però anche, e spesso soprattutto, "comunità", collettivo, unità. Questa comunità è data dalla sofferenza, ma è data innanzitutto dalla scoperta degli altri, delle altre; una comunità che non c'è fuori dalla fabbrica, ma che continua a vivere, soprattutto, per le operaie anche fuori dalla fabbrica. 

Sfruttamento, condizioni di lavoro pesanti, nocive, il timore di rischiare la vita come altri operai/operaie, la protervia dei capi che se ne fregano della vita umana, tutto c'è, soprattutto in una fabbrica siderurgica come l'Italsider; ma c'è via via la scoperta della forza, della necessità di ribellarsi, della gioia di lottare, di unire, di stare in una "famiglia"; il perchè della fierezza del padre di Vincenzina di essere comunista.  

Vincenzina dice: "... Il diavolo non smetteva mai di spargere veleno, intossicare, trasformare vite e persone. Alla fine, per assurdo, lo stabilimento salvava. All'inizio lo aveva odiato perchè s'era preso suo padre e aveva risucchiato anche lei, mentre ora si rendeva conto di essere stata dalla parte sbagliata del mondo. Quel luogo, 'o cantiere, univa le persone, faceva in modo che ognuno compatisse l'altro per dignità e nobiltà, così tutti diventavano un unico essere, un unico respiro che mandava avanti la vita...".

"...quando nell'autunno del 1990 l'Italsider chiuderà i battenti, un senso di profonda malinconia invade gli operai. L'ultimo giorno c'è silenzio nello stabilimento, c'è poco da dire. Tutto è vuoto e smarrimento. Bagnoli è destinata a divenire come una lacerazione del tessuto sociale e storico di Napoli".  




02/08/25

Nella settimana in memoria dei martiri della rivoluzione indiana - ricordiamo le compagne, dirigenti uccise che hanno trasformato la ribellione delle donne alle atroci violenze patriarcali in più rivoluzione!

E' disponibile l'appello integrale in opuscolo  

Dall'appello del Partito Comunista dell'India (Maoista) per la settimana in memoria dei martiri 

 "...Quasi 357 compagni sono diventati martiri nell'ultimo anno nel nostro paese sulla via della guerra popolare di lunga durata istituita dai grandi leader della rivoluzione indiana, i leader fondatori e i maestri del nostro partito, i martiri compagno Charu Mazumdar e il compagno Kanhai Chatterjee. 136 di loro sono compagne e 31 rivoluzionari...".

In questo appello il PCI (M) poi fa un elenco dei compagni e compagne uccisi nell'ultimo anno, raccontando brevemente la loro vita dedicata alla rivoluzione. Riportiamo la vita di 4 compagne.

dossier disponibile
Tantissime donne sono prigioniere politiche e subiscono oltre repressione e torture e morte nelle nere galere come i compagni, anche atroci torture sessuali, stupri, usati come arma di guerra. Il regime indiano vuole far pagare loro anche il fatto di aver lottato contro la immane violenza patriarcale, di essersi ribellate ai retaggi feudali in famiglia e nella società, alle tradizioni del matrimonio forzato, alle bestiali mutilazioni inflitte da militari, paramilitari, polizia, vigilantes, e di aver trasformato questa grande oppressione in maggiore ragione di rivoluzione. Esse sono in prima fila ad ogni livello nel Partito, nelle azioni di guerra popolare, nell'esercito popolare di liberazione, e in questa lotta rivoluzionaria portano la determinazione di liberarsi/liberare di tutte le catene.

Compagna Neethi (Pottem Kope) – La compagna Neethi è membro del CSZDK (Comitato speciale di zona del Dandakaranya). Aveva 46 anni. È diventata una martire nell'attacco di accerchiamento a Gavadi-Tultuli al confine tra i distretti di Narayanpur e Dantewada il 4 ottobre 2024. È entrata a far parte della squadra di guerriglia come membro a tempo pieno nel 1996. In precedenza aveva lavorato nella Kranthikari Adivasi Mahila Sangathan (KAMS) nel suo villaggio. Dopo essersi unita alla squadra, lavorò per qualche tempo nel Bastar Occidentale e in seguito fu trasferita alla squadra Kondagaon. Divenne membro del CA e più tardi nel DvC. Assunse il compito del Comitato di Divisione del Bastar Orientale alla fine del 2017. È stata eletta membro supplente del CSZ nel plenum del settembre 2020. È stata cooptata come membro del CSZ a tempo pieno nel settembre 2024. Lavorò e aveva familiarità con quasi tutti i settori nel Bastar orientale e settentrionale. Il suo ruolo è inscindibile dallo sviluppo del movimento rivoluzionario delle due divisioni. Partecipò a tutte le lotte del popolo in queste divisioni. Ha svolto attività di leadership nei rispettivi livelli di queste lotte.

Compagna Chaite (Gummadavelli Renuka) – La compagna Chaite è membro del Comitato SZDK. Aveva 55 anni. È stata catturata viva, torturata e uccisa dalle forze di polizia mentre era disarmata nel villaggio di Belnar dell’Area di Indravathi della divisione di Maad il 31 marzo 2025. La compagna Chaite entrò in contatto con il movimento rivoluzionario quando studiava LLB (Legge) a Tirupathi nell’AP nel 1992. È diventata un'attivista del partito a tempo pieno nel 1996. Inizialmente ha lavorato alla costruzione del movimento delle donne nella città di Tirupathi. Ha svolto un importante ruolo pubblicando regolarmente il 'Mahilamargam' in qualità di membro del Comitato di Redazione. In seguito, ha esercitato la professione legale a Visakhapatnam e ha lavorato attivamente nell'organizzazione delle donne. È stata membro del comitato cittadino di Visakhapatnam dal 2001 e ha adempiuto al compito del movimento delle donne. Entrò a far parte del movimento AOB nel 2003 dove ha lavorato nelle divisioni Orientale, Srikakulam e Basadhara. Il partito la trasferì nel comitato editoriale di "Kranthi" nel 2006. Poi è andata nel DK e ha continuato a svolgere questo compito fino al 2012. È entrata a far parte del comitato editoriale di 'Prabhat', organo ufficiale del CSZDK dal 2014. Si sforzò di acquisire padronanza della lingua hindi. In seguito, ha assunto la responsabilità principale come Editrice. Ha scritto e pubblicato opuscoli e libri che denunciano le operazioni militari controrivoluzionarie del governo centrale e dei governi statali federali per eliminare il movimento nel DK a partire dal Salva Judum fino alla guerra Kagaar. Ha scritto un libro sulla lotta per la terra di Narayanapatna. Ha scritto molte storie con lo pseudonimo di 'Midko'. È stata eletta nel CSZ nel plenum tenutosi nel settembre 2020. Ha assunto inoltre il compito di membro del sottocomitato Mahila.

Compagna Aruna (Ravi Venkata Chaitanya) – La compagna Aruna è membro del CSZ dell’AOB. Aveva 45 anni. Divenne martire in un attacco nemico il 18 giugno nel distretto di Alluri Seetaramaraju dell’AP. Si unì al movimento rivoluzionario come attivista a tempo pieno nel 1999. Inizialmente ha lavorato in squadre. È stata successivamente trasferita al dipartimento dell'istruzione della zona AOB dal 2003 al 2006. In seguito, ha lavorato nella divisione est ed è diventata comandante di squadra e membro del DvC. In seguito, ha lavorato nella divisione Srikakulam-Koraput e faceva parte del team che ha fornito la leadership alla lotta per la terra di Narayanapatna. Il partito la trasferì ancora una volta alla Divisione orientale. In questo periodo è stata promossa a membro del CSZ nel 2013. La compagna Aruna faceva parte del raid di Koraput e molti altri raid e imboscate simili, tra cui quella al convoglio di MLA ed ex-MLA (deputati) dell’AP nel 2018.

Compagna Jaya – La compagna Jaya è membro del Comitato di Area Speciale Bihar-Jharkhand. Aveva 50 anni. Si unì al movimento rivoluzionario come attivista a tempo pieno nei primi anni '90. Inizialmente ha lavorato nel distretto di Giridih e successivamente in diverse Zone (distretti) dell'Area Speciale Bihar-Jharkhand. Ha lavorato in particolare per costruire e sviluppare il movimento delle donne. Il CC formò il sottocomitato centrale delle donne per coordinare il movimento delle donne a livello nazionale subito dopo la formazione del PCI (maoista). La compagna Jaya ne faceva parte per conto dell’Area Speciale BJ. Venne arrestata e incarcerata quando si recò a Dhanbad per curarsi il cancro nel luglio 2024. Lo Stato l'ha privata di una cura adeguata e l'ha uccisa. La compagna Jaya è diventata martire nel 2024 ottobre.