25/11/19

Sempre tantissime donne in piazza - Ma occorre di piu', rompere la "normalita'" - E le donne lo possono fare! Massiccia diffusione dell'opuscolo "360°"



Ieri la manifestazione delle donne contro la violenza sessuale, i femminicidi, contro il sistema che produce questa feroce guerra contro le donne - le stesse statistiche borghesi segnalano l'aumento dei femminicidi - ha di nuovo mostrato la grandezza, potenzialità del movimento delle donne. Vi erano tantissime ragazze, alcune giovanissime che portano la freschezza di ribellione, presa di coscienza, ma anche gioia di lottare. Da Roma, in particolare, vi erano le donne migranti organizzate, come vi erano le rappresentanti delle dure lotte per la casa, contro gli sgomberi che si fanno in questa città.

Ma il corteo non ha segnato delle novità, dei passi avanti. L'unica, dolorosa, "novità" è stata la denuncia, rabbia, emozione che ha attraversato la manifestazione per l'assassinio, torture e violenza alla "Mimo" perpetrata dallo Stato, polizia cilena, con il momento del sit-in silenzioso di tutto il corteo seguito dai forti slogan in ricordo di tutte le donne uccise dallo Stato borghese e dal nostro grido: rivoluzione!

E dobbiamo anche dirci che quest'anno la partecipazione, sebbene sempre più grande di qualsiasi movimento, è stata circa la metà degli altri anni. Non si è voluto dare ascolto alle sollecitazioni, proposte venute anche nella assemblea nazionale di Nudm di un mese fa a Napoli che dicevano di fare una manifestazione più combattiva, più indirizzata contro i Palazzi del potere.
Si è fatta invece la manifestazione "normale", quando la condizione della maggioranza delle donne, i femminicidi, il lavoro che viene tolto e diventa sempre più precario e misero, la condizione familiare, ecc. diventa sempre meno "normale"; anche ieri vi è stato l'ennesimo femminicidio e la morte in mare di nostre sorelle migranti, di cui responsabile è solo questo governo, questo Stato, questo sistema imperialista.

Così in questa manifestazione non possono trovare rappresentanza, neanche eco le lotte delle lavoratrici che pur ci sono con una protagonismo determinato e in prima fila delle donne, dalla lotta delle operaie della Whirlpool, alla lotta delle lavoratrici precarie di Palermo, degli asili di Taranto, della logistica del nord, ecc.

Occorre essere "anormali"! Occorre di più e meglio.

Occorre prendere sempre più coscienza che "tutta la vita deve cambiare" e per questo serve una lotta a 360°, continua, prolungata, che non abbia meno obiettivo che la Rivoluzione per rovesciare questo sistema, da "moderno medioevo, contro padroni, governi, Stato, uomini che odiano le donne.

Questo comporta discutere di quale linea serve, quale lotta serve, quale ideologia, ecc. quale classe deve prendere nella mani questa battaglia perchè sia diretta verso quell'obiettivo, se le proletarie che lottano ogni giorno e sono la maggioranza reale o la piccola borghesia che chiede dei cambiamenti impossibili in questa marcia società capitalista.

Per questo, quest'anno le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario hanno posto al centro della loro azione nella manifestazione la diffusione del Quaderno "360°" contenente gli Atti del seminario teorico fatto quest'estate, perchè ci si "armi" la testa e il cuore per avanzare nella lotta.
Più di 100 copie sono state vendute, sia a ragazze che a donne anziane, sia a realtà collettive che a donne singole, a compagne di lunga militanza come compagne nuove,
ecc. A dimostrazione, forse, della necessità, maturità, di trasformazione di un movimento delle donne importante ma che diretto dal femminismo piccolo borghese rischia di essere routinario.

Tante lo hanno preso, dopo una breve presentazione dei contenuti del seminario, con interesse, anche curiosità, sorpresa che finalmente si affrontino quei temi.
 

Questo messaggio "lotta a 360°..." è stato portato anche sui muri con locandine, con le scritte, nei cartelli.

Il 25 novembre in alcune città, come a Palermo, a Taranto vi saranno nuove presentazioni del Quaderno, rivolte soprattutto alle lavoratrici in lotta perché prendano con più convinzione, più coraggio nelle loro mani la battaglia per un femminismo proletario rivoluzionario, ancora troppo debole, ma assolutamente necessario.


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