Avviamo con il libro di Maria Antonietta Maciocchi "Dalla Cina - dopo la rivoluzione culturale", da cui traiamo stralci del capitolo dedicato alla grande questione delle donne, la Formazione rivoluzionaria delle donne sulla "Rivoluzione culturale proletaria e le donne". (La Maciocchi è stata più volte in Cina e in particolare negli ultimi mesi del 1970).
L'assalto al cielo che fecero le donne in Cina non riguardò, e non riguarda tuttora, solo questo grande paese, ma tutto il mondo; ci fornisce lezioni teoriche, politiche, ideologiche per la battaglia odierna perchè la lotta delle donne sia una forza poderosa della rivoluzione e della rivoluzione nella rivoluzione per trasformare la terra e il cielo.
Come si vede già da questa prima parte che pubblichiamo, questo "assalto al cielo" si è dovuto duramente scontrare contro alcuni degli stessi dirigenti comunisti, contro concezioni e pratiche presenti anche tra i militanti del partito comunista - Lenin diceva "Gratta un comunista e troverai un filisteo! Evidentemente bisogna grattare il punto giusto: la sua concezione della donna...".
Anche questo è un insegnamento per l'oggi.
Ma per vincere le donne non devono delegare in nessun fronte della lotta rivoluzionaria, meno che mai in quello della teoria.
A questo vogliamo che serva questa Formazione rivoluzionaria.
Essa, su questo importante tema "Rivoluzione culturale proletaria e le donne" proseguirà per un periodo lungo. E questa volta pubblicheremo ogni settimana (di lunedì).
PER CUI DIAMO APPUNTAMENTO AI PROSSIMI LUNEDI'.
Morte della casalinga
“La dittatura del proletariato è una lotta testarda contro tutte le forze e le tradizioni del passato... Lenin sapeva bene che, preso il potere, la rivoluzione non è che agli inizi... E' come con le donne: beninteso, era necessario dare loro in primo luogo l'eguaglianza giuridica. Ma a partire di qui, tutto resta da fare. Bisogna che scompaiano l'ideologia, la cultura e i costumi che hanno condotto la Cina dove noi l'abbiamo trovata, e occorre che facciano la loro comparsa il pensiero, la cultura, e i costumi della Cina proletaria, che non esiste ancora.
La donna cinese non esiste ancora nemmeno lei, in massa; ma comincia a voler esistere. E poi liberare le donne non significa fabbricare le lavatrici elettriche...”
Dal colloquio di Mao Tse-tung con Malraux, luglio 1965, in Antimémoires, p. 549, Ed. Gallimard.
Liberare le donne significa quel che Lenin aveva pronosticato: che una semplice cuoca sia in grado di dirigere lo Stato. In Cina non erano a questo punto alla vigilia della rivoluzione culturale...
Il feudalesimo - una delle tre montagne che opprimono la Cina - ha continuato a pesare nella sovrastruttura per ciò che concerne le donne. Un problema aperto è in Cina quello di «valorizzare la funzione rivoluzionaria delle donne, come scrive 'Bandiera Rossa'... la lotta di classe
non è finita. Durante la rivoluzione e l'edificazione socialista, esiste ancora una grave lotta di classe sul problema delle donne... alcune donne sono state utilizzate dal nemico per ostacolare i quadri; alcune donne sono state colpite dalle concezioni diffuse dal nemico di classe; altre non hanno ancora risolto il problema: per chi coltivare la terra, e si concentrano nei piccoli calcoli in favore della propria famiglia, e di se stesse. Tuttavia, alcuni quadri di fronte a questa lotta di classe assumono l'atteggiamento: 'non ce la facciamo con i lavori principali; i problemi delle suocere e delle madri possono aspettare'; o sostengono: 'il lavoro delle donne non riguarda l'insieme del
partito,' e perciò danno un peso insufficiente al lavoro delle donne.
Queste situazioni dimostrano che dare o no importanza alle donne, afferrarne bene il lavoro o no, considerare le donne come una semplice forza-lavoro o considerarle come una grande forza rivoluzionaria, non è una questione qualunque, bensí un problema sulla base del quale si può vedere se si afferra o no la lotta di classe, se si applica o meno la linea rivoluzionaria del presidente Mao: ...”Bisogna lottare ancora contro le concezioni che disprezzano il movimento delle donne”, e hanno incitato i compagni a valutare l'importanza del lavoro delle donne partendo da tre aspetti: 1) muovere dalla concezione della lotta di classe per affrontare il lavoro delle donne: ...la borghesia userà allora del pensiero corrotto delle classi sfruttatrici per nuocere alle donne; 2) le donne sono piú della metà della popolazione, e senza una loro piena mobilitazione non può esistere un vero movimento di massa; 3) le donne rappresentano un grande potenziale umano.
Attraverso questi 'tre aspetti' tutti hanno capito meglio che per fare la rivoluzione è essenziale mobilitare le donne. II ritenere “le donne inutili”, o che “il lavoro delle donne non incide sull'insieme”, e consimili opinioni errate, è in realtà una manifestazione del veleno del traditore Liu
Shao-chi secondo il quale “le masse sono arretrate”, “la lotta di classe è estinta"...
“Si tratta di mobilitare le donne perché spezzino le catene spirituali e dispieghino uno spirito rivoluzionario.
Attraverso l'influenza della millenaria ideologia feudale, fra le donne, colpite dal veleno della linea revisionista controrivoluzionaria di Liu Shao-chi, c'era una minoranza ancora incatenata alle vecchie concezioni tradizionali."
I cinesi parlano con discrezione di questo argomento scottante, cosí come non parlano volentieri del controllo delle nascite". Ma ambedue questi temi, fortemente legati alla funzione rivoluzionaria delle donne, cominciano a prendere apertamente posto negli organi ufficiali del partito... (1 nota)
La condizione femminile, ovvero il ruolo rivoluzionario della donna, è stato uno dei temi di quella rivoluzionarizzazione della ideologia, che ha caratterizzato la rivoluzione culturale. Strettamente connessa ad esso, è la rivoluzionarizzazione nella famiglia. Pare che Liu Shao-chi,
piú che antifemminista, fosse ostile ad una scelta che “ponesse le donne in primo piano nella produzione, fuori dal focolare domestico, in coerenza con la scelta di un modo di accumulazione capitalistico, quale si è tradizionalmente sviluppato nel mondo, relegando la donna in immagini casalinghe ben precise...
Dopo l'ingresso tumultuoso delle donne cinesi nella lotta politica fin,dall'inizio del secolo, la loro partecipazione esemplare alla lunga marcia, alla lotta armata antigiapponese, dopo lo slancio di massa nella guerra di liberazione, e quindi nella fondazione della repubblica socialista che getta le basi di una nuova realtà che intanto si esprime, immediatamente, con nuove leggi che sanciscono la parità giuridica della donna... - un lento riflusso delle donne cinesi verso la famiglia aveva preso ad abbozzarsi. Ma negli anni del balzo in avanti venne da Mao una nuova spinta a rompere il cordone ombelicale donna-lavoro domestico. Le cinesi presero a impiantare, soprattutto nelle grandi città, attività produttive anche di carattere industriale.
Liu Shao-chi, che irrideva al modo di far le cose alla guerrigliera da parte degli operai, trovava
l'intervento delle donne quasi grottesco, e fece chiudere molte di queste fabbriche... Liu Shao-chi era per una politica di incentivi e di alti salari che consentissero all'uomo il mantenimento economico della donna ripristinata nel suo ruolo tradizionale di casalinga...
Nel corso della rivoluzione culturale, la Federazione delle donne cinesi è saltata via come un turacciolo, ovvero è stata disciolta... perché essa aveva assunto a propria volta strumenti rivendicativi queruli, non faceva politica, e rischiava di essere un'organizzazione femminile di “protezione della donna", una sorta di esercito della salvezza...
Liu Shao-chi, con il suo orientamento verso le donne, era giunto ad influenzare anche molti dirigenti del partito perché le loro mogli tornassero in casa, assolvendo al loro ruolo tradizionale di ospiti e di brave massaie...
(1 nota)
Dal recentissimo articolo del “Quotidiano del Popolo" del 3 marzo 1971... risulta come il problema delle donne sia in gran parte legato con quello piú generale delle campagne...
Nella campagna, infatti, l'arretratezza “data" della condizione femminile era particolarmente pronunciata, perché “1'intensità del lavoro, la povertà della vita, l'igiene insufficiente e infine le influenze negative sulla salute dovute ai numerosi bambini e ai parti fatti in modo tradizionale - ovvero “le tre montagne della vecchia società": imperialismo, capitalismo, feudalesimo - avevano reso molte donne adulte malate, riducendone o addirittura annullandone la capacità lavorativa. Si sono potute investire le campagne di un'azione generalizzata non solo di diagnosi e di cura, ma soprattutto di prevenzione delle malattie femminili, soltanto promuovendo, con la rivoluzione culturale, un movimento di massa, che affrontasse questi problemi su una base politica; non limitandosi ad “appoggiarsi su forze specializzate... ma associando le masse in questo lavoro" e coinvolgendovi il settore della medicina, con l'istituzione delle “dottoresse dai piedi nudi"; e superando così le difficoltà, dovute anche a talune opinioni errate tendenti a considerare “il preoccuparsi dei mali del popolo" come opposto allo spirito rivoluzionario “non temere né la morte né i sacrifici”...
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