Formazione
rivoluzionaria delle donne:
La
Rivoluzione culturale proletaria e le donne
Iniziamo
col testo “Sviluppare appieno la funzione della donna nella
Rivoluzione e nella costruzione del socialismo” (1 agosto 1972),
uscito durante la Rivoluzione culturale proletaria in Cina
, diretta e
possiamo dire “scatenata” da Mao Tse Tung, con un ruolo decisivo
di Chiang Ching, articoli
sulla RCP e le donne, sul ruolo delle donne nell'assalto al cielo.
Proprio
sul ruolo rivoluzionario delle donne e la trasformazione della loro
vita da una condizione di profondissima oppressione a una di
effettiva emancipazione di milioni di donne, in un immenso paese,
dalle più lontane zone di campagna alle città, come forza decisiva
nella rivoluzione proletaria e nella costruzione del socialismo, si
può comprendere la grandezza dirompente della Rivoluzione culturale;
essa è stata anche una sfida, quasi “impossibile”, contro la
mentalità arretrata, conservatrice, patriarcale presente anche nei
compagni, nel Partito comunista cinese – come questo testo spiega
bene.
Il
testo di cui riportiamo ampi stralci è tratto dal libro “A 50 anni
dalla Rivoluzione Culturale” – Antologia di documenti – redatto
dalla Redazione di “Proletari Comunisti”.
Da
“Sviluppare appieno la funzione della donna nella Rivoluzione e
nella costruzione del socialismo” (1 agosto 1972) – stralci.
“...la
classe operaia ha sempre associato strettamente il problema delle
donne con la rivoluzione, considerando la loro emancipazione come una
componente importante della rivoluzione proletaria, ed è decisamente
contro la mentalità e il costume arretrato che sottovaluta la donna.
Dobbiamo quindi lottare coscientemente e accanitamente contro la
concezione tradizionale “l'uomo non si occupa delle faccende di
casa e la donna non si cura degli affari fuori di casa” ed essere i
promotori del movimento di emancipazione femminile.
Se
si pensasse (come alcuni compagni) che le faccende domestiche debbano
essere svolte unicamente dalle donne, e che in esse gli uomini non
hanno alcuna responsabilità, ciò significherebbe in realtà
limitare le donne al piccolo ambiente familiare e non permettere loro
di partecipare ai tre movimenti rivoluzionari. Evidentemente bisogna
prima di tutto cambiare la mentalità di questi compagni secondo cui
l'uomo prevale sulla donna. Vari problemi reali derivano proprio da
questa mentalità: per esempio, alcuni compagni non pianificano le
nascite, e pur avendo già due, tre figlie femmine, desiderano ancora
un figlio maschio; in tal modo facendo figli uno dietro l'altro si
arriva ad averne troppi e quindi viene appesantito l'onere familiare
cosicchè le donne difficilmente potranno evadere dalla piccola
cerchia della famiglia...
Ci
sono altri che non credono alla coscienza rivoluzionaria della gran
massa delle donne lavoratrici e pensano che le donne possono, sì,
partecipare al lavoro produttivo, ma non dedicarsi alle attività
politiche: questa concezione non appartiene certamente al marxismo.
...“Le
donne costituiscono la metà della popolazione: la condizione
economica delle donne lavoratrici così come la loro situazione
particolarmente oppressa, non soltanto dimostrano l'urgente necessità
della loro opera per la rivoluzione ma confermano che esse sono una
forza decisiva per la vittoria della rivoluzione” (Mao Tse Tung).
La grande massa delle donne lavoratrici del nostro paese è la
padrona della nazione r la forza motrice della rivoluzione. Dedicarsi
alle attività politiche e partecipare alla lotta di classe è un
loro diritto e un loro dovere; e quindi non è questione di essere
capaci o no, e non è nemmeno questione che qualcuno glielo permetta
o no...
Altri
compagni pensano che la capacità delle donne è inferiore e che esse
possano soltanto lottare, ma non dirigere; una simile concezione che
disprezza le donne non può, evidentemente, stare in piedi... “Ora
i tempi sono cambiati, uomini e donne sono uguali. Tutto ciò che può
fare l'uomo lo può fare anche la donna” (Mao Tse Tung). L'abilità
di ognuno non è innata, ma conquistata attraverso lotte ed
esperienze...
Alcune
compagne dopo essere entrate a far parte del gruppo dirigente, non
conoscendo a fondo la situazione, mancando di esperienza, durante il
lavoro si imbattono inevitabilmente in alcuni problemi? Ma forse che
i compagni uomini non incontrano i medesimi problemi? Di fronte a
questa situazione, quale decisione prendere? Interessarsi con premura
e aiutarle attivamente, o criticarle da cima a fondo, lamentarsi e
preoccuparsi senza fine? Lasciarle al posto di guida a lavorare e
contemporaneamente imparare, o forse metterle da parte?
L'atteggiamento giusto può essere solo il primo non il secondo...
C'è
ancora un altro tipo di di persone le quali, pur ammettendo da una
parte che la capacità delle donne non è inferiore a quella dei
compagni uomini, dall'altra dice cose di questo genere: “le donne
giovani devono maritarsi, le donne di mezza età devono allevare i
bambini, le donne possono fare la rivoluzione solo per metà, la loro
formazione non ha prospettive future”. Questo è un altro genere di
pretesto contro la formazione dei quadri femminili ed è un'altra
manifestazione della mentalità antiquata che disprezza le donne.
Forse che le donne dopo essersi maritate e dopo aver avuto dei figli
non possono più fare la rivoluzione e progredire? No, le cose non
stanno assolutamente così, in fondo, fare la rivoluzione significa
farla per tutta la vita non solo per un breve periodo...
Tra
il popolo sussistono ancora molti pregiudizi nei confronti della
donna che impediscono alla sua forza rivoluzionaria di svilupparsi;
perciò organizzare bene il lavoro femminile è una seria lotta di
classe, ed è anche una lotta per cambiare il costume, pertanto non
deve prendersi alla leggera...
“Il
giorno in cui tutte le donne della nazione risorgeranno, sarà
proprio quello il giorno della vittoria della rivoluzione cinese”
(Mao Tse Tung)...
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