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Mandiamo la nostra solidarietà alle lavoratrici della MaVib. Anche a
Taranto
durante la lotta fatta da noi lavoratrici delle pulizie nelle scuole contro
l'attacco al posto di lavoro, abbiamo dovuto sentire squallide
affermazioni
di questo tipo, e non solo da padroni ma da rappresentanti istituzionali
che
dicevano che con la mobilità facevano un favore (!) alle lavoratrici che
così prendevano i soldi ma potevano stare a casa a badare alla famiglia.
Noi allora rispondemmo: "state a casa voi!". E fu una doppia
ragione per
respingere i licenziamenti - come in effetti riuscimmo a fare.
Per questo ci sentiamo molto vicine a voi e anche voi dovete vincere questa
battaglia come lavoratrici e come donne!
Lavoratrici delle pulizie Sali cobas per il sindacato di classe Taranto
Fiorella 3339199075
Da La repubblica (30 giugno 2011):
"C'è la crisi, licenziate solo le donne"
"Così stanno a casa a curare i figli"
Decisione shock alla MaVib di Inzago: "Tanto in famiglia il loro e
sempre il
secondo stipendio"
Durissima la reazione dei sindacati che denunciano: "Sembra di essere
tornati nel Medioevo"
L'azienda licenzia, ma solo donne. "Così possono stare a casa a
curare i
bambini", dicono i dirigenti della MaVib di Inzago, produttrice di
motori
elettrici per impianti di condizionamento. All'indignazione dei
sindacati
("sembra di essere tornati nel Medioevo"), si aggiunge la rabbia
dei
lavoratori - uomini e donne uniti - pronti a salire sulle barricate.
Invischiata nelle sabbie mobili della crisi, l'impresa a conduzione
familiare fondata 25 anni fa da Ivaldo Colombo, ancora in plancia di
comando, 5 milioni di fatturato, 30 dipendenti (12 uomini e 18 donne),
finora era ricorsa solo agli ammortizzatori sociali. "Anche perché la
situazione non è mai stata davvero drammatica", sottolinea Fabio
Mangiafico
di Fiom Milano. Una commessa per produrre impianti di raffreddamento di
distributori automatici nell'Europa nord occidentale aveva dato
ossigeno
all'attività.
Dieci fa mesi, in 14 erano finiti comunque in cassa integrazione ordinaria,
tutte donne, tranne uno. "Un'anticipazione di quello che stava per
accadere", dice ora il sindacalista rileggendo i fatti. Ieri
pomeriggio,
nella sede di Api (Associazione piccole medie imprese), al tavolo delle
trattative ci sono tutti: sindacati, associazioni di categoria e proprietà.
È qui che l'amministratore delegato della società comunica la
decisione.
"Dopo la cassa integrazione - fa sapere la Fiom Cgil - hanno
annunciato il
licenziamento di 13 lavoratori scegliendoli rigorosamente di sesso
femminile", precisando che "quello portato a casa dalle donne è
comunque il
secondo stipendio".
L'incontro viene sospeso e la notizia arriva sotto le volte del
capannone di
via Emanuele Filiberto, nella zona industriale di Inzago, quando manca una
manciata di minuti alla sirena di fine giornata. Fuori dai cancelli basta
un
breve consulto tra gli operai. Tutti, nessuno escluso, decidono di
presidiare la fabbrica, a partire dal giorno dopo. "C'è una totale
mancanza
di rispetto nei confronti delle donne, che a ben vedere sono la vera forza
lavoro di questa azienda - attacca una lavoratrice che vuole restare
anonima -. Abbiamo anche noi famiglie da mantenere e un mutuo da pagare,
alcune di noi mantengono il marito perché disoccupato. Questa
discriminazione è agghiacciante".
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