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Ieri alle 15 era indetta una manifestazione antirazzista a livello regionale. La polizia, nonostante il divieto di manifestare fatto dal prefetto di Taranto, ha fatto un blocco soft soprattutto verso le macchine; un tentativo di indurirlo verso realtà che provenivano dal brindisino è stato subito sventato dalla protesta dei compagni.
Appena arrivati gli immigrati ci hanno aiutato a fare gli striscioni, poi appesi sul muretto di cinta del campo, insieme a una strisciata di foto della rivolta di sabato 2 aprile – molto apprezzata dagli immigrati – e all'unica bandiera rossa di tutta la manifestazione, quella dello slai cobas.
Negli striscioni e nel mini volantino, entrambi in francese, erano sintetizzate, in
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“La lutte a commencé à gagner, mais nous devons continuer pou les papier ed les drois a vivre ed travailler” - “Liberté! Unitè travailleurs immigrès / travailleurs italiens”.
Come nei giorni precedenti abbiamo continuato a parlare con loro, a discutere sulla fase attuale – ancora di “attenta attesa” visti i vari ostacoli, politici e pratici che l'accordo e la risposta degli Stati europei pongono – sulla nostra attività, sulla realtà del governo Berlusconi (verso cui, chiaramente ora, a un primo giudizio la valutazione non è negativa, ma poi l'o
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La discussione sulla rivolta contro Ben Alì e sulla situazione attuale in Tunisia è stata la più interessante. Un tunisino che parla bene l'italiano, riconosciuto dalla maggiorparte del campo come portavoce degli immigrati – dato che lui è arrivato con il primo gruppo, conosce, appunto, la nostra lingua per i rapporti con autorità del campo, interviste, ecc, e soprattutt
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Molti dei giovani che stanno ora a Manduria hanno partecipato alla rivolta. A questo punto, noi abbiamo chiesto del perchè, dopo la rivolta, hanno preferito lasciare la Tunisia e non sono rimasti a continuare la lotta. Lui ha detto che sì sarebbe stato giusto restare, ma che la situazione dopo la rivolta non è cambiata per quanto riguarda il lavoro, la difficoltà di vivere: “quando c'è una rivoluzione ci vuole un po' di tempo...”. Ora – ha continuato – a luglio ci sono le elezioni, prima vi era un solo partito, ora ce ne sono ben 49 ch
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La realtà del campo di Manduria continua ad essere diversa. Gli immigrati esprimono una coscienza politica e sociale, una visione e risoluzione collettiva nella attuale situazione, la necessità della lotta collettiva – da riprendere se necessaria. Non si sentono posizioni qualunquiste, o inutilmente individualiste. Anche singoli episodi di atteggiamenti sbagliati con le popolazioni locali (ma stiamo parlano di 2 immigrati, che invece la stampa amplifica in maniera assurda e anche falsa), vengono condannati e bloccati dagli stessi tunisini.
Chiaramente sabato 2 aprile è stato il punto importante di svolta. E l'intreccio tra “scintilla esterna” la presenza dello slai cobas, di un'area di compagni antirazzisti e lotta interna continua a produrre una situazione che fa di Manduria un esempio diverso e positivo.
E' la rivolta collettiva di sabato scorso e questo intreccio che soprattutto hanno permesso di trasformare da un giorno all'altro la situazione. Così come di sbaragliare i fascisti e chi faceva le ronde (benchè ieri si sono visti ad un certo punto due che facevano nei giorni scorsi le ronde passare con la moto, avvicinarsi alla polizia e chiedere, in tono complice, se serviva una mano...). Un fascistello anziano che continua pervicacemente a stare davanti al campo, in maniera assolutamente indolore, ieri appena ha tentato di uscire un cartello è stato cacciato a malo modo da una nostra compagna e ha fatto una rapida ritirata.
Anche ieri la polizia/Digos non calava un attimo l'attenzione arrivando a fotografarci per il solo fatto che parlavano con gruppi di immigrati.
Infine, la manifestazione di ieri. Organizzata da realtà della regione antirazziste, dal cobas confederazione, ecc., è durata poco tempo, un presidio davanti al campo con pochi interventi – la cosa più positiva è proprio il fatto che c'è stata, che si è ribadito il legame area di sinistra/immigrati e che ha rotto il tentativo di divieto di prefetto e questore. Ma l'impostazione generale è stata prevalentemente solidaristica. Questo ha fatto sì che l'unico striscione portato era un grandissimo telone nero (senza nulla sopra) a simboleggiare il lutto per i circa 300 immigrati morti in mare. Giusta la denuncia, ma non in sintonia con il clima del campo che è più volto a sottolineare la lotta.
Il resto del pomeriggio e della serata è stato di discussioni con gli immigrati, ma anche di musica, balli.
Dalle compagne del Mfpr presenti ieri
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