16/11/25

Disegno di legge bipartisan: "compromesso storico" sulla pelle delle donne?

L’ultimo provvedimento varato dal governo dice che se non c'è consenso fino alla fine di un atto sessuale allora è sempre stupro. Certo è un passo avanti. Ma come mai questa Meloni fa dei provvedimenti giusto quando o è vicino l'otto Marzo o è vicino il 25 novembre? Sembra che lo faccia apposta per farsi autopropaganda. Nello stesso tempo con questo disegno di legge, presentato bipartisan da Fratelli d’Italia e PD, dopo una trattativa che ha coinvolto direttamente Elly Schlein e Giorgia Meloni, sembra una sorta di compromesso storico sulla pelle delle donne, destra/fascisti e opposizione sono “finalmente uniti”; questo non è una immagine di debolezza per il governo (tanto che nello stesso tempo il Min. Valditara ha continuato in parlamento le sue chiazzate volgari reazionarie contro l’opposizione e sull’educazione sessuale nelle scuole medie ha detto: va bene però ci vuole il consenso con firma dei genitori), ma è un asservimento della cosiddetta “sinistra”; che dirà e farà la Schlein sugli altri provvedimenti del governo sulle donne, es. la campagna sulla natalità?

15/11/25

Comunicato sull'assemblea del 13 novembre

Partiamo dalla fine.

L’assemblea che abbiamo tenuto il 13 novembre, promossa dal Mfpr, ha deciso di essere presente in entrambe le importanti mobilitazioni del 25 novembre contro la violenza sessuale:

-       Sabato 22 nella manifestazione nazionale di Roma indetta da Nudm. Pur con tante difficoltà per la coincidenza di altre manifestazioni, per problemi economici dal sud in particolare, si farà una squadra; stiamo per questo preparando un figlio che riporta gli interventi più significativi che ci sono stati il 13/11, più altro materiale possibile;

-       Il 25 novembre dove siamo organizzeremo direttamente cortei, presidi, sit-in itineranti, o parteciperemo a manifestazioni locali insieme ad altre realtà femministe.

 

L’assemblea ha avuto come centrali 2 questioni soprattutto: 

·      elevare di contenuti, azioni, le lotte contro i femminicidi, dando ad esse continuità e prospettiva. La lotta contro le violenze sessuali, apice di tutte le violenze che le donne subiscono, le discriminazioni, il doppio sfruttamento e oppressione, l’attacco alle condizioni di vita, di lavoro, ai diritti delle donne, deve avere oggi lo scopo del rovesciamento del governo Meloni che con la logica, la propaganda e prassi conseguenti di “Dio, Patria, Famiglia”, “donna, madre, cristiana”, fomenta un clima reazionario, fascista, moderno patriarcalista, ideale per femminicidi e stupri, per rendere sempre più normalizzante questa guerra di bassa intensità, di “uomini che odiano le donne”. Contro tutto questo la risposta è la lotta, l'unità, l'organizzazione delle donne; chi parla di "educazione" nasconde che in questo sistema capitalista, moderno fascista, la scuola sta diventando sempre più al servizio dei piani reazionari, di guerra, di questo Stato, del governo.

·      Continuità della mobilitazione per la Palestina, ponendo con più forza in esse la denuncia del genocidio, di tutte le forme di assassinii che continuano oggi in maggioranza verso donne e bambini, per uccidere anche il futuro del popolo palestinese.

Qui importante è stata la voce diretta della donna palestinese, che ogni sabato a Milano porta con forza il grido di tutte le donne palestinesi che rispondono all’immenso dolore con la determinazione nella resistenza in ogni forma.

A questo intervento si è unita la denuncia della terribile condizione delle prigioniere palestinesi, torturate anche sessualmente dalla soldataglia di Netanyahu.   

Infine su questo, è stato detto, c’è un legame tra la resistenza delle donne palestinesi e le donne che nel più popolato paese del mondo, l’India, sono in prima fila nella guerra di popolo contro Modi e l’imperialismo. Da esse emerge la necessità per tutte le donne in tutto il mondo della rivoluzione per spazzare via definitivamente questi mostri e i loro complici.

Perché la condizione di oppressione delle donne è prima di tutto una condizione di classe.

 

Sempre presente anche in questa assemblea è stata la lotta delle lavoratrici che da un lato testimonia che la violenza sulle donne non fa che proseguire le discriminazioni nella vita, sul lavoro, e mai come in questo periodo la condizione delle donne sta facendo passi indietro su lavoro, salario, diritti delle donne, sfruttamento del lavoro domestico e di assistenza familiare, sullo scarico sulle spalle delle donne di tutti i tagli alla sanità, sull’attacco ai servizi sociali, ecc.; dall’altro però mostra che quando le operaie, le lavoratrici lottano, con determinazione, coraggio, possono anche oggi strappare risultati, come ultimamente è successo per le operaie della Beretta in provincia di Milano e come è successo alle lavoratrici di assistenza studenti disabili a Palermo. E sempre in queste lotte le lavoratrici portano un carico in più di denuncia, ribellione, e la voglia che ogni aspetto della vita deve cambiare.

 

Faremo un resoconto degli interventi, perché ognuno ha portato un contributo di denuncia, di linea, di teoria che vogliamo consegnare a tutte le donne.

 

13.11.25


La Formazione Rivoluzionaria delle donne è rinviata alla prossima settimana, per preparare materiali per le mobilitazioni del 25 novembre

14/11/25

Milano - Volantinaggio al mercato delle compagne del Mfpr contro la violenza sulle donne, contro il sistema che difende i suoi porci "figli" (archiviazione per il figlio di La Russa), contro il governo complice di violenze e ingiustizie verso la maggioranza delle donne


Durante la mattinata abbiamo distribuito volantini al mercato per mantenere alta l’attenzione sul tema della violenza contro le donne e ricordare l’importanza di partecipare alle manifestazioni del 22 e del 25 novembre.
L’accoglienza è stata positiva: molte donne hanno preso volentieri il volantino, mostrando interesse e sostegno.
L’iniziativa ha contribuito a diffondere consapevolezza e a rafforzare la partecipazione collettiva.

MFPR MI

12/11/25

All'assemblea di domani, 13/11, la voce diretta delle donne palestinesi in Italia

Iman, la donna palestinese che interviene sempre con grande passione e

forza nelle manifestazioni dei sabati milanesi, interverrà alla assemblea on

line di domani, giovedì 13 novembre.


La sua risposta alle compagne del Mfpr di Milano: 

"Innanzitutto grazie per avermi contattata e per me un grande piacere ad

essere con voi!

Vi ringrazio davvero per il vostro supporto e la vostra collaborazione e molto

importante avere una portavoce della donna e voi lo state facendo con 

successo 

Confermo la mia presenza sempre per difendere chi subisce oppressioni e 

violenze.

Grazie di nuovo e buona giornata".

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Ricordiamo a tutte il Link per collegarsi domani dalle ore 17,30: https://meet.google.com/udp-gmyd-eyg

LA RIVOLUZIONE DELLE DONNE L'ASSALTO AL CIELO - Inviata in occasione del 7 novembre anniversario della Rivoluzione d'Ottobre

Le donne non furono solo la scintilla della rivoluzione russa, ma il motore che l’ha fatta avanzare.

Nella Giornata Internazionale della Donna nel 1917, le lavoratrici tessili nel distretto di Vyborg di Pietrogrado scesero in sciopero, abbandonarono gli stabilimenti e, a centinaia, si mossero di fabbrica in fabbrica chiamando altri lavoratori allo sciopero e ingaggiando violenti scontri con la polizia e l’esercito


10/11/25

Europa, il diritto all’aborto sotto attacco

Allarmanti segnali di arretramento
di redazione | 6 Nov 2025 
In Europa, il diritto all’aborto torna a essere messo in discussione. Amnesty International lancia un nuovo allarme: in diversi Paesi del continente si stanno moltiplicando le iniziative politiche, legislative e culturali che mirano a limitare o rendere più difficile l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. Tentativi che, secondo l’organizzazione, rappresentano «passi indietro allarmanti» su un diritto fondamentale conquistato con decenni di lotte.
Il rapporto di Amnesty denuncia come in alcuni Stati europei si stiano introducendo restrizioni dirette o indirette, talvolta con il pretesto di “riforme morali” o “tutele della vita”, ma che di fatto riducono la libertà di scelta delle donne e di tutte le persone che possono affrontare una gravidanza. Le misure vanno dal prolungamento dei tempi d’attesa obbligatori all’imposizione di consulenze obbligatorie, fino alla diffusione di campagne dissuasive che mirano a colpevolizzare chi sceglie di interrompere la gravidanza.
Queste dinamiche, spiega Amnesty, rischiano di alimentare un clima di intimidazione e discriminazione. L’accesso all’aborto, pur restando formalmente garantito nella maggior parte dei Paesi europei, è in molti casi ostacolato da barriere legali, pratiche o culturali. In alcuni territori, soprattutto nelle aree rurali o meno servite, l’obiezione di coscienza è così diffusa da rendere l’aborto quasi impossibile, costringendo molte persone a viaggiare centinaia di chilometri o a rivolgersi a strutture private.
L’organizzazione evidenzia inoltre come i governi e le istituzioni europee non stiano reagendo con la necessaria fermezza a queste tendenze. Amnesty sottolinea che il diritto all’aborto sicuro e legale è parte integrante del diritto alla salute e all’autodeterminazione, riconosciuto dal diritto internazionale dei diritti umani. Negarlo o renderlo inaccessibile significa mettere a rischio la vita, la salute e la dignità delle persone.
«L’aborto è un diritto umano», ribadisce Amnesty, e come tale deve essere tutelato e garantito in modo concreto, non solo formale. L’organizzazione ricorda che, ogni volta che un governo limita l’accesso all’interruzione di gravidanza, le conseguenze colpiscono soprattutto le persone più vulnerabili: chi vive in povertà, chi appartiene a minoranze, chi non può permettersi di spostarsi o di pagare servizi privati. In queste condizioni, la libertà di scelta diventa un privilegio per pochi e non un diritto universale.
Amnesty invita gli Stati europei ad abbandonare politiche punitive e paternaliste e ad adottare misure positive che assicurino un accesso effettivo e non discriminatorio all’aborto. Ciò significa garantire un numero sufficiente di strutture sanitarie, formare personale medico non obiettore, fornire informazioni accurate e contrastare le campagne di disinformazione che mirano a manipolare o spaventare chi decide di interrompere una gravidanza.
Il rapporto sottolinea anche la responsabilità dell’Unione Europea, chiamata a svolgere un ruolo di guida nel difendere i diritti sessuali e riproduttivi. Amnesty chiede alle istituzioni europee di vigilare sui comportamenti dei governi nazionali e di sostenere finanziariamente programmi per la salute riproduttiva, soprattutto nei Paesi in cui il diritto all’aborto è più a rischio.
L’allarme lanciato dall’organizzazione è chiaro: il diritto all’aborto, pur formalmente acquisito, non è mai definitivamente garantito. Le campagne politiche e ideologiche che cercano di riportare indietro l’orologio dei diritti umani non solo mettono a repentaglio la libertà di scelta, ma riaprono ferite che l’Europa aveva faticosamente cercato di sanare.
Amnesty invita infine la società civile, i movimenti femministi e le organizzazioni per i diritti umani a non abbassare la guardia. Difendere l’aborto significa difendere l’autonomia e la dignità di milioni di persone...