19/02/25
18/02/25
MOLESTIE E RICATTI PER LE LAVORATRICI, IL CASO RIDER DI GLOVO - Contro le molestie, i ricatti, le violenze sessuali nei posti di lavoro scioperiamo l'8 marzo
Allontanamento dai luoghi di lavoro per capi, padroni, ecc. responsabili di molestie, ricatti, violenze sessuali, atteggiamenti razzisti, sessisti - tutela delle lavoratrici denuncianti
piattaforma dello sciopero delle donne/lavoratrici dell'8 marzo
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MOLESTIE E RICATTI PER LE LAVORATRICI, IL CASO RIDER DI GLOVO
Le due rider insultate e molestate nel gruppo
di Glovo: «Non capisco perché ancora non me l’hai
data»
18 Febbraio 2025 -
Due rider donne di Torino sono pronte a fare causa alla piattaforma di consegne Glovo. A causa delle molestie verbali a cui sono sottoposte durante il lavoro. A causa di un gruppo interno chiamato Veteran. Chi era dentro godeva di trattamenti di favore. Erika, madre di due figli, era riuscita a entrare. Ma il prezzo era ricevere messaggi e battute a sfondo sessuale. «Guardo il calendario ma non capisco come tu non me l’abbia ancora data», è uno di questi secondo quanto racconta Il Fatto Quotidiano.
LE DUE RIDER
«Non volevo rischiare di perdere quei vantaggi così importanti per permettermi di avere cura dei miei due figli e di lavorare», racconta lei. «Lo sai che scherzo», le diceva il responsabile che l’aveva inserita da subito nel gruppo di privilegiati. «Non posso negare che ci sia un fondo di verità, ma sono abbastanza intelligente da scherzarci su», sosteneva. Amelia è l’altra lavoratrice pronta a rivolgersi ai giudici: «Guido la bici meccanica. Lo faccio da decenni, ho iniziato a Londra dove questo lavoro era bellissimo. Speravo di trovare lo stesso in Italia e invece mi sono ritrovata schiava di un algoritmo e di un sistema di punteggi che fa impazzire e che ti rende schiavo quanto la ludopatia, nella speranza di vedere apparire la notifica che ti assegna una consegna per pochi euro».
IL GRUPPO VETERAN
Anche lei è entrata nel gruppo Veteran: «Io lavoravo già per Foodora e stavo per fare causa all’azienda. Poi Foodora è stata acquisita da Glovo, con cui avevo iniziato a lavorare e ho lasciato stare la causa». Nel gruppo le chiedevano informazioni sulla causa e sulla sua avvocata Giulia Druetta: «È come se mi avessero chiesto di fare praticamente l’infiltrata». Ora ha lasciato il lavoro a causa di un’aritmia cardiaca: «Penso ai miei colleghi, mi deridevano perché avevo una bici meccanica invece che i loro scooter o le loro bici con la pedalata assistita: dovevo star loro dietro, avevano un vantaggio competitivo che io non avevo e dovevo pedalare sempre più forte».
Il lavoro
Erika racconta che ha vissuto situazioni pericolose: «Da uomini che mi chiedevano di entrare in casa loro anche insistentemente a consegne in situazioni difficili, al buio e in luoghi poco sicuri». Ma dopo il primo articolo che ha parlato dalla vicenda le due donne hanno ricevuto dai colleghi del gruppo improperi e richieste di spiegazioni. Erika, che è “una madre”, avrebbe “dovuto capire”.
Torino - solidali con LGBTQI+
Torino, all'Università svastiche sugli adesivi della comunità Lgbt durante il corso di Queer Studies
Sono comparse al Campus Einaudi, nei bagni della scuola di specializzazione per le professioni legali
Poco prima dell’avvio del corso interdisciplinare di Queer Studies, nei corridoi dell’Università di Torino si parlava d’altro: «Da qualche giorno, nel bagno al secondo piano, sono comparse delle svastiche». I simboli nazisti sono stati disegnati nelle toilette maschili della scuola di specializzazione per le professioni legali, al secondo piano del Campus Luigi Einaudi, precisamente sopra piccoli adesivi che pubblicizzano un gruppo della comunità LGBTQI+. Due svastiche sono già state parzialmente cancellate, ma una è ancora visibile.
L’episodio coincide con l’avvio del nuovo corso, che ha registrato un alto numero di iscritti: 220 studenti, molti dei quali attratti dalla possibilità di scegliere l’insegnamento come opzionale. Il corso, tenuto dal professor Antonio Vercellone, docente di diritto privato, ospiterà interventi di accademici, esperti di diverse discipline e professionisti della società civile.
Il programma è ricco e variegato: si parlerà di teoria queer, storia del movimento LGBTQI+, identità di genere e transessualità, medicina di genere, rapporto tra cristianesimo e omosessualità, rappresentazioni LGBTQI+ nel cinema e nel teatro, stereotipi sessuali e di genere nei media, non monogamie e nuove forme di famiglia, genitorialità LGBTQI+, gender architecture, asilo e protezione internazionale per migranti LGBTQI+, sessualità e abilismo, bias di genere nella teoria economica e molto altro.
Alla prima lezione hanno partecipato l’assessore del Comune di Torino, Jacopo Rosatelli, Federico Zappino (docente dell’Università di Sassari, tra i primi a promuovere gli studi queer in Italia e recentemente bersaglio di critiche da parte del centrodestra) e Laura Scomparin, professoressa di Giurisprudenza e candidata rettrice dell’ateneo torinese alle prossime elezioni.
L'ingiustizia dei Tribunali è una doppia violenza contro le donne - 16 anni! per avere un minimo di riconoscimento della violenza
"Violenza domestica, giustizia troppo lenta: Italia condannata dalla Corte di Strasburgo". E' uno dei titoli dei giornali dei giorni scorsi, per una donna che nel 2009 aveva denunciato il suo ex compagno per "stalking, molestie e violenza".
17/02/25
Mentre aumentano femminicidi, stupri, violenze sessuali, la maggiorparte denunciate e "archiviate", la Roccella chiama i dentisti a vigilare...
16/02/25
Portiamo con forza nello sciopero delle donne dell'8 marzo: vogliamo andare alla radice della barbarie, che è il moderno fascismo del governo Meloni, il sistema capitalista e imperialista
Le loro azioni, le loro politiche, i loro attacchi, sempre più pesanti, odiosi (pensiamo ai femminicidi nuovamente in aumento, pensiamo a cosa vogliono far diventare la scuola, pensiamo alla condizione di lavoro, fatta per le donne, oltre che di sfruttamento, di discriminazioni, ultra precarietà, oppressione sessuale, ecc.; pensiamo alla campagna ipocrita sulla natalità, che ha come altra faccia l'attacco al diritto d'aborto...) non si possono cancellare senza attaccare il sistema in generale, il sistema capitalista imperialista che oggi ha nel governo Meloni la sua espressione nera più reazionaria e che pone nelle sue basi la doppia oppressione della maggioranza delle donne.
E’ il governo Meloni, con la sua cloaca di ministri sottospecie umana, il fomentatore della violenza sessuale contro le donne, spargendo un humus che è fascista, che è di odio verso le donne, verso chi non ci sta, verso chi si ribella all'oppressione.
Le concezioni, le pratiche patriarcali oggi sono il frutto di questo moderno fascismo.
Così le guerre, il genocidio in Palestina, i piani nazisti di Trump, Netanyahu, appoggiati dalla Meloni - di deportazione dell'intera popolazione di Gaza per farne "giardino" per i barbari coloni israeliani, per gli oligarchi, per i ricchi americani, e chi non se ne andasse sarebbe ancora massacrato - sono espressione dell'imperialismo che, però, sempre più in crisi si muove come una belva ferita e massacra i popoli per imporre, anche dietro falsi accordi che in realtà sono parte delle guerre imperialista, della lotta di concorrenza feroce tra imperialismo Usa e imperialismi cinese, russo e gli impotenti paesi imperialisti europei, una nuova spartizione del mondo, una nuova rapina delle fonti energetiche, delle materie prime, un'estensione della violenza contro i popoli dei paesi oppressi e i proletari e le proletarie delle cittadelle imperialiste.
Rinnovare, riprendere valori patriarcali (in primis "Dio, patria, famiglia") per tenere oppressa e sfruttata più della metà dell'umanità è per questo sistema una necessità. Quindi il patriarcalismo c'è, ma è parte dell'attacco ideologico moderno di questo sistema. Per cui non possiamo eliminare il patriarcalismo senza eliminare l'imperialismo, il capitalismo, e in Italia, oggi come tappa, senza rovesciare il governo fascista Meloni.
L'8 marzo, lo sciopero delle donne deve essere interno e una tappa di questa lotta.
Per essa serve un movimento femminista, sì, ma proletario rivoluzionario, che sia espressione di classe della maggioranza delle donne che sono proletarie e che lavori per scatenare la furia delle donne come forza poderosa della rivoluzione.
Noi che siamo e vogliamo sempre più mobilitarci, manifestare insieme a tutte le forze del movimento delle donne, nello stesso tempo, stiamo lavorando per organizzare quell’”esercito rivoluzionario” delle donne, prima di tutto proletarie perché siano quella forza poderosa che oggi è sempre più necessaria per rovesciare questo governo violento, marcio, brutale, e mettere fine all'orrore senza fine.
STIAMO PREPARANDO UN'ASSEMBLEA
TELEMATICA NAZIONALE
"DONNE/LAVORATRICI", all'interno della
settimana di preparazione dell'8 marzo
13/02/25
Salviamo Pakhshan Azizi dalla pena di morte - sosteniamo questo appello
Da Amnesty International
Dopo il clamore suscitato dall’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, è calato nuovamente il silenzio sul carcere di Evin e sulle storie di decine di donne e uomini sottoposti a condizioni di detenzione durissime.
Come quella subita da Pakhshan Azizi, iraniana appartenente alla minoranza curda oppressa, condannata a morte nel luglio scorso. Dopo una temporanea sospensione della condanna, all'inizio di febbraio la Corte suprema iraniana ha respinto il ricorso e confermato la sentenza, ritenendo fondate le assurde accuse di “ribellione armata contro lo Stato”.
Hanno provato a farle “confessare” rapporti con i gruppi di opposizione curdi, ma neanche con la tortura ci sono riusciti. Hanno provato a farla tacere, isolandola e maltrattandola, ma anche in carcere ha continuato a lottare per i diritti.
Abbiamo il dovere di non rimanere mai in silenzio di fronte alle ingiustizie. Chiediamo insieme libertà per Pakhshan Azizi!