Anna, membro dell'organizzazione femminista anticapitalista Zora e giornalista a bordo della nave Conscience durante la Freedom Flotilla in rotta verso Gaza, ha dichiarato di essere stata aggredita sessualmente durante il suo trasferimento tra due prigioni israeliane dopo il suo arresto in mare da parte dell'esercito israeliano e cinque giorni di detenzione.
27/12/25
Oggi a Parigi, manifestazione a sostegno di Anna, attivista di Zora, violentata in una prigione israeliana
Anna, membro dell'organizzazione femminista anticapitalista Zora e giornalista a bordo della nave Conscience durante la Freedom Flotilla in rotta verso Gaza, ha dichiarato di essere stata aggredita sessualmente durante il suo trasferimento tra due prigioni israeliane dopo il suo arresto in mare da parte dell'esercito israeliano e cinque giorni di detenzione.
La compagna Luigia di Srp e del Mfpr L'Aquila criminalizzata per aver lottato contro il genocidio e per la sua continua attività di solidarietà ai prigionieri palestinesi Anan, Ali e Mansour - dal 16 gennaio mobilitazione
Pubblicato da soccorso rosso proletario il
Non sono bastate le prescrizioni inutili imposte ai presidi nazionali a L’Aquila per Anan, Ali e Mansour del 21/11 e del 19/12 a scoraggiare la solidarietà, centinaia di persone hanno partecipato all’ultima udienza in cui era prevista la sentenza. Ora la Digos dell’Aquila ci riprova, a quasi un mese dalla sentenza, con un articolo a firma di Marcello Ianni sul Messaggero d’Abruzzo del 22 dicembre, nel tentativo di creare un immaginario collettivo volto a criminalizzare la resistenza del popolo palestinese e a spargere un clima di paura e tensione verso le persone solidali.
L’articolo in questione si apre con il seguente titolo: “Irruzione ProPal al supermercato, indagata un’aquilana di 61anni”, seguito dalla scritta in grassetto: “Per il pm Roberta D’Avolio disposta la scorta” e sotto la scritta in evidenza: “Processo ai tre palestinesi accusati di terrorismo – scorta per il pm D’Avolio e per Gargarelli presidente del collegio”.
Considerando che la maggior parte dei “lettori” si ferma oggi ai titoli e sottotitoli dei giornali, la conseguenza logica di un siffatto articolo è da un lato il tentativo di gettare ancora fango sui ProPal, dall’altro la loro intimidazione, posto che non è l’iscrizione nel registro degli indagati di una di loro la “notizia”. Se lo fosse, avrebbe dovuto essere pubblicata per tempo, dato che la chiusura delle indagini preliminari per il flash mob del 25 aprile al Carrefour è stata comunicata a L.D.B. per lo meno l’8 ottobre.
In quella stessa data L.D.B. veniva anche informata dell’archiviazione di parte delle querele da lei sporte per diffamazione nei confronti di un giornalista filo-sionista e di vari consiglieri comunali di centrodestra e di centrosinistra. A questa archiviazione L.D.B. ha fatto opposizione, ma delle denunce-querele nell’articolo del messaggero non si parla, anche se si riportano testualmente brevi stralci delle stesse.
Un’altra ipotesi circa il tempismo di questa “informazione” potrebbe essere quella di far dimenticare ai lettori di quando si è strillato ai 10 propal denunciati per l’azione del 25 aprile a L’Aquila, ed ora, rimasti con una sola e tre palestinesi sotto processo con l’accusa insussistente di terrorismo e in attesa di sentenza, quale occasione migliore per rilanciare il terrorismo mediatico nei confronti della solidarietà alla resistenza palestinese?
Da quando è iniziato il calvario giudiziario per Anan, Ali e Mansour, ogni presidio di solidarietà sotto il Tribunale è stato organizzato da L.D.B., ma nei presidi dove era attesa la maggiore partecipazione sono state fatte delle prescrizioni inutili, il cui unico senso era infastidire, se non addirittura intimidire, l’organizzatrice. Ed ora, “sempre restando in tema della Palestina”, si accosta a L.D.B. e ai tre palestinesi, la scorta alla D’Avolio e a Gargarella, nell’ansia di costruire un ulteriore teorema che giustifichi un’eventuale sentenza di condanna il 16 gennaio e criminalizzi la solidarietà. Ma sappiano, gli inquisitori, che l’unica cosa che hanno da temere è che emerga la verità, anche se a questo punto un dubbio torna ad affiorare testardo, anzi più di uno:
Sarà una sentenza di condanna già decisa? E da chi?
Avrete il coraggio di emetterla a nome di Israele o userete ancora il popolo italiano per condannare il popolo palestinese?
Sappiate in ogni caso che la solidarietà proletaria e popolare, che a voi fa così paura, sconfiggerà l’isolamento, le vostre sporche guerre e vincerà sull’ingiustizia e la morte su cui si fonda questo putrido sistema capitalista. Perché dove c’è ingiustizia la Resistenza è un dovere, e dove c’è Resistenza c’è solidarietà.
La solidarietà è la nostra scorta
Il 16 gennaio alle ore 9:30, tutte e tutti al tribunale dell’Aquila
L.D.B. per il soccorso rosso proletario
"Femminicidio, la sfaccettatura estrema del capitalismo" - Inviatoci dal Movimento Rivoluzionario delle Donne (MRM) - BRASILE
Basta dire che la denatalità è colpa di chi non vuole figli: è ora di parlare seriamente di inverno demografico - Un contributo da Streghe - Fanpage
19/12/25
Da Milano, 17 dicembre Flash mob “Sorella noi ti crediamo” presso il tribunale di Milano
18/12/25
Aborto libero e sicuro: il Parlamento europeo dice sì
My Voice, My Choice è un movimento di attiviste che ha raccolto 1,2 milioni di firme per chiedere uno strumento per un accesso all’aborto sicuro, legale e gratuito su tutto il territorio europeo.
Oggi, Il Parlamento europeo ha votato a favore del sostegno alla campagna My Voice, My choice, per un accesso all’aborto sicuro, legale e gratuito in tutti gli stati membri.
Questo voto è una vittoria per tutte le donne in Europa. L'UE ha finalmente dimostrato che l'assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva è un diritto umano fondamentale. Stare dalla parte delle donne o no, oggi si è deciso da che parte stare perché un’Europa che scende a compromessi sui corpi delle donne è un’Europa che ha già compromesso la propria anima.
Se l’Europa può proteggere le banche, i confini e i bilanci, noi invece vogliamo che deve proteggere le donne. Se l’Europa finanzia strade, ponti e addirittura armi, noi invece vogliamo che deve finanziare la salute delle donne.
My voice, My choise esiste perché le donne in Polonia muoiono di aborto illegale, perché le donne a Malta vengono trattate come criminali, perché in Italia l’accesso all’aborto esiste solo sulla carta ma nella realtà è bloccato per i tanti obiettori di coscienza e per procedure, associazioni che l'ostacolano, perché in Ungheria e in Slovacchia i diritti delle donne vengono sistematicamente smantellati sotto la bandiera conservatrice della tradizione.
I politici di destra in Europa da anni bloccano, ritardano e negano i diritti delle donne. Il risultato è che i diritti cambiano da confine a confine. Il risultato è che la libertà diventa una concessione, non un diritto, solo perché sei una donna e i corpi delle donne non sono il campo di battaglia di ideologie reazionarie, vecchie e fallimentari.
A chi continua a opporsi all’accesso ad un aborto libero, legale e gratuito diciamo una cosa semplice: la vostra ideologia non vale più dei diritti delle donne. Il vostro disagio non può e non deve mai prevalere sui diritti fondamentali delle donne.
Mettere in pericolo la vita delle donne non è responsabilità, è violenza politica. Una donna su tre nell’Unione Europea abortirà nel corso della propria vita. Criminalizzare l’aborto o renderlo inaccessibile non “difende valori”: mette deliberatamente le donne in pericolo e produce morte.
Basta sacrificare i diritti delle donne a paure vecchie e superate, un’Europa che controlla i corpi delle donne non è un’Europa di valori: è un’Europa che arretra. Un’Europa che controlla i corpi delle donne non è una democrazia: è un’Europa che sceglie la paura al posto dei diritti, il controllo al posto della libertà.
Per questo il voto di oggi è un colpo al fascismo sovranazionale che avanza in ogni ambito e spalanca la strada all'attacco generale ai diritti e alla libertà delle donne, come di tutte le masse popolari.





