26/04/24
25/04/24
25 APRILE: La Resistenza lo ha mostrato per le donne non c'è liberazione senza rivoluzione
24/04/24
Arrestate al Cairo attiviste e giornaliste egiziane che manifestavano in solidarietà con la Palestina e il Sudan. Massima diffusione e solidarietà
Ieri, 23 aprile 2024, un gruppo di donne egiziane ha svolto una manifestazione pacifica di fronte alla sede dell'UN Women a Il Cairo, per mostrare solidarietà alle donne palestinesi e sudanesi e consegnare una lettera che richiedeva un intervento concreto per fermare tutte le forme di violenza e aggressione nei confronti delle donne.
Un funzionario dell'ONU è uscito e ha invitato tre rappresentanti delle manifestanti ad entrare nell'ufficio dell'ONU per consegnare la lettera alla direttrice regionale dell'agenzia, Susan Mikhail.
Appena sono entrate nell'edificio, alcune delle donne manifestanti all'esterno si sono viste sequestrare i loro telefoni cellulari dal personale di sicurezza, in una situazione molto caotica. Mentre l'ufficiale dell'ONU rassicurava le rappresentanti che i telefoni sarebbero stati restituiti alle proprietarie immediatamente e prometteva loro che nessun danno sarebbe stato arrecato alle manifestanti all'esterno, la polizia ha brutalmente disperso la protesta, ha rapito un gruppo di partecipanti stimate in più di quindici, e le ha portate in un luogo sconosciuto.
Sono passate quasi 24 ore dagli eventi, senza la minima reazione o anche un commento da parte dell'UN Women riguardo alle violazioni evidenti cui sono state sottoposte le manifestanti mentre il personale dell'agenzia stava a guardare. UN Women dimostra così come le sue tiepide prese di posizione degli ultimi 6 mesi siano in realtà l'espressione di una sostanziale complicità.
Chiediamo all'agenzia di annunciare la sua posizione ufficiale e di adempiere alla sua responsabilità di garantire la sicurezza delle pacifiche manifestanti, e di difendere il loro diritto, in quanto donne, di rivolgersi all'organismo delle Nazioni Unite responsabile per le richieste ad esso rivolte. Chiediamo l'immediata scarcerazione delle attiviste egiziane e una presa di posizione su quanto sta accadendo in Palestina e in Sudan.
mail/indirizzi cui inviare la lettera: consolatoegizianoroma@gmail.co
@SusanneUNWomen
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CALL FOR THE IMMEDIATE RELEASE OF THE PROTESTERS IN CAIRO
Yesterday, 23 April 2024, a
group of Egyptian women held a peaceful demonstration in front of the UN Women headquarters in Cairo, to show solidarity
with Palestinian and Sudanese women and
deliver a letter that demanded concrete
interventions to stop all forms of
violence and aggression against women. A
UN official came out and invited three representatives of the protesters to enter the UN office to deliver the letter to the head of the
agency, Susan Mikhail.
As they entered the building,
some of the women protesting outside had their mobile phones confiscated by security personnel, in a very chaotic
situation. While the UN official
reassured the representatives that the
phones would be returned to their owners immediately
and promised them that no harm would be
done to the demonstrators outside, the police brutally dispersed the protest,
kidnapped a group of participants estimated at more than fifteen, and took them to an unknown location.
Nearly 24 hours have passed
since the events, without the slightest reaction or comment from UN Women regarding the blatant violations
the protesters were subjected to, while
agency staff looked on. In this way, UN Women
demonstrates how its lukewarm stances
over the last 6 months are actually the
expression of fundamental complicity.
We call on the agency to
announce its official position and fulfill its responsibility to ensure the safety of the peaceful protesters, and to defend their
right, as women, to address the United
Nations body in charge of responding to their
demands. We demand the immediate release
of the Egyptian activists and a clear statement
on what is happening in Palestine and
Sudan.
emails/adresses: consolatoegizianoroma@gmail.com, susanne.mikhail@unwomen.org @SusanneUNWomen
A Roma per organizzarsi, appuntamento oggi alle 16 in Via Salaria 265
22/04/24
Attacco al diritto d'aborto - tre opuscoli da leggere
Oggi presidio al Senato per difendere i consultori dagli antiabortisti
Non va consentito agli antiabortisti di mettere le mani sui consultori. Diventa sempre più necessario costruire mobilitazione contro il governo Meloni. Un governo che non rappresenta, e non rappresenterà mai, le donne, le libere soggettività nè i loro bisogni, ma che anzi, come abbiamo potuto vedere ancora una volta in questi giorni, fa gli interessi delle associazioni cosiddette “pro-vita”.
La Meloni stessa nel 2019 ha firmato il cosiddetto Manifesto per la Vita e per la Famiglia prendendo l’impegno di “trovare alternative all’aborto”.
Come sappiamo l’emendamento al decreto Pnrr sull’ingresso dei pro-vita nei consultori, su cui il governo Meloni ha apposto la fiducia, è stato approvato in alla Camera e dovrà essere votato al Senato lunedì 22.
Per riaffermare che il diritto all’aborto non si tocca e fuori gli antiabortisti dai consultori, la Rete nazionale Consultori e Consultoria ha dato appuntamento al Senato alle 17.00per oggi, lunedi 22 aprile.
Un’ulteriore passo che mira a smantellare i consultori dal loro interno minando il diritto all’aborto, ad una libera scelta, alla contraccezione, ad una sanità pubblica e a dei servizi territoriali accessibili, laici e gratuiti per le donne, colpendo soprattutto quelle delle fasce più povere e popolari.
E’ necessario creare una vera opposizione al governo, senza più delegare le battaglie per la difesa e la (ri)conquista di diritti a chi, dal PD a +Europa, si tinge di rosa ma finora ha sempre svenduto tutele, diritti, servizi, la contraccezione, il pubblico e il sociale al profitto dei privati.
Venerdi scorso un gruppo di attiviste delle Donne di Borgata ha fatto un blitz esponendo striscioni davanti alla famosa sede di Fratelli d’Italia alla Garbatella (Roma), quella dove ha cominciato a entrare in politica la Meloni.
Questo emendamento riguarda tutti i consultori ma diventa particolarmente preoccupante nelle regioni a guida centro-destra: sappiamo fin troppo bene cosa vuol dire vivere in una regione dove il diritto all’aborto non viene garantito, come nella Regione Marche, dove la presenza di obiettori di coscienza rende praticamente impossibile l’interruzione di gravidanza. Questo ulteriore passo va quindi a svuotare ancora di più di senso la legge 194/78, aprendo la strada ad associazioni che propongono violenze vere e proprie, quali far ascoltare il battito del feto a chi vuole o deve abortire.