Tra breve vi sarà una locandina/invito e una pagina evento.
****** Nella crisi pandemica le lavoratrici sono tornate con forza nella prima fila della lotta delle donne, tra di esse soprattutto le operaie, le lav. immigrate, le lavoratrici precarie. E a settembre sono pronte a riprendere il loro posto di combattimento.
PER INIZIARE BENE IL 17 SETTEMBRE DALLE ORE 16 (presumibilmente fino alle 20) organizziamo una assemblea telematica "La furia delle donne scateniamo!" su: - la condizione delle donne durante e dopo il lockdown: Relazione, testimonianze delle lavoratrici, interventi, interviste/inchieste, ecc. - la lotta che serve a tutti i livelli - la piattaforma delle donne - la comprensione di "parte" del sistema borghese di doppio sfruttamento e oppressione, di come esso si riattualizza in questa fase - riprendiamo Engels "l'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato - nel bicentenario della sua nascita - non vogliamo abbellire la "normalità", vogliamo la anormalità della rivoluzione Il link per collegarsi è: https://meet.google.com/tnq-kqph-zkg Ma fin da ora si può comunicare la propria partecipazione, interventi a: mfpr.naz@gmail.com
MFPR
LAVORATRICI SLAI COBAS per il sindacato di classeTESTO
250 persone hanno manifestato ieri (22 agosto) a Saint-Gilles, contro la violenza della polizia e in particolare quella verso 3 donne sul Parvis Saint-Gilles (sabato 15 agosto), e per lo scioglimento della brigata Uneus, già nota per i suoi interventi brutali e razzisti, a cui si sono aggiunti violenze e insulti sessisti durante l’intervento del 15 agosto.
La manifestazione è passata per il Parvis e la stazione di polizia della brigata Uneus, prima di salire verso il Comune, il carcere di Saint-Gilles e l’abitazione del sindaco Charles Piqué. Tra gli slogan: “Uneus au feu, Piqué au milieu”, “Police fasciste, commune complice”, “Fortes, fières, féministes, radicales et en colère”, “Police fédérale, milice patriarcale”, “Tout le monde déteste la police”, “Piqué nous fait la guerre et sa police aussi, mais on reste déter’ pour bloquer le Parvis”. Per maggiori informazioni su Uneus, vedere il dossier “Uneus and the Midi Zone”.
Il tribunale di Torino nega il “diritto al lavoro” anche a Maya
Maya era stata arrestata il 13 febbraio insieme ad altri due studenti durante una contestazione nata spontanea in Università contro un bieco ed infame volantinaggio del Fuan come sempre reso possibile e tutelato da decine e decine di celerini schierati con scudi e manganelli. Quattro giorni dopo è stata rilasciata con una misura violenta e schiacciante: il divieto di dimora a Torino, suo luogo di nascita, residenza, studio e lavoro! Il pretesto per l’applicazione di questa misura è allontanare la persona che la subisce dal luogo del “delitto”. Ciò che sottende in realtà a questa misura subdola è lo sradicamento della persona dal suo contesto di vita, dalla sua casa e dal suo mondo relazionale e sociale. Un evidente tentativo di annichilimento punitivo a cui Maya ha resistito in questi 6 mesi nei quali si è vista negare permessi per sostenere esami, per sottoporsi a visite mediche e ha dovuto faticare per ottenere permessi per fare la spesa utilizzando i buoni. Ora però l’azione repressiva della magistratura torinese ha voluto per l’ennesima volta ricordare a Maya e ai 19 studenti antifascisti sottoposti da circa un mese a misure che vanno dalle firme giornaliere, al divieto di dimora ai domiciliari per la medesima contestazione di febbraio che essere antifascisti è un reato e che a chi lo porta avanti verranno negati e schiacciati tutti i diritti: Maya aveva infatti presentato istanza di permesso per poter andare a lavorare sabato 8 agosto…lavoro che chiaramente è la sua unica fonte di reddito e sostentamento.
La risposta è prontamente arrivata:
“attesa la GRAVITA dei fatti contestati all’indagata – ( eh si perchè Maya non è ancora stata né sottoposta a processo né giudicata per i fatti di quella giornata)- e il contesto nel quale sono stati commessi, la richiesta non è compatibile con le esigenze cautelari poste a fondamento del provvedimento applicativo e tuttora sussistenti, tenuto conto del NON RILEVANTE – (6 mesi!!!!!!) – periodo di tempo dall’esecuzione della misura”.
Avremmo delle domande da porre al giudice Edmondo Pio che ha negato l’istanza: come pensa che Maya possa mantenersi in questi mesi e quale ritiene sia il tempo necessario per smettere di espiare la grave colpa di essere antifascisti. Ci terremmo anche a ricordare ai signori giudici che nè Maya né gli altri 19 studenti antifascisti repressi hanno affrontato alcuno dei tre gradi di giudizio ma ci pare vengano già ritenuti drammaticamente colpevoli.
Ormai il tribunale di Torino ci ha abituato ad ogni distorsione della legge a scopo politico contro i movimenti sociali. Persino il “diritto al lavoro” su cui sarebbe basata questa presunta Repubblica viene negato se si è antifascisti e attivi nelle lotte della nostra città. Ma accanto a Maya siamo in tanti e tante e non ci faremo intimidire da queste persecuzioni.
Avevamo denunciato nei mesi scorsi come nei vari Dpcm non vi fosse
alcuna misura per le donne a fronte di una condizione molto peggiorata
nell'emergenza pandemia su tutti i fronti.
Ma certamente a leggere quanto è stato deciso nel Dl di agosto sul
"bonus casalinghe" ci verrebbe da dire: "meglio quando il governo stava
fermo...".
Per inserire questo provvedimento c'è voluta una vera "scienza", di chi,
in particolare la principale sponsor, la Min. Bonetti, dimostra
quantomeno di non sapere neanche lontanamente come vivono le donne, o di
averne volutamente una visione funzionale al ruolo prima di tutto
familiare e in casa delle donne, per cui il lavoro o altre attività sono
al massimo di complemento.
Da qui, un provvedimento che vorrebbe apparire avanzato, di aiuto
all'emancipazione delle donne, ma che invece non fa che confermare la
condizione subordinata delle donne, la divisione del lavoro.
"Il decreto Agosto (stanzia) un fondo - viene scritto - del
valore di 3 milioni di euro l'anno, per la formazione personale delle
donne che si dedicano ai lavori domestici, e che dopo essere uscite dal
mondo del lavoro, per motivi di necessità o scelta, vorrebbero
rientrarvi, ma hanno comunque bisogno di un aggiornamento" "Donne che si dedicano ai lavori domestici"... Quali sarebbero queste "donne che si dedicano", come se fosse una occupazione volontaria, una specie di
hobby? Praticamente, purtroppo, tutte (salvo le borghesi che hanno altre
donne per fare i lavori domestici).
Il fondo viene presentato come un "aiuto concreto per migliorare le
condizioni di vita delle donne, dopo la crisi innescata dalla pandemia
di coronavirus, nell'ottica di una maggiore inclusione sociale". Siamo all'osceno. Primo, 3 milioni sono una manciata di
spiccioli, in rapporto alle centinaia di milioni, anche miliardi che
invece vengono stanziati per sostenere con vari strumenti le imprese, i
padroni, grandi e piccoli; secondo, questi "spiccioli" dovrebbero
migliorare la condizione di vita delle donne dopo la crisi? Ma sanno al
governo quante donne, migliaia di donne, hanno perso il lavoro in questi
mesi? Sanno quante centinaia si sono ritrovate con un lavoro ancora più
precario e sfruttato possibile? Sanno quanto sia diventato
difficilissimo tirare avanti, con i prezzi tutti aumentati? Ecc. Sì, lo sanno, ma su questo non si sognano di fare neanche mezzo provvedimento...
Sul come poi funziona e come verrà dato il bonus casalinghe, passiamo dall'osceno al ridicolo. Quel che è certo - si dice - è che il sussidio non verrà elargito direttamente alle "donne che svolgono attività prestate nell'ambito domestico, senza vincolo di subordinazione e a titolo gratuito,
finalizzate alla cura delle persone e dell'ambiente domestico... Non si
tratta insomma di un contributo in denaro a disposizione delle
casalinghe. I soldi verranno invece impiegati per costruire percorsi di
formazione e attività culturali. Il denaro sarà impiegato per offrire
corsi per acquisire competenze soprattutto nell'ambito digitale e
finanziario. Ma potrebbero essere inclusi anche corsi per imparare un
lavoro tecnico manuale, un lavoro creativo o artigianale".
Quindi, veniamo a sapere che le donne fanno il lavoro domestico senza "vincolo di subordinazione e a titolo gratuito".
"Ma non mi dire...!" Così il governo ci sconvolge una convinzione e
realtà atavica...! E noi che, stupidamente, pensavamo che il lavoro
domestico era imposto alle donne da secoli e che lì era una base
principale della subordinazione/oppressione delle donne... Noi che
pensavamo che la gratuità del lavoro domestico fosse per lo Stato e il
capitale un modo per avere senza costo un lavoro assolutamente
necessario per la riproduzione della forza.lavoro, scaricandolo sulle
donne..
Ora, invece, veniamo a sapere che questo lavoro (quanto più degradante e
oppressivo) viene fatto "volontariamente e senza nulla pretendere". Il
governo ci ha illuminato...
Ma questo fondo non significherà neanche una miseria di soldi che vanno
direttamente alle donne. NO! Andranno a finanziare enti e agenzie per
corsi di formazione e attività culturali... per acquisire competenze,
imparare a fare lavoretti manuali, "creativi o artigianali".
Della serie: le donne non trovano lavoro, vengono licenziate perchè non
hanno competenze... Quindi, la colpa è della loro ignoranza e
incapacità... Che c'entrano i padroni?
E siccome comunque i padroni stanno tagliando tutti i posti di lavoro, alla fine saranno donne acculturate e creative a fare meglio i lavori... di casalinghe! MA CI FACCIANO IL PIACERE...!! MFPR
Info Mfpr La condizione di attacco alle donne e in generale alle lavoratrici richiede una ripresa forte di mobilitazione. A
metà settembre organizziamo una assemblea/seminario telematico sulla
condizione delle donne prima, durante e dopo il coronavirus, e la lotta
che serve a tutti i livelli.A fine agosto comunicheremo il giorno dell'assemblea telematica (sarà di un solo giorno, dalle 16 in poi) e il link per collegarsi. Ma fin da ora si può comunicare la propria partecipazione a: mfpr.naz@gmail.com DATI INAIL Ai
contagi bisogna aggiungere gli infortuni, che se fino a maggio 2020
sono oggettivamente diminuiti nei settori chiusi per covid, poi sono
ripresi a crescere. Ma anche se nel primo semestre sono calati rispetto
al 2019, gli infortuni mortali sono aumentati del 18,3%.I contagi sul lavoro da Covid-19 denunciati all’Inail alla data del
31 luglio sono 51.363, 1.377 in più rispetto al monitoraggio del 30
giugno, di cui 360 sono denunce afferenti al mese di luglio. I casi
mortali sono 276 (+24, riconducibili a decessi avvenuti tra marzo e
maggio), concentrati soprattutto tra gli uomini (83,3%) e nelle fasce
50-64 anni (69,9%) e over 64 anni (20,0%), con un’età media dei deceduti
di 59 anni. Prendendo in considerazione il totale delle infezioni di
origine professionale segnalate all’Istituto, il rapporto tra i generi
si inverte, il 71,4% dei lavoratori contagiati sono donne e l’età media scende a 47 anni.
A fare il punto della situazione è il settimo report nazionale elaborato
dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, pubblicato oggi.
Dall’analisi territoriale emerge che più di otto denunce su dieci sono
concentrate nell’Italia settentrionale: il 56,3% nel Nord-Ovest e il
24,2% nel Nord-Est, seguiti da Centro (11,8%), Sud (5,7%) e Isole
(2,0%). Con riferimento ai contagi con esito mortale, la percentuale del
Nord-Ovest rispetto al totale sale al 57,6%, mentre il Sud, con il
15,2% dei decessi, precede il Nord-Est (13,1%), il Centro (12,3%) e le
Isole (1,8%). La Lombardia è la regione più colpita, con oltre un terzo
dei casi denunciati (36,2%) e il 43,8% dei decessi. Circa il 99% delle denunce riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi, mentre
i casi registrati in Agricoltura, nella Navigazione e nella gestione
per Conto dello Stato sono circa 650. Rispetto alle attività
produttive, il 71,6% del complesso delle infezioni denunciate e il
23,4% dei casi mortali si concentra nel settore della Sanità e
assistenza sociale (che comprende ospedali, case di cura e di
riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per
anziani e disabili), che insieme al settore degli organismi pubblici
preposti alla sanità (Asl) porta all’80,6% la quota dei contagi e al
33,7% quella dei decessi avvenuti in ambito sanitario. Seguono i
servizi di vigilanza, pulizia, call center, il settore manifatturiero
(addetti alla lavorazione di prodotti chimici, farmaceutici, alimentari)
e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione. Con il 40,0%
dei contagi denunciati, oltre l’83% dei quali relativi a infermieri, la
categoria professionale dei tecnici della salute si conferma la più
colpita dal virus, seguita dagli operatori socio-sanitari (21,0%), dai
medici (10,3%), dagli operatori socio-assistenziali (8,9%) e dal
personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari,
portantini e barellieri (4,7%). L’analisi dei decessi rivela come circa il 35% riguardi personale sanitario e socio-assistenziale. Nel
dettaglio, il 9,9% dei casi mortali codificati riguarda i tecnici della
salute (il 62% sono infermieri), seguiti dai medici (8,5%), dagli
operatori socio-sanitari (6,6%), dagli operatori socio-assistenziali e
dal personale non qualificato nei servizi sanitari (3,8% per entrambe le
categorie)
Aborto con la pillola Ru486 | senza ricovero e possibile fino alla nona settimana | ecco cosa cambia in Italia
L’Italia fa un passo in avanti e dice sì all’Aborto con la pillola anche senzaricovero obbligatorio. A essere d’accordo è prima di tutto il ministro della Salute Roberto Speranza, supportato dal parere del Consiglio superiore di sanità, organo di consulenza tecnico-scientifico a cui si era rivolto dopo che la governatrice umbra Donatella Tesei (Lega) aveva vietato l’uso della Ru486senzaricovero. L’Aborto farmacologico, adesso, viene definito «sicuro e va fatto in day hospital»: le donne possono «tornare a casa mezz’ora dopo aver assunto il medicinale». «Queste nuove linee guida sono un passo avanti importante e rispettano pienamente il senso...".
UN DIRITTO DELLE DONNE VIENE RICONOSCIUTO.
E' importante a fronte dei permanenti e aumentati ostacoli di ogni genere e tipo che trovano le donne per poter abortire con l'intervento chirurgico in ospedale, in primis i medici - obiettori di coscienza negli ospedali (e "cucchiai d'oro" nei loro studi privati); ma anche per lo stato disastroso degli ospedali, per il taglio dei consultori, finanziati solo quelli cattolici, che ha fatto diventare sempre più un diritto, una scelta non facile per le donne, un "percorso dai mille ostacoli".
Oggi nel periodo di continuazione di fatto dell'emergenza covid negli ospedali che ha già impedito che tante donne potessero ricoverarsi per abortire; oggi che sta riprendendo la canea reazionaria-clerico fasciista della destra che vuole considerare per legge l'embrione una persona e l'aborto un omicidio; oggi che è ripresa la campagna pro natalità di governo, confindustria, stampa; questo risultato è ancora più importante.
Ma la strada per la difesa effettiva del diritto d'aborto è ancora lunga. Anche per poter utilizzare la pillola Ru486, le donne si devono recare negli ospedali dove i medici obiettori possono rifiutarsi di darla - la media nazionale dei medici obiettori è del 70%, ma è in crescita, in alcune Regioni siamo a più del 90% come lazio, Molise, Puglia, ecc., a cui bisogna aggiungere gli infermieri "obiettori". Quindi, il passaggio dalle "linee guida" alla pratica non è affatto scontato. Ancora una volta questo governo, anche lì dove è costretto a fare una cosa buona, la fa senza imporre l'obbligo, ma in modo che comunque lascia mille scappatoie e mille impedimenti, dove Chiesa, fascisti, opinione pubblica di destra, baroni della medicina, se non riescono a cancellare la norma ne impediscono la sua fattibilità. Quindi la battaglia per la difesa dell'aborto libero, gratuito, assistito, resta centrale e, come si è dimostrato, è la lotta delle donne che conta. - Vogliamo l'abolizione dell'obiezione di coscienza nella legge 194, e quindi in tutti gli interventi, come per la pillola Ru486; - vogliamo che la pillola possa essere data sempre alle donne che la richiedono, e senza alcun ostacolo; - vogliamo consultori laici, gratuiti, gestiti dalle donne; - vogliamo che ogni farmacia sia obbligata a dare la "piccola del giorno dopo" ; - vogliamo una contraccezione libera e gratuita, ma anche un avanzamento nella ricerca di una contraccezione che non abbia effetti negativi per la salute delle donne, e che possa essere usata anche dall'uomo.
TURCHIA CRIMINALE: NON SOLO CONTRO LE DONNE, MA ANCHE CONTRO I E LE MINORI
Il tentato stupro d’una ragazzina di 13 anni ha scatenato
proteste nella provincia di Şırnak. Il responsabile, un sergente scelto
dell’esercito turco, è stato sopraffatto dagli abitanti del luogo e
quindi arrestato.
Traduciamo da ANF News (16 luglio 2020).
Il tentato stupro d’una ragazzina di 13 anni da parte di un sergente
scelto turco ha scatenato accese proteste a Şırnak, nel Kurdistan
settentrionale. In serata la polizia ha disperso coi lacrimogeni una
manifestazione contro la violenza sessuale. Prima avevano già avuto
luogo numerose proteste nelle strade e altre sui network online, sotto
l’hashtag #SusmaŞırnak (“Non tacere, Şırnak”). I manifestanti, in
maggioranza uomini, hanno annunciato che continueranno con le azioni.
Secondo quanto riferito dai suoi avvocati, martedì sera sul tardi la
ragazza si trovava sulle scale del suo condominio insieme a un’amica
quando per poco non è rimasta vittima dell’aggressione sessuale commessa
dal soldato A.A. I vicini si sono accorti del fatto grazie alle grida
d’aiuto [della giovane], l’uomo ne è stato disturbato e si è dato alla
fuga sulla propria autovettura. Di lì a poco è stato sorpreso dagli
abitanti mentre si masturbava, affrontato e reso inoffensivo, non
senz’aver prima estratto la pistola d’ordinanza e minacciato diverse
persone: la gente è riuscita a sottrargli l’arma e a trattenerlo fino
all’arrivo della polizia.
Mercoledì, sia alla stazione di polizia che durante l’interrogatorio
condotto da funzionari del pubblico ministero, A.A. ha negato il tentato
stupro, pretendendo di essere vittima di un attacco da parte d’un
gruppo di persone a lui ignote “a causa della sua appartenenza
all’esercito”: [a suo dire,] s’era recato al condominio a cercare una
donna “di cui ignorava il nome”, con la quale avrebbe dovuto incontrarsi
quella sera per un picnic.
A.A., dal 2017 sergente scelto presso la 1a Brigata di
comando di Şırnak, è stato accusato dal pubblico ministero di tentato
stupro e minacce a mezzo d’arma da fuoco. La sezione penale del
tribunale distrettuale di Şırnak ha accolto la richiesta di custodia
cautelare in carcere in considerazione del rischio di fuga, latitanza e
reiterazione del reato.
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In terapia intensiva il minore colpito da soldati turchi
Bağa è stato ferito sul lato destro del costato da una pallottola
fuoriuscita dalla schiena, che l’ha lasciato in condizioni gravissime. Traduciamo da ANF News (17 luglio 2020).
Nella prima mattinata di giovedì scorso, nel villaggio rurale di
Çiliya Jor, nel distretto di Çaldıran in provincia di Van, alcuni
soldati turchi hanno sparato al quindicenne Azat Bağa, intento a far
pascolare le pecore.
Il ragazzo, rimasto gravemente ferito, è stato portato d’urgenza dai
parenti al Centro medico “Dursun Odabaşı” dell’Università “Yüzüncü Yıl” (Yüzüncü Yıl Üniversitesi Dursun Odabaşı Tıp), dove si trova tuttora in terapia intensiva.
Stando a quanto riferito, Bağa è stato colpito sul lato destro del
costato da una pallottola fuoriuscita dalla schiena, che l’ha lasciato
in pericolo di vita; non si sa ancora quando verrà operato: la sua
famiglia continua ad attendere fuori dall’ospedale.
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Le YPS-Jin esortano all’autodifesa contro lo stupro
In considerazione del crescente numero di casi di violenza sessuale, le Unità civili di difesa delle donne YPS-Jin (Yekîneyên Parastina Sivîl-Jin) invitano all’organizzazione delle donne in unità di difesa per “vendicarsi dello Stato maschio”. Traduciamo da ANF News (18 luglio 2020).
In molte città del Kurdistan settentrionale e della Turchia, sono
attivi dei gruppi organizzati delle Unità di difesa delle donne YPS-Jin
che si stanno facendo un nome attraverso azioni militanti. Il
Coordinamento YPS-Jin ha pubblicato un comunicato in cui invita le donne
a resistere e difendersi. Specialmente gli stupri da parte dei militari
sono descritti dalle donne come un’espressione della speciale guerra in
atto in Kurdistan.
“La promozione della cultura dello stupro è l’attacco dello Stato contro le donne”
Riguardo alle politiche sessiste del regime dell’AKP e alle loro
conseguenze sociali, le YPS-Jin hanno affermato: “Promuovendo una
cultura di prostituzione e stupro, l’obiettivo è attaccare le donne in
quanto forza creativa della società. Una società le cui donne sono
spezzate o distrutte può essere facilmente sottomessa. Si dice sempre
‘spara prima alle donne'”.
“L’attacco a Şırnak è un attacco a tutte le donne”
Riguardo alla recente ondata di violenze sessuali (molestie e stupri)
da parte dei membri dell’esercito turco, le YPS-Jin hanno detto: “A
Şırnak un ufficiale ha commesso violenza sessuale contro una ragazza
curda di 13 anni. È un attacco a tutte le donne e ai valori del
Kurdistan. In Kurdistan lo stupro e la molestia sessuale sono diventati
espressione del fascismo turco. Come donne dobbiamo essere consapevoli
di questa realtà. La nostra identità, la nostra terra e i nostri corpi
appartengono a noi e qualsiasi resistenza per proteggerli è legittimata.
“Dobbiamo esercitare il diritto all’autodifesa”
Il popolo di Şırnak si è difeso, ha affrontato il perpetratore e ha
dato vita a manifestazioni di protesta. È risultato chiaro ancora una
volta che in Kurdistan una vita dignitosa è possibile soltanto
attraverso l’autodifesa. L’autodifesa è per noi una necessità più
urgente persino del pane quotidiano. In questo senso, noi come donne
dobbiamo esercitare il nostro diritto all’autodifesa in tutta la sua
ampiezza. Ovunque ci siano stupratori, ovunque ci sia violenza sessuale,
ovunque ci sia aggressione da parte dello Stato, dobbiamo scendere in
piazza in autodifesa. Il silenzio è complicità. Dobbiamo usare un’ampia
gamma di mezzi per mostrare il potere delle donne e mettere fine al
fascismo maschile patriarcale.
“Le mani che si allungano sulle donne saranno spezzate”
Come YPS-Jin, dichiariamo che espanderemo la nostra lotta e
chiederemo conto allo Stato stupratore colonialista. Spezzeremo tutte le
mani che si allungheranno sulle donne. Le nostre unità di vendetta si
scaglieranno su occupanti e stupratori. Chiediamo a tutte le donne di
organizzarsi sotto l’ombrello delle YPS-Jin, di ricorrere all’autodifesa
e vendicarsi dello Stato maschio.
La piattaforma “Noi fermeremo il
femminicidio” (Kadın Cinayetlerini Durduracağız, KCDP) ha presentato il
suo rapporto per luglio. In esso, l’organizzazione documenta un totale
di 36 omicidi di donne in Turchia commesse in un mese. Altre undici donne sono state trovate morte in modo sospetto.
Secondo il bilancio di tutti gli omicidi
registrati dalla polizia e pubblicati sui media, in 18 casi non è stato
possibile stabilire perché le donne siano state uccise. Il 92 percento
delle vittime è stata uccisa da mariti violenti, amici, ex compagni o
parenti maschi, cinque delle quali “per motivi finanziari”, altre
tredici perché volevano divorziare o separarsi, respingere uomini o
perché volevano decidere da sole delle loro vite.
Non è stato possibile accertare se in
precedenza avevano ottenuto un ordine di protezione dalle autorità di
sicurezza, come ad esempio un divieto di avvicinamento o di contatto.
Solo nell’otto percento dei casi è stato definitivamente escluso che le
donne potessero avvalersi della legge sulla protezione contro la
violenza.
“Il fatto che non sia stato possibile
determinare l’antefatto in 18 casi di femminicidio è una conseguenza
dell’occultamento della violenza contro le donne e il femminicidio.
Finché non viene scoperto perché e da chi vengono assassinate le donne,
gli autori non vengono perseguiti e non vi sono sanzioni deterrenti, le
misure di prevenzione non vengono attuate, l’entità della violenza
contro le donne continuerà a crescere “, ha affermato la piattaforma.
Chi erano gli autori?
Una panoramica del bilancio
dell’organizzazione per i diritti delle donne con sede a Istanbul mostra
gli autori dei reati per gli omicidi delle donne a luglio. Secondo il
rapporto, undici donne sono state uccise dai loro mariti, altre cinque
dai loro partner. In altri cinque casi, i maschi erano conoscenti, e sei
donne sono state uccise da ex fidanzati. Sei donne sono state uccise
dai loro padri, figli o altri parenti maschi.
Le armi da omicidio utilizzate erano
principalmente armi da fuoco. 24 donne sono state colpite, cinque
pugnalate, tre strangolate, una picchiata a morte e un’altra spinta giù
da un edificio.Il 50% delle donne è stato assassinato nelle proprie case, un altro 17% in strada.
KCDP: attuare la convenzione di Istanbul!
Nel suo rapporto, la piattaforma KCDP
sottolinea che coloro che si sentono “disturbati” dall’uguaglianza di
genere affermano che la Convenzione di Istanbul metterebbe in pericolo o
distruggerebbe le strutture familiari tradizionali e la coesione
familiare.
Nonostante il tasso scioccante di
femminicidio, il governo dell’AKP ha discusso per qualche tempo se
ritirarsi dalla Convenzione, che mira a frenare la violenza contro le
donne, in particolare la violenza domestica, e a rafforzare la parità di
genere.
I circoli conservatori in Turchia
attribuiscono persino l’aumento del femminicidio nel paese alla
Convenzione di Istanbul, sebbene il 2011 – l’anno in cui è stata redatta
la legge sulla Convenzione del Consiglio d’Europa – abbia uno dei tassi
di femicidi più bassi in Turchia, critica KCDP. È solo perché
regolamenti come la legge n. 6284, che secondo l’AKP dovrebbe fungere da
“mantello protettivo per le donne”, non sono o sono appena attuati, che
la violenza maschile in Turchia è di nuovo in aumento.
Lavoratrici asili - settembre caldo a Taranto! Così è terminato l'incontro avvenuto ieri con il Comune.. Una grossa assemblea di lunedì 27 luglio delle lavoratrici degli asili aveva già confermato che a settembre o parte l'aumento delle ore, o vi è il riconoscimento dell'ausiliariato o il servizio non inizia...
Per queste lavoratrici sono passate diverse settimane dal precedente incontro e ancora siamo alle verifiche di normative in merito alla nostra richiesta di far partire comunque a settembre (con l'attuale o nuova ditta che sia) le tre ore di lavoro al giorno; perchè è evidente che questo aumento, oltre che sanare dopo anni una condizione vergognosa, fuori da ogni articolo di legge e contrattuale, è assolutamente necessario per l'intensificazione del carico di lavoro e del tempo di lavoro che ci sarà per le misure anti Covid-19. Sul fronte invece del riconoscimento ausiliariato, a quanto sentito, al Comune conta più un avvocato dell'amministrazione che rassicura il Comune che le sentenze dei nostri ricorsi saranno a loro favore (ma si illudono parecchio...), che la necessità/opportunità di sanare anche qui una illegalità "storica", e di rispettare i diritti contrattuali delle lavoratrici - su cui la parte politica da anche ragione alle lavoratrici... ma è l'avvocato che decide...
Ma su questo sia chiaro, è stato detto nell'incontro, a settembre, a mansioni non riconosciute/mansioni non eseguite! Un risultato, invece, si sta ottenendo dalla nostra battaglia contro gli appalti al massimo ribasso: dopo l'esclusione della ditta che aveva presentato il 99% di ribasso, anche la seconda ditta, col 95% di ribasso, traballa. Infine abbiamo riaperto il fronte del NO alle sospensioni estive di due mesi e della richiesta di internalizzazione. Su questo per ora promesse, ma noi trasformeremo, al momento opportuno, le parole in azioni! COMUNQUE, NESSUNO VA IN FERIE E CON ILCOMUNE CI SI E' AGGIORNATI ALLA PROSSIMA SETTIMANA
LAVORATRICI ASILI SLAI COBAS per il sindacato di classe TARANTO
"...sono
le lavoratrici, le proletarie ad aver ripreso la scena con le loro
lotte. Certo
sono ancora poche, ma sono l'avanguardia, un esempio per tutte. Dalle
lavoratrici della sanità che hanno comunque, in tanti modi, portato
fuori la loro durissima realtà di sfruttamento, di contagi, fino ai
troppi casi di morte/suicidi; alle lavoratrici delle scuole costrette
al lavoro in casa ma senza certo futuro, scese in piazza in varie
città; dalle precarie delle mense, delle pulizie, dei servizi di
assistenza scolastici igienico-sanitarie, degli asili, degli
alberghi, che hanno lottato sempre, con la realtà d'avanguardia di
Palermo, alle lavoratrici delle Poste che hanno fatto il primo
sciopero nazionale dopo il lockdown, ecc.
Anche
qui sono state soprattutto le operaie la punta avanzata della
ribellione delle donne: a
giugno/lugliole
combattive operaie, quasi tutte immigrate, della Montello (BG) in
sciopero contro cassintegrazione/licenziamenti che devono lottare
contro i padroni ma anche contro la Cgil filo aziendale; a maggio, le
operaie dell'Electrolux
di Susegana che hanno fatto lo sciopero delle mascherine contro i
ritmi di lavoro; poi, le operaie della Meridi s.r.l in Sicilia per il
diritto al salario e alla sicurezza; le lavoratrici delle mense della
Fcaafine luglio; e tante altre piccole e medie fabbriche ecc.
Queste
combattenti non si sono fermate, sia dalle case, sia sui posti di
lavoro, sia appena possibile con gli scioperi, nei presidi, nelle
piazze. Queste
sono le "eroine"!
Sono
state e sono un avamposto dell'altro movimento delle donne
necessario: il movimento femminista proletario rivoluzionario.
Queste
donne non possono tornare alla “normalità”!
L'emergenza
coronavirus per le donne è
stata usata per riproporre in tutto il loro portato di doppia
oppressione, doppio sfruttamento, patriarcalismo, morte..., la
questione di sempre: il
ruolo nella società borghese della famiglia, della proprietà
privata, dello Stato/governo al
servizio del capitale.
A
tutta questa "nera normalità" vogliamo e dobbiamo opporre
la “anormalità” della rivoluzione!
La
crisi pandemica ed economica sta mostrando ancora di più la
necessità, per un avanzamento generale della lotta delle donne sui
diversi piani, della comprensione e della necessità dell'emergenza
del femminismo proletario rivoluzionario.
A Settembre
continuerà la stagione calda di lotte delle donne!
Il
MFPR la aprirà con un'assemblea nazionale – che dice:
LA
FURIA DELLE DONNE PROLETARIE VOGLIAMO SCATENARE!
TUTTA
LA VITA DEVE CAMBIARE!
Movimento
Femminista Proletario Rivoluzionario – MFPR – Italia