La giornata del 17 ha visto lo snodarsi lungo via Fontan a Bussoleno di banchetti di donne con prodotti artigianali, di artiste, ma anche di gruppi e collettivi femministi con materiali, manifesti, striscioni, locandine.
Nel pomeriggio, nella sala consiliare di Bussoleno strapiena l'assemblea che ha visto anche la presenza di compagne e collettivi femministi da Torino, Genova, Roma, Milano, Bologna, Bergamo, Varese. Una bella sala piena, attenta, partecipe.
Gli interventi introduttivi sono stati tenuti da: Elina Colongo del Soccorso violenza sessuale del Sant' Anna di Torino che, attraverso i dati delle violenze e dei femminicidi, ha ben chiarito il quadro di bassa intensità dispiegato in questo paese contro le donne in cui i femminicidi rappresentano la punta di un iceberg, le forme delle violenze sono molteplici: svalorizzazione delle donne, isolamento, controllo del comportamento, ma, anche, con i riferimenti legislativi e le ricadute di essi su concezioni diffuse: in Italia, ad esempio, è recente l'abrogazione del matrimonio riparatore, come anche del delitto d'onore. Ha tenuto a sottolineare come nei casi in cui ad uccidere sono le donne, questo avviene dopo anni di violenze e soprusi: che, nella maggior parte dei casi, non vengono denunciati o, quando le donne denunciano, non trovano un'accoglienza adeguata.
Non ha fatto mancare la critica a forme di comunicazione che mascherano quelli che oggi definiamo femminicidi con l'uso di termini quali “delitti passionali”. Importante anche il riferimento a violenze usualmente poco affrontate, ad esempio su donne in gravidanza, durante la quale le donne si trovano in condizione di maggiore vulnerabilità o verso transgender, omosessuali.
Noi donne sopportiamo la violenza di genere, di classe, economica, culturale, religiosa.
A seguire l'intervento del collettivo Medea di Torino, affidato alla compagna Cristina Albino che ha reso bene il cuore, il senso profondo dell'iniziativa, a nostro parere: “ Nella lotta in Val Susa cambiano le donne e cambiano le comunità. le donne in lotta lottano un po' per se stesse.” (Le donne quando lottano portano nella lotta la famiglia, rotture nei rapporti uomo-donna, portano più determinazione. nda)
Altri spunti importanti, significativi dell'intervento “Come trasformare la violenza in rabbia?” E, come spesso vediamo, “il ritorno a casa è il rischio che si corre”.
La presenza delle donne nelle lotte dei territori, quanto ha cambiato.
Quanto viene assunto in maniera collettiva? Sembra ci siano due livelli: da un lato c'è una donna che ha subito una violenza, dall'altro c'è una donna che partecipa alla lotta. Questa noi la chiamiamo autodeterminazione.
Per le Re.Fe l'intervento di Nicoletta Poidimani ha legato il pensiero e la pratica dell' ecofemminismo di Vandana Shiva e la lotta in Val Susa, in particolare sul concetto di mal sviluppo.
L'intervento di Marzia per Donne di Giaglione: come dalla lotta contro la TAV le donne abbiano cominciato anche ad organizzarsi come donne.
Laura della casa protetta di Susa ha messo in evidenza come possono accogliere solo donne che abbiano subito violenza con bambini.
Le compagne del Laboratorio Sguardi Sui Generis hanno messo in evidenza come, nella lotta No Tav, i mass media usano immaginari sessisti volti a criminalizzare e delegittimare le lotte partecipate dalle donne, esempio, in occasione dell'arresto di Nina e Marianna.
Purtroppo il ritardo con cui è iniziata l'assemblea non ci ha permesso di seguirla sino in fondo né di poter intervenire direttamente e dare il nostro contributo a questa prima, importante iniziativa o, per meglio dire, prima serie di iniziative visto che per l'indomani era organizzata una marcia in Clarea e per sabato 24 si prosegue
report a cura della compagna del movimento femminista proletario rivoluzionario che ha partecipato
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