intevento delle compagne mfpr all'incontro nazionale a Roma 2/3 giugno "contro la violenza maschile sulle donne"
"NOI ODIAMO LE GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE”
violenza sessuale/femminicidi e moderno fascismo/medioevo capitalista camminano insieme"
Il titolo che diamo a questo intervento vuole sintetizzare un ragionamento frutto di una comune riflessione che, alla luce di un'analisi materialistico dialettica, noi compagne, lavoratrici, donne precarie, disoccupate del Mfpr abbiamo fatto anche sulla base delle esperienze concrete e di lotta messe in campo nelle diverse realtà in cui siamo presenti.
Serve partire innanzitutto dalla necessità e urgenza, che per noi donne OGGI si pone, di inquadrare il clima politico, ideologico e sociale in cui e per cui tali violenze sessuali e uccisioni avvengono. Non si tratta affatto, come si è detto più volte e da diversi ambiti, di casi isolati da vedere in sé per sé, ma di una tendenza che andrà purtroppo accentuandosi: la violenza contro le donne, le uccisioni stanno assumendo una dimensione da vera e propria “guerra di bassa intensità” contro le donne, la stessa giurisprudenza ha iniziato a parlare di femminicidio.
“Uomini che odiano le donne”, come si saprà, è il titolo di un libro di successo dello scrittore Stieg Larsson che noi abbiamo utilizzato in questi ultimi tempi perché, al di là dei limiti che può avere il titolo di un romanzo, esprime in modo significativo la questione del perché oggi di questo aumento impressionante della violenza contro le donne, del fatto che essa tocca oggi soprattutto realtà di grandi città, di paesi capitalisti più moderni, e quindi del legame che vi è tra la violenza e la fase attuale che viviamo che noi definiamo di moderno fascismo/moderno medioevo, tra il carattere attuale della violenza contro le donne e questa società capitalista.
Il moderno fascismo sta ora edificando a sistema tutto ciò che è reazionario, maschilista, nero, coltivando, in legame con i pesanti attacchi alle condizioni di vita, di lavoro, ai diritti della maggioranza delle donne, un humus di odio, anche preventivo, verso tutto ciò e tutti coloro che non possono accettare questo sistema di oppressione, repressione e che possono fuoriuscire dal “controllo”, dalle donne, ai giovani, agli immigrati. Per le donne soprattutto, questo odio, che al di là di come si esprime, è fascista, si carica e alimenta sempre più il maschilismo; un odio tout court verso le donne, in quanto donne che pensano, che agiscono, che decidono.
“In questo senso le uccisioni non si potranno fermare, né ci sono interventi di legge, di controllo che possano frenarle… “Gli uomini che odiano le donne” esprime l’immagine del sistema capitalista, nella sua fase di crisi, di putrefazione imperialista, di un sistema che non ha più nulla di costruttivo ma è solo distruzione” - abbiamo scritto in un recente opuscolo "Le uccisioni delle donne oggi", ripubblicato in forma aggiornata in occasione del 25 Novembre scorso.
I mass media hanno in questo un ruolo fondamentale. Su alcuni casi, come ad esempio quello dell'uccisione di Sarah Scazzi a Taranto, hanno costruito vergognosi talk show, su altri o si riducono a meri fatterelli di cronaca nera o addirittura non se ne parla, deviando o indirizzando così l'opinione pubblica in un certo modo per diffondere idee, giudizi spesso razzisti, di classe che comunque hanno lo scopo di utilizzare i casi di violenza o uccisioni delle donne per perpetuare/rafforzare la politica, l'ideologia "dominante" in questo sistema - rappresentato al massimo grado/degrado dal governo Berlusconi ma che continua nella fase del governo Monti/Fornero in cui, guarda caso, riprendono anche i reazionari attacchi al diritto d’aborto – nascondendo invece le cause sociali della violenza strettamente legata alla condizione della donna in questa realtà sociale.
"La violenza sulle donne non fa - infatti - che proseguire la discriminazione, l’ingiustizia, il doppio sfruttamento e oppressione di cui siamo vittime in questa società capitalista…"
E' sempre più sotto gli occhi di tutti come i padroni, il governo al servizio di essi, agiscono per ricacciare a casa noi donne. Tante sono nel nostro paese in questi mesi le lavoratrici licenziate, le operaie in cassa integrazione, le precarie sempre più precarizzate, le disoccupate alla ricerca di uno straccio di lavoro, le donne super sfruttate come le immigrate fin quasi a condizioni di moderno schiavismo.
Si peggiorano rapidamente le già pesanti e discriminanti condizioni di lavoro e di salario delle donne, si scaricano ancor di più sulle donne i tagli e i peggioramenti ai servizi sociali, la gestione della crisi nella famiglia. Nello stesso tempo, con un discorso tanto ipocrita “sulla parità” quanto effettivo di un primo passo di un attacco generalizzato, vi è stato per esempio, da Brunetta alla ministra Fornero oggi, l’innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici, non riconoscendo l'aspetto “usurante” del doppio lavoro delle donne ai fini dei tempi di lavoro e della pensione.
Il Corriere della Sera del 13 maggio scorso riportava: "La Fornero insiste sulla conciliazione "maschile" (i mariti devono fare di più in casa)... il problema è che poco può essere fatto tramite il servizio pubblico perché occorre contenere la spesa". La Min. Fornero dunque fa la "femminista" ma per tagliare i servizi sociali e scaricarli sempre e di più sulla famiglia. Tutta la "politica di conciliazione" di cui anche la Camusso, le donne del PD, ecc. si riempiono la bocca, vuol dire solo: conciliate tra di voi! Perché il governo comunque deve tagliare! E sono ancora e proprio le donne a pagare i tagli alla sanità e la logica puramente produttivista e utilitarista che vi regna, con il ritorno delle morti per parto.
La Riforma del Lavoro anche per quanto riguarda il lavoro delle e per le donne non solo non contrasta ma cristallizza ed estende l'attuale condizione fatta, se va bene, di soli lavori a tempo determinato, precari. Nelle fabbriche la causale delle “motivazioni economiche” (contenuta nella modifica dell’art. 18) verrà usata per dare legittimità ai licenziamenti delle donne già molto elevati; inoltre la riforma, pur se ipocritamente la Fornero parla delle donne, mantiene tutte le forme esplicite di discriminazioni - sul salario, sulle mansioni, su assunzioni e licenziamenti, ecc. - come in un'assemblea recente a Pomigliano le operaie Fiat hanno denunciato.
Vi è poi tutta la questione della famiglia, nuovamente posta al centro sia da destra che da “sinistra”, e del ruolo che le donne devono avere in essa in questa società. Noi diciamo “in morte della famiglia”. Ma che cos’è la famiglia?
Dal 30 maggio al 3 giugno di quest'anno si tiene a Milano l'incontro mondiale delle famiglie in cui si discuterà del ruolo della famiglia che, secondo le associazioni cattoliche:"resta, infatti, per comune percezione nel paese, la fondamentale istituzione della società e richiede, specialmente in questo momento di pronunciata crisi economica e sociale, la pianificazione di interventi adeguati e meditati, che ne sostengano la funzione e ne promuovano il ruolo.”
Solo da questa premessa si comprende come al centro di questo incontro è il fatto che la famiglia e le donne all'interno di essa ancor più dovranno svolgere un ruolo di ammortizzatore sociale, sia pratico che ideologico, su cui scaricare il peso dei servizi sempre più tagliati, come tutte le tensioni sociali. Sappiamo bene, poi, come questi incontri abbiano risvolti ideologici e pratici contro le donne a partire dalla “difesa della vita sin dal suo concepimento”.
La famiglia è uno dei puntelli fondamentali della marcia verso il moderno fascismo del governo e dello Stato borghese affiancati dalla Chiesa, una famiglia che deve essere funzionale ad essa sia nel senso di essere subordinata alle scelte politiche del governo e dello Stato, sia in termini di sostegno attivo sul piano ideologico di quelle scelte (la difesa della “sicurezza”, dei valori di conservazione, ecc.),
La 'famiglia' poi per la Chiesa sempre più invadente nella vita sociale e politica è la “sacra famiglia”. Volutamente sempre più astratta, non reale, perché essa e il ruolo della donna in essa, devono essere il fondamento che salva “l'ordine sociale esistente - cioè che salva il loro sistema capitalista - in cui le donne devono, come scrive Ratzinger, “lenire le ferite, far zittire chi vuole urlare e lottare...”, per impedire che le contraddizioni di classe, sociali esplodano in ribellione, rivolta, rivoluzione.
Ma questa santificazione non può nascondere una realtà concreta in cui per la maggioranza delle donne non c'è scampo in questa società; in particolare per le proletarie si tratta sempre più di un ritorno ad un moderno medioevo che si lega alla concezione della “proprietà” che in questo caso, a differenza delle famiglie dei borghesi, dei capitalisti, dei ricchi, può essere per i maschi solo quella della moglie e dei figli, alla concezione del ruolo del maschio che a volte schiacciato sul lavoro, frustrato nel suo ruolo, si rivale sempre più spesso in modo maschilista e fascista sulla "propria" donna. Tutto questo trova la sua manifestazione più tragica nei femminicidi fatti da “normali” uomini.
Chi violenta, che uccide trova, quindi, in questa società il clima, l'humus adatto, favorevole sentendosi legittimato, quasi autorizzato, "…un clima politico/sociale sessista-razzista, di reazione alle donne che si vogliono ribellare, che vogliono rompere con i legami oppressivi – il ruolo nella famiglia…".
Nell'Origine della famiglia della proprietà privata e dello Stato viene ripresa una frase di Marx: “ la moderna famiglia... contiene in sè, in miniatura, tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società e nel suo Stato. Una tale forma di famiglia segna il passaggio dal matrimonio di coppia alla monogamia. Per assicurare la fedeltà della donna, e perciò la paternità dei figli, la donna viene sottoposta incondizionatamente al potere dell'uomo; uccidendola egli non fa che esercitare il suo diritto...”. Un'analisi quanto mai attuale. La maggior parte degli assassinii di donne, delle violenze sessuali, sono una miniera di esempi di quanto scritto da Marx. Alcune uccisioni e violenze sembrano poi una parafrasi de “l'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”, vedi l'uccisione di Sarah Scazzi (delitto di famiglia), vedi l'uccisione di Melania Rea (delitto di apparato dello Stato), vedi lo stupro di Strauss- Kahn, direttore generale del FMI (violenza dei padroni, dei ricchi).
E’ alla luce di tutto ciò che siamo chiamate oggi a rispondere a questa guerra scatenata contro le donne.
Affrontare la questione della violenza sessuale e dei femminicidi esclusivamente con le misure repressive o con il potenziamento dei centri antiviolenza, come le donne, dal governo, al PD, alla Camusso e company fino a settori del femminismo borghese/riformista pongono, non può essere la "soluzione".
Le misure repressive non fanno che alimentare un clima oscurantista, razzista (vedi il pacchetto sicurezza nato dalla strumentalizzazione del governo di allora della violenza di Giovannna Reggiani ad opera di un immigrato), ideale per la coltivazione e diffusione di idee e pratiche fasciste, maschiliste, di sopraffazione che finiscono per favorire la violenza; si creano città sotto controllo, invivibili, si propongono addirittura zone rosa/ghetto per sole donne, in cui siano bandite le normali libertà, la socialità tra i ragazze e ragazzi, tra le persone, l’uso normale delle città.
La logica dei centri antiviolenza è limitata e limitante perché interna a questo sistema sociale, perché tende ad individualizzare i casi di violenza soffocandone invece l'aspetto sociale della questione e la necessità della ribellione e della rivoluzione attraverso la lotta collettiva delle donne.
"…Non è possibile lottare contro la violenza sessuale e i femminicidi senza rovesciare questo sistema sociale che li produce e di cui se ne fa puntello. Questa lotta non ha niente da spartire con la politica del femminismo piccolo borghese che vuole “liberarsi dalla famiglia” in una logica però tutta individualista, né può essere ridotta a mera lotta contro gli uomini… ma ha a che fare invece con la concezione/pratica del NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE, nel senso che ad una violenza che è sistemica la maggioranza delle donne deve rispondere, organizzandosi, con la legittima violenza rivoluzionaria – che deve esprimersi già da oggi, lasciando ad altri i lamenti e le inutili e impotenti richieste, e sviluppando una linea combattiva verso gli stupratori, assassini e le Istituzioni
"…Questa lotta, rivoluzionaria, se non può che essere fatta innanzitutto in prima persona dalle donne, che subiscono tutte le catene, non è però interesse solo delle donne, ma di tutti i proletari, perché è una lotta per una nuova umanità, nuovi rapporti sociali…"
NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE vuol dire lottare contro le radici della violenza sessuale e delle uccisioni contro le donne, lottare contro questo sistema capitalista che deve essere distrutto, e le donne hanno doppie ragioni per farlo!
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Il 10 Marzo scorso noi compagne del mfpr insieme alle lavoratrici dello Slai Cobas per il s.c, abbiamo organizzato un'assemblea nazionale di donne a Palermo che è rientrata nella settimana dell'8 marzo che ha visto in quella città tra l'altro lo svolgimento di un bel e combattivo corteo di 150 lavoratrici, precarie e studentesse.
L'assemblea, in cui la questione violenza/uccisioni delle donne ha avuto una parte significativa nella discussione collettiva che ha riguardato nella prima metà tutti gli aspetti della condizione di doppia oppressione (lavoro/genere), è entrata poi nel merito di come concretamente e praticamente continuare a mettere in campo la lotta contro una condizione che scaturisce dal sistema sociale capitalista nel suo complesso, e in questo senso ribadendo la necessità che le diverse lotte delle donne escano dai diversi ambiti per unirsi e mettersi in collegamento tra di loro, l'assemblea ha lanciato l'appello a tutte le lavoratrici, precarie, disoccupate, giovani, compagne in lotta per uno SCIOPERO DELLE DONNE per l'8 marzo dell'anno prossimo!
Sciopero delle donne per noi vale come una pregnante parola d'ordine perché se si riuscirà ad organizzarlo come risposta complessiva di classe e di genere a quella che è una guerra complessiva contro di noi sarà una cosa importante, di forte rottura e impatto, di valore sul piano strategico.
Le condizioni oggi ci sono ma sappiamo anche di avere contro parecchi, il governo, i padroni naturalmente, ma la vera questione è costituita da altre dighe, sia sul fronte sindacale che del riformismo femminista.
Dall'assemblea di Palermo, di cui ci sono disponibili gli atti scritti, vogliamo portare oggi questo appello anche a tutte voi perché lo sciopero delle donne, totale, come abbiamo detto, vuole guardare a tutta la condizione di doppia oppressione delle donne in questa società di cui la violenza e i femminicidi sono il frutto più marcio.
movimento femminista proletario rivoluzionario